Orange Is The New Black – Stagione 1 17


Orange Is The New Black - Stagione 1L’arancione è quindi diventato il nuovo nero? Fuori dal titolo e dalla metafora, è questa la vera domanda da porsi: la serie è riuscita a diventare prodotto di punta della Netflix e a lanciare così il suo proprio trend da portare avanti per la, confermatissima, seconda e prossima stagione? La risposta è sì, ma non senza qualche difficoltà. 

Che la serie sia una dramedy è evidente: la trama, di per sé serissima e drammatica, viene costantemente stemperata da un racconto corale che alterna con facilità momenti di profondità e tormento interiore a scene che hanno nella comicità leggera e a tratti sentimentale il loro punto forte. E’ infatti significativo quello che colpisce lo spettatore durante le prime puntate della serie: il continuo cambio di registro disorienta il pubblico proprio perché sembra offrire l’esatto opposto di quello che ci si aspetterebbe. Il classico cliché da prigione sembra venire smontato pezzo per pezzo, per farci trovare solidarietà laddove ci si aspetterebbe cattiveria o vendetta, ma anche momenti di autentica rabbia ed egoismo davanti a chi ha sbagliato e avrebbe semplicemente bisogno di un aiuto.

The truth catches up with you in here, Dina. And it’s the truth that’s gonna make you her bitch.

Orange Is The New Black - Stagione 1L’ingresso in prigione, garantito dalla presenza di una Piper borghese e parecchio impacciata (come forse saremmo tutti se ci trovassimo nei suoi panni), funziona benissimo durante le prime puntate: entrambi gli aspetti – quello comico e quello più serio – vengono osservati attraverso la lente dei suoi occhi, perfetta per fare conoscenza con tutti i protagonisti del carcere.
Il problema interviene quando, con il passare del tempo, Piper risulta sempre meno adattata alla realtà e sempre più macchietta vittima della sua visione naive del mondo: a parte alcuni rari – e bellissimi – momenti di cruda realtà, il punto di vista del pubblico e quella della protagonista iniziano presto a divergere, fino a far risultare la donna come una persona persino troppo debole di quanto dovrebbe essere. Insomma, se giocare sull’ingenuità e sulla sensibilità ha senso all’inizio, alla lunga diventa un processo stancante che rischia di far passare la scrittura del personaggio principale come monocorde e noiosa.

Orange Is The New Black - Stagione 1I momenti di evoluzione, come si diceva, non sono moltissimi, ma sono sicuramente importanti nell’economia della serie stessa: la decisione di concludere la stagione con un’aggressione così violenta nei confronti di Pennsatucky – con una Piper che non sembra intenzionata a fermarsi una volta iniziata la raffica di pugni – potrebbe davvero essere il momento di svolta per il suo personaggio. Quella rabbia sfogata e che nasce dalla frustrazione di essere rimasta sola (abbandonata dal fidanzato e rifiutata in ultimo da Alex) aveva avuto pochi momenti anticipatori; forse l’unico – vero, onesto – momento di alta scrittura per il personaggio di Piper è stato l’incontro con la ragazzina in sedia a rotelle, alla quale riserva il commento più doloroso e crudo della realtà in carcere.
Bitches gots to learn, commenterà lei uscendo dal bagno: e forse possiamo sperare che questi siano i segnali di quanto sarà lei ad imparare con la prossima stagione.

There’s always hope tomorrow’ll be taco night.

Orange Is The New Black - Stagione 1Il fatto di non aver trattato il personaggio di Piper nel modo più corretto viene sicuramente compensato dall’impianto della serie stessa: la decisione di rendere questo un prodotto corale fa sì che il punto di vista – pur rimanendo stretto su Piper – si stacchi ogni tanto da lei per andare a fare visita a tutti gli altri personaggi, dipingendo un affresco di caratteri che difficilmente si trovano in stagioni così brevi. Le amicizie – solide, come quella di Poussey e di Taystee –, i legami quasi familiari come quelli che instaura Red con le ragazze sotto la sua protezione, sono tutti sintomatici di circostanze che portano alla solidarietà incondizionata; sarebbe stato facile dipingere un mondo fatto solo di cattiverie e di rapporti lesbo (giusto per rimanere sul classico cliché da prigione femminile), e invece la serie decide di osare e di mostrare quello che in genere si ritiene meno interessante. Si arriva così a descrivere un ambiente inaspettato eppure già familiarissimo, dove è normale che ci siano delle regole e delle gerarchie, ma dove, in alcuni casi, è anche possibile darsi una mano senza chiedere davvero nulla in cambio.

