Person of Interest – 4×11 If-Then-Else 10


Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseSembra di vedere lo stesso film dell’anno scorso, quando il midseason è coinciso con un filotto di episodi letteralmente perfetti. Spesso rivedere la stessa cosa può annoiare, ma in questo caso si tratta di un’evoluzione netta di qualcosa di già notevole, che riscrive la definizione di eccellenza.

La cosa più impressionante, e che non ci stancheremo mai di sottolineare, è che Person of Interest, che quest’anno sta mantenendo un livello di qualità altissimo, va in onda sulla CBS, e non su una delle prestigiose televisioni a pagamento. Ancor più rilevante è che la serie non rinuncia a sfruttare i vantaggi che questa collocazione offre, non ultima la possibilità di organizzare una narrazione su un formato di oltre venti episodi che consente di sviluppare archi narrativi multipli e di estensioni differenti. Si tratta di una splendida eccezione, viste le condizioni disastrose in cui si trova la televisione generalista in questi anni, come dimostra la fallimentare riscrittura di Broadchurch, Gracepoint.

This apparent madness has a method, Mr. Lambert.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseDimenticate i filler (che non sono mai semplicemente filler), ora si fa sul serio. In realtà è già da tempo che la serie si muove su altri livelli, mettendo al centro della discussione i protagonisti che nell’arco di questi anni ci ha insegnato a conoscere. Già dalla sigla emerge come questa volta non ci siano numeri da cercare: le vittime sono proprio loro, e non una sola, tutto il gruppo. L’episodio è innescato da un parallelismo assolutamente geniale, quello tra Samaritan e la finanza. L’accostamento ha un duplice valore: da un lato Samaritan, come la finanza, è un nemico esemplare, un’entità ombrello e anonima; dall’altro è perfetta metafora del male collettivo, automatizzato, che ha diversi contatti con l’inspiegabile, l’irrazionale e il divino, ma che in realtà nasconde le mani di pochi che ne amministrano il potere. Il contatto con la realtà (primo di una lunga serie) comincia quando si scopre che il mare in cui Samaritan sguazza è costituito proprio da quelle misure economiche poste a seguito dell’Undici Settembre. Da questo momento si tratta di una corsa per la sopravvivenza, dove i nostri eroi sono la preda, il numero da salvare, quel poco di umanità che tiene viva la fiaccola della speranza.

Each possible move represents a different game. A different universe in which you make a better move.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElsePerson of interest in questo momento sale su un gradino su cui fino a oggi non aveva mai immaginato di andare, avventurandosi in territori inesplorati non solo per la serie, ma per la televisione tout court, dove la fantascienza diventa radicale, un genere da cui pescare finalmente e liberamente a piene mani e dove il visivo diventa consustanziale al narrativo, senza soluzione di continuità. Il tempo viene distorto e i limiti conosciuti perentoriamente valicati, alla ricerca di quel senso nascosto che soggiace al genere fantascientifico, ovvero di quella possibilità di immaginare un oltre che ci è, in genere, proibito dai paletti del Reale. L’immaginazione può arrivarci e finalmente oltre al racconto c’è anche il linguaggio: la voce rallenta e dopo poco è chiaro che è il tempo stesso a rallentare, perché l’istanza narrante ci porta su un’altra prospettiva, quella della Macchina, totalmente diversa e altra rispetto a quella dei personaggi. Cosa succede quando le soluzioni si moltiplicano sino a superare il numero di atomi dell’universo? Succede che la prima mossa può essere terribile, di importanza capitale per le sorti del gioco e dell’umanità.

You have to be careful though. Because in chess, the more powerful a piece is, the more useful they are. Not just for winning… but to be use for sacrifice. As a trick.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseQuando il congegno misterioso che sta dietro l’intera impalcatura narrativa della serie diventa macchina del tempo, rivisitazione di Ritorno al futuro in chiavo distopica e nettamente più cupa, c’è da tenersi forte e da aver paura. L’episodio si divide in due fasce temporali: da una parte Finch nel 2003 che con i suoi monologhi, scacchiera alla mano, redige una sorta di manifesto teorico-filosofico dell’episodio; dall’altra il presente con i protagonisti impegnati a salvare il mondo e la propria vita. Shaw potrebbe salvarli, ma è fuori portata, bloccata in una metropolitana in ostaggio di un uomo col giubbotto esplosivo che minaccia di farsi saltare in aria. La donna in questo caso non ha il minimo dubbio sul freddare senza possibilità il potenziale stragista: con la testa a un Bene superiore Person of Interest fa ingoiare al pubblico americano il sacrificio umano, in maniera molto seria e adulta, lontano dalla prospettiva ludica (non solo nell’estetica ma anche nel senso profondo) di 24. Lo scarto in questo caso sta nel mostrare, a posteriori, l’uccisione a sangue freddo come una delle eventualità possibili, ma non prima di averla fatta apparire come l’unica – “People are not a thing that you can sacrifice”. Il fatto che sia una simulazione non rende certo i fatti meno reali, specie in questo caso in cui lo spettatore è ignaro della finzionalità del segmento narrativo, cosa che esalta l’impatto della michelangiolesca morte di Finch tra le braccia di Root.

