Le 10 migliori serie Dramedy del 2015 8


Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

In quel gigantesco spazio che si trova tra le comedy (qui la nostra Top 10) e i drama, negli ultimi anni si sta sempre più imponendo un genere nuovo, capace di sviluppare un’identità vera e propria nonostante la sua natura (a partire dal nome) ibrida. Le serie dramedy sono ormai tantissime nel panorama attuale, e nella nostra classifica vi parliamo delle 10 che più hanno segnato questo popolatissimo anno televisivo.

10. Master of None (NETFLIX)

Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

Master of None non è altro che il punto di arrivo dell’incredibile percorso di crescita di Aziz Ansari negli ultimi anni: dopo l’indimenticabile trampolino di lancio che è stata Parks and Recreation, il comico indiano è riuscito ad affermarsi come un vero e proprio autore a tutto tondo, e l’uscita quest’anno di Live at Madison Square Garden e Modern Romance lo conferma. Non è quindi una sorpresa che il rischio di imitare Louie fosse, fin dall’inizio, praticamente inesistente: l’impianto introspettivo è simile, ma Ansari riesce a costruire qualcosa di autonomo, indipendente, staccandosi dall’impostazione di Netflix per dare grande valore ai singoli episodi. “Indians on Tv” e “Mornings”, in particolare, sono i migliori esperimenti di questa prima stagione, forti dell’esperienza unica e personale di una delle voci più promettenti del panorama comico attuale.

Pietro Franchi

9. Togetherness (HBO)

Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

 

Una serie partita molto in sordina, senza eccessi né fuochi d’artificio, ma ancorata a un racconto solido e ben calibrato. A partire da una compattezza familiare vissuta come se fosse l’unica opzione possibile, lo show comincia ad annidarsi in un racconto più intimo e personale, creando una serie di punti di rottura che scardinano le certezze dei vari personaggi coinvolti. Togetherness si fonda su una narrazione corale coesa, che riesce a dar voce al disagio del singolo senza lesinare in scontri e confronti, che si riflettono sul quadro generale: nel corso di soli otto episodi, l’unità del comparto relazionale in cui ciascun personaggio era solito definire se stesso si disintegra in mille pezzi, mostrando le paure e le debolezze nascoste nei meandri di una vita che scorre apparentemente tranquilla. Uno show ancora in fase di definizione, ma ricco di spunti per potersi sviluppare pienamente in qualcosa di ancora più interessante.

Francesca Gennuso

8. Louie (FX)

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Tagliata a 8 episodi per uno degli sbagli più folli ed esilaranti a memoria d’uomo, questa quinta stagione di Louie ha segnato un ritorno alle origini: dopo la parentesi drammatica e “ad archi” dell’anno scorso, l’impostazione è tornata ad essere qualcosa di più leggero e classico, e il ritorno della sigla in apertura ne è l’esempio più lampante. La complessità e l’onestà degli argomenti trattati sono sempre di altissimo livello e l’impronta di Louis CK è qualcosa di imprescindibile, andando ad analizzare con un coraggio invidiabile i problemi, gli equivoci e le insicurezze dell’autore, che fornisce al tutto una vena unica ed universale allo stesso tempo. Se la visione di Louie del mondo appare sempre più scura (il terrificante e bellissimo “Untitled” ne è la prova), la qualità della messa in scena sembra costituire ormai una sicurezza irrinunciabile.

Pietro Franchi

7. Shameless (SHOWTIME)

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La quinta stagione ha rappresentato per Shameless un profondo rinnovamento: la famiglia più svergognata della TV si è ritrovata sempre più frammentata e alle prese con crisi personali e familiari. Il tema portante, però, è stata l’incapacità dei Gallagher di amare: tutti, o quasi, si sono ritrovati in rapporti sentimentali che non sono stati in grado di gestire, totalmente confusi e, ovviamente, spregiudicati. Se da un lato il versante comico è stato potente come non mai, con un Frank Gallagher in stato di grazia (ma quanto è sembrato umano alle prese con Bianca!), dall’altro l’aspetto drammatico ha trovato nella malattia di Ian il proprio punto di forza, con momenti dal fortissimo impatto emotivo. Adesso, alle soglie della sesta stagione, i Gallagher sembrano allo sbando come non mai e ben lontani dal trovare una propria stabilità: ma non è forse questa la ragione per cui Shameless, dopo cinque anni, è ancora in grado di funzionare ottimamente?

