Breaking Bad – 5×16 Felina 36


Breaking Bad – 5x16 FelinaYou know the business and I know the chemistry.”
Queste le parole di Walter White che, rivolte a Jesse Pinkman, hanno dato inizio a tutto. L’incontro tra due caratteri di rara complessità, la reazione chimica tra loro e le relative conseguenze, hanno offerto uno dei più intensi esempi di serialità televisiva, che questa settimana giunge al suo attesissimo epilogo.

Chemistry is the study of matter, but I prefer to see it as the study of change.”

Vedere l’episodio pilota a sei anni di distanza, con la possibilità di dare ordine a un discorso concluso, che ha un inizio e una fine, dà la sensazione di quanto l’intero progetto di Vince Gilligan sia stato capillarmente studiato a tavolino e abbia avuto nella puntata d’apertura il tassello seminale dell’intero racconto. L’idea generativa della serie è quella che vede la chimica come grade metafora, come quella disciplina che con le sue regole spiega perfettamente un emozionante racconto di finzione come questo. La natura trasformativa degli elementi è la stessa dei personaggi principali (quanto sono cambiati Skyler e Jesse dalla prima stagione?), veri architravi della serie, così come è il cuore vitale del protagonista: una camaleonte, un virus, un soggetto le cui capacità d’adattamento poggiano su un’incredibile malleabilità, sulla possibilità, quasi fosse un elemento liquido, di assumere sempre la forma del recipiente che lo contiene, salvo poi passare allo stato solido e distruggerlo.

All bad things must come to an end”

Breaking Bad – 5x16 FelinaQuesto sedicesimo episodio è senza dubbio uno dei capitoli televisivi più attesi degli ultimi anni, segmento ultimo di una stagione perfetta in ogni sua parte. Innanzitutto, a conti fatti, la scelta di dividere la stagione in due parti è risultata assolutamente vincente, per diversi motivi: in primis quello economico – due stagioni equivalgono a profitti per due annate; in seconda battuta quello relativo agli indici d’ascolto che, dividendo la stagione in due parti, aumenta i picchi d’attenzione e le aspettative sugli episodi; infine, ma non per importanza, quello più strettamente estetico. A proposito di quest’ultimo, questa soluzione ha fornito l’opportunità di suddividere la stagione in due tronconi di cui il primo è stato una vera e propria semina; dopodiché è seguito un momento di iato, in cui non solo le aspettative hanno potuto fermentare, ma gli autori hanno avuto anche il tempo di gestire nel migliore dei modi possibili il secondo troncone, quello dove andare a raccogliere i frutti più maturi, quello in cui sparare gli ultimi fuochi. A conferma di quest’impostazione c’è il fatto che la produzione ha scelto giustamente di chiamare questa seconda metà non quinta stagione – parte due come tutti si aspettavano, ma final episodes, un titolo che ha in sé una dichiarazione d’intenti. Un episodio finale che inserisce i suoi elementi (questa volta è proprio il caso di dirlo) sin dal titolo e dalla locandina promozionale, “Felina”, ovvero la parola che deriva dall’unione delle sillabe che costituiscono gli elementi del ferro, del litio e del sodio. I tre sono rispettivamente gli elementi dominanti del sangue, della metanfetamina e delle lacrime, le tre parole chiave della puntata nonché estrema sintesi dell’intera serie. Funzione altrettanto riepilogatrice è affidata a quel “Live Free or Die”, titolo dell’episodio d’apertura della stagione, motto ufficiale dello stato del New Hampshire e, last but not least, spirito guida e al contempo soluzione degli ultimi momenti di vita del protagonista.

Just get me home. Just get me home.”

Breaking Bad – 5x16 FelinaIl cold open di “Felina” sembra riprendere proprio dove “Granite State” aveva concluso, con uno spaccato su Mr. Lambert, terza incarnazione del trasformismo del signor White. Quello a cui si assiste però è un protagonista alla fine dei suoi giorni (come d’altronde l’intera serie), una presenza fantasmatica, un corpo stremato, malato e infreddolito, la cui condizione è resa alla perfezione dalla regia di Gilligan, che con un uso certosino dei jump cut restituisce al pubblico la sensazione di confusione e spossamento. Il genio di Walt, ormai lo sappiamo certezza, non è quasi mai stato contrassegnato dalla freddezza e dal calcolo infallibile, come poteva essere quello di Gus, ma piuttosto da un talento innato per l’improvvisazione: una sorta di astuzia emergenziale che non avrebbe mai avuto lo stesso risultato se non fosse stata accompagnata da un’abbondante dose di fortuna. L’incipit di quest’episodio non sembra fare eccezione: un Walt incapace di accendere l’auto senza chiavi, quasi congelato, sorpreso a pregare, ormai senza speranza e con la polizia in arrivo, si vede improvvisamente cadere le chiavi dal parasole del veicolo (momento sottolineato anche da un leggero ralenti del regista), ultima scialuppa di salvataggio, tentativo della disperazione puntualmente premiato dalla fortuna, come tante altre volte è successo nel corso della serie. Immediatamente quello spettro più morto che vivo ha un colpo di coda, ritrova fiducia, sente il destino dalla sua parte e l’occasione alla sua portata; in pochi attimi ritorna quello sguardo vispo, carico di rabbia e di intelligenza, lo stesso ammirato sul finale dello scorso episodio; occhi testimoni di quel fuoco interiore che distingue i purosangue dai cavalli da soma.

Walt, just say the word and I’ll take you on a ride-along. You can watch us knock down a meth lab, huh? Get a little excitement in your life?”

