Rectify – 3×03 Sown with Salt 1


Rectify – 3x03 Sown with SaltSono tre estati che Rectify zitta zitta ci accompagna in un’indagine personale, intima e sommessa sul dolore, sullo spaesamento, sull’alienazione e sulle ipocrisie nei rapporti familiari. In questa terza stagione non sembra esserci per ora nessun cedimento rispetto al passato, almeno fino al primo terzetto di episodi.

Dopo due annate ancora non è chiaro cosa Daniel abbia fatto, ma è stato a più riprese evidente cosa sia capace di fare. Il suo passato è oscuro, così come quello degli altri protagonisti, dei quali non si sa nulla se non il rapporto di parentela, legame di sangue o acquisito, totalmente scollegato dal libero arbitro, che fa di loro un gruppo di persone legate non da una scelta ma da una circostanza. È su questo concept che lavora Rectify, è a partire da quest’idea che vengono ispezionate le zone di maggior fragilità delle personalità dei protagonisti, così come i punti di rottura (numerosissimi) dei loro legami. “Sown with Salt” ce li presenta tutti alle prese con una corrente faticosissima da risalire, una palude che li vede intrappolati in ruoli che sono come degli scafandri inscalfibili, gabbie dalle quali sono impossibilitati a uscire.

Who is ever completely sure about anything?

Rectify – 3x03 Sown with SaltÈ il silenzio l’arma in più di Rectify, una serie che, supportata dall’esiguo numero di episodi, ha la possibilità di puntare sulla costruzione di un’atmosfera rarefatta fino alle estreme conseguenze, avvolgendo ogni scena di un’intensità per la quale non servono parole o azioni, perché sono sufficienti un paio di sguardi lanciati di sfuggita, che siano questi rivolti a un altro personaggio o nel vuoto. Robert Bresson una volta ha detto che il cinema sonoro ha inventato il silenzio e nulla come questa serie dimostra la purezza cristallina di queste parole. La controprova è rappresentata dalla sequenza tra Teddy e Tawney in cui la tensione è altissima anche se le parole pronunciate sono pochissime e prevalentemente di circostanza. Tuttavia si respira la paura, il terrore negli occhi della donna riguardo a minacce negate e quindi alluse; si sente in maniera tangibile il dolore e l’impotenza di Teddy, alle prese con una situazione che si sta trasformando in un incubo sempre più asfissiante. Rectify si conferma, a voler stringere, il punto di incontro tra un family drama e un racconto sul reducismo, impostato sulla descrizione di un radicale spaesamento esistenziale. Una storia molto simile a Bloodline che come questa sa prendersi tutto il tempo necessario per insediare il germe all’interno di una posticcia tranquillità familiare.

So… what the people say? Tell me about yourself

Rectify – 3x03 Sown with SaltSolo durante la scorsa puntata Amantha è stata protagonista di uno scambio di battute circa il suo nome, sulla sua stranezza e sull’inclinazione a trasformarlo in Amanda. In quest’episodio la donna viene chiamata a parlare durante il corso di aggiornamento e, nel farlo, si assiste alla storpiatura del nome allusa la volta scorsa. Rectify prosegue questa rincorsa di situazioni fortemente simboliche ma altrettanto efficaci, che sono passate dalla macchinetta automatica del primo episodio, ai gonfiabili del secondo fino alla distorsione del nome di Amantha, correlativo di un’identità violentata da una vita fatta di compromessi al ribasso. La donna messa spalle al muro tira fuori tutto il suo dolore, raccontando una storia davvero reale per una volta (e smascherando l’ipocrisia della platea che prima chiede storie vere e poi quando le ha rimane spiacevolmente sbigottita), lasciando trasparire tutte le difficoltà, in gran parte inaspettate, che l’hanno accompagnata dal ritorno di Daniel ad oggi. Fortunatamente gli autori decidono di darle un po’ di pace e allo stesso tempo puntare sulla sua componente propositiva fino a ora troppo poco sfruttata e che potenzialmente promette di poter dare tanto, vista anche la bellezza e l’espressività di Abigail Spencer.

Daniel, you’re going home

Rectify – 3x03 Sown with SaltRispetto ai precedenti due episodi, impegnati soprattutto a ri-sistematizzare uno status quo lasciato andare per un anno e a presentare le condizioni di tanti personaggi, questo terzo segmento narrativo ritorna sulle questioni legate all’investigazione e ai sospetti su Daniel, vista anche la morte di George sulla quale Daniel non è mai davvero deciso nel dimostrarsi innocente, facendosi sfuggire una serie di frasi fuori posto. L’indagine è piena di racconti che non tornano, sospetti diffusi, frasi pronunciate a mezza voce e poi rimangiate, tanto che sia Carl sia Jon appaiono sinceramente spiazzati da una verità che si sta mettendo progressivamente in abisso. Il momento di maggiore climax è rappresentato dalla sequenza dell’interrogatorio con Daniel, Carl e Jon, un momento di altissima tensione e disperazione in cui Daniel è un mattatore disturbato che allo stesso tempo dimostra sia grande personalità ma anche poco equilibrio, in preda a nervi tesissimi e sempre sul punto di esplodere. Ancora una volta hanno un ruolo determinante i flashback, che in questo caso rimandano alla notizia della scarcerazione di Daniel: che relazione c’è tra quel passato e questo presente? Come si presenta lo stato di salute psicofisico del protagonista dopo questo periodo di libertà? Sono ancora tanti i nodi da sciogliere, ma ciò che è certo è che l’ambientamento dell’ex detenuto è ad oggi tutt’altro che riuscito.

“Sown with Salt” è un episodio in cui alla classica passione per la riflessione della serie si aggiunge il ritmo dell’investigazione e l’approfondimento di un personaggio come quello di Amantha che lo meritava più di qualsiasi altro. Un episodio che continua a indugiare su immagini estremamente simboliche, come conferma il finale con Daniel che passa col rullo sopra la macchina da presa fino ad oscurare l’obiettivo, in una scena girata con uno stile che ricorda molto Breaking Bad.

Voto: 8+

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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Un commento su “Rectify – 3×03 Sown with Salt

  • Genio in bottiglia

    Complimenti per la recensione. La scena finale fa molto BB in effetti. Questa serie è un gioiellino. Gli eventi, sin qui, sembrano condurre verso l’innocenza di Daniel; ma non abbastanza da escludere che alla fin fine sia stato (anche) lui. Aden Young è davvero bravo!