American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & Mommy 5


American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommyRutilante, densa, dispersiva: American Horror Story è sempre stata una serie che faceva della ricchezza (visiva, di riferimenti, di citazioni, di storyline) la propria forza di attrazione e al contempo la debolezza più evidente. Ma in questo quinto anno qualcosa è cambiato, ed è cambiato in meglio, trasformando la confusione in complessità e la prolissità in abbondanza.

I look amazing! I would do me.

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommyDopo una première che è andata decisamente oltre le aspettative –  specie dato che arrivava a seguito di due stagioni piuttosto noiose e deludenti che facevano pensare a un’involuzione della serie ormai senza ritorno –, “Chutes And Ladders” e “Mommy” portano avanti la rinascita di American Horror Story sia a livello di tensione che di storytelling. Da quanto tempo AHS non ci regalava più un brivido di genuina paura come quello della scena di apertura di “Mommy”, unito all’ironia di un’interpretazione assolutamente sopra le righe e al gusto del camp più puro? Probabilmente dai tempi di Asylum.
La presenza di scene di questo tipo, la godibilità del plot nel suo insieme e la ritrovata sensazione di attesa dell’episodio successivo sono senz’altro motivi sufficienti per dire “bentornato” allo show più eccessivo del panorama seriale così come lo conoscevamo, forse persino migliorato.

You’re only immortal if you’re smart.

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommyDal punto di vista della narrazione, le trame della première si sviluppano inesorabilmente e con il consueto ritmo incalzante tra sfilate di moda, mini dramma familiari, flashback, relazioni che iniziano e finiscono (Donovan e la Contessa, Tristan e la Contessa, John e Alex Lowe), con il mondo reale che incontra il soprannaturale.
In particolare, John Lowe si imbatte in Sally (Sarah Paulson), che in questa stagione è il Caronte che traghetta le anime da una dimensione all’altra e le tiene legate, restando sospesa come un ponte tra dimensioni che collidono e che, come da tradizione della serie, si mescolano senza soluzione di continuità.

Ma incontriamo anche nuovi personaggi che vanno a completare il quadro delle devianze umane e non, come il serial killer fantasma James Patrick March – primo ruolo “adulto” di Evan Peters nella serie –, il modello Tristan Duffy e la star blackspolitation Ramona, ex compagna della Contessa e decisa a vendicarsi di lei.
Entrambi gli episodi lavorano su una struttura che riesce a coniugare la continuazione della trama mistery (il serial killer dei 10 comandamenti che continua ad uccidere e continua a tenersi in contatto con John) con l’introduzione di nuove storie che vanno ad arricchire quelle già presenti.

In the next hundred years of living, you may find someone who loves you better, who treats you better, who makes you laugh, makes you cry.
You’ll never find someone who loves you like she does.

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & Mommy“Chutes And Ladders”, come il titolo fa già capire, lavora sugli alti e bassi dei personaggi, sui loro percorsi di ascesa e caduta che sono rarefatti nel tempo e nello spazio. James Patrick March consuma la propria strada da (malatissimo) miliardario fino all’arresto in un’orgia semiseria di sangue e cadaveri; Donovan si vede rimpiazzato da Tristan ed espulso dalla vita della Contessa, nonché dall’Hotel Cortez; la Contessa stessa rievoca i tempi perduti degli anni ’70 in cui non doveva nascondersi nel buio di un albergo ma era la disco queen della vita notturna.
Un episodio pervaso di malinconia in cui i flashback sono davvero indispensabili, parte integrante dell’essenza degli eventi.

In “Mommy” il fil rouge è rappresentato invece dai rapporti materni: deviati come quello tra Iris e Donovan – che oscilla tra amore, odio e bisogno fino all’inevitabile conclusione di morte e (pare rinascita) – o più umani, anche se segnati dal lutto, come quello di Alex e del piccolo Holden. Anche Ramona e la Contessa vivono un rapporto ambivalente, di dipendenza, che si staglia nella zona d’ombra tra maternità e amore.
Anche qui la malinconia per le relazioni sbagliate, per gli amori perduti e i rimpianti di ogni tipo pervadono ogni cosa raggiungendo l’apoteosi nel dialogo tra Iris e Sally, frienemies intrappolate nel mondo parallelo e senza uscita dell’Hotel Cortez.

What she couldn’t have was one of her creations creating something else. There could only be one queen

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommySempre come da tradizione di AHS, anche da un punto di vista visivo bigger is always betteri riferimenti alla pop culture sono infiniti ed estremamente godibili – dall’Overlook Hotel di Shining a Poltergeist ai film di Foxy Brown, dall’estetica anni ’80 al look nineties di Courtney Love, a cui Sally è chiaramente ispirata – e questa volta si incastrano meravigliosamente in una composizione che sfiora sempre il ridicolo senza mai buttarcisi dentro a piene mani.
Potrebbe essere presto per dirlo, ma Ryan Murphy sembra avere finalmente ritrovato una dimensione organica per la sua creatura: American Horror Story Hotel vive di accumulazione e non certo di essenzialità, le sue scelte di stile sono sempre all’insegna del citazionismo estremo e la sovrapposizione di livelli di lettura raggiunge spesso il livello di guardia del didascalismo, ma il tutto prende una forma decisamente più raffinata ed efficace rispetto agli scorsi anni.