Se i personaggi funzionano bene nella loro realtà di carcerate, altrettanto non si può dire per quanto riguarda le loro vite precedenti al carcere. L’ottimo espediente di mostrare in ogni puntata come queste donne sono arrivate lì, e non solo i continui flashback su Piper, evidenzia però una volontà buonista che fa un po’ a pugni con la parte, di gran lunga meglio gestita, ambientata nel presente.
Orange Is The New Black - Stagione 1Il concetto di fondo per cui non sempre si finisce in carcere perché si è criminali incallite è giustissimo e lodevole, ma rischia di perdere di significato se utilizzato per praticamente tutte le inmates; la giustificazione ha senso (sia anche essa solo morale, come nel caso di Miss Claudette), ma farle apparire quasi tutte come vittime del caso o di situazioni a loro poco favorevoli è sbagliato, perché la realtà umana è decisamente più complessa e meno “rosa”. Le donne escluse da questo criterio sono quelle di cui non si parla, oppure quelle che hanno chiaramente dei problemi psichici importanti – Suzanne “Crazy Eyes” e Pennsatucky. L’unica ad essere rappresentata come colpevole e consapevole di ciò che ha fatto – e che potrebbe continuare a fare una volta uscita – è Alex, non a caso uno dei migliori personaggi costruiti all’interno del penitenziario; non per questo abbiamo davanti un personaggio stronzo e monolitico, tutt’altro, ma almeno viene privato di quell’alone un po’ perbenista e perfino ipocrita riservato a molte delle altre donne.

Lesbians can be very dangerous. It’s the testosterone.

Orange Is The New Black - Stagione 1Gli uomini non escono bene da questo quadro: Mendez, in assoluto il personaggio peggiore all’interno del penitenziario, ha se non altro il pregio di essere coerente con se stesso e di essere debole nel modo giusto e al momento giusto. Healey, invece, subisce un’inversione di rotta verso metà stagione che rende il suo personaggio, sulla carta interessante proprio per la sua lesbo-fobia, assolutamente fuori luogo e out of character persino per un uomo che, in realtà, conosciamo pochissimo. La scelta di non intervenire sul finale, lasciando Piper da sola con una nota psicolabile, è assurda persino per la svolta costruita, e ci lascia con un’enorme faccia a punto di domanda davanti al personaggio e alla sua dubbia scrittura.
Infine abbiamo Bennett e Larry. Se sul primo c’è poco da dire visto lo scarso approfondimento – e tuttavia lo vedremo sicuramente durante la prossima stagione, insieme al pargolo in arrivo –, il fidanzato di Piper risulta essere uno dei personaggi su cui sono stati compiuti più errori. Se, infatti, l’idea di un futuro marito incastrato tra promesse di matrimonio e mancanza di fiducia poteva funzionare, in queste puntate si è deciso di passare attraverso troppi stati d’animo diversi, facendolo così andare da un atteggiamento empatico e servizievole fino al massimo grado di egoismo e di cattiveria (senza contare una certa dose di idiozia: seriamente, ma chi non avrebbe capito che certe cose non sono proprio da dire in un’intervista radio?!).

Orange Is The New Black, quindi, si caratterizza sicuramente come ottimo prodotto ma con alcuni importanti difetti da sistemare. Nonostante l’elevato numero di leggerezze nella forma, la sostanza è molto buona e questa è probabilmente la cosa più importante: se durante la seconda stagione riusciranno a dare maggior spessore ad alcuni personaggi e maggior cura ai restanti flasback (per Piper non c’è alcun dubbio che l’inversione di rotta accadrà), allora potremo davvero parlare di eccellenza. Del resto, il tempo non manca: dopo le ultime scene dell’ultima puntata la sensazione è che non rivedremo Piper fuori da quelle mura molto presto.

