Utopia – 2×06 Episode 6 19


Utopia – 2x06 Episode 6E alla fine anche questa seconda annata di Utopia è volta al termine, se possibile (e sembrava impossibile) in maniera ancora più esaltante di quella scorsa. Dennis Kelly è riuscito in un’impresa: caricare di tragedia e di passione una serie già praticamente perfetta.

La fulminante apertura è dedicata a Terrence Truman, nuovo personaggio la cui introduzione faceva da apertura e chiusura allo scorso episodio. Un inizio che rilancia il concept di Utopia e ne saggia le rifrazioni attraverso un personaggio sino ad ora sconosciuto, ma non per questo meno terrorizzante. Quanto è breve la via verso il fanatismo, sembra dirci questo cold open, indipendentemente dalla bontà della convinzione di partenza. Nonostante la deprecabilità di tale scenario distopico, il monologo iniziale non manca di metterci di fronte a una serie di dati estremamente scomodi per noi cittadini del mondo, costringendoci a valutare qualcosa che in genere, più o meno consapevolmente, ignoriamo: quanto la nostra esistenza è consustanziale alla nostra distruzione? In che misura siamo dannosi a noi stessi e al nostro ambiente anche solo vivendo?

Nothing scares me, nothing in the world. Except him.

Utopia – 2x06 Episode 6Sono bastati pochi minuti la scorsa settimana per donare a Terrence Truman un fascino istantaneo e inserirlo di diritto nel novero dei personaggi più carismatici di questa stagione, nonostante la sua breve presenza. Terrence è uno dei tre uomini pronti a tutto pur di portare a termine la loro missione (liberare il virus), ma l’unico che ha un ruolo attivo nell’episodio, nonché quello che sopravvive per più tempo. È una sorta di Pietre meno disturbato, privo di quelle sporgenze di profonda debolezza e tragicità di quest’ultimo; un automa pronto a tutto, meno squilibrato e meno anarchico di Pietre, ma non per questo meno dannoso. Un terminator fanatico e letale. La chiave per arrivare a Terrence è Dobri Gorski, professore che lega i tre “soldati”, da tempo in carcere e protagonista di una delle morti meglio girate dell’episodio. La crudeltà senza freni di Terrence (ricordiamo anche l’uccisione dell’uomo in vasca da bagno) lo rende un valido villain in vista dello scontro finale, in cui Jessica, solo con l’aiuto di Ian, riesce a scongiurare la catastrofe. Il prezzo di quell’epilogo sarà salatissimo per Ian, il quale dopo essere stato ingiustamente accusato dell’omicidio del fratello, finisce per essere realmente un assassino.

Call me “dear” again, and I’ll cut your face off.

Utopia – 2x06 Episode 6Molti saranno rimasti sorpresi da questa conclusione di stagione; l’avranno percepita come “in sottrazione”, visto il ruolo un po’ più marginale dei personaggi più affascinanti della serie. La verità è che la maggior parte delle questioni a loro relative erano già state sciolte nel maestoso episodio cinque, mentre quest’ultimo è da una parte funzionale e verificarne le conseguenze, dall’altra a ragionare in una prospettiva maggiormente collettiva. Gli strascichi sono pesantissimi: Milner è morta, Pietre è ricoverato, Philip affranto dalla fine della sua amata si limita a poche brevissime ma cruciali apparizioni, Lee muore nel finale e Jessica, a parte una fulminante sequenza con Lee, è “ridimensionata” al rango di donna come tutte le altre. A questo proposito infatti, quella che fino a ieri era LA superdonna per eccellenza è costretta a misurarsi con problemi normali come una qualsiasi persona normale, inserendosi di prepotenza nella vicenda di Ian e Becky e partecipando a un dolore non suo, irrimediabilmente umano. Prima però non manca di mostrare le sue nobilissime stimmate attraverso il faccia a faccia tanto atteso con Lee e il conseguente salvataggio di Pietre. Peccato che questi, dopo aver passato una vita fatta di traumi e lacerazioni, non possa né ascoltare la stima (seppure declinata attraverso la paura) che Lee ha per lui, né sentire la protezione della sorella.

