The Affair – 2×09 9 5


The Affair - 2x09 9Fin dall’emblematico pilot, The Affair è sempre stata una serie per certi versi sperimentale: la voglia di osare, di sovvertire la concezione condivisa del modo di raccontare una storia ha sempre costituito il più grande punto di forza dello show, capace di distinguersi (nonostante alcuni difetti) proprio per la sua unicità.

Con questo nono episodio, la serie compie un passo che è quasi un paradosso: sorprende mettendo in scena una trama in modo convenzionale, scandendo gli eventi con il semplice passare del tempo. Le varie sfaccettature con cui la realtà viene osservata vengono messe da parte, e la costruzione diventa improvvisamente “normale”, del tutto conforme agli standard di un qualsiasi drama.
Si tratta certamente di una scelta coraggiosa: una volta messa da parte la natura così atipica della serie, cosa rimane? Queste due stagioni (o quasi) di lavoro e introspezione hanno costruito un mondo in grado di funzionare anche senza la sua caratteristica distintiva?

The Affair - 2x09 9Partiamo da una piccola premessa: al contrario di quanto molti (tra cui diversi critici statunitensi) sostengono, non c’è alcuna prova che dimostri che quella che vediamo sia la realtà, oggettiva e inconfutabile. Non c’è nessuna didascalia all’inizio di ogni sezione, è vero, ma ogni personaggio agisce nel suo piccolo mondo, senza mai entrare in contatto con uno degli altri quattro protagonisti; è fondamentale sottolineare questo fatto, perché una rottura del consueto schema della soggettività (a parte che nel “presente” dell’indagine) avrebbe letteralmente causato il collasso del concept della serie, privandola del suo innegabile fascino. Come già detto, tuttavia, tale rischio viene (per fortuna) evitato: non c’è alcuna sicurezza che quello che viene visto sia effettivamente e completamente vero, e il fatto che non venga mostrata una singola scena in assenza di Noah, Alison, Cole o Helen lo conferma. La realtà è ancora fumosa e inafferrabile in The Affair, e questo è senza dubbio un bene.

The Affair - 2x09 9Lo è soprattutto perché quello che viene mostrato in assenza della solita impostazione scricchiola, e non poco: la scelta di procedere in un modo atipico è ammirevole, certo, ma i risultati non sono del tutto positivi, complice una scrittura che fatica molto a dare una svolta alla narrazione. Perché, in fondo, quello di cui si parla è un episodio fondamentale, in cui (quasi) ogni linea narrativa subisce una spinta in avanti più consistente rispetto al solito, ponendo i quattro protagonisti in un punto di non ritorno.
Non è la prima volta che la sceneggiatura inciampa in un momento così fondamentale: già la precedente sesta puntata, altrettanto importante a livello di sviluppi narrativi, non era stata la migliore della serie in quanto a profondità ed accuratezza nell’introspezione. Ma forse è proprio questo il punto: The Affair è una serie che fa della caratterizzazione e della psicologia dei personaggi i suoi perni fondamentali, così importanti che l’intera struttura stilistica dello show gira attorno a tali aspetti.
È quindi piuttosto naturale che, quando la narrazione deve prendere il sopravvento sull’introspezione, ci si trovi in una posizione sbilanciata, e gli autori non riescono sempre a gestire tale cambiamento: questo è forse l’episodio che lo dimostra maggiormente, mettendo in scena un certo numero di forzature e semplicismi che non possono che abbassare il livello qualitativo generale, nonostante la grande importanza degli eventi mostrati.

The Affair - 2x09 9La storyline che soffre di più di questo fattore è senza dubbio quella di Helen: posta come apertura dell’episodio – forse per la sua natura più transitoria, se paragonata alla rilevanza delle altre –, la linea narrativa incentrata sull’incontro col dottor Ullah risulta fin dall’inizio debole, forzata, quasi innaturale. I dialoghi sono stranamente poco convincenti, e la caratterizzazione del dottore – fin troppo esagerata nella disperata necessità di mostrarne il cinismo – non può che risultare approssimata, grossolana, complice un’interpretazione che non aiuta l’approfondimento del personaggio. I passaggi da una situazione all’altra (Helen che ne è incantata, poi disillusa, poi di nuovo attratta) sono forzati, e la narrazione non riesce a scorrere fluidamente, inceppandosi molto più del solito ed eliminando qualsiasi traccia di quella sottigliezza nell’introspezione che ha sempre caratterizzato lo stile dello show.

The Affair - 2x09 9Lo stesso discorso vale per Cole: i temi proposti, nel suo caso, sono decisamente più interessanti ed importanti per gli sviluppi narrativi futuri, ma c’è qualcosa nella costruzione della situazione che non funziona, e anche in questo caso la scrittura perde gran parte della sua consueta fluidità. L’evoluzione del rapporto con Luisa è tanto riuscita quanto prevedibile, ma le reazioni di Cole non quadrano, esagerando il suo personaggio fino a snaturarlo in parte: tutto quello che riguarda la rivelazione della donna viene gestito con approssimazione, e la risposta del personaggio di Joshua Jackson arriva in modo forzato, decisamente poco credibile. La costruzione alla base (la cena del Ringraziamento in famiglia) c’è, è vero, ma è lo sviluppo che non convince, e l’addio (temporaneo) della compagna non può che provocare frustrazione, non tanto per l’evento in sé ma per come è stato gestito dagli autori.
Ci si riprende, tuttavia, sul finale, nel montaggio che, alternando il parto di Alison alla disperazione di Cole, unisce i due per il lutto di Gabriel, un tema non nuovo nella serie ma perlomeno gestito con intensità, profondità e un’introspezione che ritorna agli standard a cui siamo abituati.

