Fringe 3×11 “Reciprocity” 2


Fringe 3x11 “Reciprocity”Ogni contatto che si ha in natura può avere influenze di diverso tipo: alcune sicuramente prevedibili, altre inimmaginabili, quel che è certo, però, è che tale influenza è sempre reciproca. Nessuno dei due corpi rimane uguale a come era prima, entrambi vengono condizionati in qualche modo da questo contatto e cambiano. Ora spero che questo principio funzioni anche con la cosiddetta “Death-Slot” del venerdì sera perché, con questa terza entusiasmante stagione, Fringe sta sicuramente ritagliandosi un posto fra le miglior serie degli ultimi anni e questo episodio non fa che confermarlo.

Già dai primi minuti si capisce che l’orizzontalità e la mitologia saranno predominanti in questa puntata. L’intro non vede il verificarsi di nessun inquietante evento “paranormale”, come liquefazioni di cervello o trasformazioni mostruose su aerei di linea. Veniamo subito catapultati in una base militare segreta, dove tutti i 37 pezzi dell’arma “distruggi universi”, denominata dalla Prima Gente “Vacuum”, raccolti durante l’episodio 3×06 “6955 Hertz”, sono stati assemblati insieme. Gli scienziati di molte agenzie federali uniti a quelli della Massive Dynamic, coordinati da Nina Sharp, lavorano per scoprirne i segreti, ma per il momento non son riusciti ad apprendere ancora nulla di significativo su di essa. La Fringe Division al completo arriva sul posto per essere informati sulla situazione, forti anche di aver decifrato parte dei documenti del computer di Bolivi…ehm Folivia, scusate. Tutto sembra calmo quando, poco dopo il loro arrivo, succede qualcosa di inaspettato: ecco che tutti gli oggetti di metallo iniziano ad essere attirati da una strana forza elettromagnetica che disturba anche gli schermi, mentre a Peter Bishop inizia addirittura a sanguinare il naso. Cosa sta succedendo? Qualcuno si è dimenticato di inserire il codice nel computer dopo 108 minuti? Presto Peter trovati una Costante!
Ecco che l’enorme marchingegno apocalittico sembra improvvisamente attivarsi. Come aveva appreso durante la permanenza “over there”, Peter si rende conto subito che tutto questo ha a che fare ovviamente con lui. La sua sola presenza nelle vicinanze della macchina ne influenza il funzionamento. Ma, come ho detto su, ogni influenza è reciproca e molto presto, più in là nell’episodio, ce ne accorgeremo.

Così come “Vacuum” sembra prendere improvvisamente vita, anche qualcosa in Peter cambia e non parliamo solo della sua frequenza cardiaca: durante la notte si avventura in insolite passeggiate notturne, mentendo a Walter; la sua indole diventa più impaziente ed ansiosa, il suo sguardo è molto più “creepy” e, cosa non trascurabile, se ne va in giro ad uccidere a sangue freddo gli Shapeshifters, strappando i loro dischi di memoria (3×04 “Do Shapeshifters Dream of Electric Sheep?”) alla ricerca di informazioni sulla macchina a lui legata. Tutto ciò tenendo all’oscuro FBI e Fringe Division che, di fronte a quelle che sembrano delle vere e proprie esecuzioni commissionate da Walternative, pensano ad una talpa interna che si serve degli appunti di Folivia per capire chi e dove colpire. Olivia, Astrid e Broyles cercano in tutti i modi di identificare i mutaforma e scovare il loro assassino, ma ovviamente sono sempre un passo indietro a Peter, non riuscendo, quindi, a fermare questa catena di uccisioni. L’unico che riesce a capire cosa sta succedendo è il nostro buon Walter che, dopo una telefonata di Nina, riesce ad unire i fili e a capire che dietro tutto questo, con suo sommo sconcerto, c’è il suo amato figlio. Così lo scienziato si precipita subito all’indirizzo dell’abitazione dell’ultimo Shapeshifter rimasto, Zack Alpert, e proprio grazie al suo intervento Peter, che si trovava alla mercé del mutaforma, riesce a liberarsi e ad eliminare l’ultimo agente nemico della lista di Folivia.
Walter rimane a dir poco scioccato dalla freddezza con cui Peter toglie la vita all’ultimo Shapeshifter: non sembra più lui, il contatto con vacuum lo ha trasformato in un “Arma”. Di fronte a questo cambiamento Walter non sa cosa fare. Tutto sembra quasi inevitabilmente andare verso lo scenario peggiore rappresentato perfettamente dall’ultima sequenza dell’episodio: lo sguardo di Peter metaforicamente rivolto all’antico marchingegno da una potenza cataclismica.

