The Affair – 2×12 12 7


The Affair - 2x12 12Si conclude così la seconda annata di The Affair, con una terza già confermata. È stata una stagione strana, diversa dalla precedente anche solo per impostazione – il raddoppio dei punti di vista, la conseguente modifica delle alternanze negli episodi. Le differenze, tuttavia, si trovano anche nelle pieghe della narrazione e nella sua subordinazione alla parte più thriller della storia. 

Se infatti la prima stagione si era concentrata sull’aspetto innovativo della serie – la differenza nei ricordi di Alison e Noah, le domande sulla veridicità di queste versioni, le ipotesi che una delle due fosse in realtà il libro –, questa volta le cose sono andate diversamente. L’inserimento dei punti di vista di Helen e Cole, che è stato di sicuro un punto a favore della stagione, ha portato tuttavia con sé la perdita di questa chiave di lettura; le differenze stesse, che l’anno scorso riuscivano a portare sempre ad una buona comparazione tra i due protagonisti, questa volta non sono state sempre altrettanto efficaci. In alcune occasioni – Cole che porta ad Alison i suoi bagagli, Helen e l’incidente in macchina – le diversità dei racconti sono state grandissime, e forse imputabili allo stato mentale alterato di entrambi; in altri momenti la comprensione delle differenze e il relativo impatto sui personaggi non sono stati così chiari come ci si aspettava, e questo non ha potuto non depotenziare uno schema che, invece, aveva rappresentato la fortuna della scorsa annata.

The Affair - 2x12 12È evidente come questa stagione sia stata, molto più della precedente, incentrata sul mistero attorno alla morte di Scotty e la spiegazione finale, benché possa risultare poco credibile nelle sue coincidenze, ha l’indubbio merito di offrire una chiave di lettura soddisfacente per quanto abbiamo visto fino ad ora e che risultava poco chiaro (l’insistenza di Helen nel voler salvare Noah, il matrimonio tra quest’ultimo ed Alison e così via). In questo senso, la trama ha parzialmente messo da parte i presupposti di partenza della serie, che sembrano essere stati messi in stand-by in attesa di essere (forse) riesumati l’anno prossimo. Il paragone tra i punti di vista offre ancora dei buoni spunti per la descrizione dei personaggi, ma forse si è perso quel focus che portava ogni volta a chiedersi quale fosse la natura di queste differenze: è davvero solo percezione, una questione di alterazione dei ricordi? O ci sono addirittura storie vere e storie false? Tutti questi dubbi, così importanti nella prima annata, si sono persi in questa seconda; dunque la domanda da porsi è: la serie può permettersi questo cambiamento senza snaturarsi completamente?

I wanted to be brave and make a choice and be happy.

The Affair - 2x12 12Questo, come si diceva, non vuol dire che non sia stato fatto un buon lavoro di caratterizzazione. Noah rappresenta il personaggio costruito meglio in tutti questi episodi: un uomo che lotta disperatamente per avere quello che desidera per poi accorgersi che gli manca qualcos’altro; che cerca con tutte le sue forze di indagare sulla natura di questo “altro”, scendendo nelle pieghe più oscure della sua anima per poi tentare di risalire arrivando, in questo episodio, a sacrificarsi per salvare le donne della sua vita. La spiegazione della sua lacerazione interiore, emersa nella puntata “10” con la seduta dalla psicologa, risulta col senno di poi la chiave di volta dell’intera costruzione di Noah: non solo infatti ha contribuito a rendere più comprensibile quanto avevamo visto fino a lì (un personaggio che non sempre suscitava la nostra empatia), ma ha posto le basi per capire quanto è successo dopo, quanto Noah abbia cercato con tutte le sue forze di cambiare. Si prenda questa puntata: dal punto di vista dell’uomo i dialoghi con Alison sono all’insegna della comprensione, del sostegno alla compagna; ma al contempo emerge chiaramente quella necessità di essere “altro”, rappresentata dal viaggio in Francia, in cui però cerca di inserire anche la sua famiglia – proponendo ad Alison di andare via tutti e tre insieme.
Noah sta cercando, insomma, di trovare una sintesi tra le sue due esigenze, quelle che (come aveva dichiarato alla psicologa) ha sempre visto come inconciliabili: essere fedele e avere al contempo la possibilità di essere “degno di nota”, qualcuno che ha davvero fatto qualcosa.

