Boardwalk Empire – 4×01 New York Sour 6


Boardwalk Empire – 4x01 New York SourDopo una partenza caratterizzata da molti premi, ma anche da diverse perplessità per il poco dinamismo del narrato, Boardwalk Empire si è affermata come una delle migliori serie in circolazione, specie dopo le ultime due stagioni che l’hanno portata a livelli altissimi sotto ogni punto di vista. É con quest’entusiasmo che arriva la quarta stagione, carica di aspettative, ma anche di tanta consapevolezza.

Proprio come ogni episodio d’apertura di stagione dovrebbe fare, soprattutto quando si tratta di una serie con tanti personaggi, l’obiettivo principale di questo “New York Sour” è di circostanziare lo stato dell’arte della trama, o per meglio dire, delle trame. Per questo motivo, sebbene non manchi di dinamicità e di scene di grande impatto, il primo episodio ha un tono decisamente riepilogativo, orientato a riprendere i fili del discorso e a mettere a fuoco alcuni personaggi e alcune tematiche che saranno al centro della stagione: Nucky e la sua famiglia; gli equilibri tra i maggiori boss della zona (Thompson, Rothstein, Masseria); Chalky White e i suoi rapporti con Nucky; Al Capone e la sua probabile espansione; il ruolo della legge ad Atlantic City; la triste condizione di Gillian; Richard Arrow e la sua missione.

All of man’s troubles come from his inability to sit quietly in a room by himself”

Boardwalk Empire – 4x01 New York SourComunque la si voglia girare, qualsiasi tono le si voglia dare, dalla lettura storica a quella sociologica, alla fine si finisce sempre lì, alla potenza drammatica di Enoch Thompson e alla presenza scenica di Steve Buscemi. Boardwalk Empire è molto di più di questo, ma dal suo protagonista non può in alcun modo prescindere (discorso che vale anche per serie come Mad Men e The Sopranos, tanto per citare due pesi massimi). La forza di questo personaggio, così come per i due protagonisti delle serie appena citate, sta nel rapporto tra la sua dimensione privata, intima, e quella pubblica. Di sicuro la famiglia è un concetto che in maniera più o meno diretta lo permea totalmente, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il fratello Eli, cresciuto esponenzialmente nell’ultima stagione.

Il Nucky Thompson pubblico è soprattutto quello degli affari, del rapporto con gli altri capi della criminalità del nord/est dai quali era riuscito a salvarsi nel finale della scorsa stagione grazie solamente alla sua abilità diplomatica. Nucky vuole la pace (per ora), sa che non è in grado di affrontare una guerra tra clan e soprattutto non ne ha le energie. È proprio qui che si incontrano la sua metà pubblica con quella privata, nella sua anima prosciugata, traumatizzata, privata di ogni gioia di vivere dopo la morte di Billie, una ferita ancora aperta che continua a sanguinare.

I’m not nothing. I’m nobody fatotus”

Boardwalk Empire – 4x01 New York SourNon fu solo l’abilità diplomatica a salvare Nucky da una fossa già scavata, o meglio, fu anche per questa sua inimitabile capacità che riuscì a stringere due alleanze che si rivelarono determinanti alla vittoria della guerra. I due partner, che tra loro non si sono mai amati, sono Al Capone e Chalky White, personaggi che sembrano interessati a mantenere la centralità recentemente acquisita.

Non v’è dubbio che il personaggio di Al è stato sin dall’inizio della serie tra i più amati dal pubblico, sia per la notorietà del suo personaggio, sia per la sua rappresentazione caratterizzata da una personalità irascibile e imprevedibile messa in forma da un interprete (Stephen Graham) dalla corporatura quantomeno bizzarra. La sua dipendenza da Johnny Torrio continua a metterlo in difficoltà e allora cerca di espandere il proprio potere assumendo i suoi due fratelli maggiori. Il paradosso più interessante di Al è che proprio il più famoso gangster della serie sia affetto da un complesso d’inferiorità di proporzioni enormi, messo in evidenza dalla vicenda esilarante legata all’errore di battitura del suo nome.

