Gomorra – 1×09/10 30


Gomorra - 1x09/10Sin dalla pubblicazione di Gomorra, e poi con il film, le critiche sono sempre state incentrate sulla domanda “è necessario raccontare in un modo simile il nostro paese?”, come se fosse opzione plausibile quella di nascondere tutto come polvere sotto il tappeto; di trattare un’emergenza come il famoso elefante nella stanza, che nessuno vuole vedere ma che tutti sentono. 

Meno trascurabile è invece la legittima domanda “in che modo rendere questi personaggi attraverso un medium come quello televisivo”, e il quesito non è di poco conto: non siamo abituati, noi italiani, a vedere e a sentire qualcosa che parli di noi in maniera così cruda, e che lo faccia con uno sguardo così senza speranza e senza pietà nei confronti del tema affrontato.
Gomorra - 1x09/10Non c’è una controparte visibile, non esiste un sistema di giustizia con il quale identificarsi come spettatori e riuscire a sopportare meglio ciò che si vede; e non esiste nemmeno il filtro della lontananza, quello che porta un appassionato di serie tv ad avvicinarsi ad uno come Walter White, nonostante produca metanfetamine e abbia sulle spalle un numero elevato di crimini – e questo solo perché parla di una realtà percepita come lontana.
È difficile anche per chi non viene da quella parte del nostro paese, se si ha un po’ di coscienza; è complicato soprattutto perché la nostra abitudine di spettatori seriali ci porta, volenti o nolenti, a cercare un personaggio attraverso cui guardare le cose, un “meno peggio” che sia per noi bussola – persino a pezzi, arrugginita, ma bussola – in grado di dare uno straccio di senso al marasma che compare senza soluzione di continuità davanti ai nostri occhi.

Gomorra - 1x09/10Gomorra – la serie il problema se lo è evidentemente posto, e il risultato emerge con la potenza di un terremoto proprio in questi due episodi: ci ha cotto a fuoco lento, e ci ha portato – pur consapevoli che è comunque un camorrista e che ha scelto volutamente questa vita – a simpatizzare con Ciro l’Immortale.
Ciro, con i dubbi dei primi episodi; Ciro, che piange abbracciato al corpo di Attilio alla fine della prima puntata; Ciro, quasi abbandonato ad affogare, costretto alla roulette russa e uscito vivo – l’immortale – da una trappola terrificante; Ciro, che quando si è buttato in mare assaporando come in una rinascita il gusto della vita ci ha dato un po’ di quella sua euforia.
Ecco, bene, ci siamo avvicinati? Ci siamo un po’ affezionati al personaggio interpretato magistralmente da Marco D’Amore?
Preciso come un orologio arriva il pugno nello stomaco, anche per lo spettatore più datato e più abituato a questi schemi: non solo perché è Ciro a compiere l’azione più terrificante vista fino ad ora, ma soprattutto perché il legame con la realtà diventa tangibile quando si scopre – o ci si ricorda, se è rimasto nella nostra memoria storica o se si è letto il libro di Saviano – che il personaggio fittizio di Manu ha in realtà un nome e un cognome ben precisi.

Gomorra - 1x09/10Vado in Questura. Qualcosa diranno su questa morte. In sala stampa ci sono i soliti giornalisti e qualche poliziotto. Dopo un po’ si alzano i commenti: “Si ammazzano tra loro, meglio così!”. “Se fai il camorrista ecco cosa ti accade.” […] Poi giunge la smentita. Qualcuno si mette le mani sule labbra, i giornalisti deglutiscono tutta la saliva al punto da seccare la bocca. I poliziotti scuotono la testa guardandosi le punte delle scarpe. I commenti s’interrompono colpevoli.
Quel corpo era di Gelsomina Verde
, una ragazza di ventidue anni. Sequestrata, torturata, ammazzata con un colpo alla nuca sparato da vicino che le era uscito dalla fronte. Poi l’avevano gettata in una macchina, la sua macchina, e l’avevano bruciata. Aveva frequentato un ragazzo, Gennaro Notturno, che aveva scelto di stare con i clan e poi si era avvicinato agli Spagnoli. […] Allora i fedelissimi di Di Lauro vanno da Gelsomina, la incontrano con una scusa. La sequestrano, la picchiano a sangue, la torturano, le chiedono dov’è Gennaro. Lei non risponde. Forse non sa dove si trova, o preferisce subire lei quello che avrebbero fatto a lui. E così la massacrano. […]”*