Mario Sassi

6. Looking (HBO)

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Fin dai suoi esordi Looking è stata una serie difficile da decifrare, ma è proprio con la sua seconda stagione che ha trovato una sorta di equilibrio. Il percorso intrapreso dai personaggi nel corso dell’annata ha trovato una coerente risoluzione nel finale di stagione, che ha sancito un punto di non ritorno per tutti i protagonisti. Nonostante gli ovvi difetti, il pregio della serie è stato quello di raccontare un mondo particolare rendendolo quantomai “normale”, fino a creare un racconto universale capace di parlare al cuore di tutti gli spettatori. Non a caso il punto di vista dei personaggi, il loro modo di guardare alla realtà dei loro giorni, è sempre stato caratterizzato da un imperativo: la necessità di crescere, di guardare oltre pur tenendo conto del passato.

Annalisa M.

5. Inside No. 9 (BBC TWO)

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Inside No. 9 si conferma anche quest’anno come uno dei dramedy più innovativi dell’intero panorama seriale. Partendo dal classico humour nero di stampo britannico, la creatura di Reece Shearsmith e Steve Pemberton continua a giocare con le codificazioni di genere sovvertendone i principi fondanti. Ogni episodio è un breve e intenso flash che illumina una situazione limite, portandola fino all’estremo delle sue conseguenze, con una finezza stilistica che moltiplica spesso le direzioni di senso. Questa seconda annata, tuttavia, ha ceduto un po’ troppo alla necessità di sorprendere lo spettatore, creando una leggerissima flessione rispetto alla prima stagione, molto più fluida e compatta. Ciò nonostante il risultato complessivo è comunque di ottima fattura, con picchi altissimi come “The Twelve Days of Christine”, che può essere considerato uno dei migliori episodi dell’intera serie.

Francesca Gennuso

 

4. HAPPYish (SHOWTIME)

Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

La serie targata Showtime è stata sicuramente una delle novità più piacevoli della stagione, capace di accostare ad una trama semplice un’ironia travolgente ma allo stesso tempo velata da un senso di insoddisfazione e malinconia. L’ingrediente principale che ha reso HAPPYish un prodotto unico per i suoi spettatori, e che le ha quindi fatto meritare il quarto posto nella nostra classifica, è costituito dai suoi protagonisti e dalla loro personale visione del mondo che li circonda: a partire dal pubblicitario che vorrebbe diventare uno scrittore (“Fuck Mad Men!“), fino alla figura della figlia in netta collisione con la madre. Fin dal pilot la serie si è posta diversi quesiti a cui ha cercato di dare una parziale risposta nel corso della stagione (“What the fuck is Happiness?“), riuscendo a risultare, nelle sue risposte, mai banale o scontata.

Annalisa M.

 

3. Transparent (AMAZON)

Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

La seconda stagione di Transparent conferma la serie tra i prodotti più sofisticati e poetici degli ultimi anni, consacrando definitivamente Jill Soloway come una delle showrunner più abili dell’intero panorama televisivo americano. Questa annata sorprende per la capacità di approfondire ogni singola storyline dedicata alla famiglia Pfefferman in maniera totalmente indipendente dalle altre; viene lasciato comunque molto spazio al processo evolutivo che coinvolge il cambiamento del personaggio protagonista, che, dopo aver fatto accettare alla famiglia la scelta di diventare un transgender, deve iniziare ad affrontare il mondo che la circonda. Il livello medio della stagione si mantiene su standard straordinariamente alti per tutti e dieci gli episodi, con un paio di puntate – “Kina Hora” e “Man on the land”– che, grazie alla complessità della messa in scena e della portata della riflessione che viene sviluppata, possono essere comprese nel novero dei migliori episodi dell’anno televisivo.

