Community – 4×06 & 4×07


Community - 4x06 & 4x07Gli ultimi due episodi di Community hanno evidenziato come i problemi di fondo incontrati nelle puntate precedenti non siano stati solo degli incidenti di percorso, dei brevi sbandamenti in attesa di un assestamento della nuova direzione intrapresa. Purtroppo, è difficile non notare quello che sta diventando ormai sempre più evidente. 

 

Il cambio di guardia con l’uscita di scena di Dan Harmon – e spiace, ma non si possono fare i conti di questa stagione senza considerare questo il perno attorno al quale tutto gira – poteva condurre a due strade diverse: una modifica radicale dell’impostazione (per la quale tutti avrebbero il naso, ma il nuovo non è sempre da deprecare se svolto con criterio) o un tentativo di proseguire su quegli stessi gloriosi binari che hanno portato Community ad essere una serie così apprezzata.
La soluzione a cui si è giunti è invece un ibrido, che spesso però unisce le caratteristiche peggiori delle due metodologie sopra illustrate: a modifiche sostanziali del tono del racconto si sono affiancati tentativi più o meno riusciti di imitare qualcosa del passato, con un risultato che si sta rivelando ormai da qualche episodio come una pallida imitazione del Community che abbiamo conosciuto e amato.

4×06 Advanced Documentary Filmmaking

Community - 4x06 & 4x07Il sesto episodio di questa stagione si pone sin dal titolo in continuità con il precedente 2×16 “Intermediate Documentary Filmmaking” sottolineando in modo più che evidente il richiamo, come a scrollarsi di dosso le accuse di “rifacimento al passato”. Intendiamoci, nessuno vieta a nessuno di ripercorrere stilemi della propria narrazione, ed infatti il problema dell’episodio non è lo stile documentaristico di Abed, bensì il tema trattato.
Basare un episodio su “Chang diventato Kevin forse davvero davvero”, quando era evidente anche ai muri che la situazione fosse questa, ha abbassato di gran lunga le aspettative, portando dunque il finale con evil Chang al telefono assolutamente prevedibile e privo di attrattiva – benché il lancio del cellulare subito recuperato sia stato uno dei pochi momenti divertenti della puntata.
Nell’ottica, poi, del recupero delle caratteristiche dei personaggi, è giusto e sacrosanto dare a questi dei comportamenti in character, ma mi chiedo quanto fosse necessario il tentativo di smascherare Chang da parte di Jeff quando lo stesso identico schema si era  già verificato in prima stagione, nella puntata Beginner Pottery (quando Jeff aveva cercato di smascherare il talentuosissimo Rich).
Potremmo discutere ore sulla doppia valenza di questa mossa (corretta caratterizzazione del personaggio di Jeff o ripetizione inutile?), ma in un episodio che già riprendeva lo stile mockumentary di un’altra puntata forse si poteva evitare questo doppio effetto ridondante.

Community - 4x06 & 4x07La puntata di per sé non risulta brutta, ma nell’ottica generale perde un po’ di smalto. Fortunatamente i momenti Britta/Shirley funzionano piuttosto bene (“I was dead for three minutes!”) e Britta stessa, con la sua teoria molto controversa, ricorda cosa si possa fare anche con poche e brevi battute quando si ha lo spirito giusto. Meno interessanti sono Annie e Troy nella versione stra-abusata del “good cop/bad cop” che, sebbene portata agli estremi in modo divertente da Troy, risulta un po’ ripetitiva.

Voto: 6 ½

4×07 – Economics of Marine Biology

Con il settimo episodio arriviamo invece ad un punto decisamente più basso, dove non solo non si trovano tracce di una una qualunque creatività o inventiva, ma dove addirittura ci si sente in imbarazzo per l’uso fatto di alcuni personaggi (qualcuno ha detto Abed?) e per le conclusioni buoniste forzate e per nulla originali, soprattutto della storyline principale.

Community - 4x06 & 4x07La questione “Archie al Community College” è stata una delle cose peggiori scritte per Community, sfruttata solo per mostrare per l’ennesima volta come il Greendale possa trasformarsi in qualunque cosa a patto che non sia a sfondo didattico; quando poi l’asservimento totale al dollaro di tutto il sistema (osteggiato solo da una Britta decisamente sottotono rispetto al precedente episodio) si scioglie in uno scontato e imperdonabile “Rimango qui perché tutti mi danno sempre ragione per i miei soldi, ma voi sì che mi trattate come uno normale”, ecco, qui c’è serio bisogno di fermarsi e di fare un paio di considerazioni.
E’ necessaria tutta questa retorica buonista? Perché in una puntata con tre storyline (quella di Abed non contiamola) non se ne salva davvero nemmeno una?

Prendiamo il PEE: l’idea per cui un “banale” corso di ginnastica diventi un corso di educazione all’educazione fisica rispecchia in modo geniale proprio quel non-sense a cui il Greendale (e Community) ci ha abituato; quindi perché quel finale, con Shirley e Troy che si fanno le trecce e addirittura l’insegnante che butta lì un immotivato “momento commozione”?

Community - 4x06 & 4x07L’unica sottotrama che avrebbe potuto avvalersi della svolta buonista e che ne avrebbe avuto tutti i motivi (anche perché con il “daddy issue” pare essere diventata una moda ultimamente) era quella di Pierce e Jeff, che invece risulta meno influenzata da questa tendenza. L’ambientazione maschile del barbiere, l’idea di portare qualcuno a farsi davvero la barba per la prima volta, fanno esattamente parte di quel sottotesto che serviva a farci capire come Pierce abbia voluto in tutti i modi vedere in Jeff un figlio, e come quest’ultimo abbia finito col vedere del buono persino nel burbero, razzista e insopportabile anziano del gruppo.

Tutto il resto funziona poco e male e non lascia molte speranze sui successivi sviluppi delle questioni in ballo. Di certo a tutto questo non giova la seconda inversione delle puntate, come si può notare dal cartellone per Archie di questo episodio che viene preso in considerazione come “giusto esempio” per quello dell’Istituto MacGuffin dell’episodio precedente.

Voto: 5 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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