Citazione lunga ma doverosa, perché, se vogliamo guardare a Gomorra – la serie come al prodotto che è, non bisogna mai dimenticare cosa ci sta dicendo, quanta realtà ci racconta, quanto della nostra storia – nostra, di tutti – ci porta a testimonianza; perché davanti ad una puntata simile non si può più correre il rischio, come molto si è fatto, di parlare ancora di “pericolo emulazione”. Di cosa? Di chi? Non c’è nessuno da imitare in Gomorra, nessuna vita a cui guardare con desiderio: la serie ce l’aveva già detto ma mai con questa potenza, mai con l’inganno di portarci in qualche modo dalla sua per poi colpirci dritto tra polmoni e pancia ad un passo dalla fine.

Come quando una persona sta male e accumula, accumula, finché o si libera e sfoga, o muore.

Gomorra - 1x09/10La costruzione delle due puntate, pur con qualche accelerazione forse eccessiva in alcuni momenti, segue uno schema ben preciso di semina e raccolta. La formazione, benché frettolosa, di Danielino, la foto di Manu mostrata a Ciro, l’anello comprato con i soldi anticipati dell’omicidio: tutto concorre a costruire una struttura che filtra tutto e non fa passare niente di indesiderato; ogni cosa si muove con precisione millimetrica eppure apparentemente casuale – il cellulare di Bruno che non funziona, Ciro che arriva prima di lui – che potrà forse apparire forzata all’interno di una narrazione che si prefigge di raccontare il vero, ma che in realtà evidenzia ancora una volta come il destino di tutti sia segnato. Coincidenze incredibili – Daniele uccide un uomo di Conte e il fratello Massimo lavora proprio per lui – non fanno altro che accentuare un senso claustrofobico di condanna, un nodo alla gola fatto di corde che forse nella vita reale sarebbero più allentate, ma che nell’effetto di strozzamento finale trovano una perfetta mimesi.

Ciro, il tagliato fuori.

Non c’era dubbio che Genny si sarebbe circondato principalmente dei suoi amici e coetanei, perché per dimostrare la propria indipendenza bisogna usare strumenti e idee proprie; e a Ciro questo non va giù, non solo perché – come tutti gli altri – fa parte della vecchia guardia, ma perché lui era ad un passo dal potere. Lui, che per dimostrare fedeltà ha bevuto un bicchiere di piscio di Don Pietro Savastano; lui, che a sentirsi dare del mero soldato proprio non ci sta. È lì che perde la testa, e se pure una parte del nostro inconscio poteva riconoscergli – colpevolmente – un po’ di ragione, ciò che fa lo cancella per sempre dai nostri pensieri.

Gomorra - 1x09/10Da Salvatore Conte invece ci aspettiamo un atteggiamento simile: riflessivo in modo inquietante, dotato di un ferreo autocontrollo – lui, che ogni anno decide di fare a meno di una cosa che gli piace assai – eppure capace di attacchi d’ira spaventosi; falso quanto e più degli altri, arriva al finale e non ci lascia alcuna speranza di vedere Danielino uscirne vivo, perché quelli come lui non hanno pietà e – ora lo sappiamo – anche quelli come Ciro.
E ora che le carte sono quasi tutte sul tavolo, il conflitto si fa carneficina in potenza: l’arrivo da Barcellona di Salvatore, montato ad arte insieme alle scene ambientate a Napoli, con le sue tappe e le sue ore di macchina segna il tempo, il ticchettio che manca all’esplosione. Ciro ha innescato una bomba dalla quale sperava di scappare come il terzo tra i due litiganti, ma ora che Conte conosce la verità gli sviluppi rischiano di essere davvero fuori controllo.

