Utopia – 2×05 Episode 5 6


Utopia - 2x05 Episode 5Utopia si è sempre basato su un ricatto morale, una scelta quasi impossibile da fare: in questa seconda stagione, e specialmente in quest’ultima puntata, il pugno allo stomaco che ci danno gli autori è qualcosa di talmente devastante da lasciarci storditi.

Inutile rimarcare di nuovo quanta qualità registica e di fotografia ci sia nella serie, quanto ogni inquadratura sia disturbante e indimenticabile al tempo stesso. In questo Episode 5 ci si spinge molto in là con la scrittura dell’episodio in sé, con una conclusione dietro l’angolo che ci lascerà privi di sensi; con una domanda devastante che penzolerà sulla nostra testa come una spada di Damocle: che cos’è davvero l’Amore?
L’Amore, già, quello con la A maiuscola: quello che si prova per chi dà un senso alla nostra vita, senza il quale alzarsi dal letto ogni mattina non avrebbe nessun significato. L’episodio viene diviso per compartimenti che poi verranno fusi negli ultimi minuti, in un’esplosione visiva e concettuale da toglierci il fiato.

It’s Romani, not Romanian. You racists!

Utopia - 2x05 Episode 5Ian, Becky e Grant sono alle prese con Anton, che nient’altro è che Philip Carvel, miccia e motore di tutto: ancora una volta geniale l’uso della tecnologia, con Google Translate che aiuta a mandare avanti la storia altrimenti bloccata sulla lingua incomprensibile che parla il vecchio.
Qui comincia ad intravedersi il disegno geniale di Kelly, ideatore della serie: non solo il tormento morale di dover salvare il mondo attraverso dei sacrifici umani, ma anche una vendetta razziale che si basa sul secolo buio che è stato il ‘900. Il genio di Carvel quindi affonda le radici nello sterminio della sua intera famiglia ad opera dei nazisti: Giano non solo permetterà di decimare la popolazione terrestre per avere ancora secoli di prosperità, ma lo farà in modo mirato, facendo sopravvivere solo una delle razze più oppresse della storia, i Rom.

Utopia ci rimette di fronte all’orrore dello sterminio, guardato da un punto di vista completamente ribaltato: è moralmente giusto che questa razza sopravviva al mondo intero come sorta di ricompensa dei secoli passati? È giusto che sia Carvel – appunto apostrofato “Dio” già nella 2×01 – a decidere il futuro del mondo, prendendosi addirittura la responsabilità di scegliere chi sopravviverà e chi no?
Ovviamente no, non è giusto: ma questo show è capace di farci ragionare su una questione ben più grande di una serie tv, un dilemma sociologico che attraversa i secoli e che, probabilmente, non avrà mai una soluzione.

Utopia - 2x05 Episode 5Il tema della famiglia si adatta perfettamente anche a Ian, che vede anche suo fratello ammazzato per un bene superiore difficile da capire e da digerire: l’abbraccio con Becky è solo uno dei tanti che attraversano come un filo rosso l’intero episodio, rappresentazione semplice ma diretta di conforto quando intorno c’è solo morte e desolazione.

I’m your dad, he’s your grandfather.

Il trittico che si forma dopo che Pietre rapisce Philip e Grant è quanto di più disomogeneo e quasi ridicolo ci possa essere. Anche in questo caso però è il tema della famiglia a reggere la sequenza, con dei risvolti amari e malinconici che troveranno sbocco nel finale di puntata. Il rapporto tra i tre è costruito alla perfezione: Pietre è figlio di Philip, il quale lo confonde col giovane Grant, che per l’occasione deve recitare la parte del figlio del killer.
L’ostinazione con cui Carvel non riconosce il figlio che ha plagiato a furia di esperimenti non fa che rafforzare l’aura di tristezza che avvolge Pietre, facendoci capire fino in fondo come sia stato possibile che sia diventato quel che è ora.
Utopia - 2x05 Episode 5Qui troviamo quindi una famiglia fantoccio, dove nessuno è riconosciuto per quello che è dall’altro, in una sorta di gioco di specchi rotti che ci rimanda un’immagine sì veritiera ma indecifrabile: la mancanza di armonia e amore fa sì che i tre vengano poi trovati da Jessica, grazie alla coppia di turisti incrociata per caso e insultata da Grant, che appunto non segue il consiglio del suo “padre per finta” Pietre.
Un gioco di ruoli e di rimandi metaforici da applausi.

I have a heights thing. I… I can’t do that.