Breaking Bad – 5x16 FelinaIl flashforward che ha aperto questi final episodes ci diceva che Walt sarebbe tornato a casa e ad aspettarlo avrebbe trovato un appartamento vuoto, distrutto e con un’enorme scritta gialla a indicare il suo nome d’arte. Nel recupero di questa sequenza non solo viene mostrato il tumulto emotivo del protagonista, affiancato all’epica del cavaliere solitario che torna a casa trovandola bruciata, ma viene dato spazio anche ad attimi di pura riflessione. È in questo frangente che si inserisce il flashback della prima stagione, primo tassello di una serie di risposte mai ridondanti o didascaliche, che emergeranno fino alla conclusione. In quella scena Walt è deriso davanti a tutti da Hank per la sua vita anonima, mediocre e piccolo-borghese, e la sua timidezza non riesce in alcun modo a contrastare la volgare sopraffazione del cognato. Tutto è cambiato negli anni che sono trascorsi tra quel passato e il presente, e la sua trasformazione ha senza dubbio come primo motivo scatenante quello dell’autodeterminazione, della liberazione da una gabbia sociale che lo vedeva vittima di scene come quella del flashback di cui la prima stagione abbonda. Walt ormai sa di poter essere una “timebomb”, come l’aveva definito Mike; sa di potersi auto-detonare e in maniera estremamente sintomatica piazza l’orologio sulla pompa di benzina, in primo piano, davanti ai nostri occhi. Tic, tic, tic, lo show ha inizio, il fantasma sta tornando in città, dai personaggi ma anche dagli spettatori, a raccontare loro ogni cosa e a concludere questa straordinaria avventura. Il tempo è limitato, bisogna fare in fretta, bisogna tagliare il superfluo e concentrarsi sulla sostanza; la salute consente a Walt solo poche cartucce e agli spettatori da questo momento rimangono solo una cinquantina di minuti scarsi prima di dire addio a Breaking Bad.

Cheer up, beautiful people. This is where you get to make it right”

Breaking Bad – 5x16 FelinaLa prima tappa dello spettacolo è la casa di Gretchen e Elliot. Heisenberg arriva in casa loro come uno dei tanti personaggi del western eastwoodiano, un cavaliere pallido che si aggira nell’ombra e che compare all’improvviso, ma anche un revenant alla cui manifestazione è difficile credere. La presenza spettrale di Walt, il suo aspetto così diverso dal passato e la determinazione del suo agire terrorizzano i coniugi milionari. Questa sequenza non manca di sottolineare l’ambivalenza di Walt, che inizialmente prova a mostrare il suo volto umano, quello del padre di famiglia in punto di morte che chiede la cortesia ai due ex amici, che tenta di salvare i propri cari attraverso due persone al di sopra di ogni sospetto; tuttavia, è la natura profonda di Walt quella che l’ha spinto a spaventare i due, quel carattere tipicamente gangsteristico in cui il protagonista ha scoperto se stesso. Completato l’onere della consegna dei soldi, Walt passa allo spettacolo, sottolineato con precisione dall’avvento della musica di Dave Porter; alla messa in scena del proprio talento, naufragando nel proprio narcisismo con successo, minacciando i due scienziati babbei con due laser giocattolo. Perché va bene i soldi, va bene la famiglia, ma in punto di morte il ruolo del vendicatore ha un gusto troppo speciale per potervi rinunciare.

I did it for me. I liked it. I was good at it. And I was really… I was alive.”

Breaking Bad – 5x16 FelinaLasciando per un attimo da parte la cavalcata finale, la scena madre della puntata è sicuramente l’ultimo incontro tra Walt e Skyler. Quel “five minutes” iniziale introduce una sequenza di straordinaria fattura, visiva e narrativa, capace di mostrare tutta l’umanità di due personaggi arrivati al culmine della loro stratificazione. La dimensione fantasmatica di Walt è ribadita dalla sua entrata in scena a sorpresa, dietro il pilastro, quasi fosse un’apparizione. Qui lui e la moglie danno vita a un dialogo in campo e controcampo di rara intensità, speculare per certi versi alla telefonata in “Ozymandias” (non a caso citata anche da Walt), ma questa volta vis a vis, guardandosi negli occhi. Proprio gli occhi, anzi le lacrime, sono protagonisti dell’altro grande legame tra quella conversazione e questa: se in quel caso le lacrime di Walt erano dovute al dolore provato nel mentire alla moglie, alla sofferenza di recitare la parte del mostro pur di salvarla, in questo caso gli occhi lucidi sono quelli della sincerità, di un uomo che prima di lasciare la famiglia (e la serie) decide di essere davvero onesto con la propria moglie. Walt sa benissimo che la probabilità di riprendersi i soldi è bassissima, tuttavia c’è un istinto, una pulsione interiore che lo fa sentire vivo attraverso la vendetta, attraverso la dimostrazione che è lui il numero uno. Si tratta di una sequenza perfetta, seppur nel suo minimalismo, dove piccoli dettagli fanno un’enorme differenza, come la scelta di Gilligan di inquadrare Skyler e Walt divisi dal pilastro dell’appartamento, limite ormai invalicabile che sancisce la loro irreversibile separazione. Allo stesso modo, quando Walt osserva di nascosto per l’ultima volta il suo primogenito, lo fa attraverso una finestra che gli costruisce attorno una sorta di gabbia, una griglia che lo tiene recluso, che lo lascia fuori dalla famiglia e da quello che era il suo mondo; un ostacolo a cui volta le spalle andando via per la propria strada, verso il colpo finale.

He’s alive, isn’t he? He’s cooking for you. What, are you gonna lie?”

Breaking Bad – 5x16 FelinaL’invenzione dal nulla, il colpo di scena artigianale, l’artiglieria pesante al servizio della creatività più genuina. Quando in “Live Free or Die” abbiamo visto Walt con tutte quelle armi abbiamo immediatamente pensato a un finale da uno contro tutti, un epilogo alla Scarface o Cane di Paglia, senza ovviamente immaginare cosa avrebbe potuto partorire la sua mente. La bravura del Gilligan sceneggiatore questa volta è nel non fornire lo spiegone conclusivo sul rapporto tra Walt e Jesse, non semplificare rapporti e caratteri la cui complessità ha impiegato anni per arrivare a questo livello. Per questa ragione è lasciata abbastanza aperta la questione del salvataggio di Jesse, in modo da non mettere sulla testa del protagonista né il cappello del buono né quello del cattivo, così come nel confronto finale tra i due da parte di Jesse non arriva né lo sparo né il grazie. La mia personale opinione è che nel piano di Walt c’era come priorità l’uccisione di tutti i nazisti; poi, trovandosi alle strette e senza le chiavi a portata di mano, ha fatto in modo di distrarre Jack con la storia di Jesse per recuperare le chiavi. A quel punto, dopo averlo visto in faccia, tutto è andato nella direzione di uccidere tutti tranne Jesse: sia per mettersi, anche solo parzialmente, in pace la coscienza, sia per dimostrargli ancora una volta che lui se vuole ruba la scena a chiunque.