Il penultimo appuntamento con Gomorra – la serie porta a quasi totale compimento il racconto iniziato con la prima puntata, per il quale si attendono gli ultimi due episodi, ma sviluppa in modo impeccabile l’obiettivo sottostante al suo modus narrandi: bisogna raccontare, è necessario parlare di queste storie perché non sono solo “storie”, non sono vicende inventate, non sono cose d’altri. Sono affare nostro, come italiani e come genere umano. E se poi la forma utilizzata risulta anche un’eccezione nel panorama della produzione televisiva nostrana, non rimane davvero nulla di cui lamentarsi.

Voto: 9 ½

* tratto da Gomorra, Roberto Saviano. Pag. 98-99.

 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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30 commenti su “Gomorra – 1×09/10

  • SerialFiller

    La cosa che non mi va giu di Gomorra è che essendo vissuto in piena terra dei fuochi e avendo seguito da “spettatore” molte vicende e avendo campato cenematograficamente di pane padrino e quei bravi ragazzi, io riesco a capire con largo anticipo sempre quel che succederà e questo mi toglie quel sano brivido nel vedere scene come le morti strazianti e orribili di Manu e Danielino.Ecco perchè a caldo questa puntata mi ha entusiasmato ma senza lasciare il segno, ma a luci spente a mente fredda ho pian piano incominciato a realizzare che la doppia puntata appena vista probabilmente segnerà uno spartiacque nella tv e non solo del “bel?” paese.
    Immagino un ragazzo di Bolzano o un pensionato di Torino, piuttosto che un padre di famiglia sardo che guarda questa puntata e penso a cosa potrebbe provare:
    -sgomento
    -rabbia
    -disgusto
    -paura
    ma soprattutto alla fine realizzerebbe che non ha fatto altro che assistere ad una spietata descrizione senza filtro della realtà. Una realtà che è di Napoli ma èsoprattuto italiana. Questa serie rappresenta l’italia dei casalesi e dei corleonesi, l’italia della sacra corona unita e della ndrangheta ma soprattuto e dico soprattuto rappresenta l’italia senza stato, l’italia senza società civile, l’italia senza il filtro della legalità, della decenza morale e dei valori di umana convivenza e comunità. Quella violenza, quella sete di potere, quella voglia di emergere di Ciro e quel caos violento ma ordinatissimo a me fanno pensare all’italia dell’Expo e del Mose, all”italia del TAV inutile e dei cacciabombardieri, l’italia della disinformazione e dell’omertà, l’italia della schiavitù mentale dei milioni di laureati, l’italia delle tangenti e delle propagande, l’italia delle olgettine e dei bilanci truccati.
    Sembra non esserci un nesso fra queste cose, la realtà e Gomorra e invece tutto fa parte dello stesso microcosmo costituito dall’Italia e degli italiani.
    Il paese dei santi poeti e navigatori è ora il paese dei falsi, dei mafiosi e dei corruttori, laddove c’erano leonardo e michelangelo ora ci sono i giovanardi e i franceschini, laddove c’erano i macchiavelli e i cavour ora siedono i berlusconi e le picierno di questo mondo. In questo disinteresse totale per il bene collettivo succede che una spietata organizzazione criminale smetta di ammazzare gli altri clan e cominci a torturare povere e giovani vittime bruciandole fisicamente e metaforicamente.
    Quei corpi bruciati siamo noi italiani che impotenti e spesso innocenti non abbiamo più nulla senza rendercene conto, i volti di Ciro e Conte ci ricordano come questa italia e questo mondo possano essere spietati dietro volti e parole rassicuranti, Gomorra e i suoi colpi di pistola ci rammentano che dobbiamo riappropiarci del nostro destino e che siculi, campani, lombardi o valdostani che siamo non dobbiamo mai voltarci dall’altra parte e pensare che queste cose non possano succedere, la vita non è un film si dice ma Gomorra è vita ed è realta nuda e cruda.
    Applausi.