The Affair - 2x09 9Per quanto riguarda Noah, invece, la situazione continua a proseguire sul percorso iniziato dagli scorsi episodi, in una spirale di decadenza (simile a quella della copertina del suo libro) che, vista la sua reputazione al tempo dell’indagine, non porterà sicuramente a nulla di buono. Le sequenze della festa funzionano nel continuare a mostrare un Noah Solloway inebriato dal potere, dal successo, confermando come l’esperienza con Alison non sia stata altro che il frutto della sua frustrazione personale, che lo spinge a proiettare i propri problemi su chi gli sta intorno; il tutto confluisce nella scena della piscina, efficace nel creare un senso di confusione prima e di sorpresa assoluta in seguito, lasciando non poche domande sulla presenza di Whitney e su quello che comporterà. Convince di meno, invece, l’ingresso in scena del personaggio di Max, da sempre non esattamente piacevole ma in questo caso esagerato, vittima di quella grossolanità nella scrittura che sembra pervadere quasi tutta la puntata e che rende le situazioni troppo didascaliche, quasi irreali.

The Affair - 2x09 9Ciò che è sicuro, comunque, è che dopo questo episodio nulla è più come prima: che si tratti dello sfogo finale di Cole, della festa di Noah o del parto di Alison, lo status quo è stato definitivamente sradicato. Le svolte presentate non sono state gestite nel migliore dei modi, ma perlomeno la trama orizzontale si trova ora in una posizione diversa, possibile fonte di sviluppi interessantissimi da parte degli autori, soprattutto per quanto riguarda lo stato di Alison – a cui viene riservata la glaciale sequenza finale, di gran lunga la migliore della puntata.
La si veda così: questo nono episodio è qualcosa di necessario, tutto fuorché perfetto ma utile per gli autori nel proiettare gli eventi verso l’ultima fase della stagione. La scrittura ha mostrato, forse ora più che mai, le sue falle più grandi, ma ciò è probabilmente dovuto alla natura sperimentale di questa atipica ora di televisione; questo sembra lasciar intendere che, nel ritorno ad uno schema più consueto, la qualità che ci si aspetta da The Affair non dovrebbe aver problemi ad emergere di nuovo.

Voto: 6½

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5 commenti su “The Affair – 2×09 9

  • Francesca Anelli

    A me l’episodio non è piaciuto per niente. L’ho trovato troppo semplificato, banale, a tratti involontariamente comico ed eccessivo. La parte di Noah alla festa mi ha infastidito notevolmente, mi è sembrata innaturale, stereotipata e vuota. Idem per Cole. Non ho per niente apprezzato il montaggio finale, perché di base non ne ho capito i presupposti. Troppo lungo, esagerato in ogni dettaglio.
    Mi è sembrata una banalizzazione del percorso svolto fino ad ora, che non ha aggiunto nulla anzi ha tolto molto del suo fascino alla serie. Condivido molte delle cose che hai scritto ma il mio giudizio è nettamente negativo. Pessima, pessima prova.

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      La mia reazione a caldo è stata esattamente identica: all’inizio ero tentato perfino di dare un’insufficienza, ma poi ci ho pensato un po’ di più e ci sono delle parti e delle idee che, nonostante gli enormi difetti (davvero, la puntata sembra scritta da qualcun altro), funzionano in qualche modo, la parte di Alison in particolare. Diciamo che il fatto che l’episodio sia così sperimentale per la serie e che la trama compia passi così notevoli (sono compiuti male, ma come ho scritto mettono le basi per degli ottimi sviluppi) mi hanno fatto attenuare il giudizio almeno in parte: è vero, è scritto male ed è una delusione, ma la mia fiducia negli autori rimane, e lo vedo più come un esperimento andato male piuttosto che come un sintomo della stanchezza dello show. Poi vedremo cosa ci regalano gli ultimi episodi, spero davvero di non sbagliarmi!

       
  • Luca

    Se posso dire la mia quest’episodio mi ha abbastanza colpito. Ci sono molti aspetti positivi: si è usciti sorprendentemente da una routine che durava da 18 episodi stravolgendoci la visione; l’ho interpretato come un monito agli spettatori “è un episodio troppo importante per non farvi stare attenti, quindi stravolgiamo tutto!”. Noah è caratterizzato benissimo: la festa è l’emblema di quello che è diventato, il successo e la realizzazione di tutto ciò che non credeva possibile lo trascina verso il fondo facendogli passare in secondo piano tutto il resto, persino “l’affair” che gli ha permesso di raggiungere la vetta da cui sta cadendo. L’urlo stridulo della figlia sembra farlo rinvenire da 9 episodi di stronzaggine menefreghista. Per quanto riguarda Cole, Luisa ha detto tutto quello che noi (o almeno io) pensiamo del buon vecchio Pacey da un bel po’ di episodi: l’autocompatimento pessimistico spero sia andato in fumo con la casa. Il montaggio finale alternato tra Cole e Alison secondo me ha uno scopo ben chiaro ai fini della trama: entrambi dicono addio al primo figlio (lui bruciando la casa, lei rifiutandosi di spingere), mentre viene al mondo il secondo. E qui ci si ricongiunge al “our baby” di scotty. Our secondo me è inteso come “dei Lockhart” non come “di Scotty e Alison”.
    Totalmente negativa e irrealistica la parte di Helen.