You’re saying maybe someday?

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElsePerson of Interest, presentandoci un episodio in cui all’azione permanente corrisponde una riflessione altrettanto costante, usa il tempo e la rappresentazione di ciò che è immaginabile per mettere in scena alcune tra le (quasi) infinite alternative possibili, la distopia e l’utopia, le due estremità dell’immaginazione fantascientifica, senza svelarne lo statuto, almeno in prima istanza. Che siano esse vere o false poi, ha un’importanza davvero relativa perché il futuro è sempre qualcosa che va immaginato, dal singolo come dalla massa come dalla macchina, e che sia in forma letteraria o audiovisiva, è sempre una realtà di tipo ipotetico. In una delle simulazioni si assiste alla morte sia di Reese che di Root, decessi molto diversi che testimoniano la differenza dei due caratteri. Reese compie il suicidio finale, l’harakiri del soldato, il gesto di colui che vuol morire in battaglia portandosi il nemico all’aldilà. Root invece conclude con l’ultimo atto d’amore, la dichiarazione in punto di morte, ovvero il momento di massima umanità da parte di un personaggio che per lungo tempo è stato il più disumano dei protagonisti. Oggi Root è soprattutto cuore, e che sia nella realtà o nella finzione quella speranza d’amore lei l’ha ottenuta e dunque può morire col sorriso.

See Gary? Life is crap. Welcome to the human race. But the good news is, you’re not alone.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseLa conclusione (che in realtà conclusione non è, ma verrà fuori solo alla fine) può sembrare un po’ sempliciotta, un po’ troppo pacificata, ma in realtà è perfettamente incardinata in una precisa retorica americana non esattamente comprensibile per noi europei: è quella del team che vince rimanendo unito raccontata da moltissime narrazioni, che sia Sorkin, True Detective, Howard Hawks o l’intero popolo americano durante il Quattro Luglio. Le tre strategie precedenti hanno fallito perché il gruppo si è indebolito dividendosi; ora si va, as a team, tutti dalla stessa parte, remando insieme, non perché per forza amici per la pelle o compatibili, ma perché uniti da un destino comune, tutti sulla stessa barca a condividere gli stessi valori, come i protagonisti e come gli americani tout court. Una realtà dove la vita si sovrappone alla narrazione, dove l’utopia è la stella polare, e dove non a caso riescono a trovare posto anche il gioco e l’ironia, soprattutto se nel personaggio da cui meno te l’aspetti, con quel bacio di Fusco a Root e la sua immediata risposta (“Why not? We’re in a simulation”).

I don’t think that anyone is worth more than anyone else.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseSarebbe stato bellissimo, e infatti nulla di tutto ciò è vero, purtroppo per i protagonisti (e per Fusco!). Si trattava solo dell’utopia di un modo diverso, un mondo narrativizzato, dove tutto va come dovrebbe ma forse non come potrebbe. Eccola lì la grande metafora, eccola lì la via per la salvezza che si estende dagli eroi all’intera società civile, in quell’insegnamento nascosto, quel guardare l’orizzonte cercando di acciuffarlo pur sapendo che in fondo è impossibile. Come le matite alzate di Place de la République il giorno degli attentati a Parigi e i musulmani francesi che, dietro l’urlo not in my name, denunciano la loro completa estraneità nei confronti di un terrore fatto per essere generalizzato, per creare odio, divisione e debolezza. Person of Interest ci dà una strada, una rotta per cui sono stati necessari tre/quattro tentativi, futuri ipotetici in cui essere liberi di fallire, dove infatti non sono stati risparmiati cadaveri illustri. Di fronte a questi cadaveri bisogna restare lucidi, non radicalizzarsi, non farsi contagiare dal terrore virale. Questa è la fantascienza, nella sua accezione più alta, quella che immagina un futuro possibile per guidarci in un presente terribilmente opaco; questo fa Person of Interest (meravigliosamente), chiedendoci di farne tesoro, dalla finzione alla realtà.