     
  • DRAPERIST

    Davvero complimenti per la recensione Federica!
    Anche se,per quanto mi riguarda,il pensare “dentro gli schemi”delle serie TV non mi ha permesso di empatizzare pienamente col personaggio di Ciro,ma ho visto che ai più è successo in pieno!
    Finalmente una gran serie italiana, a dispetto del libro di Saviano che a me non è piaciuto per niente in ogni aspetto…

     
  • Federica Barbera L'autore dell'articolo

    @SerialFiller: non credo che la questione fosse quella di aspettarsi o meno un certo tipo di scena, ma da chi e con quale percorso alle spalle. Capire che fine avrebbe fatto Daniele era prevedibile, e forse anche Manu, ma in questo caso è la modalità perpetuata da uno come Ciro a lasciare sgomenti. Su tutto il resto del tuo commento, non ho nulla da aggiungere: condivido il tuo messaggio perché, da milanese che vede una serie del genere, è chiaro che non posso avere la tua percezione delle cose, ma punto i piedi finché posso per ricordare che queste storie ci riguardano tutti – e tra l’altro basterebbe guardare le decisamente non sorprendente condanna in Cassazione di oggi per il processo Infinito per mettersi in testa una volta per tutte che fare distinzioni è ridicolo, irrealistico e da idioti.

    @Draperist: grazie! io su Ciro ho fatto un discorso generico perché non volevo parlare della mia esperienza personale, ma volevo creare un discorso che attaccasse tutti quelli che parlano di immedesimazione come foriera di identificazione e quindi arrivare ai tanti che criticano il “pericolo emulazione”. A livello invece personale, è stata un’esperienza piuttosto strana: ho guardato queste puntate percependo che – vuoi per la bravura di Marco D’Amore, vuoi per l’effettiva centralità del suo personaggio – sentivo un netto spostamento verso il suo punto di vista, tanto più che qualche volta mi son trovata a dire “ok, avrà pure ragione qui, ma si può davvero “avere ragione” in questa storia?” E’ in quest’ottica che è arrivata la sberla in faccia, ed è a mio avviso stata una mossa geniale che già di per sé sottolinea l’intento di questa serie: guardare, osservare, anche avvicinarsi ai personaggi, ma non dimenticarsi mai chi sono. E’ un’operazione di straniamento del pubblico eccezionale, proprio perché non esiste un “bene” a cui appellarsi, una forza da vedere come bussola morale: e certo, è già stato fatto in milioni di film, ma operato in un contesto seriale – che quindi ha nella continuità una maggior possibilità di avvicinamento ai personaggi – la trovo una cosa davvero ottima.
    Il libro di Saviano a me invece è piaciuto: non amo la sua scrittura ma proprio a livello formale, il continuo uso e abuso di punti e di frasi brevi accentua il pathos e probabilmente riproduce anche il suo modo riflessivo di esporre le cose, ma credo che andrebbe usato a piccole dosi. Tuttavia, a livello contenutistico mi è piaciuto molto.