Have you ever looked into the eyes of someone you love who’s dying? It’s not something that leaves you.

Utopia – 2x06 Episode 6Nonostante l’intromissione di Jessica Hyde renda tutto molto più affascinante, la storia di Becky e Ian acquista con questo finale un consistente e per certi versi inaspettato spessore. Pensare a Utopia per molti significa automaticamente “Where is Jessica Hyde?”; significa una delle donne più affascinanti e disturbate (e per questo irresistibili) mai viste in TV, significa convincersi di avere un rapporto speciale con Pietre ed essere tra i pochi a capirlo. Da questa stagione a questa coppia si aggiungono anche Philip e Milner, che completano quel tetragono di eroi bigger than life che, qualsiasi cosa accada, renderà indimenticabile questa serie (considerando estraneo a queste logiche Lee, tra i personaggi più amati e sicuramente il più vicino al mondo del fumetto). Tuttavia, se ci fossero solo loro questa storia sarebbe “soltanto” un bellissimo racconto su quattro straordinari personaggi, quasi una storia di supereroi senza poteri. Fortunatamente non è così: Utopia è anche un’opera capace di lavorare sui grandi numeri e che, partendo da storie intime, è in grado di ragionare su questioni di ampio respiro e universalizzarle. Ian, Becky, Grant, Wilson, Dugdale, Geoff sono questa cosa qui, sono quel microcosmo ordinario, sono quella sintesi di umanità al cospetto delle manovre internazionali e del sadismo dell’autore. In particolare Ian e Becky, con la loro storia così normale, sono una rivisitazione del pattern spielberghiano in salsa Channel 4, due amanti ordinari di fronte a circostanze straordinarie. Soprattutto il personaggio di Becky, sin da subito la più classica delle everyday woman, trova una sua naturale quanto compiuta conclusione (oltre che una grande crescita personale, di cui il tentato suicido è abbondantemente responsabile), emergendo come la vera e propria cavia interna del racconto, come il manifesto dell’intero filone di denuncia degli abusi delle case farmaceutiche.

French don’t stop bullets.

Utopia – 2x06 Episode 6Il figlio di Utopia, per antonomasia, è Grant, bambino cresciuto troppo in fretta, sensibile come pochi altri personaggi, ferito e sofferente come un gatto abbandonato che al primo rumore fuori posto mostra le unghie e digrigna i denti. Aggressivo per necessità, volgare per darsi un tono, spocchioso per celare la sua naturale insicurezza. Dugdale, dall’incontro con Grant, emerge come una sorta di bambino troppo cresciuto, una sua versione adulta, come lui bisognoso d’amore, forse perché proprio come lui da sempre vittima di soprusi da parte di persone più grandi o più violente. Il loro incontro è quasi catartico, sebbene sia nato da un aspro conflitto dalle dinamiche simil “padre-figlio”. La chiave del loro rapporto è Jen, moglie di Dugdale e madre adottiva di Grant, il quale con lei ha immediatamente e nella maniera più naturale possibile un atteggiamento mansueto, che mette in evidenza tutto il suo bisogno d’amore. Sembra poter esserci un meritato lieto fine per due personaggi che in queste due stagioni si sono levati davvero poche soddisfazione, subendo molto di più di tanti altri.

I’ve seen what people are capable of when they feel they’re losing everything.

