True Detective – 2×06 Church In Ruins 26


True Detective – 2x06 Church In RuinsLinearità narrativa e sviluppo tematico coerente, ambientazione noir ricca di valenza drammatica, lentezza espositiva funzionale all’indagine psicologica dei personaggi: con un po’ di ritardo, questa seconda stagione di True Detective sembra imboccare la strada giusta, anche se la scia della disorganica frammentarietà dei cinque episodi precedenti corrompe in parte l’ottimo risultato raggiunto.

“Church in Ruins” è senza alcun dubbio il migliore episodio di una stagione che, pur mostrando un altissimo livello tecnico, si è mostrata finora debole nella costruzione dialogica e, di conseguenza, nella caratterizzazione dei suoi personaggi, dispersi in una frammentarietà narrativa incapace di approfondire coerentemente il complesso dissidio interiore che alberga in ognuno dei quattro protagonisti. In questo episodio, invece, l’arco di trasformazione dei personaggi analizzati – Ray e Ani in particolare – viene sviluppato con una coerenza stilistica che porta a una maggiore empatia, riuscendo anche a contestualizzare alcune delle incongruenze degli episodi precedenti. Gli archi narrativi della puntata seguono un climax ascendente sviluppato organicamente, in cui la storyline di partenza – l’omicidio di Caspere – comincia a dipanarsi mostrando molteplici ramificazioni.
Sebbene con una tempistica alquanto tardiva, la lentezza della prima parte dell’episodio risulta anche funzionale a colmare una delle mancanze più importanti di questa stagione, ovvero l’utilizzo di una focalizzazione interna capace di intersecare l’indagine psicologica dei personaggi con l’azione investigativa, riuscendo così a mettere in atto un turbine di eventi che porta i protagonisti a confrontarsi con la loro essenza più viscerale e con il continuo riemergere di un passato mai davvero sepolto.

True Detective – 2x06 Church In RuinsIl confronto con la paternità è uno dei temi centrali della puntata, declinato in una miriade di prospettive diverse – Ray su tutti, ma anche Frank nel dialogo con il figlio di Stan, o Paul quando interroga il testimone della strage del 1992, e in un certo qual modo anche Ani –, raggiungendo un livello di coerenza stilistica finora carente nello show. L’approfondimento di questa tematica si lega a doppio filo all’emergere del passato di ognuno, vissuto come un ostacolo sempre più ingombrante e teso a condizionare la stabilità di un presente che ci appare incapace di evolversi.
Anche l’apparato simbolico tipico della serie riesce qui ad assumere un tono meno criptico, per ergersi a esplicita metafora dell’evolversi del racconto: le strade intersecate e sovrapposte, poste a transizione tra una scena e l’altra, sfumano progressivamente verso immagini più ampie che inglobano il territorio nella sua interezza, quasi a voler sottolineare come il lento dispiegarsi della trama nasconda in sé ramificazioni più estese. L’esplodere del marciume seguito all’omicidio di Caspere si estende lungo l’interezza di uno spazio incontrollabile, divenuto contrappunto attivo della narrazione.

You have no idea what you cost me.

True Detective – 2x06 Church In RuinsIl lavoro di caratterizzazione più riuscito è sicuramente quello fatto su Raymond Velcoro, interpretato da un Colin Farrell che in questo episodio riesce a incarnare meravigliosamente le mille sfumature di una condizione psicologica tesa fino al suo punto di rottura. Il confronto con Frank, lento e glaciale, riesce a far riaffiorare in lui l’atroce dubbio sulla sua reale natura, quella stessa indole a cui ha cercato di voltare le spalle, in maniera un po’ troppo repentina, nel quarto episodio. Per quanto la velocità del riassestamento psichico di Velcoro in “Down Will Come” conservi nel contesto diegetico dell’episodio una modalità espositiva accelerata e approssimativa, il comportamento esibito in questo “Church in Ruins”, con una ricaduta a cui segue un ordine più consapevole, ne spiega e ne amplifica il senso: il desiderio di migliorarsi è come una chimera inseguita a fatica, difficile da raggiungere perché perseguita senza l’accettazione di quell’oscurità ormai parte integrante del suo essere. Nonostante imputi allo stupro della moglie, e alle sue conseguenze, quella deriva che l’ha risucchiato, messo di fronte all’inutilità di quel gesto che ha avviato il tutto Ray riesce a guardarsi dentro per la prima volta, scorgendo un’aderenza completa con tutto quel marcio che vanamente stava cercando di scacciare.

