Il primo episodio di questa seconda annata di Utopia si sta confermando sempre di più come il motore narrativo dell’intera stagione, risultando decisivo per decodificare la portata delle vicende di questa puntata.
L’intera stagione usufruisce di questa spinta vitale che permette di dare spessore a quelle che sono le figure più importanti coinvolte nella cospirazione, rendendo il resto dei segmenti ancora più febbrili e vibranti.
La violenza in Utopia esplode quasi sempre senza alcun preavviso, e spesso finisce per rompere nettamente quelli che sono i ritmi che regolano la vita dei personaggi stravolgendone la quotidianità: un elemento completamente estetizzato, che non può essere confuso con la violenza reale, ma che incide in modo rilevante sull’emotività dello spettatore. La sequenza di apertura è paradigmatica nel modo in cui la violenza risulta emergere in maniera improvvisa e momentaneamente non motivata, riuscendo però a sconvolgere la percezione e le aspettative di chi segue lo show.
You can’t let go of morality.
La capacità di saper manipolare le intenzioni delle persone soggiogandole al suo volere è sicuramente il talento più caratteristico che il personaggio di Milner è riuscita fino ad ora ad esprimere, insieme alla sua smodata ambizione che la porta ad ottenere quello che vuole tramite azioni spregiudicate; in questo episodio la vittima della sua abilità persuasiva, che lo convince della necessità del V-Day, è Wilson Wilson. La questione morale è al centro della contesa tra i due: Mr.Rabbit è capace di saperlo responsabilizzare e renderlo partecipe alla creazione di Utopia, un mondo dove sopravviverà solamente una fetta necessaria di popolazione e nel quale le risorse potranno così essere conservate e redistribuite. Per questo obiettivo da raggiungere Wilson sconvolge completamente la sua natura, riuscendo a mettere da parte le barriere morali che lo rendevano contrario all’omicidio di persone innocenti. Milner è sicuramente il personaggio che ha beneficiato con più efficacia dello splendido season premiere e che, coinvolta insieme a Jessica, potrà ampliare ulteriormente la sua centralità all’interno dello show.
Your insults are increasingly cryptic…
La storyline che vede protagonisti Becky, Ian e Grant è il segmento in cui lo humor caratteristico della serie dilaga quasi completamente: gli autori usufruiscono delle incomprensioni linguistiche con Anton e introducono il personaggio del traduttore Marius, che ha la specifica funzione di essere un character prevalentemente comico. Naturalmente il vero centro narrativo del segmento è Anton e il suo disturbo mentale che non gli permette di comunicare quelle che sono le vere intenzioni dietro le ultime azioni del Network. L’anziano e strambo signore si rivela essere Philip Carvel, come era stato intuito nella puntata precedente da Becky e Ian: l’uomo, disturbato da numerosi traumi emotivi, riesce a convivere a stento con la responsabilità di essere il creatore del Janus, che potrebbe causare milioni di morti, soprattutto in relazione alla sua esperienza nel campo di concentramento di Balzec. Il legame tra la tragedia avvenuta storicamente e quella preannunciata nella finzione narrativa si fa così strettissimo e pressante allo stesso tempo.
This is all about family.
Jessica e Pietre sono due personaggi diversi ma che condividono i medesimi disturbi psicologici causati dal trattamento ricevuto dal loro padre. Entrambi sembrano oscillare tra due estremi emotivi tra loro opposti: da una parte dei forti slanci di dinamismo e violenza incontrollata e dall’altra un desiderio affettivo pressante causato dalle rispettive mancanze familiari. I due percorsi convergono fino a prendere una direzione completamente opposta solamente nel finale di puntata.
Pietre e il suo desiderio di ricreare una propria famiglia si va a scontrare con le azioni del proprio doppio Arby, che è il prodotto creato dagli esperimenti di suo padre Philip, ed è costretto a cedere ai ricatti di Lee per poter salvare Tess e Amanda. Jessica è allo stesso modo bisognosa di una propria stabilità e di un sostegno che riesca a farle affrontare la pericolosa situazione in cui è costretta a vivere; in questo ruolo si ricicla Michael, che era l’unico personaggio che rischiava di rimanere escluso dalle vicende principali dello show dopo aver vissuto una prima stagione da protagonista.
Tutte le pedine sono state schierate per un finale che si preannuncia imprevedibile e ricco di tensione. Questo quarto episodio è probabilmente quello in cui gli autori di Utopia sono riusciti a far bilanciare le diverse anime dello show, riuscendo a farle coesistere in una miscela perfetta. La quadratura del cerchio sta per essere raggiunta con quella che dovrebbe configurarsi come una chiusura dedicata in particolar modo alla resa dei conti tra Philip/Anton, Jessica, Pietre e la Milner.
Voto: 7,5
Ottima puntata come al solito (d’altronde che lo dico a fare, Utopia è sempre una garanzia). Mi trovo praticamente d’accordo su tutto ciò che è scritto nella recensione (quindi non aggiungerò niente di quanto detto da Davide), questa puntata è servita per “tirare la volata” alle ultime due puntate di questa stagione (che secondo me saranno devastanti).
Faccio fatica a commentare una puntata di Utopia. Non saprei che dire, non saprei fare critica costruttiva o distruttiva perchè difetti non ne vedo e parlare attivamente dei temi di utopia potrebbe richiedere giorni, dunque meglio testimoniare solo il disappunto per il voto bassissimo e dire che utopia merita 9 di default ad ogni puntata,
Ma quanto bella è questa serie?
Se non il miglior episodio della serie, poco ci manca. Da questo punto di vista è lotta durissima tra la premiere e questo. Anche io avrei dato un voto intorno e superiore al 9.
Milner è così persuasiva che quasi convince anche me a sostenere la causa del Network. Ho un hype incredibile per gli ultimi due episodi.
Una parola sul cold open:
Breaking bad ha fatto scuola ed utopia quest anno attinge a piene mani dalla serie di gilligan