Utopia – 2x06 Episode 6L’altra faccia di questo gruppo di comuni mortali è Wilson, non a caso all’inizio inserito pienamente nel loro gruppo. Già dal nome però emerge qualcosa di diverso, di disturbante, fuori dall’ordinario. Wilson Wilson. Un doppio nome o doppio cognome, ma anche un Wilson al quadrato, elevato a potenza. Un personaggio che già dal nome rivela una misteriosa potenzialità nascosta, che nel suo caso ha una natura trasformativa. Proprio come un novello Anakin Skywalker, Wilson Wilson da uomo normale dà pian piano sfogo alla sua ambizione smisurata, passando definitivamente al lato oscuro (“Non hai bisogno della pandemia per far comprare il vaccino, ma solo della paura della pandemia”) con l’uccisione di Lee, suo incubo peggiore. Il sacrificio, da sempre pegno simbolico di qualsiasi passaggio di grado, dalla mitologia alla camorra, è quello che compie Wilson nel finale, incidendosi sulla pancia il famoso ideogramma e autoproclamandosi così il nuovo Mr. Rabbit.

La seconda stagione di Utopia finisce per essere addirittura migliore della prima, grazie a sei episodi praticamente perfetti e soprattutto all’idea di impostare in quel modo la season premiere, col senno di poi rivelatasi una scelta oltremodo vincente.

Voto episodio: 9
Voto stagione 9 +

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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19 commenti su “Utopia – 2×06 Episode 6

  • Bonny94

    Quindi dopo questo finale Wilson Wilson è diventato Mr Rabbit Mr Rabbit.

    Edit – Questo commento è stato leggermente modificato per evitare che si legga nella sidebar della nostra home la rivelazione di questo finale, spoilerando quindi a chi non l’ha visto.

     
  • Dreamer88

    Il cold open di questo episodio è fenomenale, probabilmente una delle cose migliori viste in tv in questo 2014. Per il resto quoto tutto quello che ha detto Attilio: non è facile ripetersi (soprattutto a questi livelli) ma Utopia è riuscito non solo a confermarsi ma a migliorarsi ulteriormente, diventando così una delle migliori serie TV attualmente in circolazione. Ho letto su Internet pareri discordanti sul finale (chi l’ha apprezzato molto e chi invece l’ha trovato davvero deludente) ma per me si è trattato di un buonissimo finale (non straordinario, ma molto buono), che apre nuovi scenari per la prossima stagione (attendo con impazienza il comunicato del rinnovo da Channel 4). Sarà dura ora per gli americani fare il remake (HBO ha confermato il progetto)!

     
  • Giuseppe Giacone

    Non capisco.
    Non capisco come si possa dare un voto cosi alto, ed avere un giudizio cosi buono, su una serie che per il secondo anno decide di riniziare da capo ricreando una terza serie probabilmente uguale alle prime due già trasmesse.
    Wilson decide di diventare il nuovo Mr. Rabbit così come Milner si rivelava essere Mr. Rabbit alla fine della prima stagione.
    Metà del cast viene imprigionato e,chiaramente, non subito eliminato cosi come succedeva a Jessica nella prima stagione ed infine Giano non veniva usato sulla popolazione.
    Ha davvero senso vedere uba terza stagione che avrà le stesse premesse della seconda?

     
    • Will Gaiman

      Insomma, nella prima stagione solo Jessica veniva imprigionata, gli altri erano più o meno liberi. E la differenza tra Wilson e Milner, nonostante la loro fedeltà al progetto, ha basi e direzioni diverse.

      Ha davvero senso vedere una terza stagione che avrà le stesse premesse della seconda? Le premesse mi paiono diverse, e nemmeno di poco, e comunque dopo 12 episodi praticamente perfetti o quasi io voglio dare piena fiducia a Kelly e soci.

       
      • Giuseppe Giacone

        Quanta differenza vuoi che faccia la detenzione di tutti o solo di Jessica? Tanto scapperanno. Credi davvero che non lo faranno?
        La differenza tra Milner e Wilson ti sembra una differenza così marcata?
        Ma su, anche io ho adorato le due stagioni di Utopia ma francamente mi sembra una scusa solo per fare soldi.
        Se poi la terza stagione sarà la stagione finale tornerò a guardare la serie ma l’andazzo di questa storia non mi è piaciuto. Questa stagione poteva essere a tutti gli effetti una conclusione

         
        • Vaaal

          sono d’accordo con giuseppe, per me avrebbero dovuto far andare il progetto dell’influenza fino in fondo, almeno per cambiare un po’ le cose. Non capisco davvero che senso ha questo azzeramento.