True Detective – 2x06 Church In RuinsLe parole di Frank – I gave you a name and you made your choice. And that choice was in you before your wife or any of this other stuff – hanno sicuramente lasciato un segno, ma è il confronto con il vero stupratore della moglie, a cui segue l’apatia del figlio con assistente sociale a seguito, a creare il distruttivo cortocircuito che innesca il cambiamento definitivo. Seduto su quel divano accanto al figlio che mangia la sua pizza senza un minimo di entusiasmo, Ray osserva quella donna che prende appunti con un terrore e un’insolenza che mutano immediatamente in amara consapevolezza: in quel taccuino non ci sarà mai scritto niente di buono, per quanto egli possa sforzarsi a pesare le parole e smorzare i suoi modi. Da un input all’altro, tra le rovine dei ricordi del suo essere padre, colmo di alcol e droga, compie l’unica scelta che possa riportare in equilibrio un’identità inevitabilmente corrotta: abbandona suo figlio in cambio della certezza di poter rimanere per sempre “suo padre”.

This hurt it can make you a better man. That’s what pain does.

True Detective – 2x06 Church In RuinsNon così coerente risulta invece il percorso di Frank Semyon, perso in una storyline che non fa altro che metterlo a tappeto. Anche qui vi è un forte dissidio tra una dualità interiore con cui il personaggio fatica a convivere, solo che per quanto riguarda Frank la disgregazione identitaria tra legalità e malavita è una questione oggettiva, la conseguenza di una serie di eventi che continuano a rinchiuderlo in un limbo dove una cosa si sovrappone all’altra.
L’umanità con cui si rapporta al figlio di Stan rivela il desiderio di trasformare la fase che sta vivendo in un “prima” a cui possa seguire un “dopo” poggiato su basi diverse, totalmente nuove, attraverso cui trasformare il dolore presente in una forza futura. In questo episodio la quasi totale assenza di dialoghi con la moglie – uno dei personaggi peggio caratterizzati e interpretati dello show – riesce a inquadrare Frank secondo una prospettiva più coerente; infatti il dialogo sopracitato con Ray, nella sua graduale lentezza, risulta uno dei migliori confronti con cui ci viene restituito il personaggio. Tuttavia, ciò non riesce a eludere completamente una sorta di ripetitività nella sua caratterizzazione, che ci dà una sensazione stagnante di staticità evolutiva. Per quanto ciò sia la diretta conseguenza della drasticità degli eventi di cui lo vediamo protagonista – l’uccisione di Irina e il conseguente accordo con i Gonzales rappresentano un’ulteriore “sconfitta” –, quest’immobilità, a tratti involutiva, pare una precisa scelta di caratterizzazione, in barba alle più sfaccettate potenzialità narrative del personaggio.

Thena, I’m police. I know how to take care of myself.

True Detective – 2x06 Church In RuinsPerennemente in combutta con l’intero universo, Ani Bezzerides ci è apparsa sin dagli esordi come un personaggio alquanto stereotipato: la figlia di un guru che, quasi per reazione a quel connubio di pace e amore in cui è cresciuta, vive la vita cosparsa d’odio in una guerra costante contro tutte le possibili declinazioni del “male”. Per quanto la rivelazione dell’abuso subito da bambina non si allontani da questo cliché, la rappresentazione espositiva del ricordo riesce comunque a restituirci il personaggio con una rinnovata carica empatica.
Gli ultimi venti minuti dell’episodio che la vedono protagonista sono costruiti con una rara bellezza, sia tecnica che narrativa, in cui i toni noir già ampiamente utilizzati dallo show si dilatano attraverso un citazionismo, assolutamente non gratuito, che va da Kubrick a Hitchcock. Il sottofondo musicale – chiaro omaggio all’Hermann di hitchcockiana memoria – crea una patina di suspense che amplifica la sfumata prospettiva della donna, fino a conferire all’atmosfera orgiastica e decadente della scena il tono surreale, per nulla esplicito, di una vertigine disorientante e inglobante.

True Detective – 2x06 Church In RuinsTale costruzione scenica è la cornice perfetta in cui inserire il flashback che rivela l’intima radice del dissidio di Ani, smorzando il sapore di già visto che l’evento in sé si tira dietro. Inoltre, la particolare rappresentazione del ricordo, che vede per la maggior parte del tempo protagonista Ani adulta, dà al flashback un tono più dichiaratamente simbolico che illustrativo: non è semplicemente il ricordo di ciò che è successo, ma il confronto con le conseguenze che tale evento ha prodotto sino a oggi nella vita della donna.

“Church in Ruins” è la svolta che aspettavamo cinque episodi fa, la rappresentazione di ciò che questa stagione sarebbe potuta essere. Se questa puntata non fosse giunta a meno due dal rush finale, l’entusiasmo sarebbe nettamente maggiore, tuttavia ciò non ne diminuisce né l’importanza narrativa né tantomeno la bellezza visuale, e accresce la speranza che la conclusione riesca a seguire la stessa scia.

Voto: 8+

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26 commenti su “True Detective – 2×06 Church In Ruins

  • krisljk

    Chiedo scusa a tutti quanti, ho preso una svista e me ne rammarico.