La cosa che accomuna Al Capone e Chalky White è sicuramente il fatto di essere interpretati da due attori di grande levatura. Ogni attrattiva del personaggio di Chalky non può non dipendere almeno in parte dalla potenza visiva di Michael Kenneth Williams (Does anyone remember Omar Little?) che grazie al suo volto segnato da una profonda cicatrice buca lo schermo a ogni primo piano. É anche per questo che un suo ruolo da protagonista negli equilibri di questa stagione non potrà che far piacere. In quest’episodio la sua vicenda è legata soprattutto al fan service, architettato alla perfezione dagli autori: Dunn, l’impulsivo braccio destro di Chalky, è incastrato da Dickie e sua moglie in un gioco erotico che asseconda le perversioni dell’uomo; la vicenda scatena un’abbondante dose di ultraviolenza e di sesso a tutto schermo, proprio come non manca mai di fare l’HBO nelle sue serie (come testimonia in modo parodico questo bellissimo video).

  • I guess I… have to ask how much?”

  • It’s not really the amount, is it? It’s what you get for it”

  • But it’s still a number.”

  • 30. If you want me to put it in my mouth, it’s another 10.”

Boardwalk Empire – 4x01 New York SourLa parentesi più triste, più sconfortante, più dolorosa dell’episodio è quella dedicata a Gillian. Una straordinaria Gretchen Mol veste i panni di una donna al day after, dopo la caduta del proprio impero, anche se in realtà il precipizio da cui continua a rotolare è posto molto più indietro nel tempo, al giorno della morte di Jimmy. Gillian oggi cerca di tenere la testa impegnata, cerca di ritrovare qualcosa a cui attaccarsi, che nello specifico significa il proprio nipotino e figlio di Jimmy, che Richard Arrow aveva salvato nello scorso, adrenalinico, finale di stagione. La donna è però ormai una tossica, schiava di sostanze che la fanno evadere da una realtà deprimente e bramosa di fare qualche soldo vendendo il proprio appartamento. La cosa che fa più impressione è però la vendita del proprio corpo, quasi con affanno, sintomo di una donna ormai disposta a tutto, a qualsiasi umiliazione. La cifra della sua disperazione si coglie nel barlume di luce che si accende nei suoi occhi quando un potenziale acquirente le chiede di fargli da accompagnatrice nella visita a una casa. Sono ormai lontani i fasti del passato e anche una cosa del genere per lei è un piccolo grande tampone alla suo immenso dolore.

Emma, I’ve come home.”

Boardwalk Empire – 4x01 New York SourLa scena più bella del finale della scorsa stagione aveva come protagonista Richard Arrow, personaggio per cui gli spettatori hanno sempre parteggiato, vuoi per la pietà che si prova di fronte a un individuo il cui volto è stato sfigurato dalla guerra, vuoi, soprattutto, per il codice comportamentale che Richard ha sempre dimostrato di rispettare, in totale contrasto con la meschinità che abbonda nel resto dei personaggi. L’attesa per la sua entrata in scena era dunque altissima e non si è dovuto attendere tanto perché venisse soddisfatta. Richard infatti incornicia l’episodio con le scene di apertura e chiusura, più una terza, meravigliosa sequenza a circa un terzo della puntata. La sua è una missione con un obiettivo, lo si capisce immediatamente, e come ogni missione ha una destinazione, che nel finale capiamo essere il ritorno dalla propria sorella gemella, Emma. Il viaggio, l’avventura, il ritorno a casa dell’eroe sono tutto temi che si confanno perfettamente a un personaggio del genere, un eroe dalla scorza dura e dalla mira infallibile, ma anche un uomo dal cuore d’oro e dalla gentilezza disarmante, come dimostra la cura con cui prima di farsi vedere da Emma, nel finale, nasconde la pistola.

In conclusione una menzione necessaria al personaggio più enigmatico della puntata, l’agente federale Warren Knox, personaggio dalla faccia tanto pulita quanto indecifrabile. Ci si mette un po’ a capire il suo gioco, a decifrare cosa sta tramando, ma una volta capito si rimane impauriti e inquietati da quanto dietro quel volto da bravo ragazzo sbarbato possa nascondersi uno psicopatico o addirittura un killer professionista.

