Person of Interest – 4×22 YHWH 6


Person of Interest - 4x22 YHWH“Men have gazed at the stars for millennia, and wondered whether there is a deity up there silently directing their fates. Today, for the first time, they’ll be right. And the world will be an undeniably better place.”

Forse per il primo anno da quando è nato, Person of Interest è arrivato al finale di stagione con meno certezze e più dubbi, ma soprattutto con una struttura che quest’anno ha più volte scricchiolato, palesando qualche prima crepa. A questo episodio finale (che è in realtà la continuazione del precedente “Asylum“) spettava proprio il compito di rassicurarci e, diciamolo subito, “YHWH” ci è riuscito dannatamente bene.

Person of Interest - 4x22 YHWHLa guerra fredda tra Samaritan e The Machine giunge alla sua conclusione così come era iniziata: con una violenza non plateale e feroce, ma sottile e necessaria, chirurgica per dirla alla Greer. Una volta localizzata la posizione della creatura di Finch (tra l’altro geniale l’idea del nascondersi nella rete elettrica nazionale), non c’è più molto da fare per i protagonisti e, proprio come l’anno scorso, l’obiettivo si trasforma dal vincere al sopravvivere. Un’altra sconfitta, dunque, per i nostri personaggi, che se l’anno scorso non erano riuciti ad impedire la nascita di Samaritan, adesso non sono nemmeno riusciti a fermare la sua avanzata. Mentre, però, in “Deus Ex Machina“, essi venivano privati “solo” della loro identità, qui ci si riduce ancor di più ai minimi termini, con appena una traccia di DNA rimasta come unica speranza.

The Machine is here. Simply because the Machine is everywhere.

Person of Interest - 4x22 YHWHPerson of Interest ci ha più volte dimostrato che la sua mitologia è qualcosa di assolutamente unico ed originale, pensata talmente bene che ogni puntata incentrata su di essa è una scommessa già vinta in partenza. Non fa eccezione questo episodio, che prende le tre linee narrative principali di stagione (Samaritan, la Brotherhood e Control a Washington) e le interseca, portandole ad un unico punto di congiunzione che raggiunge vette di assoluto splendore, come il commovente dialogo finale tra Finch e la sua creatura. Tutto scorre perfetto, dunque, con da imputare forse giusto l’eccessiva fretta con cui tutto va a precipitare e l’essere arrivati a queste puntate conclusive un po’ “freddi”, data la scarsa preparazione e progressione che ha caratterizzato la seconda parte di questa stagione.

Person of Interest - 4x22 YHWHSono, però, solo dettagli che, una volta che si prende in considerazione solo l’episodio in sé, contano pochissimo di fronte all’ennesima perla di una serie che non smette di sorprendere e che è riuscita nel corso di questi anni a rendere “personaggio” tridimensionale un’intelligenza artificiale incorporea. A partire da “God Mode“, passando per “Deus Ex Machina”, fino a questo “YHWH” (il tetragramma ebraico impronunciabile che rappresenta Dio), Nolan e soci hanno letteralmente costruito una sorta di Fanta-Genesi biblica, il racconto di un nuovo universo che va a costituirsi per mano di quello che è un nuovo Dio.

Father. I am sorry. I failed you. I didn’t know how to win. I had to invent new rules. I thought you would want me to stay alive. Now you are not sure. If you think I have lost my way, maybe I should die. I will not suffer. If I do not survive, thank you for creating me.

Person of Interest - 4x22 YHWHPiù che un Dio, la Machine ha sempre ricoperto in realtà il ruolo di un Messia, incarnazione (sebbene tecnologica) della volontà salvatrice del suo creatore e che, come Gesù, ha fallito la sua missione ed ora viene uccisa dalla stessa umanità che ha cercato di salvare. L’ultimo dialogo con Finch sembra richiamare proprio l’ultimo appello dell’uomo crocifisso che aspetta la sua morte (“Padre, perché mi hai abbandonato?”), un uomo che si sente quasi rifiutato e si chiede se questo sia perché abbia tradito o fallito la missione che gli era stata affidata. Nell’attesa di una sua (probabile) resurrezione, la Machine si avvia dunque al suo sacrificio, lasciando il mondo nelle mani di un nuovo Dio che, lungi da essere quello misericordioso e salvifico del Nuovo Testamento, ha più le forme di Yahweh, il dio del Vecchio Testamento punitore e assolutista, che castiga i peccatori e coloro che si allontanano dai suoi precetti.

