Boss – 2×01 Louder Than Words


Boss - 2x01 Louder Than Words«The city of “I Will”. Born in a battle against slough and swale, a land that showed neither promise nor purpose, won with metal, with concrete, with our own hands hammering, forging, and building». (Tom Kane)

La seconda stagione di Boss inizia in modo analogo alla prima, ma nonostante un’apertura che sembra il calco del pilot di un anno fa, profonde differenze sono sensibili. Come nella scorsa stagione entriamo in medias res assistendo al colloquio tra Kane e il suo medico circa le condizioni di salute del sindaco, relative soprattutto allo stato della sua malattia degenerativa. In quest’occasione però sappiamo perfettamente a cosa porta il male che Tom Kane porta in seno e quali effetti può avere, specie se una delle immagini maggiormente impresse nella memoria è l’inquadratura finale della prima stagione con la paralisi del protagonista.

  • Purpose. I have purpose”

Nonostante il medico segnali la gravità della situazione, Boss, attraverso il suo protagonista che in questo caso funge da parte per il tutto della serie, afferma di avere purpose, fermezza, convinzione nell’iniziare e portare avanti una stagione nonostante la malattia del suo purosangue, anzi, forse proprio grazie alla sua (per ora parziale) infermità. Nella scorsa stagione la serie ha mostrato Kane in tutte le sue capacità e, nonostante l’avanzare della malattia, ha raccontato quanto la sua granitica forza di volontà unita alla capacità di gestire i rapporti diplomatici con i poteri forti e al coraggio di usare mezzi illeciti e sporcarsi le mani per sopravvivere, siano le maggiori risorse del sindaco che, anche quando sembra spacciato, riesce a risorgere dalle proprie ceneri. La seconda stagione sembra voler far leva sul già mostrato e optare per una strada più riflessiva, dando per scontato il potenziale di fuoco che il carisma di Kane ha sugli altri, così come la soggezione che quasi tutti hanno nei suoi confronti. Il cuore dell’analisi del personaggio in quest’inizio di stagione è la sua difficoltà, il rapporto con la morte per un personaggio bigger than life, che in quanto tale è ben lungi dall’accettare la propria fine. Efficace in questo caso il simbolismo creato con la lucertola, inquadrata in un primo momento sola nel deserto assieme a Kane in una scena prevalentemente onirica; successivamente la relazione col rettile viene stretta certificando la sua consistenza allucinatoria, mostrandolo nello studio mentre osserva il sindaco, fungendo, in tutte le sue spigolosità, quasi da specchio per il protagonista.

 

  • What’s your plan, Tom?”


Boss - 2x01 Louder Than Words
Nonostante questo primo episodio dica già tantissimo sulla condizione del protagonista e sul suo rapporto con la morte, non manca però di assolvere al compito che ogni premiere porta naturalmente con sé: la necessità, per una serie corale quale è Boss, di riprendere le fila di tutte le storyline del racconto rimaste ferme per un anno e ora bisognose di nuova linfa. Lo scorso anno lasciammo l’aldermanno Ross perdere la propria dignità in televisione colpendo con un pugno al volto Ben Zajak il giorno dell’election day, ferito dal doppio tradimento del giovane che gli ha sottratto prima la moglie e poi il potere politico tornando in ginocchio da Kane. Ebbene, anche in questa stagione Ross avrà un ruolo chiave nella conformazione del City Hall di Chicago, specie riguardo al conflitto con il sindaco. Di tutt’altra prospettiva è la posizione di Zajak che, ormai lanciato nella corsa a governatore dell’Illinois, tenta di riallacciare i rapporti del passato, con successo altalenante, continuando a seguire i consigli dei suoi due mentori: Tom Kane e la moglie. Meredith Kane sembra aver cambiato strategia: dopo le umiliazioni subite nel finale della scorsa stagione pare agire in maniera più subdola, mostrandosi vicino al marito in apparenza, ma non perdendo occasione di incontrare la figlia in carcere solo per estorcerle qualche informazione sullo stato di salute del marito, per poi “festeggiare” col padre (le virgolette sono d’obbligo visto l’infermità del potente genitore); un bellissimo personaggio che ci lascia però col fiato sospeso e il cuore in gola dopo la sparatoria finale. Nelle condizioni peggiori c’è Kitty, uno dei personaggi più brillanti nella prima parte della scorsa stagione, che poi ha cominciato ad oscurarsi sia con la scoperta di essere incinta di un uomo (Zajak) al quale frega poco o nulla di lei, sia soprattutto per il disincanto verso il proprio lavoro, che ha visto il punto apicale con la morte di Ezra. Ora Kitty vive dalla madre, distrutta e depressa, ma immaginiamo che possa, in un modo o nell’altro, tornare nel giro. Magari proprio attraverso Sam Miller, giornalista del Chicago Sentinel, con il quale potrebbe allearsi in direzione di un riscatto morale.

