Boss – Stagione 1 4


Boss - Stagione 1Con due candidature ai Golden Globe 2012 per la miglior serie drammatica e per il miglior attore protagonista (vinto dall’immenso Kelsey Grammer), Boss – inedita in Italia – si presenta sugli schermi televisivi americani in sordina, acquisendo popolarità col passare degli episodi sull’onda degli apprezzamenti della critica, affermandosi come una delle migliori novità della stagione televisiva americana.

Boss è trasmesso e prodotto dalla Starz, canale via cavo a pagamento nato nel 1994 e di proprietà della Liberty Media Corporation, conglomerato industriale specializzato in audiovisivi, editoria quotidiana, periodica e libraria. Nata per trasmettere film di prima visione, dal 2005 la Starz inizia a mandare in onda prodotti originali per concorrere con le rivali Hbo, Showtime e Fx. I successi di Spartacus e Torchwood della passata stagione accrescono la sua visibilità, ma è con Boss, ideata e sceneggiata dal trentacinquenne Farhad Safinia, che avviene il vero salto di qualità.

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Chicago città seriale.

Boss - Stagione 1Una delle peculiarità di questa serie è l’inscindibilità tra soggetto e contesto: Boss non è solo ambientata a Chicago, Boss è Chicago. La terza città statunitense per numero di abitanti è ultimamente sempre più protagonista della televisione americana: dalle vicende procedurali di The Good Wife (tra i migliori prodotti trasmessi dai canali broadcasting) ai sobborghi di Shameless, dall’intreccio criminalità-politica di The Chicago Code (creata da Shawn Ryan e purtroppo cancellata dopo un’ottima prima stagione) alla crudeltà del potere di Boss. Senza voler scartare altre tematiche, pur presenti nella serie, è la politica il cuore della narrazione, il focus privilegiato degli autori. In quella che il protagonista Tom Kane, in una delle prime scene del pilota, chiama “la più americana della città”, dire politica induce a pensare ad una gamma di riferimenti molto vasta: la storia è lunga e solo nell’ultimo secolo Chicago ha rappresentato tante cose – non ultimo Al Capone e il gangsterismo – ma oggi significa soprattutto Barack Obama. Solo comprendendo fino in fondo il significato politico prima che culturale di una città che ha avuto l’ultimo sindaco non democratico addirittura nel 1927 (William Thompson), si può entrare pienamente dentro il discorso che Boss fa sul sistema politico, quantificarne il coraggio e lo spessore.

I due termini di paragone più appropriati per rapportarsi a questa serie sono sicuramente The Chicago Code – per quanto riguarda il contesto e il rapporto politica/potere – e The Wire (in particolare la terza stagione) per quanto riguarda lo stile visivo e narrativo. Proprio come la serie della Hbo, Boss si presenta fin da subito con tutti i crismi della serie quality: sigla raffinata, con il bellissimo brano Satan your kingdom must come down cantata da Robert Plant; andamento lento e calibrato di ogni storyline; sviluppo corale della narrazione; regia dallo stile fondamentalmente freddo e misurato; una o più big star alla regia o alla scrittura (in questo caso Gus Van Sant è regista del pilot ed executve producer). La Chicago di Boss presenta una rete di interessi pubblici e privati, tra amministrazione comunale, statale e società civile talmente fitta da proporsi come una nuova Baltimora (di nuovo The Wire), e forse ancora di più, vista la specificità della sua amministrazione: come ci insegna Alderman Gibbons (interpretato da Delroy Lindo) nella succitata serie creata da Shawn Ryan, a Chicago l’amministrazione vera e propria è delegata ai consiglieri comunali (aldermanni) i quali sono una sorta di feudatari delle proprie circoscrizioni (in tutto cinquanta). Il sindaco ha così il compito prioritario di ottenere l’appoggio politico degli aldermanni e per farlo, come ci mostra (e dimostra) in più di un’occasione Tom Kane, può spesso essere costretto a camminare tra il lecito e l’illecito.