           
        • Giuseppe Giacone

          Sono convinto che l’azzeramento sia soltanto una manovra per spremere di più la mucca di Utopia.
          Bastava anche diffondere subito Giano e portarci in un futuro cambiato dal virus invece di farci vedere Wilson che come un idiota fissa il virus -_-.

           
        • Will Gaiman

          Citazione da Giuseppe Giacone:
          Sono convinto che l’azzeramento sia soltanto una manovra per spremere di più la mucca di Utopia.
          Bastava anche diffondere subito Giano e portarci in un futuro cambiato dal virus invece di farci vedere Wilson che come un idiota fissa il virus -_-.

          Citazione da Giuseppe Giacone:
          Sono convinto che l’azzeramento sia soltanto una manovra per spremere di più la mucca di Utopia.
          Bastava anche diffondere subito Giano e portarci in un futuro cambiato dal virus invece di farci vedere Wilson che come un idiota fissa il virus -_-.

          Fa la differenza eccome. Perchè le basi per la prossima stagione sono diverse da quelle che c’erano tra la prima e seconda, per quanto simili. Per diversi motivi. Se non lo si capisce si pecca di pressapochismo, a mio avviso. Che poi sono pure io d’accordo sul fatto che potevano chiuderla qua, ma vorrei ricordare che era pure l’opinione di molti, me compreso, quando finì la prima stagione. Non c’era bisogno di andare avanti ma Kelly ha tirato fuori il proverbiale coniglio dal cappello e la seconda stagione se possibile ha alzato il tiro. Quindi comprendo le critiche ma non le faccio miei, perlomeno lo devo a Dennis Kelly, Cristobal, i registi e tutti gli altri autori di questa fantastica serie.

           
        • Giuseppe Giacone

          Citazione da Will Gaiman:
          Fa la differenza eccome. Perchè le basi per la prossima stagione sono diverse da quelle che c’erano tra la prima e seconda, per quanto simili. Per diversi motivi. Se non lo si capisce si pecca di pressapochismo, a mio avviso. Che poi sono pure io d’accordo sul fatto che potevano chiuderla qua, ma vorrei ricordare che era pure l’opinione di molti, me compreso, quando finì la prima stagione. Non c’era bisogno di andare avanti ma Kelly ha tirato fuori il proverbiale coniglio dal cappello e la seconda stagione se possibile ha alzato il tiro. Quindi comprendo le critiche ma non le faccio miei, perlomeno lo devo a Dennis Kelly, Cristobal, i registi e tutti gli altri autori di questa fantastica serie.

          Le premesee saranno diverse ma non mi sembra che la situazione sia cosi cambiata.
          La situazione sarebbe cambiata con l’uso di Giano o con il Network impazzito per via della scomparsa di Milner.
          Io ho visto in questa possibile terza stagione solo un rimescolare le carte senza lasciare grandi cose