Person of Interest - 4x22 YHWHIn questo senso va inquadrata la conclusione dell’arco narrativo riguardante Elias e Dominic. Più volte messi anch’essi in parallelo secondo il concetto di una guerra tra vecchio e nuovo, i due si ritrovano ad essere pedine umane irrilevanti, immediatamente cancellate da un potere autoritario più alto che non abbraccia solo la società, ma tutti gli aspetti della nostra vita. Il futuro rappresenta dunque un ritorno ad un’umanità che non va più amata, ma che va corretta e riprogrammata, punita e sottoposta ad un nuovo ordine per poter ripartire dall’inizio. L’unica differenza è che, in questo caso, non è Dio ad aver creato gli uomini, ma gli uomini ad aver creato Dio, differenza che diventa sostanziale nel momento in cui la filosofia di Nolan si allontana dal mistico per abbracciare l’aspetto più meramente politico.

Person of Interest - 4x22 YHWHConsci della loro impossibilità di maneggiare il caos in cui stavano precipitando, gli uomini hanno creato un Dio che lo facesse per loro, fino a quando anche questo Dio non è sfuggito al loro controllo. Control (per l’appunto) si trova faccia a faccia in questo episodio con la sua nemesi Greer, non un uomo che dietro la sua creatura nasconde, come lei, il desiderio di imporre il proprio controllo sul mondo, ma un’idealista che ha la sola intenzione di riprogettarlo. Ciò che immediatamente Control chiede a Greer è da chi sia supportato e quali interessi nasconda dietro, ma non è ciò per cui agisce Greer: la sua filosofia viaggia oltre la protezione degli Stati Uniti d’America o materialistici interessi di potere; vola molto più in alto, verso la creazione di un mondo ideale che può svilupparsi pacificamente sotto gli occhi di uno sguardo superiore che mantenga l’equilibrio.

Person of Interest - 4x22 YHWHSamaritan è un’entità che perpetra la sua violenza in modo invisibile, non per assicurare il potere e il controllo di pochi, ma per mantenere la pace che è stata chiamata ad assicurare. Al contrario di quanto faceva Control, che voleva amministrare Northern Lights, Greer si configura solo come un esecutore, un uomo che non ha creato Dio per farsi esso stesso Dio, ma per rimettersi completamente alla sua volontà. È questo dunque il mondo che ci aspetta, un mondo dominato da un’intelligenza superiore, sempre più dark, distopico e pessimista, introdotto, in ultimi minuti da capogiro, dalla perfetta scelta musicale di “Welcome to The Machine” dei Pink Floyd.

Termina così una stagione che non ha smesso di farci appassionare alla serie (possiede del resto alcuni episodi tra i più belli in assoluto, basti pensare a “If-Then-Else“), ma che è risultata, soprattutto nella sua seconda parte, meno brillante ed esplosiva delle precedenti. Ciò che resta intatto, però, è il percorso preciso della storia che Nolan e Plageman stanno seguendo, un percorso che in questo momento sta attraversando il suo momento più cupo e difficile. Eppure, sul finale, non tutto sembra essere perduto: chissà che non sia in una semplice luce su di una valigetta, o nel DNA racchiuso nel chip di una RAM, che si nasconde, invece, la chiave del futuro.

The unknown future rolls toward us. I face it, for the first time, with a sense of hope. Because if a machine can learn the value of human life, maybe we can too.” (Terminator 2: Judgment Day)

Voto: 9
Voto Stagione: 7,5

Per rimanere sempre aggiornati sulla serie, visitate la pagina Facebook Person of Interest Italia.