    Ho completamente frainteso le intenzioni di Pizzolato, solo ora alla sesta puntata mi rendo conto che siamo di fronte ad una sofisticatissima e dispendiosa parodia.

    Era evidente gi da tempo e non riesco a capire come ho fatto a non accorgermene.

    Questa puntata  la vera consacrazione della farsa gi dalla primissima inquadratura.

    Alla fine del quinto episodio avevamo lasciato un Ray furioso sulla soglia della porta di casa di un Frank in vestaglia sorpreso e allarmato.

    Inizia il sesto episodio, panoramica fuori della casa. -stacco-

    Primo piano sul faccione di Frank in vestaglia che indugia un istante con due tazze di caff in mano, guarda dritto in camera e spara la battuta ” Vuoi del latte? dello zucchero?”

    E qui come succedeva nei Robinson si sarebbe dovuto sentire il pubblico in studio che ride divertito, ma essendo questa una parodia e non una serie comica giustamente gli autori hanno optato per tralasciare, anche perch la scena  talmente carica di umorismo che non c’ bisogno di rinforzare con le risate registrate.

    La scena continua con il “durissimo” faccia a faccia tra i due con le pistole nascoste(ostentate) sotto il tavolo, che pu essere riassunto con: “tu mi hai ingannato indicandomi l’uomo sbagliato” – “io non sapevo niente, mi era arrivata una voce da un tizio ed io te l’ho girata” – “ah ok, capisco”

    Con Frank che suda sette camice terrorizzato e solo quando Ray si alza e f per andarsene, lo minaccia con vigore “non azzardarti mai pi a puntarmi una pistola(l’hanno vista tutti) nella cucina di casa mia… la prossima volta non rispondo di me”

    La scena poi si conclude con la moglie di Frank che f capolino dalla stanza accanto, solita espressione scolpita nella cera, in una languida vestaglia di raso con un revolver in mano.

    Applausi e risate a scena aperta.

    Certo con un inizio del genere poi la puntata dilaga

    Cito brevemente:

    La visita alla famiglia di Stan (un suo scagnozzo morto verso la seconda puntata, mai visto in faccia, che deduciamo fosse molto legato a Frank, ma non sappiamo il perch e del quale non si intuisce minimamente l’utilit narrativa) con discorsetto consolatorio al figlioletto ormai orfano (un gioiello del nonsense)

    L’irruzione nella casa dei trafficanti messicani (che in realt doveva essere un luogo di scambio, Frank irrompe senza nessuna difficolt ((con in mano quello che sembra essere un asciugacapelli cromato che poi a vedere bene  una pistola che Frank per maneggia come fosse una parrucchiera)) per poi scoprire che invece era proprio l’abitazione dei narcos, che si precipitano in salone e che non fanno in tempo dire nulla gelati dalla battuta di Frank sullo “stallo alla messicana” con due veri messicani (((chiss quanto ha riso Tarantino))))

    La scena in cui Ani parla con la sorella mentre si “allena” mollando fendenti su una sagoma di legno con un pugnale(commenti assolutamente superflui, le immagini parlano da sole)

    La scena del festino, con i due all’esterno che goffamente si fanno strada tra le guardie (una sola guardia assonnata) accompagnati in sottofondo dalla musica della Signora in Giallo((sublime citazione, non s se l’avete colta))

    E per ultimo il gran finale, con i nostri 3 impavidi, provati dalle peripezie, in fuga dal festino segreto:

    Ray alla guida, Ani dietro ancora sotto shock con di fianco Paul che esamina il bottino, delle carte recuperate in una scrivania al piano terra del villino segreto, e proprio quando nessuno se lo aspettava, affonda la zampata, il colpo da maestro, come a voler lasciare il suo segno indelebile in questa esilarante puntata:

    Primo piano su Paul che sfoglia le carte trafugate e dice ” questi contratti. ci sono firme dappertutto!”

    Applausi, risate, sipario.

     
    • marco

      Hai colto bene il problema di questa serie al di là dei paroloni e delle eviscerazioni psicologiche che il recensore ci vuole propinare: è girata da cani e sceneggiata peggio almeno rispetto alla precedente stagione.

       
  • Maria Rita

    Complimenti, bella recensione.

    Il personaggio di Frank che è stato tanto criticato a me piace un sacco e trovo che Vaughn sia perfetto in questo ruolo.
    Frank ha sicuramente una doppia personalità, è in cerca di rispettabilità ma il male è dentro di lui. Lui si è servito di Ray e il discorso che gli ha fatto è tipico dei “manipolatori”.
    Comunque è indebitato fino al collo i soldi che aveva dato al suo socio in affari Caspere sono spariti . Caspere è stato torturato e barbaramente ucciso,
    Frank deve avere qualcuno molto vicino a lui che lo tradisce, forse per vendtta?

