Spartacus: War of the Damned – 3×10 Victory 6


Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryDopo tre stagioni e una miniserie-prequel, si chiude l’avventura di Spartacus nel modo in cui la Storia pretendeva che finisse. Tuttavia, anche di fronte ad una conclusione già scritta due millenni or sono, c’è sempre modo e modo di portare sullo schermo la fine di un racconto. lo showrunner Steven DeKnight ci riesce con un risultato al di sopra di ogni più rosea aspettativa.

“We decide our fates. Not You. Not the Romans. Not even the Gods.”

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryNato quattro anni fa, sulla scia del successo di 300 di Zach Snyder, che ha dato vita ad una sorta di neo-peplum con il suo racconto della Battaglia delle Termopili, Spartacus si è subito inserito nel panorama televisivo come puro divertissment, in grado di rileggere una parte della storia romana sulla base di un’estetica fumettistica (altro che le minuziose ricostruzioni del Rome di HBO), fintissimi sfondi in computer grafica, scontri iper-sanguinosi, urla, sesso e maschia epicità. Giunto a conclusione, è però forse ora riduttivo giudicare questo prodotto solo come mero intrattenimento tamarro che fa di sangue e nudità dei facili richiami per un pubblico voyeuristico.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictorySpartacus ha infatti avuto la fortuna di arrivare alla sua naturale conclusione, nonostante infelici vicissitudini produttive, grazie all’ottima capacità narrativa del suo showrunner Steven DeKnight e per l’abilità di costruire personaggi tanto semplici quanto accattivanti (soprattutto i cattivi), tanto cartooneschi quanto empatici e credibilissimi nel loro universo. Un racconto, per farsi epico, per farsi leggenda, deve saper spingere bene sui climax per ottenere la giusta catarsi. In questo, Spartacus non ha mai fallito, e lo ribadisce una volta di più questo glorioso finale, che nella sua tragicità, sa coinvolgerti nella carica della battaglia fino quasi a farti unire realmente alla “rebellion”.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryDel resto, il neo-peplum ha cambiato le carte in tavola nel racconto della storia romana: lontani ormai dalla poesia del famoso e noto “I am Spartacus” kubrickiano, la stessa scena oggi necessita di essere annessa a bagni di sangue, urla, sangue e corpi mutilati. Il coinvolgimento emotivo, in questo nuovo filone, passa per la fisicità delle immagini e dei dialoghi, coinvolgendoti con tutti e 5 i sensi in una retorica rivoluzionaria spaccona, che senza troppi giri di parole e intelletualismi vari, ti porta nell’immaginario di un’umanità egualitaria (con donne, uomini, bianchi, germanici, traci, omosessuali allo stesso livello) che si ribella ai padroni e combatte per libertè, egualité, fraternité,. Victory è il tragico finale di questa ribellione, catartico non tanto grazie alla perfetta gestione narrativa dei tempi, quanto per la fine dei personaggi che l’hanno condotta. Non a caso, sui titoli di coda, sfilano le immagini di tutti i protagonisti che hanno attraversato questi quattro anni: Varro, Lucretia, Batiato, Ilithya, Oenomeus, Mira, Glaber, Barca, Melitta, Ashur solo per ricordarne alcuni. Senza di loro, questo Victory non sarebbe stato così epico, non si sarebbe portato dietro il peso delle unfortunate things che sono accadute ai sopravvissuti.

– “When again we meet, I will kill you”.

– “No. You will try.”

– “It’s all a Free Man can do”.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryQuesta quarta annata, iniziata piuttosto lentamente, ma cresciuta progressivamente fino ad una seconda parte in cui si è spinto egregiamente sul tasto dell’emotività, ha recuperato i fasti della prima storica stagione, concludendosi con 50 minuti perfetti, che si muovono dall’iniziale doveroso commiato con il passato (con tanto di richiami alla profezia di Sura), passando per un’epica battaglia di 30 minuti con continui cambiamenti di fronte, gestita perfettamente dal punto di vista sia tecnico (ottimo il montaggio) che narrativo, fino ad una conclusione amara per ognuno dei protagonisti, non inaspettata, ma comunque efficace appunto per il grado di empatia raggiunto con i personaggi.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryDue i dialoghi ad illuminare questa puntata, quello tra Crasso e Spartacus prima dello scontro finale, e quello conclusivo tra il protagonista morente e Agron, unico sopravvissuto di coloro che provenivano dal Ludus di Batiato, dove tutta la storia iniziò. I due frammenti servono a dare tridimensionalità ad un argomento, la lotta per la libertà, che potrebbe essere oggeto di facili patriottismi o di spicciola retorica. In essi, invece, si ritrova il senso di ineluttabilità della sconfitta, la tragedia di una guerra che non potrà mai essere vinta, ma i cui effetti alla fine riverbereranno nei pochi che si sono salvati (è questa la victory del titolo). Il messaggio è espresso in maniera semplice, diretta, con punte di tamarragine che non guastano mai, ma che raggiungono il loro scopo meglio di altri più seriosi colleghi come Revolution o Falling Skies (non che ci volesse molto).

