Boris – la serie tv che non ti aspettavi 9


Boris - la serie tv che non ti aspettaviEssere un appassionato di telefilm in Italia non è cosa facile, per una serie – lunghissima – di motivi. Innanzitutto siamo costretti a guardare solo oltreoceano, al massimo oltremanica, per trovare dei prodotti tv degni di questo nome; quando arrivano da noi, ci dobbiamo accontentare di doppiaggi spesso non adeguati o non in linea con il personaggio, di traduzioni che si allontanano dall’originale e, soprattutto, di una collocazione sul palinsesto che soffre della sindrome del tarantolato: le puntate saltellano di qua e di là senza pace, finché qualcuno – probabilmente per pietà – le elimina senza lasciare traccia. Guardare alle produzioni del nostro Belpaese è qualcosa che farebbe perdere la pazienza anche ad un santo, dato che i buoni prodotti rappresentano l’eccezione: se una serie è buona si urla al miracolo, come se per l’Italia, patria di registi e attori di fama mondiale, produrre qualcosa di un certo livello fosse come per un bambino risolvere equazioni di terzo grado.
Perché, quindi, consigliarvi proprio una sit-com italiana?

Boris (trasmessa su Fox dal 2007 e anche su Cielo dal 2009) è tutto ciò che avreste voluto dire delle serie tv nostrane; mette in scena ciò che sta dietro alle nostre produzioni discutibili, quelle cose che tutti sanno ma nessuno dice; rappresenta ogni vostro pensiero su ciò che di marcio c’è nella nostra televisione e su come, nonostante sia ormai conoscenza comune, questo sfacelo di pessime regie, attori cani e plot improbabili si riversi sui nostri schermi con una frequenza spaventosa e a tratti inquietante. Boris è tutto questo e molto di più.
La storia ci porta all’interno della produzione de Gli Occhi del Cuore 2, seguito di una medical fiction che era stata interrotta per i pochissimi ascolti e che, ciononostante, viene riproposta; i personaggi che vengono ritratti sono tutti coloro i quali contribuiscono alla creazione di quest’opera e i fatti raccontati illustrano senza remore qualunque aspetto negativo presente nelle produzioni nostrane – ruoli politici e corruzioni comprese. Si va dalla figura dello stagista schiavo a quella del regista di talento che però è costretto a lavorare ben al di sotto dei suoi standard, passando per attrici incapaci, attori con complessi di superiorità, addetti ai lavori cocainomani e raccomandati; insomma, una troupe di tutto rispetto.

I PERSONAGGI
La prima stagione si apre con l’ingresso di Alessandro (Alessandro Tiberi) nel mondo della fiction, in qualità di stagista di regia; attraverso il suo primo periodo di apprendimento, anche lo spettatore comincia a prendere confidenza con tutti gli altri personaggi, ma soprattutto con la sua voglia di imparare che si schianta a mille chilometri orari contro il muro di pressapochismo e di superficialità che permea tutta la produzione.
A capo di quest’opera d’arte c’è René Ferretti (Francesco Pannofino), regista di un certo livello che, tuttavia, si ritrova a lavorare con persone di ben altra levatura e in condizioni terribili, sia da un punto di vista economico che di tempi strettissimi dettati dalla rete. L’unico raggio di luce in questo altrimenti triste mondo di incapaci è per lui il suo pesce rosso, Boris appunto, che rappresenta il suo portafortuna e il suo unico e vero confidente.
L’assistente alla regia Arianna (Caterina Guzzanti) è probabilmente l’unica persona all’interno della troupe che lavora seriamente e che pretende da tutti precisione e puntualità, ovviamente a discapito della sua vita privata.
Gli attori più importanti della fiction sono Corinna (Carolina Crescentini) e Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti): entrambi di scarsissimo livello e tuttavia assolutamente e ciecamente convinti della loro immensa bravura, fanno impazzire tutta la troupe con le loro richieste – cambi di sceneggiatura in primis.
Tra i personaggi di rilievo troviamo sicuramente Duccio Patané, direttore della fotografia, e Biascica, capo elettricista: mentre il primo è dedito alla suprema arte della pennichella e alla meno divulgabile dipendenza da cocaina, il secondo è un romanista doc che sfoga le sue frustrazioni principalmente sui sottoposti, Alessandro e soprattutto Lorenzo – stagista schiavo e muto.
A fare da collante tra l’arte – se così possiamo definirla – e la parte commerciale troviamo Sergio (Alberto Di Stasio), un direttore di produzione con pochissimi scrupoli e capace di qualunque cosa pur di arrivare a fine giornata, e Lopez (Antonio Catania), delegato di rete che vuole farsi credere un pezzo grosso, ma che in realtà è asservito all’unico vero capo, il direttore di rete Dottor Cane.
A completare la troupe, oltre a moltissimi altri personaggi di contorno, abbiamo i tre sceneggiatori, che dimostrano forse più degli altri la vera – e brutta – faccia di tutte le nostre fiction. Passano il tempo ad inventare scene improbabili, cariche di pathos inutile e di altre due o tre reazioni emotive in tutto; spesso scelgono le sorti di un personaggio in modo assolutamente casuale e non di rado copiano altre serie tv straniere convinti che non verranno mai scoperti.
E’ dall’unione di tutte queste meravigliose menti malate che nasce Gli Occhi del Cuore 2.

