The Killing – 2×13 What I Know 18


The Killing - 2x13 What I KnowEra da più di un anno che ci chiedevamo chi avesse ucciso Rosie Larsen, e finalmente adesso abbiamo la risposta. Non sappiamo ancora se Holder e Linden torneranno a farci compagnia nella piovosa Seattle, ma dopo questo season (series?) finale, sinceramente è la cosa che mi importa meno, perché il livello raggiunto da What I Know è così stupefacente da oscurare tutto il resto.

What we didn’t know

The Killing - 2x13 What I KnowSiamo partiti da un dato di fatto: Rosie Larsen aveva presumibilmente incontrato la morte al decimo piano del Wapi Casino, e uno tra i partecipanti al meeting segreto poteva essere l’assassino. E così effettivamente è stato: Rosie ascolta per puro caso la conversazione tra i tre cospiratori, per poi essere aggredita dallo psicolabile Jamie Wright ed essere legata in macchina, nel suo ultimo viaggio.
I primi quindici minuti della puntata mi avevano messo un po’ di agitazione, che non riguardava tanto l’esito del caso, ma la preoccupazione che potesse essere tutto così scontato. Ovvio che uso “scontato” riferendomi alle ultime puntate, dove praticamente tutti gli indizi portavano al coinvolgimento di Jamie. Tutto questo succede fino al momento in cui Jamie confessa il misfatto ad un incredulo Richmond, che non può credere alle proprie orecchie. Il discorso che tenta di fare a sua discolpa fa venire la pelle d’oca: quell’ossessivo ripetere «it was an accident» mischiato con il delirio riguardante il bene della campagna elettorale è solo il primo, altissimo momento che questo episodio ci ha regalato.
Jamie ha con sé la pistola, ma è ovvio fin dall’inizio che non sparerà a Richmond, suo miglior amico (o anche qualcosa di più?): a quel punto, per uno come Jamie, il suicidio è sicuramente un’opzione più invitante della galera. Qui si arriva ad un altro momento registico topico, e cioè il momento in cui Jamie punta la pistola al di là della vetrata, verso Linden, Holder e Gwen. In quell’attimo subito dopo lo sparo ho temuto che avesse colpito Holder: invece, lo sguardo corrucciato di Linden rivolto al suo collega sta a significare quanta compassione provi in quel momento, dopo che Stephen ha appena ucciso l’uomo. Questo è il primo, grosso indizio che ci lasciano sulla personalità di Jamie, e cioè la totale passività in momenti come questi. Infatti la pistola era scarica: Jamie sapeva benissimo che i detective gli avrebbero sparato, facendo quel lavoro sporco che lui non è riuscito nemmeno a fare su se stesso.

The Killing - 2x13 What I KnowDopo queste sequenze, inizia la vera puntata. Chiuso il filone di Jamie, un incarico molto delicato spetta ai detective, e cioè avvertire i Larsen che il caso è chiuso. E qui c’è davvero tutta l’abilità degli autori nell’aver intrecciato magnificamente la storia, senza mai dare l’idea di spiattellarci davanti agli occhi la risposta. Il coinvolgimento di Terry era stato predetto da molti sui vari forum, ma di certo nessuno si aspettava che le cose fossero andate veramente così. Il flashback che riguarda il momento in cui la macchina scivola nel lago è uno dei più intensi e tragici che la storia recente della tv ricordi.
Anche qui torna la passività di Jamie nei momenti in cui deve prendere una drastica decisione: piagnucola con Ames e cerca di convincere quest’ultimo a fare il lavoro sporco, ma con grande sorpresa uno dei personaggi più ambigui della serie rifiuta. Come accade di solito in situazioni drastiche (intendo quelle all’ordine del giorno, non di certo un omicidio), è la donna che prende in mano le redini del gioco. Terry e la freddezza glaciale con cui cammina verso la macchina e toglie il freno a mano mi hanno tenuto incollato alla poltrona per tutto il tempo, incapace di staccare gli occhi dallo schermo. Le urla disperate di Rosie che chiede aiuto mentre affonda nel lago mi hanno straziato il cuore.
La bravura di Jamie Ann Allman, che ha recitato praticamente per tutte e due le stagioni senza trucco, esplode quando ammette di non aver saputo che dentro quella macchina ci fosse Rosie, come se ad uccidere una ragazzina legata in un bagagliaio fosse meno grave che uccidere la nipote. Quella faccia scavata e tesa, mischiata alla rabbia di Stan e all’incredulità dipinta sul volto di Michelle Forbes (che ha reso il personaggio di Mitch antipatico a tutti, ma proprio qui sta la bravura di un’attrice) fanno sì che anche questa scena non si dimenticherà tanto facilmente.