    La storia avvenuta mi pare nel 1992 che riguarda i due bambini del gioielliere di cui si parla in questo episodio non ci è certamente raccontata per caso.
    Deve avere un senso.
    A me questa stagione è piaciuta tanto fin dal primo episodio e ovviamente più conosco i personaggi e più mi piace.

     
    • Francesca Gennuso L'autore dell'articolo

      Ciao Maria Rita, grazie per i complimenti!
      Sulla carta, anche a me piace molto il personaggio di Frank e anche Vaughn nel ruolo; purtroppo, come ho cercato di evidenziare nella recensione mi pare un po’ intrappolato in una staticità evolutiva e in una storyline che, tra mille catastrofi, non riesce a rendere giustizia alle immense potenzialità narrative del personaggio. Per quanto invece riguarda il furto alla Sable Fine Jewelers del 1992, il duplice omicidio e i due bambini rimasti orfani, spero vivamente che, come sottolinei tu, sia un frammento narrativo che verrà sviluppato in questi ultimi due episodi, anche perché in caso contrario la lunga scena del racconto risulterebbe davvero un vano riempitivo!

       
      • Marcus

        Scusa se mi permetto ma a me sembra che l’intera serie sia un vano riempitivo.
        Le immense potenzialità del personaggio di Frank poi per me sono completamente “non pervenute” a meno che tu non intenda un altro personaggio di nome Frank interpretato da un altro attore in grado di fare più di due espressioni, alle prese con una storia scritta e sceneggiata da qualcuno in grado di creare qualcosa di veramente originale.
        TD2 a mio parere non fà altro che avvalorare la tesi di chi dice che Pizzolato abbia copiato di sana pianta la prima stagione ( e non a caso è stato citato per plagio) e seppur con numerosi difetti sia miracolosamente riuscito ad ottenere un risultato irripetibile grazie alla performance di due attori strepitosi.

         
        • Francesca Gennuso L'autore dell'articolo

          Ciao Marcus, il “vano riempitivo” è ovviamente riferito a questo episodio… il fatto che ce ne siano stati molti altri lungo questa stagione purtroppo è vero anche secondo me, solo che qui ci si stava riferendo al singolo episodio in questione. Per quanto riguarda Frank, io ci trovo molte potenzialità di base: dissidio interiore tra un discutibile passato e un futuro sempre più incerto, data la miriade di storture in cui si imbatte di episodio in episodio, il peso di un’influenza perduta, la sensazione di essere costantemente sotto tiro… Solo che, come detto nella recensione, non credo che tutto ciò sia stato ampiamente sviluppato dalla serie, sia dal punto di vista di scrittura del personaggio, dall’articolazione delle storyline che lo coinvolgono e da un’interpretazione che, di conseguenza, risulta ambigua come il resto. Vaughn è perfetto per il ruolo, ma è il ruolo in sé a non essere “perfetto” a mio parere!

           
        • Pogo

          Tesi che si è rivelata un mucchio di fandonie e che è servita a fare solo tanto polverone mediatico.

          Come se prendere spunto da Schopenauer e Cioran significasse plagiare.

           
  • GL

    Recensione perfetta, episodio eccellente.
    Ma il discorso è, se HBO ti dà la possibilità di concentrare tutta la classe e la maestria in 8 episodi, non se ne possono sprecare 5, come se avessi fra le mani una serie tv da 20 episodi, dove si sà almeno un quarto degli episodi sono riempitivi.

     
  • Pogo

    Episodio meraviglioso.
    TD2 dimostra con questo 6° episodio sempre più l’inutilità della critica, che non vale la pena leggere.
    Personaggi veri, dall’inizio alla fine, senza cambiamenti strutturali pre-confenzionati (di quelli che fanno dire “ohhh”, però poi ti lasciano ben poco) non si vedevano dai tempi della “golden age”.

    A questo punto, a parte la regia, spesso non adeguata, mi vien da dire che il grande problema di TD2 è il suo pubblico. Passatemi la battuta.

     
    • krisljk

      Parlando solo di questo episodio per evitare di essere prolisso, ti chiedo una cosa a proposito di personaggi veri se mi permetti.
      Tu trovi plausibile che Ray dopo aver scoperto di essersi “venduto l’anima” e distrutto l’esistenza ingannato da Frank, si sieda a tavolino e si beva la palla della soffiata sbagliata e della sua “predisposizione” all’autodistruzione?
      E non solo, prima di alzarsi accetta un ‘altro incarico di buon grado e prosegue come se nulla fosse.
      Quando io penso a personaggi dilaniati dalle emozioni, in preda ad un processo di evoluzione emotiva e psicologica, scritti in maniera realistica ed interpretati realisticamente penso a Rectify non a TD2
      Inoltre è un episodio(una serie) pieno di “goofs” sia di regia che di scrittura.
      Leggendo i vostri commenti sembra che voi parliate di come TD2 avrebbe potuto essere sulla carta e non di come maldestramente risulta essere davvero.
      Per quanto riguarda la critica poi, è proprio in base al gradimento ed all’audience del pubblico che si giocano le sorti di questi prodotti, e mi viene da pensare che qui in Italia siamo davvero di bocca buona perche negli USA il “gioiellino” di Pizzolato è stato fatto a pezzi, ed il suo autore ripetutamente deriso