LINGUAGGIO & EVENTI
Tra i tanti meriti di Boris c’è quello di aver introdotto parole, fatti e frasi ricorrenti che sono diventati, per chi segue questa serie, modi di dire riconosciuti e di alto impatto.
Ad esempio, dato che René è costretto dalla rete a fare lavori di scarsa qualità, a discapito della sua oggettiva bravura, la sua reazione è spesso altalenante e contraddittoria: ci sono momenti in cui a malapena riesce a sopportare l’incapacità dei suoi attori e in particolare Corinna, grazie alla sua recitazione ansimata, si guadagna spesso l’appellativo di “cagna maledetta”; altre volte è lui stesso ad incitare i suoi colleghi al grido di “Daidaidai!” o di un più realistico “anche questa ce la siamo portata a casa” a fine giornata; ma spesso la presa di coscienza del lavoro che è obbligato a fare prende il sopravvento e tutto si chiude con l’ormai storico “giriamo sta scena, al solito, a’ cazzo de cane!
Gli sceneggiatori fanno girare tutte le storie intorno a pochissimi stati d’animo, tra i quali “basito” è quello scelto con più frequenza; addirittura, per non sprecare troppo tempo, i tre hanno deciso di attribuire ad ogni tasto-funzione del proprio computer uno stato emotivo, cosicché “chiudi su di lei basita” diventa – e ormai è quasi leggenda – “F4”. Altro celebre attacco alla fiction in salsa italiana sta nell’inserire, quando non si sa di preciso dove far andare una storia, una scena di sesso, che distragga le masse dall’assoluto vuoto narrativo della vicenda: così frasi come “famoli scopa’, così di botto, senza senso” ci fanno sorridere ma anche riflettere sul triste stato della nostra televisione.
Biascica è famoso per la sua incapacità di parlare un italiano corretto, non solo per il fortissimo accento romano, ma anche perché si mangia spesso le parole e, nel dubbio, le inventa. Lascia tuttavia il suo segno nella nostra memoria per la celebre “battaglia degli straordinari d’aprile”, soldi che Sergio avrebbe dovuto pagare per il lavoro extra effettuato durante le riprese di Libeccio (altra porcheria girata dal povero René insieme a Caprera, e non è certo vago il riferimento alle reali fiction Vento di Ponente e Capri).
Come non ricordare poi Duccio e la sua rivelazione sulle luci della fiction: devono fare sempre schifo perché non possono in alcun modo essere migliori di quelle della pubblicità. Per questo motivo – e anche perché ha ben altre cose da fare – Duccio non si interessa quasi mai del suo mestiere e dà, come unica indicazione, “apri tutto!” o, molto più spesso, “Biascica… smarmella!”, che è ormai un ordine più autorevole di tanti tecnicisimi.
La lista sarebbe ancora più lunga, ma come direbbe Stanis con tutti questi elenchi “sono decisamente troppo italiana”, quindi non vi resta che scoprirle durante la visione.