     
    • SerialFiller

      Per me quello che hanno fatto in questa doppia puntata è sbalorditivo. Non dimentichiamoci che in Italia le serie cult sono Don Matteo, i cesaroni ed un medico in famiglia….accendi la tv e ti vedi una ragazza innocente torturata viva e bruciata e un ragazzino ammazzato a bruciapelo dopo avergli promesso una nuova casa e una nuova vita, non so se mi spiego, non so se siamo tutti consapevoli della portata di questa serie. per me sta battendo brillantemente anche l’unico parente italiano ovvero romano criminale, perchè sta osando molto di più e descrivendo con molto più coraggio tutto.
      Federica grazie per la condivisione. Sono a Milano anche io ed ormai da 5 anni non vivo più nel mio luogo natale. Non è il far west li e non è la terra promessa qui. Sono 2 facce della stessa medaglia. Da una parte un luogo dove puo succedere che ti affacci alla finestra e la tua strada è sommersa di rifiuti e aprire il giornale e leggere che qualche ora prima c’era stata una faida o altro, dall’altra parte qui possiamo trovare i banchieri, gli imprenditori che quei soldi sporchi li gestiscono (Musi?) e quei rifiuti li portano giu senza scrupoli, da una parte l’omerta e la rassegnazione di chi paga il pizzo o vota il candidato “da votare”, dall’altra gente che darebbe fuoco al sud intero e butterebbe a mare i clandestini (da quando son qui purtroppo ne sento di discorsi simili con mia incredibile sorpresa…).
      L’italia e gli italiani devono cambiare e prima di farlo devono capire dove e cosa vivono quotidianamente o non camberanno mai.
      Per quanto riguarda il fattore sorpresa non è una pecca perchè son sicuro che molti restano sorpresi appunto e soprattuto come dici tu è la preparazione stupenda che affascina e meraviglia.
      Gomorra non è Game of Thrones e quindi il colpo di scena non serve, non te lo aspetti, Gomorra è the wire è the sopranos è sons of Anarchy è breaking bad e quindi mi aspetto costruzione, brutalità, contestualizzazione, significato.
      Ecco perchè la adoro ed ecco perchè è una serie fantastica.

       
    • alessandro

      ciao Federica, condivido il tuo pensiero. Soprattutto nelle serie incentrate su criminalità e “cattivi sentimenti” noi spettatori ci muoviamo come esploratori col lanternino in cerca di luce in una grotta buia. Abbiamo bisogna della bussola come dici tu, un ancora di salvezza, uno spiraglio, un granello di moralità a cui aggrapparci per non andare alla deriva. Ciro rappresentava questo, nella crisi di valori e sentimenti identificava ciò che più lontanamente somigliasse ad una parvenza di moralità. Si può dire che forse abbiamo visto le prime puntate della serie attraverso i suoi occhi ma non lo faremo più.

       
      • Federica Barbera L'autore dell'articolo

        Ciao alessandro, è proprio così: queste due puntate ci hanno insegnato nel modo migliore cosa gli autori di Gomorra La Serie volevano far passare, e cioè che non si salva nessuno. Nemmeno il ragazzo che fino a quel momento sembrava rappresentare uno straccio di riferimento, di lente attraverso cui leggere quel mondo.
        Non c’è salvezza, e questi episodi ce l’hanno mostrato a suon di sberle in faccia.

         
  • Namaste

    Ottima recensione che coglie secondo me un punto centrale, non solo del doppio episodio ma dell’intera serie: “quale punto di vista dobbiamo adottare quando assistiamo ad una storia di questo tipo?”. Anch’io me lo sono chiesto ed anch’io, come l’ottima Federica, ammetto di essermi trovato in difficoltà, e persino in imbarazzo, quando ho potuto realizzare di essere caduto, come tanti, nel tranello, quello di credere che in mezzo a tanto marciume almeno un personaggio “grigio” ci fosse.

    Da Hannibal Lecter in poi, e persino prima, siamo abituati da spettatori e da persino a subire il fascino del male, non è empatia e nemmeno immedisimazione, ma solo l’abile messinscena dello sceneggiatore per cui vedi Tony Soprano, vedi Walter White, vedi Omar Little, che compiono azioni orribili, ma sei solo stesso disposto a concedergli la tua pietas, la tua indulgenza: “sì è stronzo, ma in fondo è simpatico”, “sì, ha l’amichetta, ma perché la moglie gli straccia i maroni”, “sì ha ucciso, ma per non farsi uccidere”, finchè l’autore non decide di svegliarti da quel mondo immaginario che ha abilmente costruito per te, per dirti o suggerirti, finalmente a chiare lettere: “ehi, gioia, mi dispiace ma hai fatto il tifo per uno psicopatico”, “hai voluto credere che lo facesse per la sua famiglia ma invece era per sè stesso”, “pensavi di assistere solo ad un telefilm, ad una storia che non ti riguardasse, ma invece noi stavamo parlando proprio di te, del male che cova dentro ed intorno a te, ogni giorno”.