Davide Cinfrignini

2. Girls (HBO)

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Al suo quarto anno di programmazione Lena Dunham firma la stagione più complessa e coraggiosa di Girls, scegliendo di intraprendere percorsi narrativi inediti e continuando a sfidare tabù televisivi consolidati da tempo, in particolar modo attraverso l’introduzione del personaggio di Mimi-Rose. Nell’universo nichilista costruito dalla giovane autrice, in cui tutti i protagonisti sono immobilizzati dalla paura di fallire i propri obiettivi, per la prima volta sembra scorgersi una possibilità di affermazione per la sua generazione. Alla fine della terza stagione Lena Dunham, con la decisione inedita di spostare il fulcro della narrazione da New York in Iowa, ha rivoluzionato per qualche puntata la natura newyorkcentrica della serie e si è costruita la possibilità di girare un piccolo capolavoro come “Triggering”, in cui ha potuto soddisfare l’urgenza di scrivere una puntata puramente autobiografica e autoriflessiva. La quarta stagione è stata una straordinaria appendice della terza fino al teatrale “Sit-in”, episodio chiave avente la funzione di motore narrativo per il resto della splendida annata, che ha avuto la sua naturale conclusione nella risolutiva “Home Birth”.

Davide Cinfrignini

1. BoJack Horseman (NETFLIX)

Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

Ancora più surreale, cinica, profonda e priva di compromessi rispetto all’anno scorso, la seconda stagione di BoJack Horseman ha letteralmente travolto il panorama televisivo del 2015, imponendosi come l’esperimento più coraggioso (e, per questo, riuscito) di Netflix. La disperata ricerca della felicità di BoJack, la decadenza morale e qualitativa di Hollywood, l’inevitabile ipocrisia che intrappola qualunque personaggio: tutto trova un equilibrio perfetto, tra la risata amara e il colpo allo stomaco, e il quadro disegnato da Raphael Bob-Waksberg si nutre delle emozioni dello spettatore, ribaltandone continuamente le aspettative.
Il merito, chiaramente, sta anche nel perfezionamento stilistico che va avanti dalla prima annata, a partire dalla scrittura per arrivare alla coesione di un cast in continua espansione e all’animazione stessa, culminante in quella splendida ed indimenticabile mezz’ora di televisione che è stata “Escape from L.A.”: una piccola storia capace di riassumere i sogni infranti e le fatali imperfezioni dell’essere umano.

Pietro Franchi

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8 commenti su “Le 10 migliori serie Dramedy del 2015

  • SerialFiller

    Solita impeccabile classifica, complimenti.
    Mancano molte serie da vedere, sorprende non vedere orange is the new black (che comunque non è assolutamente tra le mie preferite in generale anzi), tra quelle viste direi sicuramente che master of none e shameless sono quelle che amo di più. Metà sono da vedere ancora e dispiace sapere che quel gioiellino di happysh sia giunto ad una prematura cancellazione nonostante la qualità.
    Corro ad iniziare bojack hrseman!!!

     
    • Pietro Franchi

      Ciao SerialFiller, come sempre grazie mille!
      Hai fatto benissimo a cominciare BoJack Horseman: ti aspetta una serie davvero emozionante, non sai quanto ti invidio 🙂 per quanto riguarda Orange is the New Black, invece, la terza stagione è stata (a nostro parere, ovviamente) un po’ sottotono rispetto alle altre due, quindi non ce l’ha fatta a rientrare. Speriamo in bene per l’anno prossimo!

       
  • Gabriele

    Non capisco tutto sto amore per shameless e happyish, ma per il resto la classifica è appropriata. Ah, magari Girls è un po’ in alto per i miei gusti, merita la top 10 ma è su un altro livello rispetto a Louie o Transparent secondo me.

     
  • Pogo

    Personalmente trovo sempre difficile individuare le serie “dramedy”, ma pare che anche Mozart in the Jungle sia considerata tale. Se così è, mi chiedo come faccia a non stare nei top3 (altro che top10) esattamente dietro a Transparent e quella poesia meravigliosa di Detectorists (che manca a sua volta).

     
  • alidiseta

    Molto bella la vostra classifica, mi segno BoJack Horseman.
    La mia lista delle migliori del 2015:

    6) Togetherness
    5) Mozart in the Jungle
    4) Looking
    3) Red Oaks
    2) Transparent
    1) Shameless

     
  • Teresa

    Per quanto io ami Shameless, per me questa ultima stagione è stata fiacca, e non meritava il settimo posto, addirittura davanti a Louie.
    Louie per me va al primo posto, è poesia esistenzialista pura, mentre Girls potrebbe anche sparire, non mi mancherebbe di certo.