Voto: 7 ½ 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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17 commenti su “Orange Is The New Black – Stagione 1

  • Namaste

    Non ha certo l’aria di una bocciatura, ma sul voto finale sarei stato personalmente meno misurato. Alla fin fine, se escludiamo il “fuori categoria” Breaking Bad, questa serie è stata, in un’estate televisiva abbastanza cupa (“The Bridge”, “Low Winter Sun) o povera di idee (“Under the Dome”), l’unica vera ventata di freschezza e di novità, da premiare a prescindere almeno con un 8 anche solo per questo.

    Sulla volontà buonista della serie ti dò ragione, ma non riesco a farne una critica, visto che sull’aspetto prevalentemente comedy della serie, peraltro intuibile dal nome della stessa creatrice di “Weeds” come showrunner, eravamo già stati messi in guardia sin dal primo episodio “This Is Not Oz…”: se quindi vi aspettate di trovare tra le nostre detenute delle criminali incallite e senza scrupoli, sappiate che questo è un aspetto che non ci interessa indagare, lo hanno fatto altri telefilm. Ci sarebbe davvero importato di conoscere il passato di un personaggio che si trova in prigione perchè lo merita veramente? Io credo di no. Non è un caso che la più badass di tutte, cioè Red, ci piaccia invece proprio per quella sua umanità che, nonostante l’intransigenza verso le sue protette, ogni tanto salta fuori. Alla fine, se proprio vogliamo, la più stronza di tutte, la più selfish e manipolatrice, si rivela essere proprio la protagonista Piper, non certo una scelta da serie “buonista”. Di momenti davvero cattivi e amari ce ne sono invece stati, come anche quelli più teneri o assolutamente esilaranti, e non è facile in una serie dramedy, raggiungere il giusto equilibrio e distribuzione tra i due elementi all’interno della stessa puntata, della stessa serie.

    Per quanto mi riguarda, finora, c’era riuscito, con risultati medio-alti, solo “Shameless US”, e considerando che la natura umana che si è scelto di raccontare ambientando una serie fuori e dentro una prigione è assai più varia e variegata, impossibile non aggiungere alla lista delle pochissime serie in grado di raccontare “l’umanità” tra una carezza ed uno schiaffo anche questo bellissimo, sorprendente, emozionante e toccante “Orange is the New Black”. Voto 9.

     
    • xfaith84 L'autore dell'articolo

      Secondo me non dipende solo da cosa si è deciso di raccontare, ma dal fatto di voler creare un universo variegato di persone che poi, scava scava, sono tutte bene o male “innocenti”. Non è sufficiente dichiarare “non vogliamo rappresentare quello, ma solo questo” per far sembrare la cosa originale: se si vuole rappresentare una parte della realtà – anche perché la serie è tratta da un libro e da una storia vera – scegliere di non raccontarne una parte non è per forza stile; io personalmente, andando avanti, l’ho percepita come forzatura.

      Non considero il periodo in cui va in onda una serie elemento di giudizio, quindi che questa estate ci fossero più o meno serie di valore in giro non può (e non deve) influenzare il voto. Ad ogni modo, come hai colto giustamente tu, mica l’ho stroncata eh! Anzi, l’ho vista nel giro di pochi giorni e l’ho apprezzata molto, soprattutto all’inizio; è stato verso la fine che secondo me è mancato qualcosa nella costruzione dei vari personaggi, ma ripeto, il prodotto è buono e i difetti stanno più in una certa forma che non nella sostanza. Del resto è solo la prima stagione, sono convinta che già con la svolta di Piper avremo una seconda annata molto più interessante.

       
      • Namaste

        Siamo evidentemente focalizzati su due diversi aspetti della serie, il tuo che tende ad analizzarne quello più corale, trovando per questo alcune scelte discutibili, e il mio, di chi sceglie invece di soffermarsi sull’interessante e per nulla scontato percorso affrontato finora dalla protagonista.

