Person of Interest – 4×06 Pretenders 1


Person of Interest – 4×06 Pretenders Pretenders: chi finge di essere qualcosa che non è, chi aspira ad avere sempre di più in una malavita ormai arrivata al punto di saturazione, e chi semplicemente maschera le proprie intenzioni per arrivare lì dove la verità non può portare più nessuno. 

Questa volta Person of Interest ci presenta una puntata abbastanza ordinaria; un episodio introduttivo, in un certo senso, che mette tanta carne al fuoco per quelli che saranno gli sviluppi successivi della trama. La puntata si articola su più fronti, con la squadra a lavoro con un nuovo numero, le lotte intestine della malavita newyorkese, e una casuale “conferenza” a Hong Kong della copertura di Harold, piacevole intervallo dal nucleo principale dell’episodio che in realtà si rivela passo fondamentale per la trama che conta.

“Well, I’m working on that.”
“Working on what?”
“Uh, nothing. Never mind.”

Person of Interest – 4×06 Pretenders

Già nella prima immagine della puntata ai bordi dell’inquadratura è presente il nostro uomo, numero della settimana. Resta un dettaglio impercettibile, eppure è lì presente: un detective dai modi un po’ retrò che osserva una scena del crimine senza dare troppo nell’occhio. Lo stesso uomo ci viene presentato pochi minuti dopo come tutto il contrario di ciò che poteva sembrare: un impiegato inetto, maldestro e incapace di approcciarsi all’altro sesso; un perfetto imbranato di nome Walter. Proprio dai drammi familiari di una sua agognata collega e del fratello presunto suicida partiranno le vicissitudini del nostro eroe, autopromosso a nuovo man in the suit. Quasi un cliché, in realtà: il classico uomo medio con complesso da supereroe che cerca di mettersi al di sopra della legge quando la criminalità dilaga. Gli eventi travolgono Walter e il suo nuovo angelo custode, Reese, e qualcosa di segreto, chiaramente legato alla malavita, irrompe nel singolo caso del suicidio/omicidio di Abel; ci ritroviamo infine in ballo l’amicone Elias, sempre pronto a tornare in azione quando la sua scacchiera viene intaccata da una forza esterna.

Chiunque sia alla ricerca di Walter, comunque, è in realtà alla ricerca del telefono di Abel che egli possiede, legato ad un importante traffico d’armi. Ancora una volta, ci viene descritto un mondo in cui contano solo gli oggetti piuttosto che le persone reali, divenute sempre più irrilevanti; oggetti microscopici e insignificanti che diventano porte per il potere, per il denaro, per l’informazione. Viene messa in scena una battaglia fra oggetti, scatenata dal desiderio di arrivare ad oggetti. Cosa è cambiato, tuttavia, fra ieri e oggi? Cosa è cambiato fra un poliziesco anni settanta e Person of Interest?

Person of Interest – 4×06 Pretenders

Nel mondo di ieri, vinceva chi aveva l’arma più grossa, ora vince chi ha quella più piccola, invisibile, virtuale. Vediamo Elias e Dominic combattersi, ancora appartenenti a un mondo materiale, sorpassato, anacronistico; i due si cullano nell’illusione che a vincere sia appunto chi mostri più aggressività, più sicurezza, più controllo. Sappiamo però che un’intelligenza artificiale sta attuando una colonizzazione informatica in tutto il mondo, e un’altra dai poteri equivalenti sta cercando di fermarla: i due boss si contendono quindi le briciole di un mondo già in mano a calcolatori che in un batter d’occhio potrebbero annichilire l’una o l’altra organizzazione criminale.

Walter termina la sua favola con un vero, unico, gesto da eroe; tuttavia proprio questo in realtà lo fa ritornare ad una più consapevole condizione da uomo comune. Il vigilante che aveva idolatrato esiste ancora, si nasconde però da qualcosa che va oltre l’individuo, oltre la realtà materiale: una Macchina. Qui viene toccato e osservato il Reese personaggio, che ha sempre funzionato molto di più del Reese persona: sono evidenti i sensi di colpa del John vigilante-soldato, concentrato solo sulle proprie missioni e sui propri ordini, lui sì consapevole ormai di dipendere da una Macchina, e non più da un datore di lavoro.

Sorry. Professor Whistler is at a conference. My department head insisted.

Person of Interest – 4×06 Pretenders

Tutta la situazione a Hong Kong ci è presentata candidamente, come una semplice distrazione, un alleggerimento rispetto alla violenza dell’occidente: Finch che fa riferimento ad un estenuante volo in economica, la musica calma e cadenzata, le speculazioni filosofiche fra macchina, uomo e invenzione con la sua nuova amichetta. Persino il borseggiamento è alleggerito da un Harold abbastanza spento, fin troppo tranquillo nell’accontentare il ladruncolo di strada; proprio per questo, forse, ci sembra tutto troppo semplice, troppo costruito. Una coincidenza fin troppo scontata.