Personaggi


Boss - Stagione 1Tom Kane
(Kelsey Grammer): protagonista assoluto della serie, personaggio bigger than life per antonomasia. La serie inizia con Kane che scopre che gli hanno diagnosticato una rarissima e degenerativa malattia, i Corpi di Levi. Tale consapevolezza inasprirà i lati del suo carattere portandolo a prendere decisioni in certi casi estremi, nel bene (il rapporto con la figlia) e nel male (la gestione del potere).

Meredith Kane (Connie Nielse): moglie di Tom e matriarca della famiglia. Figlia dell’ex sindaco di Chicago, ha ereditato dal padre un’infinita quantità di contatti all’interno dell’estabilishment cittadino, potere in grado di spostare la maggioranza dei voti e che negli ultimi anni ha favorito l’elezione di Kane.

Emma Kane (Hannah Ware): figlia di Tom e Meredith e da loro ripudiata da anni per motivi legati al suo passato. Attualmente lavora in una chiesa in cui si divide tra sermoni ai fedeli e assistenza medica ai malati.

Alex Zajak (Jeff Hephner): candidato a Governatore dell’Illinois, il giovane delfino di Kane intratterrà una relazione amorosa con una donna dello staff del sindaco, ma preservando la famiglia dove la moglie rappresenta il vero stratega.

Kitty O’Neill (Kathleen Robertson): assistente del sindaco, donna tuttofare, ragazza sensuale e dalle forme sinuose, sarà centrale negli equilibri tra Meredith, Tom e Zajak.

Ezra Stone (Martin Donovan): braccio destro del sindaco da decenni, con lui ha portato a termine tutti i trionfi politici e insieme sono riusciti ad insabbiare i reati e ad esaltare la stabilità della leadership di Kane.

Sam Miller (Troy Garity): giornalista del Chicago Sentinel, indaga sulla malattia di Kane, da questi nascosta in tutti i modi, e soprattutto sul suo passato e sulle sue malefatte, scagliandosi come può contro le corporazioni che le coprono.

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Power is power


Boss - Stagione 1
In fin dei conti Boss si presenta come un giano bifronte, come il portatore di un doppio sguardo, che da una parte punta al potere politico, dall’altra al potere tout court. La malattia di Kane rende il sindaco vulnerabile, infrange quello scudo costruito con gli anni sia a forza di appoggi esterni grazie alle mille risorse di Meredith, sia grazie a una condotta per cui alla gestione di Chigago è sempre stata affiancata la conservazione del potere politico, anche a costo di sporcarsi le mani. La menomazione fa emergere le difficoltà della gestione del potere, specie in una città come Chicago, in cui il sistema di aldermanni si ribella all’incertezza della leadership che in passato ha sempre appoggiato.

La costruzione del personaggio di Kane, grazie anche alla debordante interpretazione di Grammer, è essenziale ad un discorso che dal particolare va all’universale, dall’amministrazione della maggiore città dell’Illinois arriva all’autoritarismo di un leader carismatico. Ciò che probabilmente è di maggiore rilevanza nella serie creata da Farhad Safinia sta nella messa in scena del personaggio, nell’aura mitica che gli viene costruita attorno: esattamente come ha fatto all’inizio degli anni Settanta Francis Ford Coppola con Vito Corleone (attorno ad un altro corpo straripante, quello di Marlon Brando), Safinia crea un personaggio talmente affascinante, talmente sfaccettato che, nonostante faccia delle cose spregevoli per violenza e disonestà, c’è sempre qualcosa che spinge a parteggiare per lui. Tom Kane è il potere, è quella cosa che tutti in fondo desiderano e che attira sguardo e ammirazione come una calamita, tanto che, quando minaccia a destra e a manca di scatenare la furia della sua collera, lo spettatore non vede l’ora che questa arrivi.

Voto: 9

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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4 commenti su “Boss – Stagione 1

  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Boss è una perla e gli anni la renderanno sempre più famosa e apprezzata, in tutti i circuiti. Come è stato per The Wire e come sarà per Treme.

     
  • Bert

    L’ho conosciuto grazie a voi e devo davvero ringraziarvi. Davvero una delle serie più belle e intense degli ultimi anni. Ho visto solo la prima stagione, perchè ho capito che la seconda non è all’altezza. Ma quasi quasi mi basta; una perla sotto tutti i punti di vista.