The Americans – 3×10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton Baklanov 4


The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovA meno due episodi dal season finale, The Americans raggiunge quel punto di non ritorno posto programmaticamente ad apice del racconto: la dedizione completa ad una causa che esula dai sentimenti individuali comincia ad incrinarsi attraverso un sordo conflitto interiore, che riporta in auge proprio tali sentimenti a lungo protetti e celati.

La costruzione diegetica di questa terza stagione ruota intorno ad una dialettica dentro-fuori che si moltiplica attraverso diversi piani di rappresentazione: come all’interno di una matrioska l’involucro più grande ne contiene uno di dimensioni ridotte, ma uguale per forma e sostanza. Dall’orrore crescente della guerra in Afghanistan, la cui eco è così pressante da dettare le azioni compiute a Washington, passando per le immagini di una Russia incolore, la curva drammatica si innalza fino ad esplodere all’interno del microcosmo familiare dei Jennings: ciò che accade “fuori” si erge a prepotente protagonista ed entra in rotta di collisione con quel “dentro” preservato e protetto, creando un cortocircuito da cui non si potrà più tornare indietro.

I don’t care what it is, but if you love me, if you really love me, then just please tell me.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovLe mire del Centro su Paige hanno avuto l’effetto di allentare le difese di Elizabeth, fino a creare quelle crepe da cui la ragazza trae la forza per affrontare i genitori. Tuttavia, la potenza drammatica della rivelazione a Paige affonda le sue radici in una coerente evoluzione del personaggio: sin dalla scorsa stagione il lavoro di caratterizzazione svolto su Paige virava verso un’unica direzione, ovvero squarciare quel sordo silenzio con cui i suoi genitori liquidavano situazioni anche scomode. Inoltre, l’intero percorso che la vede impegnata nell’osservanza del credo cristiano è stato un ottimo mezzo per permettere ad entrambi i genitori, e ad Elizabeth in particolare, di scontrarsi con la forza della figlia, con quel senso di dedizione ad una causa esterna che tanto somiglia alla loro scelta di vita. Alla luce di ciò, l’esplosione che avviene in “Stingers” non è affatto una sorpresa e, per quanto Philip non avesse ancora metabolizzato l’idea di coinvolgere la figlia nel loro mondo segreto, di fronte a quella perentoria richiesta di verità l’uomo non riesce a negare ancora.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovLa forza tassativa con cui la ragazza affronta i genitori è un altro tassello importante verso una più completa caratterizzazione del personaggio: vengono evidenziate le sue capacità intuitive, così come una cieca rabbia e un sottile bisogno di giustizia; ma ciò che viene maggiormente messo in mostra è quel bisogno di azione, quel desiderio quasi militante di porsi di fronte alla staticità delle cose con l’intento di sovvertirle. Già lungo la prima parte di “Stingers” tali caratteristiche cominciano ad essere messe in rilievo: il senso di sospetto e controllo verso i genitori aumenta leggermente, lasciandoci presagire che la rivelazione potesse attuarsi con una sorta di flagranza di reato. Invece, tutto si dipana con un’ordinarietà tale da amplificarne la portata drammatica: Paige non ha avuto nessun bisogno di trovarsi di fronte ad una conferma schiacciante, ha agito d’impulso in coerenza con le sue percezioni, mettendo in atto una tale lucidità di pensiero che rappresenta davvero un imprescindibile punto di non ritorno per la crescita del personaggio.

Please… don’t call me that. “Honey”.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovIl fatto che la rivelazione a Paige si stagli a metà del decimo episodio, senza nessun colpo di scena che possa frantumare l’assetto narrativo del racconto, pone la necessità diegetica di un immediato confronto con l’evento: nella seconda metà di “Stingers”, la crisi interiore con cui Philip ed Elizabeth sono portati a confrontarsi si diluisce nella necessaria fase di contenimento del dramma, lasciando all’episodio successivo la sua reale esplosione. L’assetto narrativo così costruito ha il vantaggio di limitare la portata diegetica della normale reazione all’evento per poter concentrarsi in maniera più intimista sulle sue conseguenze. Analizzando il linguaggio utilizzato dai genitori nel discorso fatto a Paige emerge ancora una volta l’abisso che separa il grado di dedizione alla causa di entrambi gli agenti del KGB: là dove Elizabeth parla di pace nel mondo e di aiuto a persone che non possono difendersi da sole, Philip le fa eco con un’articolazione verbale che tradisce l’ineluttabilità con cui vive la missione – We work for our country, getting information, that they couldn’t get in other ways. All’interno dell’economia del racconto la discrepanza tra i due è sempre stata enfatizzata ponendo Elizabeth in una posizione di forza rispetto ad una debolezza di Philip, a volte mostratoci sull’orlo di un cedimento.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovAlla luce dell’evoluzione dei fatti, però, una nuova prospettiva potrebbe prendere il sopravvento, inquadrando Philip lungo un percorso personale più evoluto rispetto a quello della moglie. Philip ha accettato la sua doppia vita ponendo come tacito accordo che i due compartimenti restassero stagni, negando, almeno in potenza, che potesse esserci un varco di comunicazione tra entrambi. All’interno della famiglia, nel rapporto con la moglie e con i suoi figli, Philip è riuscito a mantenere alto il peso della sua individualità di uomo, azzerata dal “comunismo” su cui si annida la causa in cui crede e per cui lotta. Elizabeth, invece, non ha mai coltivato la sua essenza di donna con lo stesso ardore, fino a quando tutto ciò non si scontra aspramente con il reale significato del suo essere madre.