           
  • Setteditroppo

    E’ una dichiarazione d’amore più che una recensione, Attilio o no? Scherzo ma è che non condivido l’entusiasmo per questa seconda stagione. Passione e tragedia non sono i punti di forza della serie. Il solo Pietre paradossalmente (e per il grandissimo lavoro fatto dall’attore, intenso e perturbante) è uscito fuori dalla carta/schermo (abbiamo detto in passato utopia anche come fumetto no?) e ha donato un momento di pathos tragico alla stagione. Il più riuscito di una stagione che ha voluto aggiungere qualche spruzzata di realismo (tragedia e passione di cui sopra) sottraendo nel complesso alla serie una po’ della propria identità. Semmai commedia e violenza erano e dovevano restare le colonne portanti della serie. Se non fosse stato per quel magnifico episodio iniziale che non a caso è diverso, è “nuovo” rispetto a tutto il resto che abbiamo visto, avrei giudicato la stagione sufficiente e nulla più. La grande forza di Utopia in fondo è stata la novità, l’originalità della messa in scena. Ma dal secondo episodio in poi qualche bel guizzo qua e là, sì ma una sensazione generale di già visto… e poi, davvero il personaggio di Terrence è così memorabile? davvero? Ne avrò visti a decine di psicopatici nei miei ultimi tre anni di dipendenza seriale, sì, è tratteggiato bene ma insomma nulla di particolarmente sorprendente. E le soluzioni violente per questa o quella morte ci hanno colpito come l’anno scorso o più dell’anno scorso? D’altronde la creatività nel mettere in scena la violenza omicida è diventata un marchio di fabbrica delle serie tv di questi ultimi anni ed è sempre più difficile restare colpiti o sorpresi.
    E il finale? Si conferma un punto debole della serie. Ricordo che anche l’anno scorso ci fu qualche piccola stortura di naso. Attenzione al realismo! Ci ritorno sopra perché se una parte delle vicende legate a qualche personaggio (Becky, Ian) si avvicina troppo a soluzioni realistiche, umane e diviene centrale, il resto dell’impalcatura – che è tutt’altro e a ciò deve il suo successo – ne risente e scricchiola (la trasformazione di Wilson in capo di una potente organizzazione è completamente inverosimile e quindi è perfetta per la serie come la intendo io ma mi ha stonato un po’ nel contesto dell’episodio). Credo che Utopia debba soprattutto continuare a farci riflettere divertendoci e sorprendendoci, giocando sulle modalità di messa in scena e sull’invenzione o reinvenzione dei personaggi. Ma la storia “seria” che ne è alla base non può reggere per tanto tempo, così come i suoi personaggi. Condivido il commento di prima, anch’io avrei voluto una conclusione definitiva. Non essendo stato così o Utopia si reinventa appunto, oppure rientra nei ranghi dell’ordinaria serialità. E sarebbe un peccato.

     
    • SerialFiller

      Pur non condividendo la portata delle critiche fatte ad Utopia e pur essendo convinto del 9 meritato alla stagione, devo dire che in effetti alla fin fine dopo 2 stagioni ci ritroviamo al punto di partenza con Wilson al posto della Milner ed i nostri eroi consapevoli di quel che è successo. Per il resto siamo punto e a capo. Questo di per se è un limite ma la fiducia negli autori di utopia mi fa ben sperare che gli scenari cambieranno molto l’anno prossimo.
      Una parola sul cold open. Stupendo cosi come è stupendo il discorso di Terrence, l’eredità da breaking bad è evidente e la centralità della tematica nel mondo d’oggi è disarmante. Sapevate che ieri è stato il primo giorno nella storia dell’umanità in cui l’iomo sta consumando più energie di quelle che la terra mette a disposizione? Le guerre per il petrolio e le disuguaglianze in termini di ricchezze sulla terra non possono non farci pensare a quento catastrofico sarà il futuro del globo.
      P.S.
      L’attore che interpreta Philipp Carvell è il capo del senato degli eisodi I,II,III di Star Wars..