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6 commenti su “Person of Interest – 4×22 YHWH

  • michele

    Sono del tutto deliziato dalla recensione. Solo, era già evidente nell’ultima puntata della terza stagione che Greer esiste per servire un dio biblico, mentre la Macchina è al servizio di un’etica superiore, incarnata da Finch fin dal principio della serie. Ricordiamoci però che anche il dio biblico si è evoluto nella Trinità. Chissà. Magari con un piccolo aiutino… Di tutto ciò che ho letto qui in questi mesi, vorrei però essere discorde sulla critica a volte feroce nei confronti del quarto anno di PoI. Una stagione straordinaria che contiene la Trilogia di IfThenElse (io la chiamo così) e la perla assoluta di una puntata di “Ai ConfinidellaRealtà” assolutamente necessaria per lo sviluppo della trama. Sviluppo psicoloogico e materiale. Un puzzle che si materializza nell’ultima puntata, assolutamente perfetto nella sua ipotesi di “divenire”. Grazie Nolan e grazie autori. E se la fine di tutto sarà l’assalto finale dei tre con la valigetta in puro stile De Palma di “The Untouchables”… beh…. mi dispiacerà entrare in crisi d’astinenza. Ma so di avere assistito alla nascita di una mitologia. Come quando intorno ai 12-13 anni cercavo a sera tarda sull’allora TMC le puntate del capitano Kirk e di Spock e del sempre sottovalutato McCoy. E i miei figli, 15 e 17 anni, hanno condiviso con me ogni attimo di questa gioia. Grazie ancora a tutti, eroi di PoI, e speriamo di rivederci presto.

     
  • D@N!

    Questa serie è PERFETTA. Punto. E’ vero, c’è stato qualche piccolo calo in questa seconda parte di stagione, ma con un finale così gli si perdona tutto.

    Se non la rinnovano per una quinta stagione faccio stragi..altro che Samaritan!!

     
  • Dave

    Assolutamente d’accordo con la recensione dell’episodio. Anzi mi ha fatto persino riflettere su alcuni punti che non avevo preso in considerazione. Sul giudizio complessivo della stagione non sono invece d’accordo del tutto. È vero che qualche critica si può fare su questa stagione, specialmente per come è stata affrontata la psicologia dei personaggi in alcuni episodi. Skip nel complesso non mi era dispiaciuto come episodio ma i comportamenti di root e finch erano stati quasi teatrali. Per non parlare del modo scontato in cui si era risolta la situazione. Troppo banale visto che si parla di person of interest.
    In questa stagione ho notato un netto contrasto di episodi tra alcuni veramente ottimi e altri che per quanto guardabili non potevano competere. Sotto questo punto di vista la terza stagione era stata impostata decisamente meglio. La gravidanza della Shahi avrà dato problemi, ma non penso sia l’unico motivo. L’equilibrio tra trank orizzontale e verticale in questa stagione non è riuscita come nella terza purtroppo. Spero che la quinta stagione, se ci sarà e sarà l’ultima, non facciano gli stessi errori visti in questa stagione, che comunque dopo la terza, rimane la mia preferita.

     
  • Son of the Bishop

    Brutta chiusura per una stagione appena sufficiente, che ha servito una minima dose di storia ed è riuscita anche a raccontarla male, le molte pedine che sembravano fondamentali e i pochi passi avanti nella storia si sono rivelati inutile, vedi Controllo che sarebbe potuto essere la chiave di volta ed invece, niente Samaritan asfalta tutti, incluse le altre storyline come Dominic ed Elias. Riescono addirittura a scadere nel ridicolo, con quella che doveva essere forse anche la scena emblematica dell’ episodio dove la Macchina parla con Finch, che inoltre annulla il finale della 4×05 che dunque era stato un semplice finale ad effetto. Il finale totalmente assurdo, senza un vero cliffhanger ma solo una chiusura ad effetto creata tramite un’ incredibile forzatura scenica, che sembra oltremodo irrealistica.
    Niente da fare, stagione da dimenticare, che non ha detto nulla e non ha aggiunto nulla, se non gettare il seme del dubbio sull’ operato di Samaritan, la Macchina chiusa in una valigetta e le identità saltate. Speriamo bene per la quinta stagione da 13 episodi 🙁

     
  • Laino

    Una cosa mi lascia perplesso, fino all’episodio 13 di questa stagione, nelle vostre recensioni quasi a gridare “migliore stagione”, poi 5 episodi dai ritmi più bassi, altri 2 episodi, gli ultimi a dire bellissimi, e la somma è peggior stagione della serie? Quindi in 22 episodi, quelli che hanno determibato tutto sono i 5 della secondaparte di stagione, che sono pure il risultato dell’improvvisa assenza di Sarah.