Mad Men – 6×09 The Better Half


Mad Men - 6x09 The Better HalfL’ottavo episodio di Mad Men arriva dopo uno dei segmenti più stranianti della serie, nonché tra i suoi momenti più alti e, di conseguenza, non può che sembrare un ritorno all’ordine. Tuttavia si tratta di un ristesura solo parzialmente riepilogativa, un rassemblement conturbante proprio nella sua linearità.

Se “The Crash” con l’espediente della droga andava verso i territori dell’onirismo e della narrazione rizomatica, dove l’ellisse era la figura retorica basilare, tassello chiave delle atmosfere di spaesamento che dominavano l’episodio, “The Better Half”, almeno in apparenza, è il suo opposto. In questo caso il genere di riferimento è senza dubbio la soap opera, la serialità lunga, quella fatta di continui intrighi tra personaggi, quella dalla linearità a volte didascalica, ma sempre inchiodata sui personaggi e sulle loro reciproche relazioni. Il bivio non può che essere l’immagine cardine di tale narrazione e quest’episodio sin dal titolo propone in maniera programmatica il concetto di bivio, di ultimatum esistenziale e fattuale, al di là del quale c’è un better e un worse, una migliore e una peggiore metà da scegliere, da preferire in maniera netta sull’altra.

You’ll find someone else. And whoever he is, he’s lucky to have you”

Mad Men - 6x09 The Better HalfL’agnello sacrificale della fusione tra SCDP e CDC è stato immancabilmente Peggy. Da sempre abituata ad essere quella che meglio possedeva e dominava qualità come lo spirito d’adattamento e la flessibilità, tanto da riuscire a trarre giovamento da ogni situazione di transizione, questa volta la giovane creativa finisce in un cul de sac, invischiata in una serie di incroci ai quali non riesce a dare risposta. Qual è la better choice? Senza neanche il tempo per ambientarsi, Ted e Don come dei galli in battaglia la costringono a scegliere, a spostare l’ago della bilancia sull’uno o sull’altro. Naturalmente la miopia di entrambi sta nel non capire che quest’atteggiamento ha come unica conseguenza quello di inibire la ragazza, di portarla a un sostanziale immobilismo. Quello che è sempre stato uno dei maggiori talenti dell’agenzia viene prosciugato dalla costrizione: scegliere sapendo in ogni caso di scontentare qualcuno priva Peggy di quella spontaneità e quella spregiudicatezza con le quali istintivamente riusciva a trovare sempre la soluzione migliore. Metafora usata dagli autori sono ancora una volta le porte. Peggy infatti si trova a dover scegliere la migliore metà non solo al lavoro, ma anche nella sua vita privata, ovvero nella relazione ormai disgregata che ha con Abe: questi, ormai affogato nella propria ideologia, nient’altro che l’opposto speculare di tutto ciò che critica, non fa nulla per non portare Peggy e la propria storia al macero, decidendo, più o meno consapevolmente, di buttare il bambino con l’acqua sporca. Tuttavia, in questo caso Peggy ha il coltello dalla parte del manico, e gli autori non perdono occasioni per sottolinearlo, sia attraverso il vero accoltellamento, sia facendole chiudere le porte in faccia al suo partner, condizione opposta al finale in cui sul lavoro di porte in faccia se ne vede chiudere ben due. Non c’è dubbio che sul fronte sentimentale Peggy sia riuscita a mantenere il controllo della propria vita; viceversa su quello lavorativo ha pagato il prezzo di essersi fatta incastrare nella gara a chi ce l’ha più lungo tra i due caposquadra.