        Bisognerebbe capire a questo punto cosa intendi per la “svolta di Piper”, se ti riferisci cioè all’evento culminante che vediamo alla fine, quello che potrebbe far aumentare il suo periodo in galera (ma anche no, gli basterebbe dimostrare la legittima difesa), o se invece a quello che abbiamo visto già qualche episodio prima, quando cioè ci rendiamo conto che “Miss College”, la protagonista che ad inizio serie vedevamo solo come una persona goffa, magari solo una povera vittima di alcune cattive scelte di vita, con cui potevamo addirittura sodalizzare, si rivela in tua la sua meschinità, ipocrisia e cattiveria (esempio lampante quando sceglie di lasciare l’ex-amante da sola nel giorno del funerale della madre). Per me è stata quella la vera svolta, quella di trasformare la protagonista da “innocente” con cui empatizzare a “colpevole” da detestare, rendendo con questo la serie più interessante proprio alla fine che non all’inizio. È stata la galera a trasformare Piper in una persona “cattiva” oppure la galera ha solo fatto venire fuori un lato oscuro del suo carattere che in verità c’è sempre stato?… Maledetto “Breaking Bad”!… 🙂

         
        • xfaith84 L'autore dell'articolo

          ahah in effetti Breaking Bad spinge a riflessioni interessantissime sulla natura umana! Dunque, vediamo. Io non credo che Piper abbia subito alcuna svolta quando si è rifiutata di andare al funerale della madre di Alex (anni e anni prima, tra l’altro, quando era una giovane pischella). Si è comportata da stronza, e ok, ma poco altro. Nei flashback successivi ci viene sempre mostrata nello stesso modo: fidanzata, di buona famiglia, col lavoro più ciccioso del mondo… insomma, non proprio una vita travagliata.
          Quando arriva in carcere è esattamente quel tipo di persona, e ciò che io imputo alla scrittura è stato quello di giocare un po’ troppo su questa sua ingenuità – a volte sembrava veramente cretina, giuro che mi faceva venire i nervi!
          Dopodiché è successo qualcosa, ed è lì che si arriva alla svolta. Forse gli autori hanno capito che era ora di un cambiamento e il suo atteggiamento, spesso arrendevole, è diventato ben più consapevole, ed è sfociato nel primo momento “vero” di Piper in carcere: quel discorso a Dina (la ragazza in sedia a rotelle) che io ho trovato bellissimo proprio perché segna il primo cambiamento nella ragazza.
          Quello che invece io definisco svolta, in funzione di quella che sarà la prossima stagione, è ovviamente il pestaggio di Pennsatucky. Piper mi ha sempre dato l’impressione di essere una troppo tranquilla, troppo ingenua, che però poi quando non regge più esplode e esplode male.
          E sì, forse nel caso del funerale mancato è stata una sua piccola ribellione in nuce, ma è qui che esplode davvero – e infatti non riesce a smettere di picchiare Pennsatucky, quasi come se, una volta scoperchiato il dolore, non riuscisse più a richiudere tutto.
          Ovvio che questa è solo un’interpretazione, ma è il motivo per cui – pur non soddisfattissima di come è stata trattata durante la stagione – sono fiduciosa per la seconda.

          =)

           
        • Namaste

          Mi riferivo però ad un’altro tipo di svolta. Quello che intendevo dire è che di solito nei telefilm abbiamo sempre un protagonista o in questo caso una protagonista per cui “fare il tifo”, empatia che di solito esula il concetto di personaggio buono o cattivo, perchè il concetto di fondo è che anche quando quel personaggio dovesse compiere, per propria scelta o perchè costretto, delle azioni moralmente discutibili come mentire, tradire o uccidere, l’episodio dopo succederà qualcosa (sensi di colpa, voglia di redimersi) per cui, come spettatori, saremo disposti a perdonarlo. Il messaggio che deve passare è: “al suo posto lo avrei fatto anch’io”.

          Quello che però avviene nel caso di Piper – o che quantomeno io ho colto, fermo restando che può essere solo una mia impressione – non è il semplice passaggio da persona arrendevole a persona che reagisce in base agli eventi, quanto invece quello che avviene con Hannah In “Girls” ovvero una precisa scelta dell’autrice di presentarci una protagonista che, man mano che la storia va avanti, diventa volutamente sgradevole, e quindi da condannare, moralmente, tramite la pena che sconterà in prigione. Ripeto, può essere solo una percezione su cui, tra l’altro, in recensione, non si fa accenno, quindi probabilissimo (chi ha già letto il libro può magari darne conferma) che abbia preso un abbaglio.