Come here! Take a look at him. Have a gander. This is my partner. Right, partner? Right, buddy? Hardworking, good partner, 50-50 partner.”

Breaking Bad – 5x16 FelinaQuale sarà l’eredità di Breaking Bad? Senza dubbio l’originalità, declinata in molteplici modi. Dal punto di vista sia formale sia narrativo una delle cose che faranno più scuola sarà l’uso programmatico del dettaglio. Quella che da sempre è stata una figura secondaria del linguaggio cinematografico, una soluzione ancillare e spesso di contorno, in questa serie diventa il cuore di molte situazioni narrative e il centro estetico della loro messa in scena. Le chiavi dell’auto di questo season finale sono solo l’ultima di un’infinita serie di oggetti. Allo stesso modo è stato trattato il taglierino con cui Gus uccide Victor in “Box Cutter” e così è sempre stata trattata la fiala di ricina, che tanti fili ha mosso nelle ultime due stagioni. Un altro esempio dell’uso del dettaglio, questa volta soprattutto narrativo, è una delle perle della puntata, ovvero il “sogno” di Jesse. Questi si immagina di fare un lavoro manuale, alle prese con la costruzione di una scatola, una scatola perfetta, liscissima e lucidissima, fatta con le sue mani. In prima battuta l’oggetto rimanda a quella scatola ben più grande di cui è stato a lungo prigioniero, ma a una visione attenta questa sequenza onirica rivela tutta la sua complessità: nel nono episodio della terza stagione, “Kafkaesque”, durante una riunione al centro di riabilitazione lo psicologo chiede a Jesse cosa farebbe se potesse fare qualsiasi cosa senza problemi di soldi. Questi risponde trovando dentro di sé l’unico vero momento di innocenza, di purezza, di gioia autentica, ovvero ricordando quando al liceo fece un corso di ebanisteria e gli diedero da costruire una scatola, e lui la fece tutta da solo con passione e soddisfazione. Si tratta di una scena intensissima, nella quale Jesse descrive con dovizia di particolari tutte le azioni che gli vediamo compiere nella sequenza onirica di questo season finale, diverse stagioni dopo.

Jesus, Mr. White…”

Breaking Bad – 5x16 FelinaUn altro lascito fondamentale di Breaking Bad, relativo ancora alla sua prepotente originalità, è dato dall’intelligentissimo uso dell’ironia: senza mai arrivare a essere un dramedy, la serie è riuscita a dare vita a un registro in cui il grottesco si fonde col dramma, e la violenza, fisica e verbale, è spesso portata al parossismo rivelando il suo controcanto ironico. Un’estetica sicuramente debitrice del cinema di Tarantino e dei fratelli Coen, autori dai quali però la serie ha saputo emanciparsi, sviluppando una visione del mondo originale, poliedrica e solidissima. La personalità di Saul, la maniacalità innata di Gustavo Fring, la malvagità stupida di Todd, l’elitarismo velleitario di Lydia, la corporatura e il carattere (specie nelle prime stagioni) macchiettistici di Hank, le connotazioni cartoonesche dello zio Jack, la struttura fisica di Huell, sono tutte componenti che nella loro compresenza alimentano un contesto in cui ironia e dramma vanno di pari passo, con un equilibrio inedito per delle narrazioni di questo tipo.

I guess I got what I deserved” (Baby Blue – Badfinger)

Breaking Bad – 5x16 FelinaLa doppia vita di Walt è conclusa dalla sua doppia morte: se il professore di chimica muore di cancro (si potrebbe dire che sia morto già nel pilot o che da lì abbia iniziato a morire), l’altro Walt, quello che spesso ha assunto la maschera di Heisenberg, muore con un colpo di mitra alla pancia, per mano di quella machine gun che egli stesso aveva costruito. Una fine che sintetizza il genio improvviso e irrazionale del protagonista, prova definitiva di quanto quell’enorme ardore di dimostrare agli altri che può sempre essere il migliore possa avere un riflesso autodistruttivo. Il finale con gli occhi lucidi, l’impronta di sangue sul macchinario per la metanfetamina (blood, meth, tears) e la maschera in mano come feticcio, simbolo della sua emancipazione, chiudono la sua parabola avvolgendola di poesia.

Walt muore nel laboratorio che per sineddoche rappresenta la chimica, la sua vita, quella parte della scienza in cui ha dimostrato di essere il migliore; il suo tesoro, ciò che l’ha fatto sentire vivo e che lo fa morire in pace. La sua storia si chiude con un finale coraggioso perché scritto con una maniacalità scientifica, chimica, capace di dare risposte quasi a tutto, accontentando fan e osservatori, fungendo da grande album dei ricordi e da omaggio.

Grazie di tutto, Breaking Bad.

