Sense8 – 1×08/09


Sense8 – 1x08/09Come spesso capita loro, Andy e Lana Wachowski hanno sviluppato un racconto fantastico dalle proporzioni esorbitanti, un’epopea impostata sulla meraviglia e l’incredulità delle situazioni e al contempo su un fortissimo attaccamento alla realtà; un racconto che trova in questa coppia di episodi un fondamentale punto di svolta.

L’ottavo e il nono sono tasselli complementari, segmenti narrativi per certi versi anche antitetici, che nella loro giustapposizione esaltano reciprocamente i rispettivi ruoli e obiettivi. L’uno pregno di azione, fortemente incentrato sugli sviluppi della storyline principale sui binari del finale della puntata precedente; l’altro invece si ferma d’improvviso, inchioda sul posto avvertendo la necessità di un approfondimento psicologico che faccia da contrappunto all’episodio precedente e lo riempia di introspezione (anche per via delle tematiche che mette in campo).

1×08 – “We Will All Be Judged By The Courage Of Our Hearts”

Sense8 – 1x08/09La volontà di sorprendere degli autori non viene mai mascherata e questo lo sanno anche i bambini da una una quindicina d’anni a questa parte; una ricerca dello stupore che prende campo anche nel racconto, che comincia proprio sulle corde dello sbigottimento, mettendo in scena quella sensazione di paralisi che si ha di fronte all’inspiegabilità del reale, che sia una magica alba di San Francisco o lo sfarzo del cinema di Bollywood. La storia di Kala attraverso l’amore per il cinema si collega a quella di Wolfgang, approfondendo quel sentimento già innescato nei precedenti episodi e in questo caso declinato nella sfida all’autorità paterna, specie in un’infanzia, quella del giovane tedesco, in cui le uniche vie di fuga sono sono state il cinema e l’amicizia con Felix, entrambe non a caso collegate l’una all’altra. Gli autori dimostrano oltre a una grande cinefilia anche una spiccata capacità di intercettare la generazione che raccontano prendendo come film rappresentativo Conan il barbaro di John Milius, le cui battute sono prima ascoltate in TV e poi replicate dai due amici tedeschi nel momento di difendersi da un bullo di quartiere “No one will remember if we were good men or bad, All that matters is that two stood against many”.
Da Wolfgang a Sun il passo è breve ed è impostato sulla reclusione e le sue difficoltà: il periodo di detenzione, specie grazie al dono dei due, è trasformato in un’opportunità, elevando la prigione a luogo di crescita in cui sviluppare amicizie e percorrere la strada dell’autodeterminazione, come accade per Sun nella splendida sequenza dell’ora d’aria.

You know, I don’t believe in gods and miracles. Our fates are governed by the choices that we make.

Sense8 – 1x08/09Una delle peculiarità più evidenti della serie, emersa sin dall’inizio, è il tentativo di allacciare un dialogo con i generi cinematografici e porre i personaggi con le loro rispettive linee narrative come elementi di interrogazione e decostruzione dei generi. Su questa strada si pone il rapporto tra Will e Riley, la più classica delle love story, in cui il rapporto tra i due diventa l’occasione per approfondire la conoscenza di se stessi, in primis dei propri poteri: per la prima volta vediamo entrambi padroneggiare le sensazioni che provano, riuscire ad avere contatti consapevoli e gestire la presenza corporea all’interno di entrambi i luoghi di connessione. Tale interazione consapevole coincide con una conoscenza reciproca sempre più approfondita che passa per le rispettive stanze da letto e si conclude con un bacio romantico in camera di Will. La scena è effettivamente un po’ troppo sdolcinata e arriva come una manna dal cielo il partner di Will che, nel sorprenderlo mentre bacia il vuoto, piega il tutto in commedia. È questa anche la chiave di lettura dell’affiancamento della storia di Lito a quella di Capheus: da una parte c’è dramma, la tragedia di un uomo che riflette quella di un intero popolo; dall’altra la tragicommedia, che per troppo pathos finisce per essere un dispositivo di comicità autoriflessiva, che ritorna sugli eccessi iperbolici e artefatti degli intrighi narrativi latino-americani

Cool! FaceTime without the phone.