       
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    Grazie a tutti per i commenti e il dibattito che è seguito a questa recensione. Cerco di rispondere a tutti in modo abbastanza sintetico per non creare il papello lungo e noioso:
    – Non credo affatto che l’aver chiuso con una situazione simile al passato (solo per certi versi), che alcuni chiamerebbero “da reboot”, sia un limite o addirittura un difetto. Non è che le cose debbano sempre cambiare per essere interessanti o che la storia debba per forza andare avanti così velocemente. Soprattutto, e questo mi preme sempre segnalarlo, le serie TV (quasi) come i film, non sono affatto solo plot. Se dovessimo giudicare con questi parametri L’avventura, diremmo che non succede nulla e che Antonioni era un pessimo sceneggiatore. Al bar lo si può anche dire, se si parla seriamente invece è meglio pesare le parole.
    – Utopia è un fatto prima di tutto estetico. Un prodotto audiovisivo unico che nella fusione di scelte di regia e musicali ha messo in piedi un’opera unica, che non deve cambiare per continuare a esserlo, semplicemente lo è. Certo, può diventare una maniera, o anche un qualcosa di profondamente autoriale (vi dice qualcosa la politique des auteurs?), di sicuro un’estetica riconoscibile. Questo, e non solo, ha spinto gli americani (e non gente qualsiasi, HBO e David Fincher) a farne un remake, cioè a rendere omaggio alla serie tanto da riscriverla. Attenzione, questa, almeno in potenza, è ben lontana dall’essere un’operazione commerciale (lo è solo in parte) perché le personalità che sono coinvolte hanno dei veri e propri interessi creativi rispetto alla materia originale.
    – Cosa è stata dunque questa seconda stagione? In breve, è stata una conferma di uno stile ancora oggi unico, ma soprattutto il tentativo di iniettare un’anima a quella componente videograficamente così forte. Il primo episodio ha avuto questo ruolo; da quel momenti in poi tutti i personaggi hanno avuto un altro volto, soprattutto, ovviamente quelli legati al primo episodio. Eroi un tempo “di ghiaccio”, ma che in questa stagione hanno mostrato tutto il loro lato umano, facendo esplodere interamente i loro conflitti nel quinto episodio, il più importante, quello dove nella dimensione edenica di quello scenario lontanissimo dai cromatismi classici della serie, si assiste alla teatralità della vita di quegli eroi per molto tempo creduti inossidabili (Pietre ferito nel corpo e nell’anima).
    – Il personaggio di Terrence. Non ho detto né mi sognerei mai di dire che Terrence Truman sia come Tony Soprano. Mi sono solo limitato a dire che, per un personaggio che deve coprire un ruolo di un episodio, seppur un ruolo cruciale, o proprio perché si tratta di un ruolo cruciale, la sua introduzione (gestita nell’inizio e nella fine del quinto episodio) è stata perfetta e funzionale a costruirgli un’aura attorno e che i suoi gesti, con tutti i loro estremismi, e l’interpretazione dell’attore, non hanno fatto pesare il fatto di aver dedicato parte importante del season finale a un personaggio quasi sconosciuto.

    Se ci sono altre questioni che ho dimenticato e di cui c’è voglia di discutere, io sono a disposizione.

     
    • Giuseppe Giacone

      Io non ho problemi ad ammettere quanto Utopia sia fenomenale e quanto il suo lato estetico sia formidabile dico soltanto che, a parer mio, per come sono fatto io e per i miei gusti, una serie tv dovrebbe avere una trama forte a sorregerla ed è stato così finchè il finale di questa stagione non ha fatto tornare tutto da capo.
      Mi lamento di questo fatto non perchè non rivedrei una stagione simile alla prima ma perchè la trama e i personaggi coinvolti nello show risentono di questo finale: come faccio a vedere in Wilson un grande villan se lascia vivi gli unici che potrebbero fermare il suo piano e se, avendone l’occasione, non lo porta subito a termine?
      Utopia, oltre ad essere una serie di grande impatto stilistico è una serie che si è sempre presa sul serio nella sua follia ed è sempre rimasta coi piedi per terra.
      Il finale di questa stagione invece ha reso più debole tutto l’intreccio.