Utopia - 2x05 Episode 5Un’altra famiglia centrale nel racconto di questo episodio è quella di Michael Dugdale, tenuta in ostaggio da Milner e soci.
Il quadretto che viene dipinto è forse quello che dà un tocco di leggerezza e humor inglese in più all’episodio, per alleggerirne la portata nera e funesta che si condensa poi nel finale: la fuga del trio dal nascondiglio è volutamente quasi comica, come l’impensabile colpo di scena della figlia che soffre di vertigini ed è impossibilitata quindi a fuggire dalla finestra.
In questo frangente Utopia non si tira comunque indietro e arriva fin quasi al parossismo con la scelta di far infilare a Dugdale un cellulare nel sedere, estremo gesto di amore incondizionato verso i propri cari.
Un altro concetto fondamentale che viene rimarcato è la forza e la centralità dei ruoli femminili in questa serie: è infatti la moglie di Dugdale che prende l’iniziativa al posto del marito e che riesce a far fuggire l’intera famiglia dalla reclusione.

Now it’s just you and me.

Utopia - 2x05 Episode 5I minuti finali sommano tutto quello che abbiamo visto prima e lo portano in una landa desolata, quasi atavica, isolata e foriera di ricordi per Pietre, luogo dove probabilmente andava in vacanza proprio col padre: un posto che dà un senso di grandiosa impotenza, o come diceva Guccini in una sua canzone “l’angoscia che dà una pianura infinita”.
La resa dei conti arriva quindi con una puntata di anticipo rispetto al finale vero e proprio: un incontro in cui i legami vengono recisi in maniera brutale e con violenza inaudita, senza dare un minimo di conforto a chi è coinvolto. Le presunti morti della Milner e di Pietre spezzano definitivamente una “famiglia” che ci era stata presentata nella prima puntata di questa stagione: soprattutto l’immagine di Jessica che tenta di rianimare il fratello è talmente iconografica da lasciarci senza fiato, come una novella “Pietà” riprodotta tra la terra e la neve, in una pozza di sangue e sotto un cielo grigio che non preannuncia niente di buono.
Anche la Milner diviene rappresentazione dell’Amore di cui parlavamo sopra, di quell’impulsività che manda a rotoli un programma studiato per 30 anni, dando il via ad uno sterminio incontrollato ma allo stesso tempo mirato che decimerà il mondo. Il “It’s wrong” sussurrato da Carvel al capezzale della donna morente sa di beffa quanto di esclamazione tremendamente sinistra: è sbagliato tutto quello che si sta facendo o semplicemente ed egoisticamente che la donna stia morendo?

Utopia - 2x05 Episode 5L’episodio si chiude così come era iniziato, con un agente dormiente che viene attivato nel bel mezzo del suo lavoro in un fast food: per tornare in tema di olocausti e stermini vari, la rappresentazione perfetta dell’assoluta banalità del male.
Applausi.


Voto: 9

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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6 commenti su “Utopia – 2×05 Episode 5

  • SerialFiller

    Utopia non sarà la serie migliore di sempre ma essa, almeno per me, rappresenta la serie che mi ha sopreso di più, seconda solo a sons of anarchy in questi anni.
    Il livello costante di adrenalina, coerenza e scrittura è davvero notevole.
    In questa puntata poi come giustamente detto nella recensione lo spettatore viene preso a calci e pugni nello stomaco senza pietà.
    Il tutto riuscendo a farci parteggiare senza dubbio con il cattivo ed empatizzare col buono.
    Chi di voi non ha almeno per un secondo ceduto alle spiegazioni logiche ed incontrovertibili della Milner?
    Chi al tempo stesso non ha caricato di empatia Pietre?
    Poi una piccola cosa fatemela sottolineare ancora, i cold open di questa stagione di Utopia sono dejavù di Breaking Bad, e questo omaggio è davvero graditissimo.

     
  • Attilio Palmieri

    Bellissima recensione Ste! Ci sarebbero tantissime cose da dire, dall’introduzione del nuovo personaggio, quasi il succo malvagio e compresso dell’utopia antropomorfa. Un automa folle che sa tanto di superuomo.
    A parte la prima, che fa caso a sé, per me questa è la puntata di Utopia migliore di sempre.