       
      • Pogo

        Per quanto riguarda la scena con Semyon, il Ray descritto da Pizzolatto, che dopo la sparatoria si inginocchia e quasi piange, è non solo verosimile, ma – finalmente – proprio realista.
        Il problema principale è rappresentato dai 120 anni di cinema (e quindi poi televisione): ci si aspetta sempre la reazione maggiormente “abusata” dalla narrazione; ecco che sarebbe verosimile Ray che prende a pugni Semyon, o che grida o fa altro nell’ambito dell’isterismo.
        Invece, è molto più credibile un Ray che con l’unico amico che ha – e amico è parola grossa – nella narrazione eviti la scazzottata. Perché è pavido? Un po’ lo è. Anche se dotato di rabbia e capacità di uccidere. Perché di risse ne ha fatte tante e sa che la possibilità di rompersi un dito ogni volta che tira un pugno fatto come si deve è alta? Può darsi. Ha una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti di Semyon? Anche qui: può darsi.
        In definitiva, chi se ne frega: è coerente con il Ray visto finora? Sì. È coerente. Il Ray visto finora è uno che domanda “ma questo caso deve essere risolto o no?”.

        Il Mondo è pieno di poliziotti che indossano la divisa perché serviva loro un lavoro, non perché avessero la vocazione.

        Per quanto riguarda gli errori a una sola e prima visione non ne ho ravvisati di clamorosi.
        A parte una regia non sempre all’altezza nell’arco di sei episodi per il resto True Detective 2 è un lungo “film” diviso in otto parti, scritto benissimo (a livello strutturale la sceneggiatura non ha un punto debole) e recitato a buoni livelli. È un romanzo di Ellroy che prende vita. Un noir anni Quaranta confusionario e fumoso, con tre anti-eroi uno più inadeguato dell’altro.

        Sulla critica: a parte che il pubblico (in un periodo diverso da TD1) si mantiene stabilmente in prima visione sopra i 2 milioni e che gli aggregatori di voti danno TD2 vicino al 70% un po’ ovunque, i critici – e non vorrei essere offensivo – sono quelle persone che sanno benissimo come si fa, ma non possono.
        I critici nel 99% dei casi parlano di cose che non conoscono. Sia tecnici, sia fattuali.
        Filtrano quindi ciò che vedono con la propria sensibilità e le proprie esperienze pregresse.
        In Italia, se per questo, TD2 è più massacrato che negli USA. In Italia lo era anche TD1.
        La verità è che parlare male di TD2 porta più contatti che parlarne bene. E il loro lavoro è principalmente far arrivare persone sui propri siti internet. Perché il lavoro è lavoro: e di questo non gli faccio una colpa.

        P.S. Rectify è un gioiello, una serie meravigliosa, ma è agli antipodi con TD2 (ma anche con TD1).
        Sono due narrazioni completamente opposte. Con meccanismi diversi e strutture che segnano due modi di portare avanti una storia.

         
        • winston smith

          Per smontare ogni pretesa di competenza della critica professionale americana basterebbe citare il caso del blasonato Alan Sepinwall, che nella recensione di questo episodio finalmente ammette che Vince Vaughn sta facendo un grandissimo lavoro sul suo personaggio, quando nelle cinque recensioni precedenti lo aveva massacrato come ce la si può prendere con una persona con cui si ha una disputa pluridecennale; se non fosse per il piccolo particolare che Vaughn ha recitato in maniera lineare dall’inizio della serie ad oggi, si potrebbe pure continuare a concedere un minimo di credito al carissimo signor Sepinwall, ma chi manca persino del coraggio di dichiarare apertamente i propri errori e chiedere scusa per aver scritto una miriade di baggianate ammantate da un senso di superiorità preconfezionata prima di effettuare un cambio d’opinione di centottanta gradi non merita considerazione alcuna.
          La verità è che la critica americana ha iniziato a criticare sistematicamente True Detective in coincidenza con il finale pregno di misticismo ottimista della prima stagione (un tipo particolare di misticismo che mal si addice al pessimismo cosmico che il mainstream ha sdoganato consapevolmente e con insistenza dall’inizio del millennio) e ha scelto di relegare la serie al lazzaretto sfruttando opportunisticamente le infondate accuse di plagio buttate nel mucchio da qualche mitomane sulla cresta dell’onda del grandissimo successo di pubblico ottenuto dalla prima fenomenale annata. Sulla critica professionale italiana sono ancora più tranchant: in quelle rare occasioni in cui mi degno di buttarle un’occhiata, mi rendo tristemente conto che chi scrive o si è limitato a guardare unicamente il trailer della serie che si è accinto a recensire o che, nel caso in cui l’abbia realmente guardata, abbia capito esattamente il contrario di quello che la serie voleva portare alla luce. Il successo dei blog indipendenti come quello su cui stiamo scrivendo ora è riconducibile anche a questo aspetto niente affatto banale della questione: sarebbe il caso di tenerlo bene a mente giunti a metà dell’anno domini 2015.