Come sempre accade molto della bellezza della punta è nella recitazione di John Noble e il vortice di emozioni, di tutti i tipi, che riesce a regalarci il suo Walter Bishop (scandaloso che sia regolarmente ignorato agli Emmy e ai Golden Globe). Il cerchio intorno a Peter si sta sempre più inesorabilmente chiudendo, mentre la preoccupazione e le ansie di Walter aumentano sempre di più durante tutto l’episodio, culminando nella rivelazione finale. Per questo Walter continua con più insistenza i suoi tentativi per rigenerare le parti mancanti del suo cervello esportate anni prima da William Bell (2×10 “Grey Metters”), chiedendo aiuto a Nina Sharp. Per il momento il risultato è brillantemente comico, con Walter che, dopo aver sniffato un siero con del DNA di scimpanzé, ne assume alcune caratteristiche, ma sicuramente questo filone narrativo potrebbe avere risvolti davvero interessanti. Infatti, come raccontato da Bell nella 2×23 “Over There part 2”, fu lo stesso Walter che chiese al suo amico di sottoporsi a quell’invalidante intervento per paura della persona che stava diventando. Quindi è lecito chiedersi: nel caso l’intervento rigenerativo avesse successo, quali conseguenze caratteriali potrebbe avere sul nostro simpatico dottor Bishop?
Menzione di merito per Joshua Jackson, che sembra muoversi bene in questa svolta più dark del suo personaggio.

Sullo sfondo prosegue anche il processo di chiarificazione fra Olivia e Peter e continua il loro riavvicinamento. Gli appunti personali di Foliva, ritrovati nel suo computer, fanno riflettere la bionda sulle ripercussioni che questa vicenda ha avuto, non solo su di lei, ma anche su Peter. Il più giovane dei Bishop, essendo stato anche lui un truffatore a sua volta, è convinto che Folivia nel suo diario privato della missione lo descriva come uno stupido; quello che invece trova Olivia, nel momento in cui va a leggere, è una cosa del tutto diversa: a quanto pare anche Folivia durante la sua missione è rimasta affascinata dal giovane Bishop, innamorandosene a poco a poco. Vedremo che conseguenze questo coinvolgimento emotivo potrebbe avere in un futuro confronto fra Folivia-Peter.

“Reciprocity” conferma la striscia positiva di questa eccezionale stagione, fatta per la stragrande maggioranza di episodi orizzontali. Nonostante lo spostamento al venerdì, gli autori proseguono dritti per la loro strada, non sognandosi minimamente di piazzare dei filler. La costruzione dei personaggi e delle varie storyline continua in maniera egregia ed anche la mitologia trova ampio spazio nella serie, specie la parte riguardante “The First People”.

Devo aggiungere però che ho trovato un paio di passaggi durante la visione che mi son sembrati un po’ forzati, in particolare:

  • Il metodo “Olive” che la Dunham usa come chiave di codifica per rintracciare i vari Shapeshifters. Oltre ad essere, a mio modo di vedere, troppo semplicistico, come si ha la certezza che non ci siano altri Shapeshifter individuabili con altri criteri di lettura? Alla fine, però, ci può stare benissimo se le due Olivie lo hanno sempre usato in casi simili nella loro vita. Ma qui arriviamo al secondo dubbio.
  • Ammesso quello che ho appena detto su, come fa Peter a saperlo? Oppure, come ci è arrivato?
  • Il sangue sulle unghie del cadavere del dottor Falcon (o meglio del mutaforma che ne ha preso il posto) non potrebbe tramite un test del DNA portare a scoprire che è stato Peter?
  • Come fa Walter ad indovinare ed arrivare alla casa dello Shapeshifter Zack Alpert? Come ben sappiamo, infatti, Walter non ha tutta questa indipendenza di movimento, già in passato ha dimostrato di perdersi anche con una certa facilità. Ma tralasciando questo, in quel momento per quanto Walter ne poteva sapere erano rimasti in vita due mutaforma, Alpert e Bermudez, come è riuscito a capire da quale dei due doveva andare?

Nonostante queste leggerezze (tutto sommato di poco conto) la valutazione di questo episodio rimane elevata.

Voto 8+

Note

  • In questa puntata ci sono alcuni riferimenti a Lost che è difficile non cogliere. Nei primi minuti tra elettromagnetismo, oggetti di metallo che volano e sangue dal naso non si può non pensare alla altra e più famosa creatura di J.J. Abrams. Ma i riferimenti lostiani non si fermano qui: il cognome Alpert non può che risvegliare nei fans della serie il ricordo di un “other” immortale eternamente munito di Eye-liner; ma anche il nuovo nomignolo inventato da Walter, Foliva (Fake Olivia) ricorda quello affibbiato a Mib (Flocke).
  • A proposito di riferimenti ad altre serie, sono stato il solo che nella scena del poligrafo che individua le micro-espressioni facciali si aspettava che, da un momento all’altro, facesse capolino alle spalle di Olivia e gli altri il dottor Cal Lightman? Chissà… magari William Bell si è fatto aiutare proprio da lui per perfezionare questa sua macchina individua-menzogne. Un ultimo omaggio alla morente “Lie To Me”?
  • Per chi ancora non lo sapesse l’autore del libro “The First People”, Seamus Wiles è l’anagramma di Samuel Weiss, proprietario del bowling raccomandato da Nina Sharp ad Olivia nei primi episodi della seconda stagione.
  • L’osservatore è qui.
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Informazioni su Joy Black

Conosciuto anche in altre sfere del reale come Antonio Gardini Gallotti, secondo del suo nome, giudice losco del Fanta-GOT. Lost-dipendente in fase di riabilitazione, è poi finito per diventare Whovians irrecuperabile. Proprio seguendo le vicende dei sopravvissuti del volo Oceanic 815, è nata in lui la passione per le serie TV. Altri interessi: wrestling, cinema e fumetti.


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