But things change, Philip. They changed.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovInizialmente, le corrispondenze che Elizabeth riusciva ad intravedere nell’ardore della figlia hanno creato un sottile filo di rimando tra la sua dedizione alla causa e la sua dedizione alla famiglia. Ma adesso, nonostante l’evoluzione di Paige confermi ed enfatizzi questo rapporto speculare venutosi a creare tra le due figure, scontrarsi con il peso della realtà porta la donna, per la prima volta, a guardarsi con occhio critico. Durante l’incontro con Neal, Elizabeth percepisce sulla sua pelle una insolita resistenza: la sua testa è focalizzata, così come le sue azioni, ma il suo corpo comincia a vacillare. Di ritorno dall’hotel, quella lunga inquadratura che la ritrae ferma in macchina riesce a veicolare tutta la sua frustrazione con molta più eloquenza di mille parole: è come se si sentisse addosso lo sguardo sospettoso di sua figlia, e il vivo ricordo della sua indignazione le fa saltare alla mente il falso peso di quelle opinioni con cui portava avanti il suo essere madre – I remember when you thought them finding out would kill themLe cose sono cambiate ed anche le sue idee sono dovute cambiare a ruota, ma, adesso che tutto sembra diventare reale, Elizabeth si guarda dall’esterno e sente, come mai prima d’ora, il peso della sua missione: proiettare il disagio delle sue sensazioni su un ipotetico futuro della figlia riesce a far vacillare quella ferrea e ostinata dedizione da cui fino ad ora ha sempre tratto la sua inesauribile forza.

Non è un caso che al disorientamento di Elizabeth faccia eco, in un sottile ed eloquente parallelismo, l’instaurarsi del rapporto tra Nina e Anton: due individui forti ed indipendenti relegati ai margini di un sistema che fa di tutto per indurli a dimenticare cosa si prova ad avere una vita propria. Per quanto il comportamento di Nina sia dettato da un ordine superiore volto ad ipotecare la salvezza, è proprio la reale condivisione dei pensieri espressi a permetterle di aprire un varco efficace con lo scienziato: Nina è costretta a manipolare Anton, ma allo stesso tempo condivide davvero con l’uomo quell’opprimente rammarico di non possedere in pieno la sua vita.

One of these times, I’m gonna need a “Yes”.

The Americans – 3x10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton BaklanovMentre Elizabeth si lascia andare al fluire di un sentimento personale con una paura che pare disorientarla, Philip concretizza tali sensazioni e manifesta a Gabriel quel forte bisogno di lenire il groviglio in cui sono precipitati con un minimo ritorno personale: permettere ad Elizabeth di rivedere sua madre. La perentorietà del tono di Philip non tradisce alcun cedimento, ma diventa invece chiara espressione del bisogno impellente di riuscire a riportare in equilibro quelle due sfere della sua vita che, mischiandosi tra loro rischiano, di esplodere.
Scontrarsi con gli occhi increduli e delusi di Paige ha unito i due coniugi in una morsa più stretta e necessaria che mai: in quei lunghi sguardi con cui si cercano continuamente c’è una richiesta d’aiuto che l’uno sa di poter trovare tra le braccia dell’altro. Entrambi, tacitamente, urlano il bisogno di ricomporre quell’intimità spezzata lungo il contatto con mille corpi.

“Stingers” e “One Day in the Life of Anton Baklanov” sono due episodi potenti e, per quanto il primo abbia un’incidenza fondamentale nell’intera economia della serie, anche il secondo non manca di portare il racconto all’apice di una potenza drammatica che conferma, ancora una volta, l’alto livello qualitativo raggiunto fin qui dallo show.

Voto 3×10: 8/9
Voto 3×11: 8½

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4 commenti su “The Americans – 3×10/11 Stingers & One Day in the Life of Anton Baklanov

  • jacob

    mah, io continuo a considerare The Americans assolutamente surreale.
    Prendiamo Elizabeth, che spara a sangue freddo in testa a una ragazza (rapimento del sudafricano), vede bruciare vivo il sudafricano stesso, fa “suicidare” una vecchia ( e questo solo per tener conto degli ultimi episodi) , va tranquillamente a casa a fare sesso con Philip e chiama “Honey” la figlia (ah no ecco: la più grande preoccupazione è che la figlia si battezzi). Nemmeno il Padrino era così una macchina. Joe Pesci in “Quei bravi ragazzi” lo era invece. Ma era pazzo. Di simili a Elizabeth ci sono i serial killer (che forse hanno ammazzato meno persone di lei) ma che non hanno una famiglia nè dei figli.
    Quindi, alla fine, ho capito una cosa: The Americans in realtà è come Person of Interest, una serie su dei super eroi, senza mantello. Solo che “PoI” si prende un po’ meno sul serio.

     
  • Pier

    A proposito della scena dell’uccisione della ragazza da parte di Elizabeth con lo sparo in testa: qualcuno me la spiega? ovvero, non ho capito il motivo del gesto da parte di Elizabeth in quel contesto che oggettivamente sembrerebbe eccessivo/inutile.

     
  • piwi

    da quando Paige aspetta i genitori in casa e questi svuotano il sacco…. bè è un susseguirsi di inquadrature e momenti perfetti. certe scene, certi sguardi..il finale con Stan nella cucina…. tutto il carico emotivo…degni di BB.