I can’t solve those problems, Pete. I have those problems”

Mad Men - 6x09 The Better HalfSe la soap opera è il genere della dilatazione narrativa e della messa in forma di tutti gli intrighi drammaturgici possibili, allora anche un lavoro come Mad Men, che su questo genere opera in maniera dialettica compiendo forzature a ripetizione, non può prescindere da alcune fondamentali indicazioni. La sua coralità, ad esempio, prevede l’alternarsi dell’attenzione dell’istanza narrante da un personaggio all’altro, così come lo sviluppo sottotraccia di personaggi secondari che, di volta in volta, si propongono come sponde più o meno significative alle vicende principali. Il caso di Joan è da questo punto di vista emblematico: nel finale della scorsa stagione si impose come fulcro narrativo, mentre in questa sesta è tornata ad una posizione da comprimaria, non rinunciando però a sviluppare il suo arco drammatico. In questo episodio Joan fa da collante alle vicende di personaggi a cui non è possibile dedicare tanto spazio, ma solo qualche minuto: è colei da cui va a chiedere l’elemosina Pete dopo l’irrilevanza a cui lo hanno ridotto Don e Ted; colei da cui ritorna Roger cercando di fare il padre di suo figlio solo per pulirsi la coscienza per essere stato un cattivo nonno; è quella, infine, a cui è affidato il traino di un nuovo e misterioso personaggio come Bob.

That poor girl. She doesn’t know that loving you is the worst way to get to you”

Mad Men - 6x09 The Better HalfNon c’è dubbio però, benché sia l’inizio che l’epilogo siano dedicati a Peggy, che la parte più incandescente di quest’episodio sia caratterizzata dal ritorno in campo di Betty. Addio ai capelli neri, addio graduale ai chili di troppo e tutte le energie riposte verso una rivalutazione del proprio corpo e della propria persona: questo è il piano di Betty, il cui percorso compiuto in queste sei stagioni garantisce una sua riproposizione nuovamente incantevole ma soprattutto estremamente più consapevole di se stessa. Le scene con Don al campeggio sono un capolavoro di scrittura, di recitazione e di regia. Tutto ciò che accade lì è preannunciato dalla sequenza in cui Betty fa ingelosire il marito, tentando di affilare le proprie armi migliori, da troppo tempo perdute; insomma, le prove generali per l’incontro con Don. Ogni spettatore della serie è consapevole che January Jones e Jon Hamm quando interagiscono sul set “bucano lo schermo”, ma tanto tempo senza vederli insieme rende queste scene di una potenza devastante. Questa volta però è Betty a prendere letteralmente a schiaffi l’ex marito, non cadendo più nel suo infantile quanto accattivante modus operandi, riconoscendo le sue bugie e trattandolo come un bambino che ha fatto la pipì fuori dal vaso. Standing ovation.

All the teenagers of the world are in revolt”

Mad Men - 6x09 The Better HalfLe scelte sono tutt’altro che felici anche per Don, impossibilitato a scegliere una better half perché in questo periodo (ma forse sarebbe meglio dire in questi anni) ha fatto di tutto per scartarla dalle ipotesi possibili. In agenzia, vista la competizione con Ted e la presenza di Peggy che vede come una sorta di bottino di guerra, Don è di fronte al bivo in cui da un lato c’è il proprio egotico tornaconto autocompiaciuto e dall’altra quel professionista prestante e performativo dal quale si sta allontanando sempre più. In famiglia, inoltre, la sua condanna si traduce in una solitudine cosmica per via della figlia, che non lo riconosce più non avendolo mai conosciuto davvero, e la moglie che a stento si ricorda ancora di avere, con la beffa che l’unico momento felice è quello vissuto con Bobby e Betty (Father Abraham had seven sons, seven sons!), emblema di una condizione che non tornerà mai più. Il bivio più doloroso è però quello che riguarda le sue due donne, le più importanti della sua vita: Megan e Betty. Da entrambe riceve solo sberle, chiudendo l’episodio con le guance rosse. Alla fine torna da Megan, ma senza alcuna velleità davvero costruttiva – su questo si può scommettere –, bensì solo perché è l’unica cosa che gli rimane, l’ultima ruota di scorta dopo la quale c’è solo la solitudine totale. Da questo punto di vista il risveglio nel letto vuoto dopo la notte con Betty – e soprattutto la colazione da solo nella stessa sala in cui Betty è (almeno agli occhi di Don) felice con suo marito – è il ritratto più crudele e veritiero del Don Draper di questo momento.

Voto: 8

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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