Voto episodio: 9,5

Voto stagione: 10

Voto serie: 10

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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36 commenti su “Breaking Bad – 5×16 Felina

  • Mark May

    La grandezza di questo telefilm e di chi ha scritto, diretto, sceneggiato questo FI-NA-LE sta tutto nel come abbia lasciato un velo di poesia,speranza e lieto fine ad una storia e ad un personaggio che tutto ha avuto fuorché un lieto fine… Eppure WW muore da persone serena, libera e quella sensazione che tutti noi abbiamo provato è sintomatica del rapporto fra noi e lui, come se gli altri personaggi della storia fossero solo secondari e l’unica cosa che importava veramente a Gilligan fosse fare contento WW e di conseguenza noi, o forse il contrario… Non ho parole, non ho veramente parole, ringrazio solo di esserci potuto essere.
    Ps: Bellissima recensione, non capisco come abbia fatto a dimenticare la scena della scatola di Jesse, se solo me ne fossi ricordato avrei cominciato ad applaudire già dall’inizio, è stato uno di quei momenti che più mi avevano fatto storcere il naso, che stupido -.-‘

     
  • Stevensen

    Recensione ottima, scritta col cuore.
    Breaking Bad è riuscito (e pensavo fosse impossibile) a scalzare il mio telefilm preferito ‘I Soprano’ .
    Tutto perfetto con un doppio finale Ozymandias e Felina dove con Ozymandias si sarebbe tranquillamente potuto concludere il tutto. Arte allo stato puro!

    GRAZIE BREAKING BAD

     
  • Francesca Anelli

    Splendida recensione, Attilio. Aggiungo solo che oltre a blood, meth e tears, Felina ricorda la canzone di Marty Robbins che si sente quando Walt ruba la macchina. Si chiama “El Paso” e parla di un uomo che ritorna dalla sua amata. Altra prova di quanto questa serie sia attenta ai dettagli.

     
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Grazie Fra! Vero, il titolo sarebbe anche un anagramma di Finale, tra le altre cose. Era impossibile inserire tutto in un pezzo che già è un po’ oltre la lunghezza media degli articoli, ma per questa volta era necessario spiegarsi bene e omaggiare la serie.
    Tra gli altri bellissimi dettagli c’è la suoneria del cellulare di Todd, “Lydia the Tatooed Girl” dei fratelli Marx.
    Qui il link http://www.youtube.com/watch?v=n4zRe_wvJw8
    Sto cercando in tutti i modi di impostarla come suoneria.

     
  • September

    Attilio hai scritto una recensione eccezionale, velocissima tra l’altro. E’ stato un piacere leggerla ed è stato bellissimo vedere quei meritatissimi voti finali a serie episodio e stagione, messi finalmente li senza paura di essere troppo generoso. L’unica paura che ho dopo avere visto il finale e dopo aver realizzato che BB ci ha abbandonati è che temo non rivedremo per decenni una serie migliore o quantomeno di siffatte qualite registiche, attoriali, di sceneggiatura, fotografia e di Qualita con la Q maiuscola in ogni senso.
    Finale appropriatissimo, bellissimo, commovente ed esaltante, calmo e ritmato, riflessivo e stordente. Un vero manuale su come si debba concludere una serie. La scena finale, i minuti finali dopo averli rivisti la quinta volta assumono connotati sempre più poetici a mio avviso. Jesse finalmente libero non solo dalle catene ma dalle manipolazioni e le ingerenze del suo mentore, rifiuta di ucciderlo e con un cenno del capo corre verso la libertà. Verso Brock? Verso l’Alaska? Verso un posto di blocco? O verso il suo sogno onirico perfettamente rappresentato nella puntata? Jesse è libero perchè è stato salvato da Walt, il quale lo abbraccia, lo scaraventa aterra prima che la stanza diventi un poligono di tiro e soprattutto a terra lo protegge. L’ultimo istinto di Walt è salvare il suo figlioccio e con lo stesso cenno del capo che aveva decretato la sua condanna a morte lo libera definitivamente. La scena con Skyler è una delle scene più potenti della storia telefilmica e non. Attori superlativi e dialogo da brividi. Walt regala a Sky la possibilità di mettere finalmente una piccola pietra sopra agli eventi accaduti e di perdonarsi per cio che è successo, spostando finalmente in una sorta di confessione spirituale il centro delle motivazioni sulla sua voglia di rivalsa sulla società e di autodetermninazione e soprattutto perchè tutto quello finalmente dopo 50 anni di anonimato, soprusi ed ingiustizie lo faceva sentire “alive”. Il lascito più grande che lascia breaking bad secondo me non è nel avvertirci che le cose brutte portano brutte conseguenze ( il che è vero e supercondivisibile), ma il vero testamento della serie sta a mio avviso nell’aprirci gli occhi e abbattere o quantomeno spostare i nostri limiti e non vivere la nostra vita in panchina. Rifuggire dalle ipocrisie della società, alzarsi dalla panchina metaforica che è la mediocrità e vivere appieno la vita. Qui ilprotagonista fa una scelta estrema, va incontro a vicende assurde ma il messaggio non cambia: fate cio che vi rende liberi e non attendete semplicemente la morte. “Live free or die, death is not worst of evils” recita l’intero motto del new Hampshire.
    I 2 minuti finali sono da infarto per chi come me ha vissuto questa serie come una sorta di privilegio, con una sorta di devozione ed adorazione. Quando è partita la canzone dei badfinger mi si è stretta la gola perchè ho realizzato che quella sarebbe stata l’ultima scena. Avete in mente una canzone più adatta di quella per chiudere la serie? Io no sinceramente. Walt nel suo ultimo viale dei ricordi, sereno e sorridente attraversa il salone delle sue bellezze, in un laboratorio non suo ripercorre il suo capolavoro, i 18 mesi di vita che con i denti ha strappato alla morte, e tra una beuta volumetrica ed una maschera, si specchia per l’ultima volta in uno dei suoi pentoloni e prima che la polizia arrivi si riversa a terra felice, sereno, in pace, beato, libero ma morto nel suo habitat naturale, nel regno costruito dal nulla grazie ad un talento per la chimica, per l’improvvisazione e la logica criminale senza eguali. E intanto “Baby Blue” sta per volgere al termine… il Blood (Fe) è stato versato a fiumi, la meth (Li) non la produrrà più nessuno e le Tears (Na) scorrono a valanga sui nostri poveri volti normali.

    All hail the king. Grazie Walt. Grazie Vince.