    Solo che finora, quello schiaffo, questi sadici autori, avevano usato almeno la cortesia, di riservarcelo alla penultima o ultima puntata, e dopo 5 o 6 stagioni. Qui invece arriva a puntata 10, di una serie in cui la seconda stagione, sarà probabilmente confermata, ed è per questo che fa ancora più male.

    PS: Mi accodo alle valutazioni di Federica su Gomorra libro, i gusti son gusti, anche per quando riguarda l’editoria, ma bocciare il libro di Saviano sotto ogni aspetto, indi incluso anche quello dei contenuti, della storia che racconta, equivale a dire che non c’era il bisogno di raccontarla.

    PS2: Grazie a Federica per avere ricordato quel passaggio del libro, sembra che abbiamo dei lettori anche tra i redattori del Corriere della Sera:

    http://www.corriere.it/cronache/14_giugno_07/gomorra-senza-bene-realta-guerra-clan-0615f3fa-ee09-11e3-8977-68eaa9ab56ac.shtml

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie Namaste, il punto è esattamente quello: “hai fatto il tifo per uno psicopatico” è proprio la sensazione che ti rimane appiccicata addosso, e a me personalmente ha colpito anche più di quanto mi aspettassi proprio perché avevo passato puntate a “avvertirmi” da sola che stavo simpatizzando per uno che comunque è e rimane un criminale. Eppure nonostante gli auto-alert mi ha conquistata lo stesso – ripeto, in questo caso la bravura di Marco D’Amore ha avuto una grossa fetta di responsabilità, ma anche ovviamente la scrittura del personaggio.
      Penso alla scena di queste puntate, quando va dalla mamma di Daniele e noi abbiamo appena saputo cosa ha fatto. Quel suo falso interesse e la finta gentilezza mi hanno dato il voltastomaco, pur avendoli già visti prima; ma come dicevo dopo quella scena il nostro rapporto col suo personaggio non sarà più lo stesso.
      Più ci penso e più credo che abbiano fatto un lavoro davvero impeccabile.

       
    • alessandro

      se devo essere sincero uscendo un attimo dal thred non ho mai cambiato la mia opinione sul personaggio di Walter White, nemmeno alla luce delle rivelazioni delle ultime puntate. Walt aveva ricevuto così tanto schifo dalla vita da riprendersi tutto con gli interessi, compreso il lusso della vendetta ( e in fondo a costringerlo ad azioni estreme era stata l’avventatezza e l’ingratitudine di Pinkman). Dalla prima all’ultima puntata non sono mai riuscito a vederlo come il cattivo o lo psicopatico ma come un uomo travolto dagli eventi, segnato dalla vita e cambiato in modo profondo e irreversibile. In Breaking bad c’è tutto il potere travolgente e spietato del destino che nella sua ineluttabilità non lascia neanche il potere di scegliere su te stesso. Gomorra è tutta un altra storia, in quella sagra di sangue Ciro era l’unico a cui si potevano concedere attenuanti, ( sempre per la storia del lumicino e della bussola) dopo questa puntata non più.