       
  • Attilio Palmieri L'autore dell'articolo

    No, un attimo. Il finale di questa stagione non ci dice che Wilson Wilson sarà un grande villain, ma semplicemente completa il suo arco narrativo in un modo che può piacere o meno, ma che di sicuro è compiuto e approfondito, specie circa la sua sofferenza. La nuova consapevolezza e fiducia che raggiunge sparando a Lee, così come il dolore che si autoinfligge e che il regista non manca di mostrarci con un primissimo piano, sono il cuore di questa sua nuova forma. Una forma fragile, magmatica, precaria. Quello che sarà in futuro è tutto da vedere.
    Sono in disaccordo anche sull’avversione verso il ritorno alle condizioni di partenza o in ogni caso precedenti. Capisco che possa non piacere, e anche io personalmente non amo tanto questa soluzione narrativa (che, ripeto, non è esattamente il caso di Utopia), ma bisogna riconoscere che è un modo di scrivere storie per la TV più che legittimo e che in alcuni casi ha non solo tanto successo, ma anche studi narratologici di carattere accademico.
    Due esempi: Alias, serie creata da J.J. Abrams, ha basato gran parte della sua struttura sui reboot interni, risultando per questo avvincente e innovativa; Scandal (ma anche gli altri lavori di Shonda Rhimes) ha una struttura che al termine di ogni stagione effettua una sorta di “potatura” (così è stata chiamata da alcuni studiosi molto più autorevoli di me) che mira a trattenere i personaggi che durante l’anno si sono dimostrati come riusciti e a eliminare quelli “sacrificabili”.
    Questo per dire che, per fortuna, ci sono tantissimi modi di scrivere per la TV.

     
    • Giuseppe Giacone

      Citazione da Attilio Palmieri:
      No, un attimo. Il finale di questa stagione non ci dice che Wilson Wilson sarà un grande villain, ma semplicemente completa il suo arco narrativo in un modo che può piacere o meno, ma che di sicuro è compiuto e approfondito, specie circa la sua sofferenza. La nuova consapevolezza e fiducia che raggiunge sparando a Lee, così come il dolore che si autoinfligge e che il regista non manca di mostrarci con un primissimo piano, sono il cuore di questa sua nuova forma. Una forma fragile, magmatica, precaria. Quello che sarà in futuro è tutto da vedere.
      Sono in disaccordo anche sull’avversione verso il ritorno alle condizioni di partenza o in ogni caso precedenti. Capisco che possa non piacere, e anche io personalmente non amo tanto questa soluzione narrativa (che, ripeto, non è esattamente il caso di Utopia), ma bisogna riconoscere che è un modo di scrivere storie per la TV più che legittimo e che in alcuni casi ha non solo tanto successo, ma anche studi narratologici di carattere accademico.
      Due esempi: Alias, serie creata da J.J. Abrams, ha basato gran parte della sua struttura sui reboot interni, risultando per questo avvincente e innovativa; Scandal (ma anche gli altri lavori di Shonda Rhimes) ha una struttura che al termine di ogni stagione effettua una sorta di “potatura” (così è stata chiamata da alcuni studiosi molto più autorevoli di me) che mira a trattenere i personaggi che durante l’anno si sono dimostrati come riusciti e a eliminare quelli “sacrificabili”.
      Questo per dire che, per fortuna, ci sono tantissimi modi di scrivere per la TV.

      Wilson è chiaramente alla fine del suo percorso e si è definitivamente trasformato il mio problema è che il Network, che fino a questo momento è sempre stato una macchina infallibile, e la nomina di Wilson come nuovo Mr. Rabbit perde di senso narrativo se invece di eliminare tutti gli ostacoli ci si limita ad imprigionarli e si aspetta ancora a trasmettere il virus.
      Capisco anche quando mi si dice che esistono vari modi di scrivere serie tv questo però non toglie che non apprezzi per niente questo tipo di scrittura: un conto è la potatura di Greys Anatomy un altro è il cambiare due o tre ruoli.