Rosie

Al di là della risoluzione della matassa, The Killing ci ha impressionato così tanto per come la storia è stata raccontata attraverso i personaggi. Finalmente vediamo una puntata intera dedicata a quella che fino a prova contraria è stata la protagonista della serie, senza che mai l’avessimo potuta davvero vedere.
L’ironia macabra della sorte ha voluto che Rosie fosse scoperta da Jamie per lo squillo del cellulare, probabilmente dovuto a una chiamata di Alexi, proprio il ragazzo che avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Veniamo a scoprire quindi che Rosie era completamente slegata da tutto il resto della storia, che non aveva nessun legame con gli affari sporchi della città e con tutti quelli che ci giravano attorno. Come dice Holder a Linden nel loro ufficio buio, «wrong place in the wrong time»: solo la beffa di un destino crudele ha voluto che Rosie si trovasse proprio lì, in quel momento così sbagliato.
Fa rabbia sapere che tante, troppe volte nel mondo le cose vadano davvero così. Fa ancora più rabbia quindi vedere quel video in super 8 (primo riferimento a un titolo di una puntata della stagione passata; il secondo è qui) insieme alla famiglia Larsen: il momento più toccante di tutta la serie. La gioia dipinta sulla faccia di Rosie fa da contraltare alle lacrime dei suoi famigliari e alle nostre, nel sapere che la vita di questa ragazza è stata spezzata per una cosa totalmente estranea alla sua esistenza.

Orpheus Descending

The Killing - 2x13 What I KnowGli autori, con la storia di Rosie, ci fanno quindi riflettere su quanto sia ingiusta ed effimera la vita, e di quanto le persone che pensano solo a se stesse riescano nella maggior parte dei casi a farla franca. Infatti qui c’è un altro epilogo a sorpresa, e riguarda il nostro amato consigliere Richmond, ora diventato Sindaco. Quel «it’s time to move on» detto a una sorridente Gwen diventa assolutamente creepy se collegato a quello che Richmond intendeva veramente. A quanto pare le ultime parole di Jamie devono aver fatto breccia nell’anima del neo-sindaco, e cioè che anche lui è esattamente come tutti gli altri. Richmond continua così nel piano senza scrupoli di Jamie, ben sapendo che tutto quello è stato possibile solo grazie al sacrificio di una ragazzina innocente. Così anche Capo Jackson e Ames ne escono puliti, pur sapendo benissimo come sono andate le cose.
L’espressione di Gwen quando Richmond le chiude la porta a vetri in faccia è probabilmente uguale a quella che abbiamo fatto noi in quel momento: un misto di incredulità e sconcertamento che non ci abbandonerà più.

The Killing - 2x13 What I KnowQuindi finisce una stagione (o una serie) con l’amarezza di sapere che il male non può comunque essere sconfitto. Certo, ogni tanto anche il bene segna qualche punto, ma è poca cosa rispetto allo schifo che ci circonda. L’ultima immagine che ci regalano Holder e Linden è molto esemplificativa di questo fatto: «Linden, we’ve got the bad guy» «Yeah? Who’s that?». Linden quindi si allontana da tutto questo, lasciando che sia Holder ad andare da solo verso una nuova avventura, dove forse verrà preso il cattivo di turno, che anticiperà solo di qualche ora un altro evento orribile in cui bisognerà catturare un nuovo bad guy.
Le tre cicliste che Sarah vede passare nel finale sono probabilmente le tre ragazzine che si vedono nel pilot con le canne da pesca, un indizio che fece andare Linden nella direzione giusta. E non è un caso che passino proprio in quel momento, per chiudere il cerchio e per suggerire a Sarah ancora una volta la direzione da prendere: stavolta è quella opposta.

