Person of Interest – 3×11 Lethe 3


Person of Interest - 3x11 LetheDopo averci lasciato senza fiato nella volata finale della sua midseason, Person of Interest saluta il 2013 con un episodio “ponte” che ci introduce alla seconda metà di stagione. Puntata di passaggio? Neanche per sogno. Arrivano nuovi colpi di scena e nuove grosse rivelazioni, che potrebbero riscrivere ancora una volta l’architettura dell’intera serie.

Tempo di elaborazione del lutto. Tempo di ricordi. Occasione migliore non poteva esserci, dopo quanto successo nell’ultimo trittico di episodi di Person of Interest, per affrontare il tema della memoria, ovvero di quella parte che custodisce i dati acquisiti ed elaborati da un essere umano, così come da una macchina.

Person of Interest - 3x11 LetheIl processo di accettazione della Morte in quanto tale passa sempre per una fase intermedia di rifiuto, caratterizzata da un senso di impotenza e insensatezza in grado anche di divorarti. Che senso ha salvare vite se tanto si deve comunque morire? Che senso ha vivere se tanto tutto ci viene strappato via? Che senso ha conservare ricordi se poi anche quelli sono destinati a svanire nel nulla? Il percorso di John e Finch (tornati prepotentemente al centro della serie) è ad un bivio importante, che li pone davanti alla consapevolezza che, per quanto diligenti nel loro lavoro, non sono “macchine”, non possono aggiustare tutto né essere aggiustati. La perdita, la morte, la finitudine, è qualcosa che, nonostante lo status di Super-Eroi/Uomini, appartiene anche a loro. E questa è una scoperta che, soprattutto se si pretende di avere una missione salvifica al limite del divino nei confronti dell’umanità, può colpirti come un treno e lasciarti a terra senza possibilità di rialzarti.

Person of Interest - 3x11 LetheNon a caso, l’inizio della puntata è caratterizzato da un “rifiuto della chiamata” (tappa fondamentale nel percorso dell’eroe), che caratterizza entrambi i protagonisti: John decide di non intervenire a favore del più debole in una rissa fuori dal bar, Harold decide di non rispondere al telefono (in una bellissima sequenza evocativa per le strade di New York). Tuttavia, come dice Shaw a Finch: “I didn’t think you got to decide.” C’è un destino che chiama, c’è una vita che deve andare avanti. E quale migliore caso, allora, di un uomo la cui memoria sta svanendo nella sua malattia, trascinando via ricordi e preziose informazioni? Lethe, appunto, il fiume dell’oblio, dove secondo i greci le anime venivano invitate a non bere l’acqua, ma ad utilizzare il proprio passato per giungere ad un nuovo livello di saggezza.

Person of Interest - 3x11 LetheDel resto, all’origine di ogni Complesso di Dio c’è la volontà di superare i limiti umani che ci caratterizzano. Ed ecco perché torniamo indietro nel tempo fino all’infanzia di Harold, quando quel complesso, causato dalla lenta e progressiva perdita del proprio padre, è nato e ha poi condotto alla creazione della Machine. “Not everything that’s broken was meant to be fixed” è il consiglio, rimasto inascoltato, di un uomo che ha scoperto la propria finitudine e che l’ha accettata. In un percorso narrativo che sta rivelando l'”umanità” di una Machine sempre più indipendente, capace di provare sentimenti, così come di pensare e di reagire agli stimoli, diventa allora necessario raccontare anche la contraria scoperta da parte dei protagonisti che non si può creare/essere Dio. C’è sempre quell’errore, quella vulnerabilità nel database (non è una coincidenza che i collegamenti della Machine assomiglino alle sinapsi di un cervello umano) che rende qualsiasi cosa imperfetta.

Person of Interest - 3x11 LetheOvviamente, come ormai da qualche tempo a questa parte, difficilmente un caso di puntata è “solo” un caso di puntata in Person of Interest. Impegnata ad elaborare quanto accaduto negli ultimi episodi, la serie rilancia con una serie di rivelazioni e sorprese che fanno impennare l’asticella dell’aspettativa per quanto riguarda il futuro. Non tanto sorprende la scoperta del volto della ben nota “Ma’am” intravista nel season finale dell’anno scorso, quanto quella dell’esistenza di una seconda Machine, elemento che potrebbe aprire nuovi scenari o rivoluzionare totalmente quelli già esistenti. Con tutte le sue tantissime trame, mai come quest’anno la serie di Nolan, dopo una partenza lenta mirata a impostare l’assetto della stagione, sembra viaggiare su una montagna russa, tra continue discese e giri della morte che ti lasciano stordito pur sapendo di essere sui binari di un preciso percorso.

Person of Interest - 3x11 LetheSe proprio si vuole cercare un pelo nell’uovo, lo si può trovare nell’occasione sprecata di approfondire maggiormente il rapporto tra Shaw e Finch in un episodio che li vede assoluti mattatori. Tuttavia, ci troviamo di nuovo di fronte ad una puntata egregiamente scritta (bellissimo il modo in cui ci viene rivelato di Samaritan, con Arthur che pronuncia quasi le stesse parole della sigla), con un ottimo ritmo e incastro narrativo, e che porta nel cast un’eccellente new entry (Camreyn Manheim, nei panni di Control/Ma’am, bravissima nel cambiare registro espressivo nel corso dei 45 minuti). Se The Devil’s Share aveva chiuso un determinato arco narrativo, Lethe ci consegna il cliffhanger necessario per colmare il vuoto delle prossime 3 settimane, lasciandoci sperare il meglio per una stagione che continua a viaggiare su altissimi livelli.

Voto: 8

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3 commenti su “Person of Interest – 3×11 Lethe

  • xfaith84

    Che la moglie potesse avere qualcosa di strano l’avevo intuito, ma mi unisco alle lodi per Camreyn Manheim, quando ha cambiato espressione è stata davvero incredibile!
    Ottima puntata, le strade aperte sono davvero molte e potrebbe succedere di tutto – oltre a Fusco che sfida Reese però credo non si possa andare XD

     
  • SerialFiller

    Beh, che dire…
    si può disquisire sul voto della singola puntata, sui difettucci dell’uno o dell’altro episodio ma una cosa emerge con assoluta certezza da questa stagione:
    Person of interest è diventato un must per gli appassionati di serie tv. Non raggiungerà i vari breaking bad, the wire ecc.. e questo mi sembra ovvio data la grandezza di alcune serie ma oggi come oggi rientra in quella cerchia ristretta delle 5-6 serie in onda assolutamente da non perdere assieme ai vari game of thrones, sons of anarchy, boradwalk empire, homeland ed house of cards a mio avviso.

     
  • Aragorn86 L'autore dell'articolo

    Effettivamente faccio mea culpa per non aver nemmeno citato in una riga la scena Reese/Fusco, in cui tra l’altro tifavo spudoratamente per Fusco (il quale non se l’è cavata comunque male, eh)!