Sense8 – 1×01 Limbic Resonance 10


Sense8 - 1x01 Limbic ResonanceIl pilot di Sense8 arriva con un carico di aspettative piuttosto imponente: da un lato ci sono i nomi dei creatori della serie (i fratelli Wachowski e J. Michael Straczynski) a scrivere e a coordinare il tutto, dall’altro un concept intrigante e ricco di potenziale, tanto da far sperare in una delle migliori novità prodotte da Netflix.

Dopo questa “Limbic Resonance”, tuttavia, si può dire che è perlomeno necessario fare un passo indietro: ci troviamo davanti ad un primo episodio sicuramente interessante, ma non all’altezza dei presupposti che lo precedevano. Lo spettatore non può che rimanere confuso dalla mole di informazioni e situazioni presentate, complici diversi difetti di scrittura e caratterizzazione che non possono essere ignorati.

Sense8 - 1x01 Limbic ResonanceIl primo problema che salta all’occhio è senza dubbio legato alla struttura forzatamente introduttiva di questo pilot: parlando di una storia che, come linea narrativa principale, prevede il collegamento tra ben otto storyline completamente separate tra loro, il compito non poteva essere facile, e la necessità di presentare ogni singolo personaggio e la sua situazione ostacola la fluidità del racconto. Dopo un’introduzione misteriosa e un po’ farraginosa nell’esecuzione, il filo conduttore si perde, e lo spettatore viene trascinato in ogni parte del mondo senza ben capire quale sia l’obiettivo della serie: fin da subito è chiaro che i personaggi sono collegati attraverso qualche potere ancora ignoto, ma l’esplorazione di questa componente viene appena scalfita, e gli autori danno la precedenza al tentativo di inquadrare il ruolo e la situazione di ognuno degli otto protagonisti, fornendo un quadro che è – per forza di cose – confuso e frammentario.

Sense8 - 1x01 Limbic ResonanceNon aiuta, in questo senso, l’altro grande problema di questa prima puntata, ovvero la scrittura: gli Wachowski, soprattutto negli ultimi anni, non hanno sempre dimostrato una grande abilità nel tratteggiare i propri personaggi, ma in questo caso il risultato delude comunque le aspettative. In parte dovuta alla già citata struttura confusionaria di “Limbic Resonance”, la caratterizzazione dei protagonisti raramente va oltre lo stereotipo, presentando una serie di individui identificati solo dal ruolo e dalla propria nazionalità: c’è la transessuale ribelle di San Francisco, il poliziotto onesto di Chicago, il ladro di Berlino con problemi col padre, e così via. È chiaro che si tratta di un espediente necessario a far ricordare allo spettatore i numerosi volti presentati, ma anche gli approfondimenti più consistenti dell’episodio lasciano a desiderare: i risvolti messi in atto sono troppo spesso già visti, intrappolati in cliché che ne rendono lo svolgimento scontato e prevedibile.

Sense8 - 1x01 Limbic ResonanceA ciò si aggiunga una gestione dei dialoghi decisamente grossolana, priva di scambi incisivi o profondi quanto vorrebbero gli autori: è evidente, infatti, la volontà di elevarsi ad un livello di intelligenza che colpisca il pubblico, ma tale tentativo non fa che abbassare la qualità della scrittura dell’episodio. Le soluzioni presentate sono spesso fin troppo didascaliche, come a sottolineare dei tratti (o delle situazioni) ormai noti anche allo spettatore meno attento: si pensi alla messa in scena di un flashback in cui uno dei protagonisti, da bambino, viene deriso dal padre durante una recita, a sottolineare i già evidenti problemi tra i due. Si tratta di una sequenza non solo poco necessaria, ma anche mediocre nell’esecuzione, priva di quella sottigliezza a cui si aspira occasionalmente nel pilot.
A tal proposito, il problema è decisamente più grave di quello della frammentarietà, dovuto in particolare alla gestione di questo primo episodio: in questo caso, infatti, si parla di un difetto di fondo e, visto che gli autori sono gli stessi degli episodi successivi, i margini di miglioramento sono senza dubbio più limitati, anche se possibili.

Sense8 - 1x01 Limbic ResonanceIn ogni caso, sarebbe sbagliato affermare che questo “Limbic Resonance” sia un totale fallimento: le potenzialità della serie, sebbene spesso oscurate dai difetti sopracitati, riescono comunque ad emergere, offrendo in certi casi un buon intrattenimento e degli ottimi spunti per gli sviluppi futuri. Si parla, in particolare, delle sequenze in cui il tema principale viene affrontato con maggior decisione, collegando alcuni dei protagonisti e mostrando quello che si presume sarà il leitmotiv di questa prima stagione; è ancora presto per dare un giudizio definitivo, ma si può dire che le idee di base siano piuttosto interessanti e che possano essere sfruttate in maniera positiva. Il legame tra i personaggi potrà portare ad una struttura più compatta e a delle interazioni più interessanti, oltre ad introdurre un elemento sci-fi potenzialmente destabilizzante (in senso positivo): le situazioni presentate finora, infatti, nella loro “normalità” non hanno saputo convincere appieno, e si spera che la nuova componente paranormale possa dare una scossa alla qualità generale.