  • Behind every great man there’s a great woman

Boss - 2x01 Louder Than WordsAltra certezza di questa seconda stagione, che in realtà non è che una conferma, è il ruolo chiave che hanno le donne all’interno dell’affresco costruito da Farhad Safinia. Con l’eccezione delle risorse del protagonista, a detenere il potere nel rapporti personali sono quasi sempre le donne. Emma Kane è l’unica capace di far piangere il padre, l’unica che sia riuscita a far venire fuori un barlume di umanità. Il medico del sindaco è una donna, colei che in apertura di entrambe le stagioni lo invita alla prudenza per una migliore autoconservazione. Il concetto è ancora più chiaro per Meredith: gran parte delle ragioni del regno di Kane sono dovute a lei, ai contatti politici del padre e alla sua capacità di gestire i rapporti con i consiglieri. In ultimo, ma non per importanza, si aggiunge Maggie Zajak, moglie di Ben, vera e propria Lady MacBeth della serie, manipolatrice come poche altre, madre di famiglia per cui non esiste null’altro che il successo politico del marito per il quale sembra disposta a fare di tutto. Accanto a queste nella seconda stagione si affaccia un nuovo personaggio, che pare poter diventare una figura centrale di quest’annata: si tratta di Mona Fredricks, scelta dall’aldermanno Ross per sostituirlo, viste le sue condizioni psicofisiche. La sua capacità nel gestire i rapporti con gli altri aldermanni è di tutto rispetto, così come la sua avvenenza e il coraggio nello sfidare Kane.

  • You’re not God. You don’t want to shake? How do you feel about seening mosters or believing you can fly? Your personality, your judgement, the way you look at the world, all those things will be compromised. Soon”.

Boss - 2x01 Louder Than WordsSuona come una profezia quest’arringa del medico Harris a Tom Kane, una minaccia, ma non è altro che una previsione clinica con pochissimo margine di errore; in effetti la lucertola ricorrente nelle sue visioni è solo uno dei mostri che Kane vede. Il più significativo però è Ezra, l’amico di una vita che ha fatto fuori all’improvviso, il consulente senza il quale si sente spaesato, senza il quale il suo team perde gran parte della sua potenza di fuoco. Il fantasma di Ezra avvolge l’intera puntata, travolgendo tutti i personaggi principali. La morte di una figura così importante lasciò qualche perplessità all’epoca, non tanto rispetto al finale della scorsa stagione, quanto alle prospettive di questa seconda, perché si è deciso di rinunciare ad un personaggio estremamente complesso, senza trovare alternative. Ciononostante, anche dall’aldilà Ezra si fa sentire, intervenendo nei pensieri di quasi tutti i protagonisti, contribuendo alla desolazione interiore di Kitty (sua collega fidata) e concretizzandosi come il maggior senso di colpa di Tom. Non sappiamo se le sue apparizioni saranno ricorrenti, ma di sicuro la sua morte, nonostante ci abbia privato della sua presenza, lascia un mare di conseguenze su coloro che sono rimasti in vita.

In ogni caso quest’episodio ci lascia con un bel numero di certezze, in continuità con la prima stagione, confermando l’altissimo livello sia dal punto di vista della scrittura che della regia. Anche in questo caso il cuore sarà la politica, che, nonostante gli intrecci interpersonali di grande complessità, continua ad essere, a differenza di altre serie (qualcuno ha detto The Newsroom?), il vero motore della narrazione. In questo episodio grande spazio viene dato alla negoziazione tra gli aldermanni per la riqualificazione dei Lennox Gardens, ma soprattutto, proprio come nella passata stagione, tutto lascia pensare che quest’annata sia una lunga cavalcata avente come chiusura l’election day tra Ben Zajak e Catherine Walsh.

Voto: 9

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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