The Killing ci ha regalato una seconda stagione coi fiocchi, chiusa in maniera eccellente, anche se rimangono ancora dei dubbi sull’effettiva linearità dell’indagine – per esempio, il maglione ritrovato in mezzo al campo, che Mitch riconosce come quello di Rosie, non sembra avere alcun senso. Ma, ad essere sinceri, sono particolari che non inficiano il corso della storia, che sembrerebbe funzionare come i migliori ingranaggi.
Per riassumere tutto quello che gli autori ci hanno voluto dire con il caso di Rosie Larsen, vi lascio con le parole che Richmond pronuncia prima di iniziare la sua prima riunione di Sindaco: «It’s a lovely sunny morning in Seattle, as usual». Certo, come no.

VOTO EPISODIO: 9
VOTO STAGIONE: 9
VOTO SERIE: 8

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Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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18 commenti su “The Killing – 2×13 What I Know

  • AndreaLeo

    Un saluto a tutti prima di fare un piccolissimo commento; era dai tempi di twin peaks che non trovavo tanta morbosità nel guardare una serie, esclusivamente per sapere chi è l’assassino. Non amo i serial verticali ma questo mi ha spiazzato sotto molti punti di vista, vuoi per l’atmosfera, vuoi per la meravigliosa regia, oppure per i due prottagonisti eccellenti, ma siamo di fronte ad un capolavoro, nonostante alcuni passaggi tediosi e poco comprensibili. Ho apprezzato poco le parentesi della mamma di Rosie (atteggiamento ingiustificabile) e alcune storie secondarie non approfondite e lasciate senza risposta. A parte tutto, un pacchetto perfetto, trama egregia, attori bravissimi, regia altalenante ma spesso impeccabile e una fotografia da Oscar. Spero in un seguito, per vedere ancora all’opera questi personaggi, anche se a ben vedere se tutto rimanesse così avrebbe piu senso.

     
  • xfaith84

    il filmino di Rosie è stato fatto con il chiaro scopo di devastarci cuore e anima.. sfido chiunque ad averlo visto senza commuoversi!
    comunque. davvero un bel finale, anche se come dici giustamente ci sono un po’ di cose che non tornano proprio alla perfezione. ma pazienza, devo dire che dopo la prima stagione non mi aspettavo minimamente questa seconda quindi sono più che soddisfatta del risultato.

    onestamente (per quanto ami linden e holder) spero che la serie chiuda così, non so quanto avrebbe senso orientare tutto su un altro caso.

     
  • dezzie86 L'autore dell'articolo

    Anche io per quanti ammiri la coppia di detective spero che chiudano qui, facendo rimanare The Killing un piccolo gioiello.

     
  • AndreaLeo

    Probabilmente un seguito sarebbe forzato, peccato che alcune risposte non date mi hanno lasciato l’amaro in bocca, non erano di certo necessarie all’economia della serie, ma a mio avviso si sono persi per strada. Come detto sopra, la serie mi ricorda a livello di sensazioni Twin Peaks, hanno in comune pochissimo ma l’omicidio di una ragazza con un passato misterioso (anche se alla fine Rosie è risultata una Santa) le lega indissolubilmente.

     
  • Penny Lane

    Gran bella stagione, davvero. Solo una domanda: quale sarebbe il buco del maglione di Rosie trovato nel bosco? Da come l’ho ricostruita io mi sembra che tutto torni: Rosie batte la testa al decimo piano, Jamie pensa sia morta quindi se la carica e la porta nel bosco, lei si risveglia e scappa, comincia l’inseguimento (è qui che si perderà il maglione immagino), poi Jamie la prende e la mette nel bagagliaio, il resto è storia. Ma forse sto parlando del maglione sbagliato e non mi ricordo quel punto della prima stagione 🙂

     
  • dezzie86 L'autore dell'articolo

    Sì, può essere andata così, ma io non ce la vedo Rosie che mentre scappa si toglie o “perde” il maglione. Capisco se si fosse strappato e quindi sfilato da solo, ma così ha poco senso. 😉

     
  • Ydea

    Serie fantastica! E ottima recensione. A me starebbe bene anche un caso nuovo pur di rivedere lavorare insieme Linden e Holder! Mi mancheranno.
    P.S
    Il maglione ritrovato non era di Rosie. Era solo uguale. Non vi ricordate che Mitch lo ritrova poi tra la roba da lavare?