“I Googled you.”
“That sounds obscene.”

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommyBuona parte del merito è da attribuire all’abbandono delle storyline adolescenziali –tutte confluite nel grande e spassoso secondo calderone di stagione, Scream Queens –, ma anche l’ambientazione losangelina contribuisce ad alzare il livello, garantendoci un po’ meno accenti ridicoli e un po’ più di fascino hollywoodiano.
In ultima parte, va ringraziato il maggiore bilanciamento dei ruoli: senza più Jessica Lange a divorare la scena per importanza, patendo oltretutto la parabola discendente dei suoi ruoli ormai ripetitivi, le storie non sono più incollate insieme ma si compenetrano meno forzatamente, conservando nel complesso ognuna la propria ragion d’essere.
Ma soprattutto, i momenti clou degli episodi sono più variegati e interessanti, con uno spazio più equo riservato agli interpreti, di cui beneficia in massima parte Sarah Paulson, in un ruolo poetico e dissacrante al tempo stesso che mette in luce le sue migliori qualità attoriali.

There’s a part of you that wants to get lost, am I right?

American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & MommyConoscendo la tendenza agli scivoloni di Ryan Murphy, non c’è nessuna garanzia che American Horror Story continuerà su questo livello per tutta la stagione, ma se non altro “Chutes And Ladders” e “Mommy” sono la miglior continuazione delle promesse di “Checking In” e ci introducono personaggi che resteranno iconici con almeno un paio di situazioni decisamente memorabili (la sequenza temporale in ascensore tra Lady Gaga e Angela Basset, il flashback cinematografico di quest’ultima, le sequenze oniriche di Sally).

E questo è decisamente più di quanto ci aspettavamo dopo gli sbadigli di Freakshow, facendoci sperare nella conferma di una rinascita che è un mezzo miracolo e una gradita sorpresa che riesce a farsi notare anche in una stagione sovraffollata di show come questo autunno 2015.

Voto 5×02: 8
Voto 5×03: 8

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Informazioni su Eugenia Fattori

Bolognese di nascita - ma non chiedete l'età a una signora - è fanatica di scrittura e di cinema fin dalla culla, quindi era destino che scoprisse le serie tv e cercasse di unire le sue due grandi passioni. Inspiegabilmente (dato che tende a non portare mai scarpe e a non ricordarsi neanche le tabelline) è finita a lavorare nella moda e nei social media, ma Seriangolo è dove si sente davvero a casa.


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5 commenti su “American Horror Story: Hotel – 5×02/03 Chutes And Ladders & Mommy

  • 999sickboy666

    Forse 8 è un po’ alto come voto (ma capisco che ci possa stare una volta messo in relazione alle aspettative e alla qualità delle ultime stagioni) ma condivido appieno la recensione (che mi è anche piaciuta molto: semplice, chiara e molto ben calibrata in termini di riferimenti ed analisi).

    Mi viene solo da aggiungere che – in linea di massima – provo ancora un deciso scetticismo, ma questa è una sensazione personale, in gran parte prodotta dalla “scottatura” con le due precedenti stagioni.

    Di nuovo complimenti per la recensione!! 🙂

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Scetticismo +1, io ancora non ci credo che stia andando così bene. Diciamo che si vive godendosi il momento 😉
      Grazie mille per i complimenti, in effetti sono stata un po’ alta col voto ma come dici tu, in relazione alle aspettative secondo me ci sta tutto. Incrociamo le dita!