           
  • nic

    Io come il precedente lo guardo come se fosse un lungo film e per me è un capolavoro!! Ce ne fossero di film cosi!!! Poi mi ricorda tutte quelle atmosfere che ho letto nei miei noir preferiti per primo Woolrich!! Le critiche ci stanno è un genere complesso e non da tutti apprezzato!!

     
  • Maria Rita

    Infatti….e qui viene il bello.
    Tutti contro true detective perchè i commenti e le recensioni vengono fatte con il ciclostile. Tutti a scrivere NON chiamatelo True detective perchè manca Carcosa.
    Infatti!
    Lo Sccop è questo : Abbiamo lasciato le paludi della Lousiana e Rust non c’è!!!! stiano guardando un’altra storia.

    Arrivati alla 2×06 ormai è conclamato, siamo davanti a una serie strepitosa e chi ne ha scritto male forse invece di farsi suggestionare dall’altrui pensiero avrebbe dovuto dedicare maggiore attenzione alla serie.

     
  • Boba Fett

    Oggi deve essere la giornata dell’ottimismo, perché mi sono svegliato con la meravigliosa consapevolezza che questo secondo capitolo di True Detective è un capolavoro e che Pizzolatto, oltre ad essere uno degli showrunner più pagati del momento, è un autentico geniaccio.
    Fra qualche anno, quando rivedremo la mi auguro immensa opera completa di TD, saremo in grado di ricordare al volo le stagioni, tutte caratterizzate da una storiella vista e rivista di fondo e da uno stile narrativo diverso: TD1? Quella che superava il Cinema; TD4? Quella in Bianco e Nero…
    TD2? Ma certo, era quella che omaggiava la Televisione, intesa come elettrodomestico; non quelle enormi, ultra piatte o leggermente concave di oggi, ma quelle con lo schermo in ¾ di pollice e il tubo catodico.
    Forse, solo così è possibile interpretare la costante mancanza di coraggio ostentata quest’anno, il continuo ripetere che bastava poco per fare tanto di più ad ogni sequenza! Questo episodio, giustamente considerato il migliore, ma che arriva ad un passo dalla conclusione, è la quintessenza del “posso, ma non voglio”, c’è tanta roba trita e ritrita come sempre, ma c’è sempre il freno a mano tirato; tante citazioni, anche troppe e su tutto un gradevole stile tv seriale anni ’80 (pre Twin Peaks) che ammanta tutto di déjà vu e che, come faceva Tony Soprano, ci fa sottoutilizzare un impianto tv della madonna.

     
  • Attilio Palmieri

    Episodio fenomenale che rimarca ancora una volta quanto questa stagione alzi la posta in gioco e il livello della sfida sia sul piano narrativo che su quello estetico. Rispetto a quest’ultimo in particolare la ciccia inizia a diventare davvero tanta: va bene la storia, vanno bene le costruzioni dei personaggi e una narrazione complessa e avvincente, ma bisogna ricordare che siamo sempre nel campo dell’audiovisivo e, nel cinema come nella televisione, la differenza la fanno i modi di veicolare lo sguardo, le scelte estetiche e le teorie che si portano dietro, altrimenti si faceva prima a fare un romanzo. Gli autori in questo caso stanno intavolando un dialogo col cinema davvero raro e delle scelte di messa in scena talmente potenti gettare quasi nell’irrilevanza le vicende legate al main plot. Non è un caso che in tanti stanno iniziando a parlare di MacGuffin per il caso Caspare: in questa stagione la sfida estetica riduce il regime narrativo a qualcosa di nettamente subordinato, e questo emerge non soltanto nelle scene più appariscenti come il finale dell’episodio, ma anche in quelle più sommesse, ma altrettanto tese, come l’inizio con il campo e contro campo in cucina, un dialogo da neo-western che riprende Heat la sfida e lo rielabora, ma al contempo guarda anche al passato e ai grandi modelli, non ultimo Il settimo sigillo e il dialogo con la morte.
    Stagione notevole fino ad ora.

     
  • svinzo

    Dopo questa ultima puntata resta la mia delusione. Senza fare confronti con la prima stagione, TD1 mi aveva colpito per la regia, per il fatto di scavare nella personalità e nella vita dei poliziotti aldilà dell’indagine in esame.
    In TD2 le mancanze sono:

    – l’indagine è noiosa, incomprensibile e scontata
    – la scena dell’orgia è ridicola: gente di malaffare pensa a fare i soldi
    – ma se era così facile trovare la casa dell’orgia perchè non andarci con un mandato della polizia?
    – la storia del figlio di ray è la solita lotta tra genitori che si separano.