          A proposito della seconda stagione ho solo qualche riserva relativa al fatto che l’attrice che interpreta il personaggio di Alex Vause dovrebbe tornare solo per pochi episodi prima di sparire del tutto, questo per dire che se puntano sulla simpatia della protagonista, stanno freschi…

           
  • xfaith84 L'autore dell'articolo

    Non so, mi sembra strano che l’intento possa essere quello visto che il tutto si basa sul racconto autobiografico di Piper Kerman e non credo che la signora abbia voluto autocazziarsi più di quanto non abbia già fatto quando ha capito che si è rovinata la vita per un’idiozia. Poi per carità, tutto può essere!
    Però, parlando strettamente a livello personale, devo dire che se Piper mi è stata piuttosto antipatica per la sua, chiamiamola così per semplicità (anche se è un po’ più complesso), “ingenuità”, lei come personaggio non mi è stato antipatico tout court. Anzi, la “svolta stronza” me l’ha fatta rivalutare dandole un po’ più di spessore che, santo cielo, fino a quel momento era proprio mancato; e poi permettendole di sfogare un po’ di quell’isolamento emotivo che le arriva su tutti i fronti (l’ho omesso nella recensione per esigenze di spazio, ma vogliamo parlare dell’amica? Che la estromette dagli affari “perché tanto tu starai mesi in carcere, meglio che ci pensi solo io”? C’è una quantità di egoismo in coloro che sono fuori davvero sconcertante).

    Su Alex, beh, mi spiacerebbe molto.. è forse il personaggio che mi piace di più e sarebbe un vero peccato!

     
  • Attilio Palmieri

    OITNB conferma Netflix come la grande novità dell’anno. Sfornare in un solo semestre due serie come questa e House of Cards non è roba da poco. Questa poi pigia davvero forte sul pedale dell’originalità, offrendo modelli narrativi che, a parte Shameless, in America quasi nessuno adotta – Diverso il discorso per il Regno Unito in cui la fusione di dramma e commedia è insita alla loro cultura, letteraria cinematografica e televisiva.
    Una serie che si lascia divorare insomma, della quale è impossibile annoiarsi. Chapeau

     
  • Amos

    Anche io reputo la serie un ottima sorpresa e penso meriti un 8 pieno,è vero che si è privilegiato raccontare una certa tipologia di detenute ma è stato fatto con una certa coerenza.
    Sono d’accordo sul personaggio di Larry, è stato utilizzato forse troppo per muovere gli avvenimenti andando però lederne la credibilità.
    Haley è un personaggio che invece trovo sia stato gestito bene, un personaggio che ci viene svelato poco per volta,è chiaramente disturbato ed è il più subdolo e pericoloso tra le guardie.

     
  • xfaith84 L'autore dell'articolo

    @Vic: mah, io ho visto Orange is the new black, tu?
    A parte gli scherzi, non mi sembra di aver scritto titolo-voto e stop. Ho spiegato (anche piuttosto a lungo, peraltro) i motivi di un voto che, non so voi, ma io ero piuttosto contenta di prendere quando andavo a scuola.
    Ho argomentato i diversi punti per cui secondo me certe cose non hanno funzionato, ribadendo in più momenti – anche nei commenti – che si tratta di questioni di forma e non di sostanza, che invece è ottima. Posto che stiamo parlando tutti di nostri pareri e non di verità insindacabili, quali sono i motivi per cui daresti di più? su cosa sei d’accordo, su cosa no? Commentare semplicemente un voto (che è un numero, una battuta o a volte 2 su un ammontare di 8000) mi pare un po’ riduttivo, non trovi?

    @Amos: io invece credo che healey sia stato scritto con troppa leggerezza, decidendo di mostrarne questo lato pericolosissimo con una rapidità quasi da bipolare. Se già la volta in cui aveva messo Piper in isolamento si era dimostrato parecchio folle, ma ci poteva ancora stare, secondo me col finale si è voluto strafare; non può essere così squilibrato da lasciare una carcerata in compagnia di una come Pennsatucky. Va bene disegnarlo psicolabile, ma non è che allora tutto è concesso eh, non se vuoi dare una coerenza al personaggio.
    Ad ogni modo, visto che si parla di voti, tra 7 e mezzo e 8 non c’è poi tutta questa differenza =)

     
    • Amos

      Diciamo allora che un 8 e mezzo era più appropriato =)
      A parte gli scherzi, serie che ho trovato davvero pregevole e con diversi elementi d’interesse,riesce a bilanciare benissimo i momenti comedy con quelli drama e a parte alcune direi fisiologiche “concessioni narrative” per far avanzare la trama e i personaggi (che sono scritti molto bene più o meno tutti,con dialoghi fantastici,tra l’altro)è a mio parere la sorpresa dell’anno e ci restituisce la showrunner di Weeds rigenerata e al meglio dopo le ultime stagioni del suddetto Tf davvero scadenti. Grande Netflix!