     
  • dezzie86 L'autore dell'articolo

    Sto maglione ci sta mandando al manicomio. Ma allora non capisco perché inserirlo nella narrazione, se è un elemento completamente inutile, perché tanto non svia le indagini.

     
  • moonacre

    il maglione di rosie era nel bosco e l’hanno trovato all’inizio, la maglietta era nella macelleria ed era dell’adolescente musulmana che si era rifugiata lì in attesa di entrare clandestinamente in canada grazie all’aiuto do mohamed o come si chiama, e del professore, perchè i genitori volevano circonciderla.
    non c’è niente di sospetto nel ritrovamento del maglione, se c’è qualcosa che non quadra è solo un errore di sceneggiatura, non ci sono cose lasciate in sospeso.

     
  • dezzie86 L'autore dell'articolo

    Sì esatto, il fatto è che messo così sembra una sorta di errore di sceneggiatura, o comunque una cosa spiegata un po’ così e ci lascia il dubbio. Comunque poca cosa, insomma.

     
  • AndreaLeo

    Ho guardato con grande curiosità la puntata 4 della serie originale (neanche sapevo che le stessero trasmettendo) e oltre a notare che siamo su due pianeti diversi rispetto alla serie americana mi ha deluso molto il constatare che molte location e molte sfumature erano identiche, anche alcune riprese della cucina dei Larsen erano prese pari pari dalla serie madre. Come scritto poc’anzi il killing originale, a mio avviso, ha così tanti difetti che non merita il mio tempo in questa estate bollente; taglio troppo televisivo, attori non convincenti, specie Sara, un doppiaggio a volte ridicolo e la camera che lavora in modo dozzinale usando zoom che manco mia mamma farebbe. Comunque il soggetto è lo stesso quindi il killing remake ha “l’ unico pregio” di aver avuto un budget decisamente piu importante….bello comunque.

     
  • AndreaLeo

    Un’altra considerazione sulla sceneggiatura, ho apprezzato tantissimo l’evoluzione del personaggio di Rosie, il fatto di non farla mai vedere, o quasi, ha aumentato il phatos generale, inoltre scoprire che alla fine era una normalissima ragazza amorevole mi ha decisamente colpito. All’inizio una mezza prostituta con mille segreti, alla fine una adolescente come tutte le altre molto sfortunata di aver incontrato un pazzoide.

     
  • xfaith84

    io di Forbrydelsen ho visto solo il pilot e devo dire che è vero, molte cose in The Killing sono state prese così com’erano, però per me non c’è paragone. Il remake ha dalla sua degli attori pazzeschi, e anche l’ambientazione cupa e piovosa rende molto di più il senso claustrofobico dell’indagine apparentemente senza sbocchi, cosa che non ho riscontrato in Forbrydelsen.

    Quello che dice AndreaLeo su Rosie lo trovo giusto, anche se ho letto in giro che proprio per questo molta gente si è lamentata perché l’hanno vista come una mancanza di coerenza che ha fatto diventare la vicenda tutto fumo e niente arrosto. Io invece credo che questo enorme granchio preso sull’identità di Rosie sia molto realistico. Certo, il finale magari è fin troppo buonista, però insomma, Rosie era una ragazzina, è più probabile che fosse una brava ragazza che non una prostituta d’alto bordo, ecco

     
  • AndreaLeo

    All’inizio pensavo fosse un omicidio a sfondo sessuale, oppure frutto della mente distorta del solito serial killer o del predatore pedofilo, tutti cliché sicuramente, ma che trovo piu affascinanti dei risvolti politici e delle sotto trame da simil spionaggio. Lo dico solo perche in questo caso la svolta durante l’evoluzione della storia non mi ha disturbato, anzi, è stata una delle rarissime volte che il contorno politico mi ha coinvolto. Siamo passati da un contesto standard (ma che io adoro) in cui sesso droga e segreti la facevano da padroni ad un contesto molto piu ingrovigliato dove il coinvolgimento di svariate persone e ambienti sociali lo ha reso intrigante e ricco di phatos. Regia, attori, fotografia e sceneggiatura a DOC poi hanno reso il tutto eccellente! I maglioni osceni li porta anche la Sara dell’originale …..mah:-)