       
  • Setteditroppo

    Sono d’accordo con Attilio quando dice che “Utopia è un fatto prima di tutto estetico”. E aggiunge: “Un prodotto audiovisivo unico che nella fusione di scelte di regia e musicali ha messo in piedi un’opera unica, che non deve cambiare per continuare a esserlo, semplicemente lo è. Certo, può diventare una maniera, o anche un qualcosa di profondamente autoriale (vi dice qualcosa la politique des auteurs?), di sicuro un’estetica riconoscibile.”
    Ma non è un quadro. Tanto è vero che ha sentito il bisogno di cambiare, di innovare e di sorprenderci nel primo episodio di questa seconda stagione nei contenuti (con accostamenti tra storia reale e finzione eccezionali e incredibili) e nella forma (con una particolare fotografia e in più con il formato), restando più che mai fedele a se stessa. Ecco dei cambiamenti che hanno semmai rafforzato l’identità di Utopia. Non avrei certo voluto cambiamenti di tale portata in ogni puntata, sia chiaro, ma ritornare per cinque episodi alla solita “maniera” senza dare un qualcosa in più mi ha un po’ deluso (ripeto che è una delusione relativa ad una serie che considero tra le più interessanti degli ultimi anni eh). E’ una serie che non può adagiarsi, non può fermarsi, è costretta a creare sempre situazioni nuove, non può essere introspettiva, proprio per l’estetica scelta, forma che si mangia rapidamente i contenuti, che è molto difficile da mantenere nel lungo periodo.
    Ma Attilio tu giustamente dici che il qualcosa in più c’è stato, cito: “Cosa è stata dunque questa seconda stagione? In breve, è stata una conferma di uno stile ancora oggi unico, ma soprattutto il tentativo di iniettare un’anima a quella componente videograficamente così forte. Il primo episodio ha avuto questo ruolo; da quel momenti in poi tutti i personaggi hanno avuto un altro volto, soprattutto, ovviamente quelli legati al primo episodio. Eroi un tempo “di ghiaccio”, ma che in questa stagione hanno mostrato tutto il loro lato umano, facendo esplodere interamente i loro conflitti nel quinto episodio, il più importante, quello dove nella dimensione edenica di quello scenario lontanissimo dai cromatismi classici della serie, si assiste alla teatralità della vita di quegli eroi per molto tempo creduti inossidabili (Pietre ferito nel corpo e nell’anima).”
    E’ vero, c’è stato quest’anno “il tentativo di iniettare un’anima” ma, a mio modo di vedere eh, non ha dato un qualcosa in più ma ha avuto l’effetto di togliere qualcosa alla serie, incrinandone la sua identità. Perché quando si sceglie una precisa estetica, uno stile videgrafico se ne sceglie anche uno narrativo (in questo caso ironico, cattivo, scorretto, grottesco, surreale), non potrebbe essere altrimenti no? Lo stile di Hannibal è elegante e sofisticato come il suo protagonista. Se i personaggi di Tarantino fossero più umani non ci sarebbe più Tarantino per come lo conosciamo, eppure all’interno di determinati e riconoscibili codici fa film diversi (o forse fa lo stesso film aggiungendo sempre qualcosa di diverso no?)
    Tu stesso, Attilio, senti l’esigenza di ricitare il personaggio di Pietre come esempio positivo delle iniezioni di umanità da parte di Kelly in questa stagione, ed è giusto, l’ho ricordato anch’io, il grottesco può diventare tragico, ma purtroppo ci sono soprattutto gli altri personaggi per i quali le iniezioni di Kelly hanno finito con lo sradicarli dal terreno che meglio conoscevano. Il dramma no, non funziona per Utopia. Becky e Ian erano maledettamente divertenti nella prima stagione e ora? Mah! E Jessica che cospira all’interno di un triangolo amoroso che ciazzecca con Utopia? E Carvel, così pesante! E invece i personaggi esagerati: Lee che piacere ad ogni sua scena; l’interprete di cui non ricordo il nome, folgorante nella brevità delle sue apparizioni; qualcosa vorrà pur dire.
    Dennis kelly ha voluto aggiungere realismo drammatico alla propria creatura, non riuscendo a percorrere altre strade (ripeto un compito comunque difficilissimo), per darle più struttura, tentando di scrivere un romanzo con la forma del racconto breve, in grado cioè di farla durare nel tempo, come le serie americane, e così le ha iniettato veleno invece dell’anima.

     
  • Dreamer88

    Pessima notizia oggi: Channel 4, a causa dei bassi ascolti, ha dichiarato che non ci sarà una terza stagione di Utopia. Sono ufficialmente in lutto.