    La divisione in due blocchi narrativi e due gruppi di personaggi, da una parte gli umani dall’altra i super eroi, o meglio quelli che hanno dimostrato di avere tante sporgenze fuori dall’ordinario; tutta la seconda parte in uno scenario atipico, arido, montuoso, altamente simbolico, tutto girato in esterni e legato a doppio filo con la narrativa filosofica europea.
    Ecco, quei venti minuti dal punto di vista della messa in scena sono stati devastanti. Sembrava di essere di fronte al miglior cinema d’autore europeo, dove la Settima Arte incontra il teatro, rimediandolo e portandolo sullo schermo, come hanno saputo fare tra gli anni Cinquanta e Sessanta Visconti e Pasolini. Se pensata a Medea di P.P.P. o a La Ricotta, sembra di assistere a una ripresa, a un ricalco che non ha paura di sfidare e omaggiare un modello altissimo. Rileggendo anche i tuoi riferimenti alle iconografie classiche e addirittura religiose non posso che essere d’accordo: in quest’episodio Utopia porta ancora più in alto l’asticella, lavorando sul simbolo, sull’astrazione, sul gesto, sul teatro.
    C’è anche il Kurosawa di Ran, che parte da Re Lear per creare uno dei più grandi incontri tra il Teatro e l’Audiovisivo.
    E in mezzo c’è la famiglia, la tragedia classica che incontra il dramma familiare, quello bergmaniano e prima ancora cechoviano, che in quello spazio avulso dalla realtà trova il modo per sistematizzare i rapporti, per arrivare a una resa dei conti attesa da anni. Gli abbracci tra Milner e Philip e tra Jessica e Pietre sono stati di un lirismo assoluto.
    Quello che vediamo è un Olimpo dove ci si può finalmente, lontano da occhi indiscreti, levare la corazza e lasciarsi andare fino infondo, mettendo a nudo tutta la propria intimità.

     
  • Will Gaiman

    Che dire, un episodio pazzesco, forse il migliore in assoluto di questa incredibile serie.
    Come in ogni episodio, la situazione di partenza è totalmente ribaltata. E la presunta morte di Milner e Pietre, forse i personaggi migliori della serie o comunque quelli con cui si può più legare (sono infatti i due che si muovono seguendo una loro concezione di Amore), dimostra una dose massiccia di testicoli da parte di Kelly.

    Ed è forse l’episodio in cui le ragioni di una parte si dissolgono, lasciando chi, come me, poteva capire o addirittura accettare con un pugno di mosche. Mi ricorda un pò Breaking Bad, nel modo in cui il concetto di morale era così ambiguo da essere intrinsecamente ambivalente (Giano, appunto).

    Da lodare inoltre ancor più di altre volte la fotografia: oltre al solito gioco di dominanti e uso di colori caldi e accesi, qua abbiamo un utilizzo magnifico della luce, e la scelta di rendere il cielo della piana totalmente bruciato dona allo showdown finale un’aria di sospensione fisica.

    Complimenti anche al recensore, la citazione della Pietà mi era sfuggita, l’ennesima grande scelta degli autori di questo capolavoro. Per quanto mi riguarda questo episodio è l’Ozymandias di Utopia.

     
    • Ste Porta L'autore dell'articolo

      Grazie Will!
      Sono d’accordo anche col paragone che fai con BB, sia dal punto di vista morale che del peso dell’episodio. Aspettiamo però l’ultimo, da cui mi aspetto ancora di più.

       
  • Pasubio

    Sarò controcorrente, ma sinceramente questa seconda stagione mi è risultata, a parte la prima ottima puntata, assai deludente. Tanto che ho addirittura farticato a finire quest’ultima puntata, più volte sul punto di staccare, infastidito da uno svolgimento degli eventi non lineare, irritante, frastornante.

    L’innovazione della prima stagione a poco a poco è andata scomparendo e, a parte la pur sempre ottima colonna sonora e fotografia, mi sembra sia rimasto ben poco.

    Personaggi che, con i loro stampalati comportamenti, se all’inizio incuriosivano in quanto lontani dagli abusati clichè di genere, alla lunga stancano, in un turbinio di spostamenti e di cambiamenti di posizione, che mascherano, a mio avviso, l’incapacità degli autori di far procedere e innovare la trama. Perchè, alla fin fine, in questa stagione non è avvenuto granchè, a parte un continuo groviglio di eventi, frutto spesso di scelte incomprensibili o
    prive di logica. Mi sembra sempre che, quando le idee scarseggiano, gli autori finiscano sempre (vedi dexter ultima stagione) a far fare ai personaggi sempre le cose meno probabili o palesemente sbagliate (e qui intendo non secondo il mio modo di pensare, ma rispetto al mondo costruito dagli autori stessi), pur di trovare qualcosa di utile per allungare il “brodo”.

    Aggiungerei inoltre delle interpretazioni dei nuovi personaggi non proprio memorabili (mi riferisco soprattutto a Philip Carvel, nonostante l’importanza che egli riveste) per un giudizio, purtroppo, assai negativo.

    Considerando invece che quasi sempre concordo con le valutazioni dei recensori di tale sito, emerge un sincero stupore per le lodi e le entusiastiche valutazioni fatte nei confronti di queste ultime puntate.