The Americans – 3×02 Baggage 4


The Americans - 3x02 BaggageL’essere genitori, con i doveri e le speranze che questo comporta, è da sempre uno dei grandi temi portanti di The Americans, un tema che nella terza stagione sta esplodendo in tutta la sua carica di significati e metafore, ma anche di influenze sul plot vero e proprio. 

Lo show si sta trasformando sempre più in un family drama, in cui le sequenze action hanno soprattutto il ruolo di dipingere più chiaramente i caratteri e i dilemmi dei personaggi, pur restando molto importante il rapporto della vicenda con La Storia. La genitorialità in The Americans, quindi, non solo è un tema privato e personale, ma diventa scontro di culture, cartina di tornasole dei rapporti, strumento di manipolazione.

She didn’t blink. She told me to go and serve my country.

The Americans - 3x02 BaggageÈ così innanzitutto per Elizabeth, che vive come nessun altro il conflitto tra la persona che è (e che sente dovrebbe essere anche Paige) e la comprensione per i desideri e le debolezze non solo della figlia, ma anche di Philip. Nel confronto con l’inflessibilità di sua madre – specchio della “giustezza” e della fermezza della cultura sovietica a fronte della “corruzione” americana – Elizabeth perde non per mancanza d’affetto nei confronti di Paige, ma per debolezza. La sua coscienza di spia e il senso del dovere nei confronti del proprio paese dovrebbero venire prima dei sentimenti materni, che anzi nella loro espressione occidentale sono da disprezzare ferocemente come segno della decadenza che permea tutte le istituzioni, compresa la famiglia.
Dalla parte opposta della barricata, è Stan in questo secondo episodio ad incarnare come mai prima d’ora la debolezza tanto temuta: se Elizabeth (ma anche Philip non è da meno) di fronte al rischio e alla morte non perde mai il controllo e anzi, acquista determinazione, Beeman invece si dimostra debole non solo di fronte al bivio della vita che è stata Nina, ma anche di fronte alla pistola puntata alla testa.

Hi, Sandra, also… And Arthur, I guess.

Temere per la propria vita induce Stan alla ricerca della famiglia, non per responsabilità ma solo per protezione e conforto, tanto da cercare di riprendersi con una mossa inopportuna e disperata quella moglie che ha sempre messo in coda ai propri desideri e doveri. Quello dedicato a Stan è un ritratto spietato e freddo, nello stile che caratterizza The Americans; una serie eccezionale nel mostrarci i chiaroscuri e i conflitti di due civiltà agli antipodi – nei loro punti di forza ma soprattutto in quelli di debolezza – che arrivano a scontrarsi ferocemente per motivi che vanno oltre la politica, diventando due modi diversi di essere umanità. Nessun dubbio, nessuna debolezza ammessa per i russi – nemmeno per la perdita di una figlia sedicenne arruolata dal KGB – e dall’altra parte la debolezza vissuta e accettata dagli americani, che non la temono, o meglio, la vivono fino in fondo per superarla.

The Americans - 3x02 Baggage

Elizabeth e Nina saranno pure forti e inflessibili ma lasciano dietro di sé domande senza risposta, conflitti irrisolti e una traccia di distruzione che pesa sul loro carattere e sulle loro coscienze. Stan invece, nella sua fragilità ipocrita Made in Usa e pur nel complessivo disinteresse per la famiglia, riesce a vivere appieno i propri traumi affrontandoli, buttandocisi dentro e lasciandoseli così alle spalle. Un’americanità “buona”, un approccio morbido che tollera le debolezza, evocato anche dai Milky Way per cui va pazza Zinaida, che forse non saranno il prodotto occidentale per cui vale la pena di sacrificare il vero amore, ma chiariscono in modo netto il livello di privazione a cui erano sottoposti i russi e che terrorizzava gli americani all’epoca; una visione dell’America che torna nelle Università sponsorizzate e profetizzate da Paige, la summa di quanto Elizabeth e Philip combattono per eliminare, anche a costo di sacrificare la propria vita.

She’s a teenager. In this country.