The lesson is that anyone who looks on the world as it it was a game of chess deserves to lose.

Person of Interest – 4x11 If-Then-ElseNon c’è nessuno che merita più di altri di essere lasciato in vita; la vita è un valore da difendere senza se e senza ma, anche a costo di ragionare “da macchina” in modo meramente numerico, anche a costo di perdere la donna amata (l’urlo di Root è straziante); ma nessuno può sentirsi legittimato a giocare col mondo, e chi lo fa merita di perdere. Dopo queste frasi finali di Finch, il regista dell’episodio, Chris Fisher, inquadra una serie di bandiere americane, compiendo un atto d’accusa esplicito nei confronti della politica estera americana che troppe volte in passato ha messo il gioco politico davanti all’essere umano.

È grazie a episodi come questo (per chi scrive il migliore della serie fino ad ora) che la fantascienza dimostra di essere non un genere minore ma quello più indispensabile.

Voto: 9

Nota:

– Per rimanere sempre aggiornati sulla serie, visitate la pagina Facebook Person of Interest Italia

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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10 commenti su “Person of Interest – 4×11 If-Then-Else

  • Dave

    Recensione come sempre ottima. Nonostante non siate riusciti a dare il 10 neanche stavolta. Sono d’accordo con chi ha scritto la recensione nel giudicare questo il migliore episodio della serie. Person of Interest riesce a sorprendermi sempre di più.

     
  • eleonora

    Pazzesco !!! Terrific !!!
    Un episodio da urlo ! L’ho visto ora e concordo completamente con la bella recensione.
    Amo da sempre la sci-fi ma non trovo molti interlocutori, quindi mi piace leggere l’opinione di chi la ama.

     
  • Son of the Bishop

    Questa volta veramente pensavo che il 10 sarebbe arrivato… Non comprendo cosa ci debba offrire di più questa serie per ottenere quel voto.

     
  • frezziex

    Una perfetta recensione (tra l’altro attualissima, dato i recenti avvenimenti) per una perfetta puntata.
    L’unica accezione negativa è nel non aver parlato di uno dei colpi più geniali degli ultimi 10 anni (se non di più): la scena in cui la Macchina, a corto di tempo, decide di sintetizzare le interazioni tra i vari personaggi. Credo che sia uno di quei colpi di genio che arrivano pochissime (se non rare) volte nella vita.

     
    • winston smith

      Verissimo. È stata una delle scene più divertenti a cui abbia mai prestato orecchio e sguardo in vita mia; anche la faccia di Finch quando gli agenti di Samaritan sforacchiano il quadro non è da meno; e ancora quando Fusco bacia Root. Quando si riesce a far ridere così in un episodio così pesante e denso di significato, sai che i tuoi sceneggiatori sanno il fatto loro.
      Mi è venuto un colpo quando ho visto Finch morire. Poi ho capito tutto e mi sono sentito come ci si sente alla fine di Inception.

       
      • frezziex

        Esatto. Ma che gli sceneggiatori sappiano il fatto loro si è capito già dal “Can you hear me?”. Da allora solo conferme e mai smentite. 😀

         
  • Sakon94

    Applausi a una serie che non finisce mai di stupire e che colleziona episodi fantastici uno dopo l’altro.

    Peccato che quando anche lo spettatore occasionale e generalista se ne accorgerà sarà ormai troppo tardi visti gli ascolti assolutamente non all’altezza della qualità della serie.

     
  • SerialFiller

    A) raro caso in cui dare 10 e lode ad una puntata cosi dovrebbe essere di default
    B) ennesima prova di magistrale sceneggiatura, regia e sinergia di tutto cio che può servire per scrivere e girare un episodio
    C) non siamo su una rete cable ricordiamocelo sempre
    D) scrivere una fantascienza cosi vicina ai nostri giorni e cosi reale è qualcosa che fa venire i brividi
    E) scrivere fantascienza in maniera cosi fluida e cosi veloce è da matti
    F) date almeno un seriangolo awards a Nolan!!!
    G) i titoli delle puntare di POI sono incredibili…il prossimo sarà CTRL-ALT-DEL…seiously?
    H) tematiche affrontate in ogni singolo episodio di livello altissimo …
    I) personaggi quadrimensionali…
    L) difficile aggiungere qualcosa a cio che è stato visto in questo episodio

    all hail the machine