       
  • Teresa

    sostanzialmente concordo con la recensione, un unico appunto: a me sembra che il personaggio di Sally, più che a Courtney Love, sia ispirato a Nancy Spungen, la compagna di Sid Vicious, che fu uccisa da lui al Chelsea hotel. Ma tanto Courtney si è sempre ispirata a Nancy, quindi tutto torna. Lo dico giusto perché questo fatto che ormai come riferimenti non si riesca ad andare più in là degli anni ’90, mi provoca dispiacere.
    A tal proposito vorrei segnalare l’ennesima scemenza scritta su un sito americano molto seguito, dove nella recensione della 5×02 il tizio scriveva che la stanza maledetta era la n.64, e che la lady gaga degli anni ’70 faceva la star allo Studio 64, coincidenza? Lo studio 64? Può anche essere che sia esistito uno Studio 64 (mah), cmq quello dove si svolgeva la nightlife di NY negli anni ’70 era lo Studio 54, e lo sanno anche i sassi. Tra l’altro la scena di lei che entra su un cavallo bianco è un omaggio all’entrata che fece allo Studio 54 la ex moglie di Mick Jagger, Bianca, che è entrata nel mito proprio in quel modo.
    Che pena mi ha fatto il tizio che ha scritto quell’articolo. Poveretto.
    Insomma, mi sta piacendo parecchio, questa stagione, e non l’avrei mai detto.
    Mi sta piacendo moltissimo Evan Peters (che in un altro sito ho visto chiamare Peter Evans, per dire), finalmente non più un bambolotto per ragazzine. Le scene tra lui e la cameriera nella 5×02 sono state fantastiche. La cameriera poi è Mare Winningham, ex star dei film anni ’80.
    Mi piace l’unità spaziale dell’hotel, mi piace come le storie confluiscano lì, secondo me AHS dà il suo meglio quando concentra tutto in in solo luogo, come nella prima stagione.
    Angela Bassett è sempre una presenza di grande impatto, però sul suo personaggio sospendo il giudizio, perché mi è sembrato che di carne al fuoco ce ne fosse già fin troppa, e la necessità della sua storia con la ricerca di vendetta io non la vedo. Troppi ingredienti stroppiano. Ma vedremo.
    Infine, bravo Murphy che ha bruciato sul tempo addirittura Scorsese, che a quanto ho capito sta per girare un film (col solito Di Caprio) tratto da “The devil in the white city”, il libro ispirato alle gesta di H.H. Holmes, il serial killer su cui è ricalcato il personaggio di Evan Peters.
    Certo, qualche riserva sull’eccesso di gore ce l’avrei, perché AHS è seguito anche da un pubblico molto giovane. Io non sono più una ragazzina, quindi davanti alle scene di Peters che ammazza sadicamente la gente mi faccio due risate. Ma io non sono più una ragazzina, appunto.
    Oddio, sto facendo la parte del Moige, la pianto qui.

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Lo Studio 64 in effetti è molto bello, delirio 😉
      Secondo me si potrebbe stare qui tutto il giorno a mettere in fila le citazioni pop di AHS (e sarebbe pure divertente!), è una delle soddisfazioni più grandi di questo show, e concordo con te che l’unità spaziale aiuta in questa stagione tantissimo a tenerle insieme.
      Insisto però su Courtney Love perché secondo me gli abitini da bambola sono proprio uno dei marchi di fabbrica del suo stile (poi vabbé come dici tu anche lei è un mix di suo di riferimenti alle icone rock, andrebbe citata anche Debbie Harry per esempio).

       
  • Attilio Palmieri

    Ottima recensione.
    La serie fino ad ora sta procedendo su livelli altissimi. 8 per me è il minimo, non solo per essere riuscita a creare discontinuità col passato, ma per aver trovato la strada per una riflessione davvero nuova.
    A volte facciamo l’errore di dividere il mondo in maniera manichea: da una parte le cose di qualità dall’altra il resto, cultura alta e cultura bassa, family drama e citazionismo, quality period e trash. Questa strada porta a non capire bene cosa sta succedendo in televisione negli ultimi anni e dove risiede la sperimentazione.
    Una serie come Empire e il fenomeno culturale che ha creato e che ancora alimenta settimana dopo settimana, ha dei meriti che serie molto più blasonate e apprezzate dalla critica si sognano, per esempio. Nonostante (e forse proprio grazie a) la componente soapy che la caratterizza.
    American Horror Story: Hotel è da questo punto di vista una riflessione sulle immagini contemporanee come raramente si vedono in televisione, capace di utilizzare l’espediente dell’hotel in modo da farne un contenitore di situazioni horror più o meno conosciute e più o meno riconoscibili, in modo da instaurare quel gioco con lo spettatore che è essenziale a una serie del genere.
    In fondo, non era così anche Pulp Fiction? Non era così anche The Blues Brothers? Su binari diversi ma in maniera non tanto dissimile dai film citati, Hotel riflette sulla costruzione di immaginari mettendo in scena un caleidoscopio di esempi e riferimenti che trovano un perfetto correlativo oggettivo nelle stanze dell’albergo.
    Certo non ha l’introspezione nei personaggi di una serie come Mad Men, ma non la cerca neanche, così come Pulp Fiction (o The Blues Brothers o tante altre opere) non l’aveva rispetto a film come Taxi Driver (per rimanere sempre nel contesto americano). Eppure sia Pulp Fiction sia Hotel si pongono come una frontiera di grande sperimentazione, una riflessione sugli immaginari davvero inedita.
    Pensiamo solo al personaggio di Lady Gaga e all’uso della sua icona che da un contesto extra-televisivo viene trasportata nel mondo della serialità. Oppure al gioco messo in scena grazie al corpo di Naomi Campbell (che non a caso si chiama Claudia, come la rivale di venti anni fa), sempre pronto a diventare un oggetto relazionale, un puzzle che lo spettatore deve completare mettendoci del proprio, anche fosse solo un feedback. O tutto il passato Blaxploitation della Bassett e la sequenza a episodi nell’ascensore, citazione di citazione di citazione.
    Io non so come finirà, ma di sicuro American Horror Story: Hotel è una delle cose più interessanti e ricche dell’anno.