Sense8, quindi, si rivela una serie ricca di potenzialità ma ostacolata da alcuni difetti difficili da ignorare: i problemi nella scrittura e nella caratterizzazione, purtroppo, si fanno sentire molto in questo primo episodio, non aiutato da una struttura fin troppo confusionaria. Il risultato è una partenza decisamente al di sotto delle aspettative, ma con ampi margini di miglioramento: la speranza è che con le prossime puntate lo sviluppo della storyline principale riesca a dare una direzione precisa allo show, lavorando almeno in parte sui suoi non trascurabili punti deboli.

Voto: 6

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10 commenti su “Sense8 – 1×01 Limbic Resonance

  • Attilio Palmieri

    Una serie davvero strana e un pilot ancora più indecifrabile.
    Le aspettative erano altissime e in gran parte sono state deluse per le ragioni esposte perfettamente dalla recensione.
    Ero sul punto di mollare, ma qualcosa mi ha tenuto legato e i primi minuti della seconda mi hanno incollato allo schermo. Più avanti parleremo delle puntate successive, ma già da questo pilot emerge una natura ambiziosissima, che accetta il rischio di fare passi falsi e avere cadute di stile in virtù di una fiducia sincera nella propria storia, nello sci-fi e nelle varie facce dell’umano che vuole mostrare. Nei vari volti di quest’ambizione c’è il tentativo di creare un cocktail di generi associando a ciascuna storyline un genere dominante creando così una sorta di ipertesto narrativo che potrà anche avere dei difetti (e ne ha non pochi, soprattutto nell’episodio d’apertura), ma possiede anche delle doti notevoli.
    Una serie che prima di tutto però fa simpatia, crea personaggi e situazioni pronte a diventare di culto, ad essere estratte, e quindi crea attaccamento per gli episodi successivi, o almeno questo è ciò che è successo a me.

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      D’accordissimo su tutto e infatti sicuramente la seguirò quanto possibile, sperando che le potenzialità (che ci sono, senza alcun dubbio) possano emergere fino in fondo. Si tratta prima di tutto di una serie interessantissima, e anche se non dovesse soddisfare tutte le aspettative direi che una visione è d’obbligo!

       
  • Marti Tupper 90

    dal punto di vista tecnico, secondo me è un grande prodotto da tutti i punti di vista tranne uno. non vedo difetti tecnici, nei dialoghi etc. il vero problema è che manca il punto, non si capisce (io non capisco) dove vogliono andare a parare. per ora il plot è: eccovi 8 persone che si trovano una nel corpo dell’altra in una sorta di esperienza transcorporea che … non capiscono cosa succede. e noi con loro 🙂

     
  • Brodonero

    Io comprendo perfettamente che il vissuto personale possa venire fuori nell’espressione artistica, ma vedere le prime due puntate di Sense8 e avere la sensazione di trovarsi dentro una serie tv di Ferzan Ozpetek, non mi aiuta a simpatizzare per Lana Wachowski. Va bene l’idea di spingere oltre il imite Banshee, promiscuità e sessualità di ogni genere, purchè rimanga funzionale alla storyline. 12 episodi via NEtflix vuol dire binge-watching: darei un giudizio più completo almeno dopo 6 puntate. p.s. fotografia e location mozzafiato

     
  • D@N!

    Io l’ho sinceramente trovata redicola. A parte i personaggi stereotipati manco fosse un cinepanettone (lesbiche e trans dove? A San Francisco, of course), vogliamo parlare di come l’inglese sia diventata tutta d’un tratto lingua universale??? Mah..guarderò ancora qualche episodio perchè è Netflix, perchè sono i Wachowski e perchè le persone con poteri (o presunti tali) mi arrapano sempre un sacco, ma per ora per il sottoscritto è una sonora bocciatura. Spero di essere smentito con i prossimi episodi..

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      Siamo in due sulla questione della lingua, che rientra sicuramente tra i grossi problemi di scrittura. Mi dicono però che andando avanti con gli episodi la serie migliora, quindi direi che tentar non nuoce 🙂

       
      • Attilio Palmieri

        La questione della lingua è un problema certamente, soprattutto dal punto di vista della resa filologica. Però bisogna considerare una cosa importante: Sense8 non è Timbuktu, non è il piccolo film d’autore che può permettersi 6-7 lingue; Sense8 è un’opera pop che mira al pubblico di massa e che aspira ad andare avanti per più stagioni. In un caso del genere la lingua inglese, almeno per la maggioranza del racconto, è un compromesso quasi necessario.

         
        • Marco

          Sul fatto che quello dell’inglese universale sia un compromesso necessario non sono d’accordo. I coreani in Lost parlavano coreano, in fin dei conti.

           
    • Elettrabetta

      D’accordissimo! E poi, vogliamo parlare della INUTILE auto(dato che si tratta di Netflix)-citazione della pisciata sulla tomba del padre?!?! Daiii!!…Ridicoli.

       
  • Ste Porta

    A me è piaciuta. Certo, di difetti ne ha, ma secondo me non è così disastroso come inizio.
    La cosa che mi dà fiducia è che ho voglia di vedere le puntate successive, è già un ottimo punto di partenza.