Sense8 – 1x08/09L’ultima parte è dedicata al main plot, alla trama investigativa ed è Will che attraverso il suo ruolo ci porta dentro la detection, approfondendo il mistero del racconto e facendo le veci dello spettatore. Attraverso l’espediente della raccolta di informazioni per impostare un piano assistiamo a un recap interno perfettamente integrato diegeticamente, affiancato ad un percorso di tipo interpretativo che vede protagonisti il poliziotto e Jonas e fa emergere alcune dei principali segreti legati alla BPO, a Niles Bolger e a ciò che si nascondeva dietro la sorprendente conclusione dello scorso episodio. La collaborazione tra Will e Nomi mette insieme legge e crimine, poliziotto e hacker, questa volta dalla stessa parte contro un nemico comune: la donna è braccata da tutte le parti dagli uomini della BPO con a capo Friedman, ma proprio nel momento in cui la fuga sembra ormai senza speranza intervengono i sensate, ciascuno con le proprie qualità. Grazie alla regia di Dan Glass, autore degli effetti speciali della factory dei Wachowski, Nomi diventa un personaggio eterodiretto, rifacendosi all’estetica videoludica in una scena dove ciascun personaggio usa la donna come un avatar riempiendola delle proprie capacità, da Will, a Sun, a Capheus.

“We Will All Be Judged By The Courage” è uno degli episodi che porta maggiormente avanti la trama principale, mettendo al centro il libero arbitrio e il ruolo del coraggio nel prendere in mano la propria vita alla ricerca di un’autodeterminazione consapevole. Lo fa Sun in carcere, lo fanno Will e Nomi e viceversa non riesce a farlo Lito, pagandone drammaticamente le conseguenze.

1×09 – “Death Doesn’t Let You Say Goodbye”

Sense8 – 1x08/09L’episodio nove inizia in un modo radicalmente diverso rispetto alla forma che assumerà nel suo prosieguo. L’intro infatti è dedicata alla prosecuzione della trama principale, mettendo al centro Will e Riley con un suggestivo confronto a quattro dove accanto ai due protagonisti ci sono altri due sensate del passato; con il poliziotto c’è Jonas, che ormai abbiamo imparato a conoscere, mentre con la giovane islandese c’è una misteriosa donna di nome Yrsa che la mette in guardia da Jonas, colpevole secondo lei insieme ad Angelica di lavorare per la BPO contro i sensate. Subito dopo aver posto direzionalità alla narrazione, specie per bocca di Jonas (We have to look foreward. If we don’t we won’t survive), e aver preso nota di alcune istruzioni come quella di non guardare mai negli occhi Whispers, i due portano la storia sulle tonalità che manterrà per l’intero episodio. Come si intuisce dal titolo, questo segmento a differenza del precedente è maggiormente riflessivo e mostra tutti i protagonisti alle prese con la difficoltà di separarsi dalle cose e in particolare dalle persone. Molte volte c’è stata la tentazione di mollare, di farla finita, ma mai come in questo caso risuona forte l’insegnamento/profezia di Yrsa: anche se non lo vogliamo, anche se vogliamo finirla e staccarci dalla realtà è la vita ad attaccarsi a noi, a prendere il sopravvento e a tenerci in piedi. I Wachowski sembrano far riferimento a quella volontà di vivere di schopenhaueriana memoria, quell’istinto di sopravvivenza che sta alla base del loro ragionamento sull’umano genere.