LE TRE STAGIONI E IL FILM
Mentre la seconda stagione subisce un fisiologico calo, ma rimane strettamente collegata alla prima a livello di personaggi e tematiche, la terza – andata in onda ad inizio 2010 – si stacca dalle altre e si concentra sulla tv “di qualità”, o meglio di quella che vorrebbe spacciarsi come tale. Parte quindi l’avventura dello spin off di Occhi del cuore, Medical Dimension, ma in realtà quest’ultima trovata non possiede la stessa vis polemica delle precedenti stagioni.
A chiudere quest’avventura dovrebbe esserci un film, che era previsto per novembre 2010 e che è stato posticipato al prossimo aprile, in cui tutta la troupe sarà alle prese con il magico mondo del cinema.
In attesa di questa uscita, consiglio a tutti quelli che amano le serie televisive di guardare Boris, simbolo, insieme a pochissimi altri, di quanto sia possibile anche per noi una tv diversa da quella che ci viene propinata costantemente dai canali di maggior rilievo; ma soprattutto emblema della capacità tutta italiana di saper individuare i nostri difetti e riderci sopra, con un atteggiamento critico e benevolo al tempo stesso, ma mai indulgente: su questo, quando ci impegniamo, non ci batte mai nessuno.

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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9 commenti su “Boris – la serie tv che non ti aspettavi

  • Enrico Biancalani

    La terza serie di Boris è veramente deludente, peccato, le prime due stagioni sono state una rivoluzione nel parco dei Serial Italiani.
    La terza è solamente angosciante, poco innovativa e veramente stupida, completamente fuori dal contesto delle due serie precedenti.
    Come rovinare il miglior serial Italiano in solo una stagione.

     
  • xfaith84

    diciamo che potevano inventarsi di meglio e che sicuramente della terza si salvano giusto le ultime puntate. nelle altre c’è qualcosa che sopravvive, ma messo nel mucchio di molte altre cose che non vanno… nulla a che spartire con le altre due stagioni, ecco.

     
  • Elena

    Ciao sono Elena! Ho appena deciso di guardare questa serie italiana ma adesso ho un dubbio: pensavo che il film fosse un condensatore di una stagione quindi non l’avevo preso in considerazione adesso tu mi dici che chiude la serie… Allora dovrò guardarlo alla fine della terza stagione? 🙂

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Ciao Elena! Sì, ti confermo che il film è da vedere alla fine della terza stagione! 🙂

       
      • Elena

        Ok grazie! Provvederò a prendere anche il film!
        Grazie anche per questa tua recensione: tu, insieme a un’altra recensione mi avete convinto a guardarla 😀

         
  • Genio in Bottiglia

    Mi ero perso questa tua recensione di una serie che ho ormai visto un numero imprecisato di volte e che ancora mi fa ridere come Boris, Federica. Nel frattempo abbiamo avuto Romanzo Criminale e (abbiamo ancora) Gomorra. E per certi versi The Young Pope. Insomma il deserto italico non è più un deserto. Ma basta sintonizzarsi sui canali commerciali per ritrovare tutte le schifezze che Boris ha saputo mettere alla berlina, facendoci ridere, e molto. Per quanto mi riguarda, resterò sempre un orfano di Caprera.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      A chi lo dici! Proprio ieri ho rivisto la puntata conclusiva della saga degli straordinari d’aprile, con Biascica che chiama la dottoressa dalla cima della scala urlandole che è guarito, e niente, per me è e rimane un capolavoro anche a distanza di anni!