    Sicuramente TD2 è di buona qualità ma da questa serie mi aspettavo qualcosa di più. TD1 mi aveva emozionato preso alla pancia….

     
    • Attilio Palmieri

      svinzo ti rispondo punto per punto:

      – noioso non è una categoria critica ma un giudizio totalmente soggettivo ancorché legittimo. Incomprensibile e scontata non stanno tanto bene insieme.
      – se trovi la scena ridicola ti prego anche di spiegare perché. Gente di malaffare che pensa a fare soldi è parte del macrotema, dopo di ciò bisogna vedere come viene affrontato e messo in scena.
      – non potevano andarci con la polizia perché la polizia stessa è parte integrante dei partecipanti alla festa (rivedi la scena e te ne accorgi).
      – la storia del figlio di Ray non serve tanto a farti chiedere cosa succederà tra i genitori, se si separeranno o meno, bensì a modellare l’identità del personaggio di Ray e descriverne le fragilità, oltre che a presentare un quadro familiare disfunzionale nato da una tragedia del passato che io ritengo di tutto interesse.

       
      • krisljk

        mi permetto di ribattere io al posto di svinzo:
        – l’indagine è resa noiosa non solo dalle voragini di scrittura, ma sopratutto dal fatto che ha come obiettivo quello di mettere alla luce quanto la città di Vinci e la sua amministrazione siano irrimediabilmente marce e corrotte, cosa in realtà ostentata già dalla prima puntata e quindi scontata e palese. Non solo, tutti i personaggi coinvolti, a partire dal “comico” sindaco sempre in bilico tra la sbronza e la crisi depressiva, sono palesemente disinteressati a nascondere questo marciume rendendo il tutto noioso.
        -la scena dell’orgia è ridicola perché l’atmosfera orgiastica è resa in maniera banale e quasi comica, il “trip” di Ani è quanto di più sciocco e stereotipato si possa immaginare con il figlio dei fiori pervertito che la porta nel più classico dei pulmini hippie. Subito dopo essersi magicamente ripresa poi, riesce ad uscire portandosi dietro la tipa in overdose e nel frattempo uccide un ciccione perverso ed una guardia del corpo di 2 metri ( l’unica guardia del corpo presente?) con un pugnale lasciato li per caso di fianco ad una porchetta.
        Inoltre l’irruzione di Paul e Ray (“sgominando: l’unica guardia all’esterno) sembra presa da una puntata di Walker texas ranger. Per non parlare delle carte incriminate che, dove potevano stare se non in un cassetto della prima scrivania buttata li a caso?
        – Per quanto riguarda la vicenda del figlio di Ray invece sono daccordo con Attilo non fosse x il fatto che servendo a ” presentare un quadro familiare disfunzionale nato da una tragedia del passato” stona tragicamente con la reazione di Ray in casa di Frank, a dimostrazione dell’incongruenza dei personaggi e della “povertà” della scrittura.

         
        • svinzo

          grazie per il supporto! il mio giudizio è un’opinione, non ha nessuna velleità di recensione. Dico solo che non bisogna fare certo un confronto con la prima stagione, ma se uno si vede la seconda stagione (non a casa si chiama sempre true detective) è perchè speravo di trovare quelle emozioni che mi hanno colpito in TD1.
          In questa seconda stagione prevale la noia, pur apprezzando la qualità del prodotto. Apprezzo anche lo sforzo di rifasi a certe atmosfere noir. Ma se penso a Hitchcock stiamo su un altro livello. Insomma secondo me c’era la buona volontà di fare un buon prodotto e originale, ma non ci sono riusciti come in TD1.

           
  • winston smith

    Volendo sdrammatizzare, si potrebbero effettuare due banali considerazioni:
    – occorrono un Velcoro, un Woodrugh e una Bezzerides per fare un Rust Cohle ed effettuare incursioni notturne in luoghi pericolosi e ad alto tasso di violenza;
    – in una recensione e diciassette commenti a nessuno è ancora venuto in mente di sottolineare la presenza di Peta Jensen nella scena dell’orgia lisergica? XD