     
  • xfaith84

    Bellissima recensione Attilio, davvero.
    E’ stata una puntata per certi versi strana, dove la fin troppa fortuna di Walt nel portare a termine ciò che voleva prima di morire (che forse, chissà, è proprio un tributo a tutte le volte ha vissuto sul filo di rasoio) è stata forse un po’ troppo accentuata.

    Eppure quanta bellezza in quella doppia morte di Walt/Heisenberg, è la prima cosa che ho notato. Da sostenitrice quale sono sempre stata dell’esistenza di un doppio motore, famiglia per Walt e ego per Heisenberg, la “confessione” a Skyler l’ho trovata bellissima proprio perché sembra che queste due parti siano finalmente scese a patti e si siano riconosciute a vicenda. E menzione d’onore per Anna Gunn, fino alla fine semplicemente perfetta.
    Così come il finale della scorsa puntata (che tutti abbiamo imputato all’ego) si è rivelato essere legato alla soluzione per far arrivare i soldi alla famiglia – che poi si sia divertito a spaventare gretchen e quell’altro è secondario, il motore primo è un altro -, così decide di vendicarsi dei nazisti e forse all’inizio anche di Jesse. Ecco, l’unica cosa è che non credo che volesse davvero recuperare i soldi, nemmeno prima di essere colpito: voleva semplicemente vendicarsi degli assassini di Hank, di fatto di coloro che hanno dato il via al rush finale.

    E l’incontro con Jesse.. non credo ci siano parole. Quella scena della terza stagione l’avevo completamente rimossa, tanto più che sulle prime avevo pensato ad un flashforward (cosa che non mi aveva fatto temere minimamente per la vita di Jesse), invece vista così è semplicemente bellissima.

    Ora vado in un angolo a piangere e a chiedermi quando mai rivedremo una qualità del genere.

     
  • Penny Lane

    Bellissima analisi Attilio, davvero complimenti, anche per aver descritto così bene tutti i punti di forza che hanno reso questo show il capolavoro che è.

    Il finale, a mio parere, è giusto, appagante, completo. La naturale conclusione con cui Gilligan ha deciso di salutare e omaggiare il suo pubblico, portando a compimento tutti i sogni e le speranze di noi spettatori: un tragico lieto fine. Rispetto e capisco la scelta, anche se questa fine “morbida” mi ha lasciato nel profondo del cuore una strana sensazione: ho sentito la mano di Gilligan accarezzarmi la testa e dirmi che andrà tutto bene, sottovalutando il mio stomaco di spettatore affezionato di BB, come se non fossi in grado di reggere il colpo. Credo che, da qualche parte nell’universo delle storie mai scritte, esista un’altra fine per Walter White, un’altra conclusione della storia, meno clemente ma forse più sincera. Non la vedrò mai e posso solo immaginarne le mille implicazioni che avrebbero avuto su di me, e mi va benissimo così.

    Grazie Vince, Bryan, Aaron, Anna, Dean, e tutti quelli che ci hanno reso possibile vivere questa storia, che ha fatto quello che tutte le storie dovrebbero fare: renderci tutti un tantino diversi rispetto a prima.

     
  • Francesca Anelli

    Io credo che invece a spingere Walt sia stato proprio l’orgoglio. La sequenzialità delle azioni per me è: Walt si incazza per quanto detto dagli Schwartz, decide di vendicarsi (e riconoscersi per quello che è), nonché di sfruttare i due coniugi per il suo scopo. Se ci pensi, il modo in cui li spaventa è la vendetta perfetta per due persone come loro e per due persone che non facevano parte né del mondo di Walt né di quello di Jack.
    Per quanto riguarda la fortuna, forse non lasciare che Walt arrivasse a compiere la sua vendetta sarebbe stato in un certo senso più realistico, ma Walt ha avuto la sua punizione con la morta di Hank e con il rifiuto del figlio. E poi l’uso della fortuna nella narrazione di BB è importantissima e lo è stata fin dall’inizio (pensiamo al finale splendido della seconda stagione). In più è servita a ridimensionato il genio di Walt. Era una tematica importantissima e credo che Gilligan l’abbia affrontata bene.

     
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Vero. Walt è quella cosa che nel primo episodio dell’intera serie, sente che sta scattando qualcosa dentro se stesso e quando in un negozio d’abbigliamento dove si trova con Walt jr e Skyler, reagisce a dei bulli che prendono in giro il figlio. Lo fa uscendo dal retro incazzato e rientrando a sorpresa dall’uscita principale (un movimento da supereroe, quasi fosse un Clark Kent che va in una cabina a cambiarsi il vestito), colpendo da dietro l’energumeno spiazzando tutti e godendo profondamente del suo gesto. Questo nel pilot. C’era già tutto. La famiglia è lo specchio di una storia di versa (la stessa procedura avviene sul sesso: all’inizio c’è noia, passività e soprattutto sfiducia, poi il pilota si chiude con una sorprendente – e divertente – prestazione sessuale di Walt), la storia della scoperta del sé, di un’autodeterminazione progressiva, che tra le sue peculiarità, tra le sue conseguenze ha avuto quella della comprensibile crescita di un ego smisurato, un orgoglio affascinante e spesso autodistruttivo.

     
  • xfaith84

    Purtroppo non potremo mai saperlo e ci basiamo solo su congetture: è chiaro che ci sia anche una parte di orgoglio (sentire “walter white non esiste”, “ha contribuito solo al nome” etc non è un balsamo per l’anima per nessuno) però averlo messo esattamente in quel punto avrà un suo significato, no?
    Walt cerca di mandare i soldi al figlio, il figlio lo rifiuta, chiama la polizia e decide di consegnarsi per che cosa? perché non ha più niente da fare per consegnare i soldi. Cosa lo può far desistere? L’abolizione di quel “non ha più niente da fare per consegnare i soldi” che l’aveva spinto a consegnarsi in prima istanza.
    Che poi dentro ci sia anche una questione di orgoglio, certo, anzi, ce n’è molta, ma lui in quel momento – sentendo gli schwartz dichiarare quanto sono benefattori – si illumina e capisce come fare. Mi sembra abbastanza evidente, con questa puntata l’hanno sottolineato quando lui dice “gente come voi che dona milioni passerò inosservata se apre un fondo per flynn”, che era esattamente il motivo per cui venivano intervistati.