     
  • alessandro

    in pochi forse hanno colto le citazioni al serial killer americano Ted Bundy. Innanzitutto la serie è ambientata a Seattle, la stessa città nella quale Bundy ha compiuto i suoi primi omicidi. Darren Richmond è l’attore che ha interpretato il personaggio di Bundy in uno dei film dedicati a lui. Bundy svolgeva pressapoco il lavoro che svolge l’assistente di Richmond. Sono appassionato di criminologia e credo che la città di Seattle non sia stata scelta a caso. Due tra i serial killer americani più famosi hanno colpito numerose volte in questa città ( Bundy e il green river killer). Diciamo che Seattle nell’immaginario Usa è la città dei serial killer e questo ha aggiunto alla serie quell’alone macabro in più almeno per me che conoscevo questi particolari. Magari mi sbaglio ma sono abbastanza sicuro che sono state tutte scelte non casuali

     
  • Son of the Bishop

    Che serie meravigliosa, ho visto oggi pomeriggio il finale e sono ancora straziato, dalle immagini con cui ci hanno voluto lasciare. Non mi ha mai incuriosito così tanto una serie di questo genere, o almeno non mi ha mai così attratto alla visione. Volevo vedere le immagini, scoprire come si sarebbe sviluppato il caso, ma non soltanto. Ero curioso di vedere ogni singola cosa che sarebbe successa ad ogni singolo personaggio. Linden e Holder stupendi, ma anche tutta i componenti della famiglia Larsen, in particolare il padre(un altro attore che ritengo eccezionale) e la zia li ho trovati sempre molto interessanti, la fotografia lavora moltissimo in questa serie aiuta a comprendere i momenti, gli stati d’ animo dei personaggi, proprio come nelle poesie dove i paesaggi rappresentano gli stati d’ animo e gli sviluppi degli eventi. Se non sbaglio solo in questo episodio vediamo il cielo aperto ed il sole sorgere. Per me l’ unica pecca è la chiusura della storia di Darren, mi dispiace ma penso che dopo tutto quello che ha fatto e vissuto il suo personaggio mi sarei aspettato di tutto, tranne che cedesse a patti proprio con le persone contro cui lottava, per me si sarebbe potuto chiudere in un modo diverso la storia, e soprattutto spiegare meglio questo cambiamento che mi è sembrato troppo brusco e appunto stonato rispetto al personaggio. Per il resto non ho niente da criticare ad una serie che perfino della sua lentezza fa un’ arma a suo favore, perché The killing non sarebbe mai stato il prodotto stupendo che è stato (almeno in queste prime due stagioni), se non avesse fatto un passetto per volta, scavando però in contemporanea su ogni singolo personaggio e lavorando, lavorando, lavorando su ogni singolo aspetto. La chiusura del caso lascia scioccati, perché si, c’ è stata la cattiveria, ma più di tutto l’ impulsività data dalla paura e la casualità hanno effettivamente segnato la morte di Rosie. Soprattutto i due carnefici, sono i due insospettabili in assoluto e The killing riesce a non farlo intuire fino all’ ultimo. Il filmato di Rosie “What i know” che dà il titolo all’ episodio è stupendo, un colpo al cuore e mi ha fatto anche emozionare che è una cosa molto ardua. Una ragazza che voleva girare il mondo e che proprio per la casualità in cui esso versa si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, così come Jamie, così come Terry. Commovente, cast formidabili, fotografia eccezionale e sempre molto profondo in tutto quello che racconta. Spero che non si perda nei prossimi due anni con i nuovi casi!

     
  • Ellis

    Solo io sono delusa che l’assassino sia uno psicopatico? Mi é piaciuta la serie, ma l’escamotage della follia lo trovo banale