Banshee – 3×10 We All Pay Eventually 3


Banshee – 3x10 We All Pay EventuallyEsistono diverse serie ingiustamente sottovalutate o almeno poco conosciute che meriterebbero ascolti da capogiro e riconoscimenti ad ogni singolo episodio (qualcuno ha detto Justified e Sons of Anarchy?). Bene, Banshee è una di queste. 

Anche se gode di ottima compagnia, giunti alla fine di questa terza stagione si deve ribadire il concetto: bisogna assolutamente recuperare e quindi amare questa serie. Il marchio distintivo delle avventure di Lucas Hood è stato sin dal primo momento l’iperbole, l’esagerazione, il visivamente sconcertante e la ricerca spasmodica della reazione viva dello spettatore, trascinato ad ogni puntata in vortici di violenza misti ad immancabile sensualità. Tutto questo non può che accadere ad un ritmo velocissimo, sostenuto persino nei pochi momenti di pausa, che simula la corsa a perdifiato e in cui l’azione, anche quella più gratuitamente cattiva, ha assolutamente senso e ragione di esistere. Questa è la carta vincente di Banshee: aver costruito una dimensione spaziale, temporale ed umana dove tutto ha perfettamente senso, dove la morte non rompe alcun equilibrio e soprattutto non esiste alcun confine tra legge e fuorilegge.

Banshee – 3x10 We All Pay EventuallyNoi non sapremo mai com’era esattamente il clima nella cittadina di provincia prima che uno sconosciuto arrivasse dal nulla, prendendo per puro caso l’identità e il ruolo di Lucas Hood – la storia è iniziata con lui e attraverso di lui deve andare avanti. Se fino alla scorsa stagione la focalizzazione sul suo vero passato ci era fornita attraverso il rapporto con Carrie/Ana e la rivalità con Rabbit, quest’annata si è concentrata maggiormente sul suo presente e sul crescente senso di appartenenza che l’uomo sta sviluppando verso Banshee e i suoi numerosi personaggi. A rompere questa strana e paradossale crescita e a ridimensionarne la portata è stata ovviamente la morte di Siobhan, che entra di prepotenza nella nostra memoria come un vero e proprio momento spartiacque. Per ben tre stagioni, Hood ha sempre oscillato tra l’opportunismo della sua scelta di interpretare/essere qualcun altro e le responsabilità che necessariamente ne potevano derivare, cercando il più delle volte di evitarle. Siobhan ha rappresentato per un po’ la zavorra di realtà e quel minimo di stabilità che lo avevano quasi convinto – e in parte anche autorizzato – ad essere a tutti gli effetti Lucas Hood.

Banshee – 3x10 We All Pay EventuallyMa se la donna viene a mancare, uccisa per sadica arroganza, non può che tornare a galla lo spaesamento iniziale, il disorientamento di chi è abituato a perdere ciò che ama e che reagisce nel modo che meglio conosce: gettando tutto nel caos. Quest’ultimo episodio, quindi, fa riemergere tutta l’ambiguità  del personaggio e ci ricorda un assunto fondamentale: noi non sappiamo chi sia Lui veramente. Infatti Siobhan in un certo senso aveva lasciato che questo Lucas Hood vivesse ed agisse; scegliendo di non rivelare a tutti dell’imbroglio messo in piedi, lei lo investe di nome e ruolo, come una sorta di paradossale battesimo nella realtà. Nel momento però in cui lei non c’è più, ecco che il senso di rimanere è da trovare da un’altra parte e che le radici finora ignorate vanno finalmente rivelate (almeno a noi spettatori). Non a caso, in “All the Wisdom I Got Left” Hood vendica la donna e smette di immaginarne il fantasma: ha chiuso un ciclo e l’identità presa ricomincia a perdere di senso, riducendo “Lucas Hood” ad una semplice etichetta. Con “Even God Doesn’t Know What to Make of You”, ecco che ci troviamo davanti a nuovi “inserti temporali” che vanno a scavare indietro, rimandando a zone di un passato insondato, al tempo in cui l’uomo (ora tornato senza un vero nome) sta conoscendo Job. E proprio in quest’ultimo episodio di stagione si aggiungono altri elementi, palesando il volto del già nominato Dalton e materializzando una strana stanza asettica in cui l’allora giovanissimo uomo – che intuiamo essere un ex soldato – è stato rinchiuso e costretto al digiuno e alla sete.

Banshee – 3x10 We All Pay EventuallyOvviamente il prigioniero è Hood. Unendo vari pezzi, capiamo che di lì a poco inizierà a collaborare con il misterioso Dalton; poi conoscerà Job che, caduto nella stessa trappola di quest’ultimo, libererà sé e Hood dalle sue grinfie facendone scomparire l’identità nel nulla. Altra informazione che si rivelerà fondamentale è che, rivolgendo lo sguardo ancora più indietro, scopriamo che Hood – o qualunque sia il suo vero nome – ha avuto una pessima infanzia con un pessimo padre. Ogni singolo tassello si ribalta ovviamente nel presente, che invece si colora dei soliti toni cui Banshee ci ha abituato: dopo aver preparato il terreno per lo scontro accumulando tensioni, intrighi e trappole, non si poteva che arrivare al punto di fuga massimo, in cui tutti, nessuno escluso, scendono sul campo e inizia una lunga, sanguinolenta, splatterissima guerra. Lo fa persino Gordon, che sveste gli appena ritrovati panni del sindaco e padre integerrimo per andare a salvare sua moglie – e rivelandosi a sorpresa un cecchino straordinario. Nulla di strano, a Banshee è normalità: si nasce, si vive e soprattutto si muore con una pistola/fucile in mano. Gordon muore nel segno della redenzione e del sacrificio verso la sua famiglia, che ora però lascia orfana di una vera figura maschile di riferimento: non a caso, infatti, aver nominato l’infanzia di Hood si riversa ora nel suo obbligo morale a raccogliere quella responsabilità genitoriale che invece finora aveva evitato. Ancora una volta, tutto torna.