    Comunque: sono d’accordissimo con Penny Lane, davvero non avrei saputo esprimere meglio la sensazione relativa a questo finale.

     
    • Francesca Anelli

      non condivido, ma non è una novità :). Come Attilio sono dell’idea che gli indizi siano stati disseminati in tutta la serie fin dal pilot e quindi quello che a te sembra evidente a me non convince e viceversa.

       
      • xfaith84

        ovviamente sono opinioni, ci mancherebbe. trovo tuttavia interessante che Vince Gilligan definisca la scena a casa degli Schwartz come la più importante dell’episodio perché “Walt riesce a fare ciò che ha cercato di fare da 62 episodi, cioè lasciare i soldi alla famiglia”. Intendiamoci, quello che poi arriva al pubblico è un’altra cosa e non necessariamente coincide con quelle che erano le intenzioni dell’autore. Quello che dicevo prima con “è evidente che” non è chiaramente riferito a ciò che è e rimane un’opinione, ma alla successione degli eventi: quello che ha portato alla scena a casa Schwartz ha sicuramente una componente legata all’orgoglio ferito di Walt, ma nasce dalla questione “soldi alla famiglia” perché è l’unica soluzione che gli viene in mente dopo il discorso di Saul e l’intervista agli Schwartz (e la soluzione che, dice Gilligan, sono riusciti a trovare al problema che avevano deciso di far evidenziare da Saul)
        Comunque, qui sotto ti copincollo l’estratto: se vuoi vedere l’articolo intero lo trovi qui
        http://insidetv.ew.com/2013/09/30/breaking-bad-finale-vince-gilligan/

        “[…] But the most important sequence in the episode for me probably was Walt succeeding at his 62-episode long task, which is leaving money to his family. The sequence with Gretchen and Elliott at their house was the hardest thing of all for the writers and I to figure out. In the previous episode, Saul Goodman (Bob Odenkirk) lays it out for Walt. He gives Walt all the reasons why it’s impossible to leave millions and millions of dollars to his family. He says, ‘You’ll never get it past the cops, and if somehow you manage to get to your family, the cops will find out about it and they’ll seize it because it’s drug money. And if miracle of miracles, you manage to get it past the cops, your family is not going to take it because it’s from you and they hate you. Especially your son, who is primarily the one you’re doing this for, so it’s an impossibility.’ We kept talking about that in the writers room saying, ‘Jesus, Saul’s right on the money, no pun intended. There’s no way for Walt to do this.’ The Gretchen and Elliott scheme is structurally the most important sequence in the episode, when Walt pulls that scam on Gretchen and Elliott and he intimidates them into giving his family money so that it’ll ride past the DEA without the DEA knowing it’s drug money and then it’ll be accepted by Skyler and Walt Jr. as largesse, as charity and not as money from their patriarch. As soon as we figured that out, we were like, ‘Oh my god, let’s go to lunch!’ [Laughs] That’s probably structurally the most important moment of the episode, and the toughest one to crack.”

         
        • Francesca Anelli

          Dunque, leggendo per la prima volta mi son detta: e vabbè, vuol dire che ai miei occhi Breaking Bad è perfino più bello e profondo di quanto sia mai stato davvero nella testa dei suoi autori. Potrai non essere d’accordo, ma per me la serie perde tantissimo anche per una sfumatura come questa – questione di gusti. Rileggendo una seconda volta, però, non credo che quanto detto da Gilligan confuti la mia tesi. La scena è la più importante in termini strutturali, e narrativamente parlando risolve un problema centrale nell’economia della storia. Quindi sì, è una scena importantissima. A livello creativo sono giunti a questa soluzione per la consegna dei soldi e poi ci hanno costruito intorno tutti i sottotesti relativi alla vendetta di Walt sugli Schwartz. Il risultato non dovrebbe cambiare molto, perché una cosa è il processo creativo dell’autore, una cosa è quello del personaggio. Ciò detto, giusto per chiarire, non ho mai creduto che per Walt fosse poco importante il benessere della propria famiglia, semplicemente che il processo mentale che faceva scattare in lui il bisogno di far avere loro quei soldi, di non perderli in favore di nessuno, nazisti e non, era un po’ più complesso rispetto a quello di qualunque padre amorevole. Non l’ha fatto per loro, ma il frutto di quel lavoro così sporco ma soddisfacente doveva necessariamente andare a loro. Per orgoglio, per senso del dovere, per amore, certo, ma anche perché doveva trovare un modo di redimersi, di dare un senso a quello che faceva, un senso che andasse oltre il suo ego. Walt non era un mostro, come molti hanno pensato. Amava la sua famiglia, ma allo stesso tempo la usava e quanti di noi possono dire di comportarsi in maniera del tutto disinteressata verso le persone che amiamo, soprattutto da un punto di vista “psicologico”? Probabilmente queste cose le vedi anche tu, nel senso che non vedi nella conclusione della storia di Walt un atto di coraggio monodimensionale, sarebbe riduttivo. Solo che per me Walter White è uno dei personaggi più belli mai scritti proprio per via dei suoi errori, delle sue meschinità, e dei suoi egoismi e vedere nella famiglia e nel bisogno di proteggerli il suo motore primario mi sembra come fargli un torto…