       
  • Namaste

    Sì, diciamo che gli occhi da cerbiatto di Marco d’Amore, in quel senso, non aiutano. Ma qualche avvisaglia sulla fregatura dietro l’angolo, in verità, c’era anche stata: facciamoci caso, ogni volta che un personaggio sente il bisogno di ricordarci tramite dialogo che quello non è un film (o un telefilm, qui è la scena in cui Ciro che istruisce Daniele sul modo corretto di impugnare la pistola), è come se l’autore volesse metterci in guardia sui pericoli di quel processo identificativo che, più che gli spettatori, riguardano in genere proprio i personaggi ragazzi del telefilm che, come Danielino, vedono nel criminale un padre putativo o un modello da seguire. Una delle sequenze più belle e chiarificatrici de “I Soprano” (non farò spolier) che io ricordi e che aiuta a sintetizzare l’esempio, è quell’ennesimo scontro padre-figlio seguito all’ennesimo pasticcio combinato da Anthony Jr. in cui questo, in lacrime, rinfaccia al padre la sua ipocrisia, quella di chi ha il dovere d’impartire la morale in realtà si commuove davanti ad una scena de “Il Padrino” e Tony, indeciso se dargli una cinquina o meno, opta questa volta per un abbraccio, spiegandogli appunto che quello è solo un film mentre la vita vera è assai più complicata. Lo spettatore accoglie, come Anthony Jr, l’ammonimento, ma in realtà è già andato oltre, ormai incapace di distinguere dove finisce la finzione e dove invece inizia la realtà, o domandandosi se per caso le due cose non abbiano finito per coincidere. Solo le grandi serie riescono a fare questo, ad annullare quel muro, ed arrivata ormai al suo punto di non-ritorno, quello in cui non ci si può più commuovere per la morte di alcun personaggio, se non quella di una giovane vittima o della sua fidanzatina, ora anche “Gomorra” potrà essere annoverata tra queste.

     
  • Frinfro

    Federica Barbera e Namaste, i miei più vivi complimenti. Vorrei davvero che tutte le analisi, disanime e commenti su una serie tv fossero così vive, personali, pecualiari, piacevoli come ciò che avete scritto voi. Si può condividere o non condividere, ma proponete un’analisi talmente sottile, educata e sorprendente da spazzare via tutti quei patetici troll che arrivano e scrivono “ho guardato 5 min e poi mi sono addormentato: che serie di merda e che schifo voi che la guardate”. Bravi! O brave… 🙂

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie a voi, che ci leggete e che partecipate con i vostri commenti! Scrivere recensioni di puntate come queste spesso è un travaglio interiore, e avere la possibilità di continuare a parlarne nei commenti è davvero un piacere =)

       
    • SerialFiller

      Figurati. .
      X un attimo mi sono sentito un troll..e mi sono sentito un son..qualunque proprio io che sono un aficionado di seriangolo..

       
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Letto poche ore fa, non si poteva spiegare meglio. Purtroppo leggo in giro ancora tante critiche mosse in quel senso (perché descrivere la realtà così, è brutta pubblicità (?), di certe cose non bisogna parlare…) e c’è poco da dire davanti a frasi del genere. Sono le teste che devono cambiare, nascondere la polvere sotto il tappeto e far finta di non vedere sono esattamente le cose che ci hanno portato fino a qui.

       
  • Namaste

    Saviano dice, come sempre, cosegiuste e sacrosante. Ma quando leggo certe riflessioni di sedicenti direttori di giornali (http://www.ilgiornale.it/news/interni/ossessioni-saviano-fanno-gioco-mafia-1025974.html) o i commenti in calce dei suoi ottusi lettori, capisco perché gente come Saviano, ma anche gente normale, senta oggi, sempre più impellente, l’urgente bisogno di auto-esiliarsi.

    Scusate l’OT, ma m’ha preso l’amarezza. Consoliamoci piuttosto con l’auspicato rinnovo della serie, che anche se manca la conferma ufficiale, sembra ormai cosa fatta.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Ma cosa ci aspettiamo? Dopo la raccolta firme contro Saviano e ora la conferma di ciò che lui stesso diceva, si dovranno pur difendere in qualche modo, no? La loro miglior difesa è da sempre l’attacco, quindi non mi stupisce che lo facciano anche ora. L’unico modo per affrontare articoli come questi è ignorarli: anche perché basterebbero le prime tre righe di quanto lì scritto, confrontati con quanto invece riportato da Saviano stesso su Facebook dopo le condanne del Processo Infinito, per catalogare il suddetto articolo. Sui commenti dei lettori nemmeno mi esprimo: ho letto negli anni commenti di gente che sputava contro qualunque cosa detta da Saviano e poi, a domanda diretta, rispondeva che no, non aveva letto il libro, non aveva visto il film, ma sapeva quello che c’era da sapere. Eeeeh già. Ecco, almeno provo ad ignorarli: a volte funziona, a volte no.