In pochi twist finali scopriamo le reali intenzioni di Harold e la vera identità di Miss Bridges: i suoi algoritmi interessano a Samaritan, e a quanto pare lo stesso vale per The Machine. Cosa aspettarci da questa piega degli eventi? Una terza macchina in arrivo? La chiave per cancellare l’intelligenza artificiale desiderata, o semplicemente per amplificarne le possibilità? Prendiamo comunque atto di un’importante verità: Harold sceglie definitivamente di dare fiducia alla propria creatura e di passare all’azione direttamente contro Samaritan: la Macchina lavora freneticamente per insinuarsi nel sistema avversario, potendo ormai di nuovo contare anche sul cervello e sulle capacità di Finch. Ma è sempre essa a muovere i fili, e c’è solo una direzione, in cui tutto questo ci può portare: una lotta ad armi pari fra le due A.I.

In Person of Interest incontriamo dei pretenders quasi ogni settimana, ed è un vero e proprio tratto caratteristico della serie ormai: qualsiasi personaggio, dalla comparsa più irrilevante alla vittima più innocente, può nascondere un lato oscuro, un collegamento con qualcosa di importante e pericoloso. Chiunque è in grado di mentire sulla propria identità: a volte, non c’è neanche bisogno che lo faccia, in quanto sono gli autori stessi a nascondere volutamente piani e sfaccettature dei personaggi per poi esplicitarle in pochi attimi con un dialogo compromettente e rivelatore. È così da sempre, viene da pensare addirittura all’introduzione del personaggio di Root (la cui assenza è sempre tristemente sentita), presentata come dolce e comprensiva psicologa e rivelatasi psicopatica hacker senza scrupoli.
Tutti nascondono qualcosa, tutti fingono: chi per sopravvivere, chi per sovrastare i propri nemici.

We have finally achieved immortality, Sameen. Even when our bodies die, our personal data lives on in cyberspace forever, whether you like it or not.

Person of Interest – 4×06 Pretenders

Nonostante la lotta fra gang, Elias, i sensi di colpa da vigilante di John e tutta la faccenda di Hong Kong, è questo il vero momento di riflessione dell’episodio: Harold ci ricorda con estrema tranquillità che le Macchine sono potenzialmente immortali. John, Sameen, Root, Finch, Mr. Greer, tutti diventeranno polvere, lasciando il mondo o ciò che ne resterà in mano a congegni fatti di cavi, server, codici binari. È in momenti come questo che la serie si eleva, straniando lo spettatore dagli eventi raccontati per dargli una visione d’insieme inquietante e pericolosamente futuribile. Un pendolo che oscilla fra sociologia e tecnologia, due tematiche per Nolan imprescindibili e sempre coesistenti.

Questa sesta puntata dà il via ufficialmente alla lotta interna fra Dominic ed Elias, e presenta un caso della settimana tutto sommato interessante; i suoi picchi rimangono tuttavia nel ribaltamento finale e nel glaciale sguardo di Harold messo a fuoco oltre le luci di Hong Kong.
Nell’universo narrativo di Person of Interest nessun personaggio si ferma per un attimo, nessuna sottotrama viene dimenticata o lasciata perdere. Tutto combacia e si intreccia, disegnando un percorso intricato e inevitabile. Ora ci aspetta solo un lungo cammino verso l’implosione o l’esplosione di tutti gli elementi che stiamo osservando, settimana dopo settimana.

Voto: 7 ½

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Un commento su “Person of Interest – 4×06 Pretenders

  • SerialFiller

    A me questa puntata oltre a piacere tantissimo (a dir la verità non ricordo puntate di POI che non mi siano piaciute) mi ha anche lasciato un enorme senso di compiutezza unita ad una spasmodica attesa per quel che verrà. Si è passati con grande maestrie nell’arco dei 40 minuti a ridefinire la schacchiera del potere criminale a NY alla ridefinizione degli equilibri fra i 2 GOD artificiali con l’inserimento di una terza variabile inconsapevole che son certo sarà la pedina che porterà allo scacco matto di Samaritan o della Machine. Si passati da un Finch iperattivo che finalmente abbraccia in pieno la sua creatura sporcandosi le mani fino in fondo ad un Reese superoeroe Old Style ma soprattutto pragmatico nel cercare di salvare il salvabile ammiccando Elias, una Sameen versione Geek ed un Fusco fedele compagno alla ricerca della sua dimensione, il tutto all0interno di un caso di puntata godibilissimo. Voto 9 per quanto mi riguarda, davvero l’ennesima puntata che dimostra la bravura degli autori nel trattare temi complicati e nell’incastrare molteplici storyline in maniera perfetta.