           
        • xfaith84

          Ma certo che non vedo solo quello, ho sempre sostenuto – basta leggere anche le mie recensioni nelle passate stagioni – che ci sia un doppio motore, che poi io per comodità identifico come “motore di walter” cioé la famiglia e “motore di Heisenberg” cioé l’ego. Poi, siccome è chiaro che l’essere umano sia più complicato di così, le cose spesso si confondono dando vita ad un unicum in cui le due parti si muovono e interagiscono senza alcuna logica sensata, ma solo come moti dell’inconscio (l’esempio famoso della cena con hank ha visto walt auto-mettersi in pericolo solo per poter dire Gale non era poi così bravo). Mai ho detto e mai dirò che nel complesso c’é solo la famiglia, mai e mai dirò che walt sia un buonissimo uomo.mosso solo dall’amore familiare! Piuttosto, sostengo da un po’ che il motore dell’uno metta in crisi l’altro.
          Leggere questa scena come mossa dall’intento familiare secondo me non la sminuisce affatto perché nulla toglie che l’orgoglio ci sia e si faccia sentire, ma mette giustamente l’accento sulla questione da cui tutto é partito e che, per senso di chiusura, Gilligan ha voluto portare a termine. Poi, personalmente credo che abbiano fatto apposta ad interrompere la scena proprio lì, per farci venire il dubbio sulle reali motivazioni (Nessuno, credo, in quel discorso nell’intervista ha pensato alla generositá degli schwartz come soluzione per i soldi di walt, ecco). Però appunto, io vedo una nascita delle intenzioni da lì, ma poi ovviamente pompata ed esasperata dall’ego, dall’orgoglio e anche da una sana incazzatura contro gli odiosissimi schwartz che personalmente condivido pure XD

           
        • Francesca Anelli

          sì sì, infatti puntualizzavo la cosa per eventuali altri “lettori” più che per te. E comunque sì, gli Schwartz si meritavano pure di peggio, odiosi.

           
        • Penny Lane

          In questo caso sono troppo d’accordo con xfaith. Gilligan ha deciso di chiudere il pre-finale con lo sguardo irato e determinato di Walt alla vista dell’intervista meschina e ipocrita della coppietta, e ci ha portato tutti fuori strada (e la scelta di usare proprio in quel momento per la prima volta la sigla non è casuale)…perlomeno io ho pensato che da ora in poi l’unico obiettivo di walter sarebbe stato quello di vendicarsi, posto che la famiglia era bella e che perduta. E invece no! Walter si illumina perché capisce che può sfruttare quei due per portare a termine l’obiettivo originario, ossia garantire alla sua famiglia un futuro agiato. La componente orgoglio c’è? ma è ovvio che c’è, quello lo sapevamo già, perché nonostante quello che walter diceva a parole ha sempre e solo agito per se stesso (almeno dalla seconda stagione in poi). Il capovolgimento nel finale è totale: Walt ammette a parole per la prima volta di aver agito esclusivamente per se stesso, mentre attua esattamente l’opposto, senza cercare ringraziamenti, perché la famiglia non saprà mai che quei soldi vengono da lui, Walter dimostra di amare realmente la propria famiglia, Jesse compreso. Ciò non esclude ovviamente quello che ha fatto, non lo redime agli occhi del mondo, ma lo fa ai suoi occhi, e, a conti fatti (la morte in primis) è l’unica cosa che conta.

           
        • Mark May

          condivido al 100000% questa ultima affermazione, secondo me hai proprio centrato il punto del Sig. Gilligan 😉

           
  • September

    Avete notato anche voi che la scia di sangue impressa dalla mano insaguinata di walt lascia una W storpiata quasi un ibrido tra la W di Walt e la H di Heisenberg? Quasi a voler testimoniare come questi 2 personaggi ormai convivano nella stessa persona senza essere per nulla in conflitto. Questa consapevolezza di essere un padre e marito devoto che è riuscito a sentirsi vivo autodeterminandosi nella produzione di meth credo abbia permesso a Walt di dare pace a Skyler prima e dare pace a se stesso poi, lasciando questo mondo con un sorriso ne compiaciuto ne beffardo ma semplicemente un sorriso di chi serenamente accetta la sua fine consapevole di aver vissuto davvero almeno gli ultimi 2 anni della sua vita dopo 50 anni di mediocrità, soprusi ed ingiustizie personali e sociali.

     
  • STEFANO GROSSI

    serie perfetta…mancherà molto e sarà difficile guardare altro.

    x attilio palmieri: la suoneria la trovi facilmente, scarichi un app gratuita che si chiama zedge, cerchi lydia e nelle suonerie te la ritrovi.

     
  • SerialFiller

    Ciao a tutti e complimentissimi per la recensione bellissima. Cosa aggiungere? Sono devastato, annientato, depresso ma al tempo stesso felice, appagato e onorato di essere stato un contemporaneo di questi assoluti geni dell’arte. Hanno preso la mia mente, il mio cuore e la mia anima e l’hanno rivoltata come un calzino e puntata dopo puntata mentre mi prendevano a calci nello stomaco hanno saputo chiudere il cerchio, rispondere ad ogni domanda senza tralasciare alcun dettaglio, riproponendo ogni personaggio e facendo riaffiorare ogni vicenda vissuta in questi anni. Che bello ragazzi, che perfezione. Il finale è sublime nel significato, nell’estetica e nel dare ad ogni personaggio una degna e coerente conclusione. A proposito di questo vorrei solleticare la discussione spostandola su delle domande a cui vorrei ognuno di voi desse una risposta personale.
    Alla fine della fiera Walt ha vinto o no? Ha avuto cio che si meritava? Jesse e Skyler hanno avuto il finale che si meritavano? WW è stato davvero il mostro che in molti dipongono? Ognuno di voi cosa avrebbe fatto nei suoi panni, avreste percorso la sua strada? Cosa vi ha lasciato questo finale ed in generale la serie? Dovendo isolare 3 messaggi morali o no che la serie vi ha lasciato quali sarebbero?