       
    • SerialFiller

      Siamo il paese in cui gente analfabeta, venduta e che parla solo perchè ha il santo in paradiso e soprattuto perchè siamo in questo indecente paese, afferma che Saviano si è arricchito con la camorra (esiliato a forza e sotto scorta per aver raccontato la verita), Travaglio si arricchirebbe raccontando la corruzione e lo sfacelo della politica e l’imprenditoria e classe dirigente italiano (non mi risultano conti alle cayman o ville paradisiache per uno dei pochi giornalisti Veri con la V maiuscola italiana e sopratttto non vedo a chi debba dare conto un giornalista se non ai suoi lettori nel momento in cui riporta dei fatti incontrovertibili), dove il giudice Di Matteo ed il suo pool trarrebbe vantaggio nel tratteggiare una mai esistita trattativa e sarebbe una vergogna per il paese (trattativa conclamata, giudice impeccabile anche egli sotto scorta minacciato niente meno che da toto riina in persona.) .
      Questa è l’italia e purtoppo non si cambia con l’indifferenza ma con la forza di fatti ed idee che nel lunghissimo periodo dovranno soppiantare queste logiche.
      Altrimenti arrendiamoci e andiamo all’estero o coltiviamo il nostro giardinetto perchè credo che davvero il male dell’italia siano gli italiani, senza retorica.
      Scusate l’OT in rimosta all’OT ma ci voleva

       
  • Frinfro

    Appena finita da pochi minuti la prima stagione su sky e sono ancora a bocca aperta…Due puntate PAZZESCHE!! Sono orgoglioso del fatto che stiamo parlando di un prodotto italiano. Stefano Sollima è un GENIO. 1×11 voto 9,5, 1×12 voto 10… E adesso attendo con ansia la seconda stagione.

     
  • SerialFiller

    Non o se qualcuno ha appena visto in diretta su ky le ultime 2. Io si.
    Ovviamente non spoilero ma se queste 2 han preso 9.5 le ultime 2 prenderanno un 10 senza neppure pensarci.
    Non mi sentivo cosi travolto da una puntata da Ozimandyas e in generale dalle ultime di BB.

     
  • Firpo

    Io le ho viste ieri sera.
    Forse non darei dieci solo perchè lo dò alle serie a cui sono affezionata da più tempo(nello specifico dell serie Sky Romanzo criminale), ma se non è 10 è almeno un 9,5.
    Grandissimo lavoro del team di Sky.

     
  • SerialFiller

    In attesa della recensione di seriangolo, diciamo subito che si è consumata la rivoluzione copernicana della tv italiana e forse europea martedi scorso.
    Mai un prodotto europea ha generato tanta adrenalina, sana rabbia e sconforto, ha contorto le budella dello spettatore rappresentando all’interno di un prodotto di finzione qualcosa di reale e universale. Finale spettacolare, ritmi altissimi, gestione dei tempi favolosa. Spero solo che facciano 10 stagioni e che da domani tutti i Sollima di Italia siano ascoltati e siano messi li a fare cinema e tv senza vincoli e senza influenze.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      arriva, arriva, considerate che i finali sono sempre un po’ ostici da fare! un pochino di pazienza e poi ci lanciamo in tutte le discussioni che vogliamo =)

       
      • Namaste

        Fate con calma, che per fare le cose per bene ci vuole pensiero. E poi, ce n’è tanto di cui discutere che il buon Attilio (immagino che il recap finale sia stato lasciato a lui) o chi per lui, potrebbe davvero farci un saggio di laurea. Intanto mi accodo ai pareri entusiastici di Serial Filler e dico solo “‘O Maronna!”.