Sex&Drugs&Rock&Roll – 1×01 Don’t Wanna Die Anonymous 1


Sex&Drugs&Rock&Roll – 1x01 Don't Wanna Die AnonymousQuest’estate, sull’onda della precedente, presenta una serie piuttosto lunga di novità televisive, alcune di queste cariche di tante aspettative, altre invece avvantaggiate dall’arrivare completamente in sordina. Oggi parliamo del pilot di Sex&Drugs&Rock&Roll, che in questa ipotetica forbice si piazza al centro.

La posizione mediana è data dalla scarsa campagna promozionale di cui la serie (non) ha beneficiato – da qui anche i bassi ascolti del primo episodio – e da un modello narrativo non appetibile a tutti i tipi di spettatore. D’altro canto, però, basta leggere due righe di sinossi e di presentazione della serie per capire quanto il pubblico a cui la serie si rivolge la aspetti con grande bramosia. Detto in poche parole, si tratta di una serie sulla musica rock, raccontata dall’interno, attraverso una commistione di realtà e finzione, sia dal punto di vista narrativo che da quello stilistico. È la storia tragicomica del frontman di una rock band fittizia nel momento calante della sua carriera, che non dimentica di sfruttare tutte le possibilità che questa condizione concede, non facendo mancare quindi un’ampia dose di comicità che, a ben vedere, rappresenta l’aspetto centrale della serie, una volta andati oltre la superficie sovrastrutturale narrativa.

Sex&Drugs&Rock&Roll – 1x01 Don't Wanna Die AnonymousSin dal pilot sembra chiaro che la serie voglia strizzare l’occhio agli appassionati del rock di una volta, ai nostalgici delle chitarre spaccate sul palco, delle pasticche di LSD fissate nella bandana e a tutte quelle note di colore che all’epoca erano inscindibili dalla produzione artistica delle band che hanno dominato il genere tra gli anni Sessanta e Settanta. Non mancano riferimenti espliciti ai più rappresentativi esempi di quel periodo, dai Rolling Stones agli Who, dai Led Zeppelin a Jimi Hendrix, citazioni che si vanno ad incuneare in una sorta di docufiction malinconica basata su un frontman non più al picco della sua carriera. Se il parallelo più evidente può essere quello con Mick Jagger, vera figura modello per il protagonista, la serie tratta però di un eroe nettamente più umano, uno che come tanti altri non ce l’ha fatta a restare sulla cresta dell’onda troppo a lungo. Attraverso la sua figura, indagata anche dal punto di vista biografico, si può avere uno scorcio estremamente caustico su come funzione l’industria discografica, specie riguardo alle star più celebrate, attorno alle quali girano enormi quantità di denaro. In ultima istanza, se guardato da una prospettiva più ampia, il protagonista può essere visto come null’altro che l’ennesimo antieroe malinconico la cui parabola discendente comincia insieme alla serie, un canovaccio abbastanza classico che dal cinema alla televisione è stato declinato attraverso le figure del gangster, dello sportivo, del politico, del businessman ecc.

Sex&Drugs&Rock&Roll – 1x01 Don't Wanna Die AnonymousArriviamo alle note dolenti. Cos’è Sex&Drugs&RockI&Roll? Un finto biopic musicale? Una docufiction che omaggia la musica rock? Una comedy mascherata e imbellettata? A conti fatti la serie dovrebbe e vorrebbe essere quest’ultima cosa, ma la coperta appare fin da subito troppo corta. L’operazione nostalgica incontra il dramedy che incontra la commedia: sulla carta sembra una cosa potenzialmente molto intrigante (e lo è, anche dopo la visione di questo episodio), ma le misure appaiono poco calibrate. A ben guardare non siamo neanche di fronte all’ormai classico formato da 25-30 minuti dei dramedy contemporanei, ma a un episodio d’apertura di venti minuti secchi il cui scopo è prima di tutto quello di far ridere. Ebbene, nonostante le risate non manchino, benché indirizzate ad un pubblico forse troppo selezionato, l’equilibrio tra tutte le sue componenti non è dei migliori e forse una durata maggiore avrebbe consentito di dare maggior spazio alle varie anime della serie. Prendiamo per esempio le interviste: tra una sequenza e l’altra ci sono delle interviste a differenti star della musica (es. Dave Grohl) che si inseriscono nella diegesi narrativa e assolvono al duplice compito di celebrare la star fittizia e generare situazioni comiche sulla sua esistenza e i suoi comportamenti. Questa è una delle cose più riuscite dell’episodio, anche se forse un po’ sacrificata.

Più in generale Sex&Drugs&Rock&Roll si presenta come un lavoro molto ambizioso e di grande interesse, la cui coerenza è ancora perfettibile così come la solidità della sua anima.

Voto: 7- (di incoraggiamento)

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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