       
  • Amos

    Aggiungo come ultima cosa che praticamente quasi tutti i personaggi ci vengono mostrati in maniera solo parziale all’inizio con piccoli tocchi,accenni disseminati l’ungo gli episodi (ad esempio, Healey che già dal primo episodio,quasi fosse un monito all’inevitabile,avverte Piper di non avere assolutamente rapporti lesbo con altre detenute) Piper,Larry,Healey,Crazy Eyes e persino Mendes si rivelano essere ben diversi da come appaiono all’inizio serie.

     
    • xfaith84 L'autore dell'articolo

      che ci siano delle evoluzioni e soprattutto una costruzione dei personaggi lenta e ponderata è giustissimo! il punto è che, secondo me, a Healey non è stato riservato un trattamento corretto. Sì, ci sono all’inizio dei suggerimenti sulla sua lesbofobia ma, ripeto, a mio avviso la cosa nell’ultima parte della stagione esplode in modo nient’affatto ponderato. Poi, ovviamente, sono opinioni. Crazy Eyes e Mendez vengono analizzati meglio, Piper quasi anche se ho apprezzato più la seconda parte della prima, ma Healey e Larry li ho percepiti proprio come scritti con un po’ troppa leggerezza.
      Sull’alternanza comedy drama invece condivido, è uno dei punti di forza della serie ed è gestito praticamente sempre benissimo.
      =)

       
  • SerialFiller

    Non ho ancora letto l’articolo ma solo visto il voto perchè ero curioso. Sono a metà stagione e credo proprio che fra 2 giorni a massimo finirò questa bella prima stagione.
    Non saprei che commenti fare se non che questo tema è stato trattato con una delicatezza eccezionale e che le puntate scorrono in maniera molto piacevole, magari assolutamente non con il trasporto emotivo di un sons of anarchy o un breaking, e questo è gia qualcosa.
    In attesa della seconda parte posso reputarmi soddisfatto di cio che ho visto finora, nonostante un paio di puntate nn proprio eccellenti a dire il vero.

     
  • SerialFiller

    Finita …
    Bella e piacevole, la serie si dimostra una delle migliori novità della prima parte di 2013 insieme ad Americans, Utopia ed House of Cards. Carina, capace di affrontare temi importanti con estrema leggerezza davvero ottima serie ocn chiari riferimenti ad OZ per l’ambientazione e a Breaking Bad per l’evoluzione del protagonista.
    Per me OITNB ha un grandissimo difetto: è molto prevedibile.
    Per quanto mi riguarda è stato molto semplice prevedere passaggi chiave della serie.
    Piper che torna da Alex, Piper che sbrocca con Dogget, Larry che segue ogni consiglio genitoriale, quello che avrebbe detto Larry alla radio, Tricia impiccata, ecc…

    Giuro che io avevo ampiamente previsto tutto. Non so se per voi sia sto lo stesso ma se cosi fosse sarebbe effettivamente un qualcosa che spesso toglie l’effetto sorpresa e dunque quel piacere nel guardare un prodotto che risulta fondamentale per noi serialamanti.
    Voto Serie 8–
    Entusiasmo nel vederla 6++

     
    • xfaith84 L'autore dell'articolo

      Ma sì, diciamo che l’effetto sorpresa non è stato molto presente, però mi ha dato fastidio relativamente poco rispetto ai punti di cui ho parlato nella recensione, che secondo me sono stati proprio quello che ha impedito alla serie di offrirsi davvero come completa.
      Larry che segue i genitori o che dice quelle cose alla radio più che di prevedibilità di scrittura mi fanno parlare di esempio di personaggio scritto male, come purtroppo è capitato quasi a tutti i personaggi maschili della serie. Per il resto, a parte l’ingenuità disarmante di Piper che è durata fin troppo, tutti gli altri punti più prevedibili non mi hanno disturbato più di tanto.