Recensione – Fringe: 3×10 – “Firefly”


Recensione - Fringe: 3x10 - "Firefly"Ero pienamente consapevole che Fringe fosse uno dei prodotti migliori degli ultimi anni, secondo solo, nelle mie preferenze, a Lost. Ero cosciente anche del fatto che la terza stagione che narra le avventure della Fringe Division non avesse ancora sbagliato un colpo, tenendosi ben al di sopra della media di qualsiasi altra serie tv che avevo mai visto. Ma non pensavo davvero che potesse tenere un livello così alto per tutti gli episodi di quest’anno, sorprendendomi ogni volta. E naturalmente la nuova puntata, Firefly, non fa di sicuro eccezione.

In questa puntata “over here” veniamo a conoscenza di Roscoe Jones, ex pianista di un gruppo musicale (i “Violet Chair Sedan”), che durante una notte nell’ospizio in cui si trova incontra suo figlio Bobby, morto in un incidente d’auto 25 anni prima. Olivia Dunham e i due Bishop sono naturalmente incaricati di seguire il caso; i tre si accorgeranno poi, mediante il video delle telecamere di sicurezza, che Bobby è accompagnato dal nostro caro amico Osservatore, September. Durante la puntata, Walter tenterà di estrapolare dalla mente di Jones quello che gli ha detto Bobby quando si sono parlati, giacchè il vecchio pianista non se lo ricorda più. Nel frattempo, gli Osservatori mettono in atto un piano per far sì che tutti gli eventi che si verificheranno nell’immediato futuro portino al risultato da loro voluto: rendersi conto di quanto sia pronto Walter a lasciar morire suo figlio Peter per un bene superiore, e cioè rimettere a posto il corso degli eventi che era stato deviato proprio dall’Osservatore quando aveva salvato il piccolo Peter dall’annegamento nel lago ghiacciato.

Firefly è una puntata strepitosa in quanto pone l’accento su quella che forse è l’anima di tutto Fringe: l’eterno tormento interiore di Walter Bishop, dovuto all’amore incondizionato che prova verso suo figlio Peter, anche se propriamente suo figlio non è. In questa puntata “blu” ci rendiamo conto di quanto importanti e significative possano essere le nostre scelte, anche quelle che all’apparenza sono completamente insignificanti e senza senso. La grande saggezza dell’Osservatore mette di fronte Walter ad una durissima realtà, e cioè che il fatto di avere ancora Peter con sé ha portato una serie di eventi a realizzarsi e a far perdere (ironia della sorte) il figlio al suo idolo, quel Roscoe Jones di cui si sta occupando proprio in quel momento. E’ un’interpretazione più ampia della teoria del battito d’ali di una farfalla che può causare, attraverso fatti collegati e scatenati proprio da quel battito, un uragano a migliaia di chilometri di distanza. L’Osservatore mette a conoscenza di Walter il dettaglio della lucciola che trovò Peter dopo essere stato salvato; quella lucciola che cercava anche una bambina e che però non trovò mai, dato che Peter era ancora vivo e aveva deviato il naturale corso degli eventi, tanto da portare il padre della ragazzina, uscito di casa per cercarla, ad uccidere il figlio di Roscoe che stava attraversando la strada quando il furgone dell’uomo sbandò fatalmente. Viene un piccolo brivido alla schiena a pensare che ognuno di noi ha un percorso già tracciato, e che qualcuno veglia sulla nostra storia cercando di non farci uscire fuori dallo schema, per evitare una spirale di eventi indesiderata.
In sostanza, il discorso dell’Osservatore scatenerà un’altra serie di azioni che porteranno Peter a un passo dalla morte, facendo prendere coscienza a Walter di cosa si possa provare nel perderlo all’improvviso, così che, quando davvero succederà, sarà pronto ad accettarlo. Firefly, è inutile negarlo, strizza l’occhio alla filosofia che ha permeato Lost per sei stagioni: esiste il destino? E se esiste, si può cambiare o è assolutamente immutabile? Non può che venirci in mente la frase di uno dei personaggi più inquietanti di Lost, Eloise Hawking, che parlando di destino dirà: “sfortunatamente, l’universo trova sempre il modo di correggere la rotta”. Ed ecco che in Fringe entrano in scena gli Osservatori, secondo me una delle figure meglio riuscite dell’universo delle serie tv.
In Firefly si riesce anche a dare un’occhiata al rapporto ormai per forza di cose diverso tra Olivia e Peter: il lato sentimentale della storia viene trattato con leggera maestria, lasciandolo sullo sfondo ma contemporaneamente rendendolo assolutamente fondamentale per le scelte che i personaggi sono costretti a fare. Sempre più brava Anna Torv, che riesce, attraverso espressioni davvero notevoli, a creare empatia verso la storia malinconica dell’agente Dunham.
Quando la puntata finisce col dialogo davvero “creepy” tra i due osservatori, ai fan di Lost risuonerà senza dubbio nella testa una frase di Benjamin Linus, che si adatta perfettamente alla puntata: “il destino è un bastardo capriccioso”.

Voto: 8

Curiosità: questa è un’ottima puntata anche sotto il profilo delle curiosità.

  • Quella che più salta agli occhi è ovviamente la presenza di Christopher Lloyd (qui nel ruolo di Roscoe Jones), meglio conosciuto dal grande pubblico come Emmet “Doc” Brown, il simpatico scienziato pazzo di Ritorno al Futuro. Naturalmente la scelta dei produttori e degli sceneggiatori è un omaggio a una delle trilogie più famose del mondo, tanto che in Firefly si parla appunto di viaggi nel tempo, in special modo del 1985, anno in cui è ambientato il primo capitolo della saga.
  • La seconda curiosità ha per soggetto i Violet Chair Sedan, il gruppo di cui faceva parte Roscoe Jones e di cui era fan il nostro Walter. Infatti nei giorni scorsi sono stati inviati a dei negozi di dischi e rarità 500 copie di un album di questo gruppo immaginario. In questa raccolta (“Seven Suns” il titolo) si trovano diverse canzoni, con delle peculiarità: infatti sembrerebbe che la penultima traccia, suonata su più piatti, produca un effetto allucinogeno; come se non bastasse, nelle altre ci sarebbero nascosti spoiler sulle puntate future della serie tv; per finire, misteriosamente, manca la traccia numero undici.
  • La terza curiosità, forse fuggita ai più, è quella che riguarda Twin Peaks, serie tv storica dei primi anni ’90 diretta da David Lynch. Infatti, nella scena in cui Walter fa suonare il piano a Jones, il dottor Bishop indossa un paio d’occhiali con una lente rossa e una lente blu, dicendo che sono un regalo di un suo amico, il dottor Jacoby. Lawrence Jacoby, infatti, era uno dei personaggi di Twin Peaks, psicologo dell’ormai arcifamosa ragazzina simbolo della serie, Laura Palmer.
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Dott. Lawrence Jacoby - Twin Peaks

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Una scena di Fringe - 3x10 - "Firefly"

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Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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