The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had” (Mad World – Tears for Fears)

Sense8 – 1x08/09Nel cuore dell’episodio si assiste a une delle sequenze meglio confezionate fino a questo momento, stranamente non impostata sull’azione e che anzi appare prosciugata del solito dinamismo, in linea con lo spirito riflessivo e malinconico dell’episodio. Non è un caso che il protagonista sia proprio Lito, che fino a questo momento ha incarnato il veicolo di comicità principale della serie, spesso utilizzato in modo parodico, mentre in questo caso si dimostra capace di una efficace svolta drammatica, pur senza uscire troppo dal personaggio delineato negli scorsi episodi. Siamo nel museo Diego Rivera e l’attore messicano è solo davanti alle tele dell’artista, impegnato a ricordare il momento del primo appuntamento con Hernando, l’amore che teme di aver perso per sempre. La presenza dell’uomo amato in questo caso non è evocata da particolari facoltà, ma è la più umana delle convocazioni atte a colmare quell’enorme vuoto che non gli dà pace. Nella seconda parte della scena l’intervento di Nomi arriva come perfetto contraltare, finendo per completare una commovente dichiarazione di libertà sessuale, in difesa di ogni identità, specie quelle più maltrattate, rappresentate dai due protagonisti in scena. All’imbarazzo di Lito nei confronti di una natura di cui si vergogna, per via di gabbie sociali costrittive e omofobe, Nomi contrappone il coraggio e la forza di un’autodeterminazione che è dovuta passare attraverso tappe dolorosissime, come ricorda il potentissimo flashback. La madre di Amanita in uno degli episodi precedenti disse che l’evoluzione è data proprio dalla ricerca di sé attraverso uno sguardo esterno ed è esattamente questo il ruolo di Nomi in questa sequenza, dopo la quale Lito non sarà più lo stesso. Il racconto di Nomi è di grande potenza oltre che molto efficace nel riportare una scena di violenta omofobia, specie se si pensa all’identificazione tra il personaggio e uno degli autori principali.

It’s getting dark, too dark to see” (Knockin’ On Haeven’s Door – Bob Dylan)

Sense8 – 1x08/09L’ultima parte dell’episodio si concentra in maniera ancor più approfondita sul lutto, sintetizzato alla perfezione dal titolo, recitato questa volta da Riley. Nessuno può comprendere questo concetto meglio della ragazza, nessuno tranne lei sa cosa vuol dire non aver avuto il tempo di dire addio a chi si è amato. L’intensa scena che presenta la giovane islandese davanti alle due lapidi ci fa capire che oltre al marito ha perso anche una piccolissima bambina, aiutandoci a comprendere qualsiasi mania autodistruttiva che a inizio stagione facevamo fatica a spiegare. Riley non riesce più a trovare se stessa, gli stimoli per continuare a esistere in una vita in cui sarà sempre accompagnata dal trauma della morte delle persone più importanti che aveva. Dire addio è una metafora perfetta, come conferma anche la diserzione del funerale del marito, visto da Riley come il momento in cui l’impossibilità di dirgli davvero addio sarebbe stata solo amplificata. Nonostante la potenza intrinseca di questo racconto, il momento più alto arriva, come già nell’incontro tra Lito e Nomi, nel confronto con l’esperienza di Capheus, che le mostra, nella sua diversità, un altro punto di vista sulla morte, reso indimenticabile dalla verità sprigionata dagli occhi di quel bambino con in braccio la sorellina che rischia di morire di fame come succede a tanti altri.

Questi due episodi rappresentano una coppia ottimamente assortita e confermano la crescita di Sense8, specie riguardo agli approfondimenti delle vite e delle personalità dei personaggi. In particolare il nono episodio, per via delle questioni che mette sul piatto, è fino a questo momento il più intenso del gruppo. In attesa di conoscere il finale di stagione, Sense8 lima episodio dopo episodio le imperfezioni che, pur non sparendo del tutto, sono oggi fortemente bilanciate da indiscusse qualità.

Voto 1×08: 7 ½
Voto 1×09: 8

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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