“Now, part ways. And Live Free.”

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryTermina così una serie che, quattro anni fa, dopo aver stentato per i primi episodi, si era poi rivelata una sorpresa nella sua originalità e nella sua capacità, nonostante una confezione disimpegnata e volutamente spinta al trash, di intrecciare storyline e personaggi in una fitta rete di intrighi e colpi di scena. Purtroppo, disgraziate vicende note (la morte del protagonista Andy Withfield) e altre sfortune produttive (l’abbandono dell’attrice che interpretava Naevia) hanno portato ad una seconda stagione dai pochi picchi e dalle tante incertezze, in bilico tra licenze narrative e verità storica, incapace di ricreare, soprattutto tra le fila dei romani, quell’atmosfera di intrighi, lussuria, avidità e tragedia, a causa anche di un villain sottotono come Glaber.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryLa terza stagione proprio da lì è ripartita, ovvero nella creazione dalla parte dei romani, di un nuovo universo interessante e pieno di shakesperiani conflitti, comandato da un villain di tutto rispetto come Crasso (straordinario Simon Merrells nella sua algida e disperata interpretazione) e contornato da figure tragiche come Tiberio, Cesare e la schiava Kore. Anche tra i ribelli, le cose si sono fatte più interessanti, con i conflitti tra i quattro generali e poi il successivo ricongiungimento sotto il nome di una fratellanza che li ha condotti all’ultimo scontro. DeKnight è così riuscito a trovare il giusto compromesso tra vicende storiche e licenze narrative, intrecciando i destini dei personaggi come era riuscito a fare nell’indimenticabile prima stagione e nel prequel.

Spartacus: War of the Damned - 3x10 VictoryUn commento lo merita infine anche il discusso Liam McIntyre, attore chiamato ad essere il sostituto dell’attore protagonista che era deceduto dopo essere diventato il simbolo della serie. Dopo le sacrosante critiche nel corso della seconda serie (legate soprattutto alla minore fisicità e ad un’espressività non altrettanto profonda), l’attore australiano si è quest’anno preso una bella rivincita, molto più convincente nei panni drammatici di un eroe tragico, piuttosto che in quelli del capo vendicativo dell’anno scorso. Il suo ultimo monologo, prima di morire, lo legittima come Spartacus anche agli occhi dei più scettici fan.

There is no greater victory than to fall from this world as a free man.” E così, con queste ultime parole, Spartacus abbandona blood and sand, per riabbracciare nell’aldilà la perduta moglie. Starz chiude il sipario sulla sua saga (per dare vita ad altri spin-off?), non senza però aver prima tributato un più che doveroso omaggio, senza dediche o retoriche didascalie.

Voto 3×10: 8,5

Voto Stagione: 7,5

Voto Serie: 7

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6 commenti su “Spartacus: War of the Damned – 3×10 Victory

  • docsavoggia

    Il voto alla serie é a mio avviso bassissimo. La prima stagione e il prequel due piccla capolavori, questa terza stagione bellissima, l’unica sottotono é la seconda due. Merita un 8,5 o un 9. Trash ma trash fatto benissimo, trame e sotto trame piú che avvincenti. Bellissima serie, mi mancherá..

     
  • federico

    Concordo con Docsavoggia. Questa serie secondo me meritava un 8,5-9
    Aldilà della tamarraggine degli scontri (fatti comunque benissimo!)le trame primarie e secondarie erano sempre stupende e i personaggi anche i più secondari che hanno sono stati rappresentati in modo quasi perfetto.
    Non mi stupirei se fra un po’ di anni questa serie diventasse un cult del genere anche se forse già lo è di suo.

     
  • pumpernikkel

    non ditemi niente ma personalmente questo è stato il più bel finale di serie che abbia mai visto O_o (PS penso che la scena del figlio di Crasso che stupra analmente Giulio Cesare rimarrà nella storia come la scena più trash di sempre in un telefilm XD)

     
  • Aragorn86 L'autore dell'articolo

    La questione del voto, però, è puramente soggettiva, dipende dal metro di giudizio che si ha. Un mio 7 magari è l’8 di qualcun altro o il 6 di un altro ancora. Personalmente per me un 7 vale tanto, l’ho dato facendo una media delle singole stagioni, la prima e il prequel da 8, questa da 7,5 e la seconda da 5 che, escluso qualche episodio, non mi aveva convinto molto. Leggendo la recensione, penso comunque che si capisca che consideri anche io questa serie, al di là del trash o non trash, un signor cult nel suo genere, per cui, a prescindere dal voto, il senso è comunque quello. 😉
    E comunque sì, anche per me è uno dei finali più fighi che la recente tv abbia partorito 🙂