     
  • Gianluca

    Gran recensione, come sempre, per una delle migliori serie di sempre.
    Volevo solo condividere un pensiero che con alcuni amici abbiamo discusso a episodio concluso. La morte di Walt nel laboratorio di meth, oltre che essere pura poesia per tutti i motivi che hai elencato nella recensione, si può secondo me leggere sotto altre due interpretazioni tra loro contrastanti ma totalmente coerenti col personaggio. In primis la scelta di morire all’interno del laboratorio afferma ancora una volta la necessità di superiorità e l’orgoglio di Walt, ferito da Badger e Pete quando in una una delle scene precedenti definiscono la nuova meth “best meth ever”; facendosi trovare dalla polizia morto in quel luogo e dopo aver ucciso tutta la banda afferma ancora una volta in modo simbolico di essere l’unico uomo in America che può cucinare tale prodotto.
    In secondo luogo facendosi trovare li, scagiona Jesse, il quale altrimenti sarebbe potuto essere sospettato di aver cucinato lui la meth, mentre ora la polizia può ricondurre a Walt direttamente la produzione o le indicazioni per la produzione della blue meth trovata in commercio nell’ultimo periodo.
    Voto 10 meritato.

     
  • Son of the Bishop

    A me il finale non è piaciuto gli ultimi episodi mi avevano davvero molto illuso .
    Ultimo episodio lento e che non splende particolarmente , inoltre mi sarei aspettato davvero qualcosa di più dopo la morte di Walter , invece abbiamo un finale leggermente che sa di incompleto e piuttosto banale in quanto almeno per le vicende di Walter , Lydia e Todd family finisce esattamente tutto come avevamo immaginato dalla fine della 5×13 .
    Finisce così una serie che fra alti e bassi non è mai riuscita ad appassionarmi più di tanto e che ritengo sinceramente seppur presenta diversi momenti di splendore , fin troppo sopravvalutata , il suo unico merito è quello di aver creato due personaggi immensi come Walter e Jesse e mostrare i loro cambiamenti nel corso della storiA .
    Per me sono altre le serie immense ad esempio un Fringe (a cui a fine serie viene dato (qui su seriangolo ) un misero 7 1/2 ) oppure un certo Dr House .
    Adesso elenco i voti di tutte le stagioni per me
    1 stagione : 5
    2 stagione : 8
    3 stagione : 6 1/2
    4 stagione : 7 1/2
    5 stagione : 8
    Voto serie : 7

     
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Gianluca, queste due chiavi di lettura sono molto affascinanti, ancorché attendibili. Io la penso così: in un momento come quello, ferito mortalmente, non credo che Walt abbia fatto tutti questi calcoli. Tuttavia queste letture, nonché vere e proprie conseguenze del gesto di Walt, anche se indirette e non tutte premeditate, testimoniano della purezza della scrittura di Gilligan, la scrittura di un finale che anche per questi dettagli non irrilevanti è raffinatissimo, qualsiasi cosa dicano tutti quelli che sono rimasti delusi.

     
  • giansando

    Secondo me il finale di Breaking Bad non ha fatto altro che chiudere con semplicità e chiarezza quanto seminato in queste 6 stagioni.
    WW può essere chiunque di noi, con la scoperta del cancro è soltanto arrivato al suo punto di rottura, quello che la maggior parte di noi spesso non raggiunge per molteplici ragioni/combinazioni, ed è a quel punto che si chiede cosa gli rimanga da fare se non “vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non era vissuto”.

    Produrre meth infatti, per Walt è come creare la vita (“baby blue”) da oggetti inanimati, pensate a come accarezza gli strumenti di lavoro nella scena finale, sono i suoi oggetti, è parte di sé, è nel laboratorio dove è vivo e si sente vivo, non nella famiglia: ha mai avuto lo stesso slancio, la stessa tenerezza nei confronti di Skyler o Walt jr? Direi mai.

    Probabilmente solo alla fine ha ammesso a sé stesso (e di riflesso a Skyler) di aver fatto tutto per puro piacere, per senso di rivalsa nei confronti di chi inizialmente lo ha sempre considerato una nullità (Hank) od un morto di fame (Hansel e Gretel).
    Non a caso quando torna casa per riprendere la ricina si vede il flashback di 2 anni prima, quando era il bersaglio di un cognato tronfio e pieno di sé, in grado di sminuirlo persino nel giorno del suo compleanno. Oppure quando tiene a sottolineare ad Hansel e Gretel che per prendersi cura della sua famiglia dovranno esclusivamente utilizzare i suoi soldi, non i loro.

    Non è questo spirito di rivalsa che lo ha animato e alimentato continuamente? Ecco dunque il motivo del sorriso finale, Walt è morto da uomo libero ed appagato, nella sua vera casa, il laboratorio.

    Grazie per questo capolavoro.

     
  • September

    IMDB:

    LIVE FREE OR DIE 9,3
    MADRIGAL 8,9
    HAZARD PAY 8,9
    FIFTY ONE 8,8
    DEAD FREIGHT 9,7
    BUYOUT 9,1
    SAY MY NAME 9,5
    GLIDING OVER ALL 9,6
    BLOOD MONEY 9,3
    BURIED 9,1
    CONFESSIONS 9,6
    RABID DOG 9
    TO HAJILEE 9,8
    OZYMANDIAS 10
    GRANITE STATE 9,6
    FELINA 9,9

     
  • 999sickboy666

    Ehi, Son of the Bishop… 5 alla prima stagione? 6.5 e 7.5 alla terza e alla quarta? 7 come voto complessivo alla serie?

    Beh, intitolatissimo alle tue opinioni – che condivido allo 0% – ma è una discussione in cui non vale la pena imbarcarsi – non per evitare flame o altro, ma solo perché, davanti alla grandiosità di Breaking Bad sarebbe uno spreco.

     
  • September

    Il finale vi è piaciuto?
    Voto serie, voto stagione, voto finale?
    Personaggio prefetrito?
    classifica serie all time?
    significato della serie?
    messaggi chje avete colto?
    scene preferite?

     
  • Andrea91

    Ho appena visto tutta la serie , favolosa,straordinaria anche se per me non raggiunge Lost …. Avrei preferito un vero Happy Ending per Jesse ( vero pilastro della serie)