Voto: 8,5

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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6 commenti su “Boardwalk Empire – 4×01 New York Sour

  • Namaste

    Sbaglio o anche in questo episodio ci hanno regalato un’altra grande citazione da “Casinò”? Quando Rothstein confessa a Nucky di aver quotato le proprie possibilità di uscire indenne da quel loro incontro, non stanno citando l’altro Rothstein che, nel film di Scorsese, dava 10 contro uno (mi pare che fosse), le sue chances di uscire vivo da un incontro con Nicky nel deserto del Nevada?…

     
  • Tuco

    ottimo occhio namaste, lì deniro però diceva “di solito ero sicuro al 99% di uscirne vivo, questa volta mi diedi il 50-50”
    cmq ottima puntata ma per una premiere mi aspettavo un po’ più di fuochi d’artificio, invece ogni singola scena è forse troppo ponderata.
    Questa quarta stagione a mio parere sarà importantissima per il vero finale della serie (che se non sbaglio dovrebbe essere per la 6°. a detta di winter). Come la 4° dei soprano credo che questa stagione avrà lo scopo di indirizzare i personaggi verso il loro percorso finale.
    Meno male che è iniziato boardwalk che in coppia con breaking bad rende i miei lunedì meglio del sabato sera!

     
  • Aragorn86

    Premiere bellissima, mi è piaciuta molto di più di quella della terza stagione (che invece non mi aveva convinto moltissimo). Assolutamente d’accordo su Gillian, veramente un personaggio meraviglioso (come meravigliosa è Gretchen Mol). Nucky ritratto benissimo in questa sua nuova veste, rintanato ormai in una stanza, abbandonato da Margaret, con ancora la ferita aperta di Billie Dean e con il fratello come unico affetto rimasto.
    Mi aspettavo invece qualcosa di più proprio da Al: sul suo complesso di inferiorità, la serie ha già insistito molto in passato, per cui ho trovato la parentesi del giornalista un po’ tirata troppo per le lunghe. Sicuro, però, ci darà molte soddisfazioni.

     
  • Namaste


    Tuco:

    ottimo occhio namaste, lì deniro però diceva “di solito ero sicuro al 99% di uscirne vivo, questa volta mi diedi il 50-50″

    Fifty-Fifty, vero! L’avevo detto che non ero sicuro.

    Venivamo già dai fuochi d’artificio, del resto lo scopo della riunione tra boss mi pare che fosse proprio quello di appianare le cose, Nucky lo dice anche a Chalky: “m’interessa solo che non facciate rumore”, anche se il rumore ovviamente ci sarà… soprattutto da quella testa calda di Masserìa. E poi sembra l’anno di Al Capone, che ha già iniziato a curare i suoi rapporti con la stampa… anche se il mio cuore, come quello del recensore, mi pare di capire, è sempre per Richard Arrow: “I know you’ll die”. I love that guy! Ma Margareth e Van Alden?… Dobbiano considerare le loro story-lines abbandonate?

    L’8 e mezzo mi trova d’accordo: grande recensione per una serie sottovalutatissima!

     
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Namaste e Tuco, esatto quella era una citazione molto precisa, che ho dimenticato di inserire nella recensione. Non credo si tratti di una citazione con l’obiettivo di richiamare proprio quella scena, non è nelle corde di BE un citazionismo di questo tipo, credo bensì che sia più l’intenzione di richiamarsi a un universo, a un immaginario in cui Casinò è una delle punte apicali; un mondo ammobiliato (per dirla con Eco) in cui i fan partecipano alla diffusione di una serie di simboli e oggetti, come le battute di De Niro (nei vari ruoli che ha ricoperto, da Mean Streets a Casinò), o gli ziti di Carmela.
    Questo è uno dei grandi meriti di BE, quello di essere riuscita a creare un universo coerente e compatto, per certi versi autosufficiente e al contempo legato ad un filone cinematografico e televisivo che un osservatore scorsesiano fino al midollo quale sono io non può che riconoscere e amare.