Banshee – 3x10 We All Pay EventuallyLa lunga sequenza di Camp Genoa, che pone fine anche a buona parte della storyline legata al colonnello Stowe, scorre parallela alla guerra che si consuma a Philadelphia, dove Kai, Burton e psycho-Rebecca sono andati a farsi giustizia. I due luoghi sono immersi nella stessa ultraviolenza, quella che non conosce pietà e che non si ferma davanti a nulla pur di vedere compiuta definitivamente la propria vendetta; le distanze geografiche vengono annullate e da entrambe le parti i nemici cadono a terra, uno dopo l’altro, esaltando e consolidando anche le varie distonie che sicuramente riapriranno la prossima stagione.
Qual è ora il rapporto tra Kai e Rebecca? Cosa succederà alla linea di successione dell’impero Proctor? E, dall’altro lato, cosa accadrà a Job rapito da Leo, unico sopravvissuto e fuggitivo di Camp Genoa? Ma soprattutto, cosa accadrà a Lucas Hood, alla sua identità, alla sua copertura? Questo è un altro punto forte della serie: oltre alla velocità, all’esagerazione, al ritmo incalzante e alla regia elegantemente poser che strizza l’occhio al fumetto, al videogioco e alla cinematografia di genere, Banshee sa sapientemente costruire il racconto. Forma e contenuto sono coerenti e sintonici: si fanno spalla reciprocamente e di conseguenza  la storia viene visivamente esaltata, così come la composizione visuale/musicale/fotografica è aiutata senza risultare banale o eccessiva da quello che viene raccontato. In più c’è un perenne gioco di chiusure ed aperture, dove tutto si evolve ma sapendo anche pescare dal passato, riuscendo perciò a disegnare un ampio arco narrativo elastico e continuamente estendibile.

Insomma, per la terza volta ci saluta Banshee e ci dà appuntamento al prossimo anno lasciandoci in apnea, senza fiato e con l’urgenza di arrivarci il prima possibile. E invece ci ritroviamo a fantasticare su: a chi appartengano i tacchi che si avvicinano a Job, Kurt e il suo percorso di ex-nazista redento, Brock finalmente col distintivo, il sorriso finale di Proctor accanto ad Hood che ha scelto invece di deporre quel pezzo di metallo, il futuro della famiglia Hopewell. Ma soprattutto, su chi è, cosa ne rimarrà e cosa/chi diventerà ora Lucas Hood. 

Solo una grande serie sa scavare questo vuoto e questa impazienza – c’è poco da fare.

Voto episodio: 8,5
Voto stagione: 8

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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3 commenti su “Banshee – 3×10 We All Pay Eventually

  • Prusso

    La prossima stagione sarà di 8 episodi invece di 10 come sono state le precedenti tre ( mi pare); sapete perchè ?

    Come vanno gli ascolti della serie ? Al di là del fatto che sia sottovalutata o meno

    Ciao e Grazie

     
    • Diego Scerrati

      questo finale è stato il secondo episodio più visto di sempre, di poco sotto il finale della scorsa stagione, e la media anche degli ascolti è di pochissimo inferiore a quella dell’anno scorso (finora la stagione più vista). Non credo che, come si dice in giro, abbiano ridotto il numero di episodi perché vogliono chiudere la serie; a meno che non ci siano altri motivi, per Cinemax è per ora una delle serie di maggior successo.

       
  • Fante

    Banshee è la mia serie preferita e la consiglio a chiunque.Però non sono d’accordo col tono delle recensioni di questa terza stagione.Banshee è un gran telefilm,a partire dalla sigla a tutto il resto,però questa stagione è stata nettamente inferiore alle prime due.Certo era difficile trovare un badass più badass di Rabbit o dell’albino e anzi,sono stati bravissimi gli sceneggiatori a costruire e rendere carismatico il gigante indiano,ma non quanto i suddetti predecessori.Inutile dire che il soldatone cattivo,anche egli ben scritto,poteva pure non esserci.Mi è dispiaciuto che Carrie abbia avuto così poco spazio ma soprattutto non mi è piaciuto il finale di questa stagione.Finita la puntata sono rimasto un attimo perplesso:come?già finito?finisce così?soprattutto ho trovato una faciloneria far morire Gordon così da permettere a Hood e Carrie un futuro in rosa nella prossima stagione.Le mie critiche finiscono qua.Lo ripeto,è il mio telefilm preferito e lo trovo fantastico.Le prime due stagioni sono un 10 pieno per me,questa terza è un 8.Tutto qui.