The Americans - 3x02 BaggageNel suo essere perennemente in bilico tra i due mondi, è proprio Philip che sembra vivere le proprie emozioni nel modo più completo, pur pagando il prezzo di dividere in due la propria coscienza: da una parte l’impossibilità di portare pienamente il lutto per Anette (forse l’unica tra tutte le sue donne d’interesse che aveva suscitato in lui rispetto e qualcosa di simile all’amore); dall’altra, il voler essere genitore al 100% con Paige, fregandosene delle contraddizioni dell’essere agente e genitore, scegliendo sempre con il cuore (e dunque lasciandosi andare al desiderio tipico del mondo capitalista di proteggere sempre i propri figli dai traumi della vita, almeno di quella materiale).

Ma dai traumi della vita non è possibile proteggere nessuno, ed Elizabeth lo sa bene quando rifiuta di andare a trovare la madre (che ragione ci sarebbe? la madre stessa non ne sarebbe fiera né felice) e quando affronta con freddezza i dubbi irrazionali di sua figlia. Nel confronto tra le due si nota appieno quanto le convinzioni granitiche della madre siano la sua forza, il sostegno e la giustificazione di ogni azione; convinzioni che, come nota Paige, cementano il suo rapporto con Philip ma escludono il resto del mondo, famiglia compresa – che diventa soltanto un veicolo per realizzare obiettivi più alti.


This is not a prison for innocent people.

The Americans - 3x02 BaggageAnche per Nina, rinchiusa in prigione, la forza è il veicolo per sfuggire non solo alle privazioni ma anche alla vergogna – per aver tradito, per aver fallito, per aver usato gli uomini della sua vita – che il padre di Oleg, Igor, cerca di instillarle.
Non chiede aiuto, anzi abbraccia la propria condanna con senso di giustizia, ma chiede di far sapere a Oleg la cosa che per lei è più importante, ovvero la sincerità dei suoi sentimenti.

Questo secondo episodio è ancora un passo in avanti nel percorso di uno show che sembra crescere costantemente e che ci regala approfondimenti importanti e “game-changing” per i personaggi. Ma si tratta anche del ritratto di donne inflessibili, instancabili che portano il fardello (il baggage del titolo) della propria missione e del proprio dovere fino in fondo, a costo di finire rinchiuse in una valigia come Annelise, di morire o di finire i propri giorni in un gulag.

Voto: 8

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Informazioni su Eugenia Fattori

Bolognese di nascita - ma non chiedete l'età a una signora - è fanatica di scrittura e di cinema fin dalla culla, quindi era destino che scoprisse le serie tv e cercasse di unire le sue due grandi passioni. Inspiegabilmente (dato che tende a non portare mai scarpe e a non ricordarsi neanche le tabelline) è finita a lavorare nella moda e nei social media, ma Seriangolo è dove si sente davvero a casa.


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4 commenti su “The Americans – 3×02 Baggage

  • Attilio Palmieri

    Complimenti per la recensione. Ho apprezzato molto il parallelo tra Elizabeth, Nina e Stan incentrato sull’accettazione del proprio dolore e dei propri limiti. Attorno a queste questioni ruoterà gran parte della stagione.
    Non si può non amare The Americans.

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Grazie per i complimenti. In particolare per Stan mi intriga la possibilità che la sua rabbia e paura possano incidere in modo inedito sul rapporto coi Jennings. Non credo che riuscirà a vederli con gli stessi occhi una volta che la sua vita avrà voltato definitivamente pagina

       
  • Dreamer88

    Uno dei grandi punti di forza di The Americans è la sua capacità di tratteggiare personaggi femminili molto forti (forse è la serie che cura più in assoluto questo aspetto) e questa puntata è stata solo la conferma di ciò. Per il resto credo che il rapporto madre/figlia sarà assolutamente un elemento fondamentale di questa stagione e sono contento che Nina abbia un ruolo importante anche quest’anno (la sua storyline ci darà parecchie soddisfazioni, non ho dubbi).

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Ero preoccupatissima che la facessero sparire! E invece si sta rivelando ancora una volta un personaggio estremamente interessante, spero che la la vedremo interagire con la realtà sovietica anche fuori dalla prigione