     
  • Krisljk

    Ragazzi ma io mica godo nel criticare TD2, anzi – Ragazzi ma io mica godo nel criticare TD2, anzi rosico come non mai!
    È un peccato mortale sprecare tutto quel budget, quel tempo e quell’impegno per ottenere un risultato così mediocre.
    Fosse stata una serie scritta e recitata da qualcun altro l’avrei detestata nello stesso modo, anzi sicuramente l’avrei abbandonata alla terza puntata.
    Poi tra i commenti ho letto diverse volte il paragone con un “film lungo 8 puntate” cosa secondo me improponibile proprio perché parliamo di due prodotti (serie/film) completamente diversi con linguaggi e strutture che necessitano approcci differenti.
    Da appassionato di serie sono solo deluso, potevo passare il mio tempo giodendomi qualcosa di affascinante e coinvolgente ed invece dopo tutta questa enfasi mi trovo quì a criticare questa milionaria soap di serie b.
    P.S.
    Vince Vaughn l’unico cattivo che può interpretare è quello di Be Cool e chi lo ha visto sà di cosa parlo 🙂
    P.P.S.
    La vera rivelazione di questa serie rimarrà sempre e solo lui “er fijo de colin farrell”
    cercatelo su FB 🙂

     
  • Danilo

    Qualcuno ha notato che i giovani fratelli, vittime scampate alla rapina/esecuzione, per rubare i “blue diamonds” durante le rivolte del ’92, sarebbero stati ritrovati mentre indossavano delle MASCHERE dalla polizia !
    Perché far menzionare una cosa del genere al poliziotto in pensione?
    Se non per (forse) rimandarci all’ autore (o a questo punto potremmo supporre autori?) dell’omicidio di Caspere e dell’esplosione della macchina piena di DNA…
    Sarebbe una bella “Pizzolata”!

     
  • Maria Rita

    A me questa storia intriga parecchio.
    Inizia che alla polizia di Stato,che sà che c’è del marcio nella città di Vinci, vengono dati Ray Ani e Paul con la certezza che fossero tre squinternati che non avrebbero cavato un ragno dal buco.
    Il bello è che contro ogni aspettativa questi tre probabilmente faranno saltare il banco…

    Frank Semyon non è affatto un incapace, ma è la figura tragica di un uomo che ha perso tutto perchè ormai è chiaro che qualcuno molto vicino a lui lo tradisce .
    Forse è Blak, il suo braccio destro?
    E’ probabile, certo anche secondo me la storia dei due bambini rimasti orfani nel 1992 è un possibile indizio che capire chi possa essere il traditore.
    Sta di fatto che è in Ray che Frank ripone le sue ultime speranse, se l’hard disk di Caspere viene ritrovato lui potrà tornare in affari.

    Ray però sembra sempre più dalla parte di Ani che è una pazza ma di certo non corrotta, quindi è difficile sapere da che parte starà.

    E poi chi è il polizziotto Bianco di cui si parla tanto, forse Burris?

    Può anche non piacere è difficile sostenere la tesi che questa serie sia lenta ,per me l’attesa del finale è decisamente alta.
    Direi che di cose ne sono successe tante in una logica progressione, non c’è niente che faccia ridere e neanche di noioso.

     
  • Alberto

    Recensione che mi piace e che condivido in molte parti. ma ancor più concordo con quanto scritto da Krisljk in risposta a Pogo e ad Attilio Palmieri. E ribadisco che tutta la scena dell’orgia è brutta, falsa, girata senza coraggio. Idem per la scena della fuga, assai tirata via in semplificazioni e ridicolaggini davvero da Walker texas Ranger; e con tocco finale della derapata di Velcoro alla Fast & furious.
    Per carità di Dio, che abbiamo fatto di male noi fan di TD?
    Sono cadute di tono notevolissime, non capisco come recensori raffinati come lo stesso Attilio non se ne accorgano.
    Sarebbe una bellissima puntata per il lavoro egregio fatto dagli attori (i personaggi sono interessanti quasi esclusivamente grazie alle loro interpretazioni), ma questi errori marchiani di regia e di scrittura a mio avviso confermano che questa stagione potrà anche finire bene (tutto sommato penso che alla fine Pizzolatto salverà l’annata, anche se credo dovrà fare un monumento agli attori) ma rimarrà nella memoria di tantissimi spettatori come un prestigioso contenitore di difetti.

     
  • Michele

    Faccio notare due perle:
    1. Velcoro e il figlio ripresi sul divano: istintivamente l’ho trovato comico. Intendo visivamente: Colin Farrel che interpreta un personaggio complesso, lacerato, segnato nel viso e nella mente dal suo passato e che vive in mezzo alla corruzione di Vinci. Accanto a lui il contrappasso: un bambino ciccioso, col doppio mento, con lo sguardo pacioccoso e che non si caga di striscio il padre! LoL!
    2. Quando Bezzerides sale sul pullman per andare alla festa, la guardia è per caso l’albuno di Banshee?

    Per il resto, io confermo una posizione di moderata delusione mista ad attesa decrescente. La serie non mi sta prendendo e a volte faccio fatica a seguire. Però riconosco che è un’opera di qualità (es., l’orgia aveva un’ottima scenografia, musica e montaggio). Rimango in attesa sperando che le cose diventino più chiare e coinvolgenti, ma ci spero sempre meno. Finora darei alla serie tra il 6 e il 7, con wuesta puntata da 7.