The Affair - 2x12 12La rivelazione della paternità di Joanie (dubbia nel ricordo di Noah, inequivocabile in quello di Alison) porta però alla luce un’ombra in quel progetto di conciliazione famiglia/aspirazioni: il discorso dell’uomo a seguito della notizia fa emergere una visione della vita molto più depressa e nichilista di quanto ci si potrebbe aspettare. Certo, uno shock di questo tipo potrebbe mandare in crisi chiunque, ma la lucidità con cui Noah dà una spiegazione al suo comportamento (“volevo essere coraggioso, fare una scelta ed essere felice”) e al contempo la sua prontezza nel negare qualunque importanza delle azioni compiute fino a quel momento (“Maybe it’s all just fucking meaningless”) sembrano darci prova ancora di più di quanto quello che lo lega ad Alison non sia più amore, e non lo sia da un bel po’. È curioso come, tra i salti temporali cui abbiamo assistito, sia stato completamente ignorato il periodo intercorso tra la scorsa puntata e questa; il momento in cui Noah ha deciso di supportare Alison nonostante le sue bugie, cercando in sostanza di fare il “buon compagno” a tutti i costi. È uno sforzo che non lascia traccia, forse proprio perché non c’entra nulla l’amore, bensì l’esigenza di mostrare a se stesso di potercela fare, di poter essere quella persona straordinaria che al contempo non finirà a tradire la compagna in una festa a caso; non sarà insomma l’uomo incapace di essere fedele o quello su cui non si può contare. La rivelazione di Alison è ovviamente uno schiaffo in faccia che rischia di mandare a monte ogni suo progresso, ma sarà l’incidente e il coinvolgimento di entrambe le donne a cui tiene a portarlo ad autoaccusarsi per salvare loro. Un tentativo estremo di essere quell’uomo, quello su cui si può davvero contare.

Joanie’s not your daughter.

The Affair - 2x12 12Se dal punto di vista di Noah la rivelazione arriva a seguito di una necessità emotiva (Alison si commuove durante le promesse di Cole e Luisa, scappa e dice la verità – il dubbio sulla paternità – perché sente l’esigenza di non mentire più) e di una vulnerabilità interiore della donna, dal punto di vista di Alison le cose sono drammaticamente diverse. Lei non sceglie di rivelarlo per un moto interiore, ma perché si trova costretta a causa del ricatto di Scotty; allo stesso modo, non decide di rimanere a Montauk perché vuole farlo, ma perché Cole e Luisa glielo hanno chiesto; non è lei a interrompere la discussione con Noah, ma è Luisa a irrompere nella sua stanza; non è lei che ammazza Scotty, ma lo spinge perché lui cerca di violentarla, dunque non ha scelta; e così via. C’è una pesantissima percezione di pressioni esterne dal punto di vista di Alison, di persone e situazioni che la influenzano e la portano ad agire; e se questo può dare un’impressione claustrofobica di accerchiamento, fornisce allo stesso tempo una sensazione quasi liberatoria perché svincola la donna da ogni responsabilità. Nella sua percezione, a differenza di quella di Noah, lei si vede costretta ad agire, in un modo o nell’altro, sempre più vittima degli eventi e degli altri.

The Affair - 2x12 12Forse è per questo allora che il suo personaggio in questa stagione emerge in modo poco chiaro, molto meno di Noah se non altro: perché mentre l’uomo affronta un’inesorabile discesa alla ricerca di qualcosa, la donna brancola nella nebbia – un po’ come nelle visioni di Noah – muovendosi quasi a caso, in balia degli altri ma principalmente delle sue stesse percezioni. Non a caso dal suo punto di vista Noah è molto più aggressivo, molto meno disposto a scendere a compromessi, come se lei volesse allontanarlo per il senso di colpa di ciò che gli ha fatto; e sì, è nella seconda parte che l’uomo le chiede di sposarlo, ma sembra quasi un atto obbligato: “Let’s get married and settle down, be happy, be normal, raise a family” – dove l’essere felici è punto di partenza, mentre nella percezione di Noah, come riportato poco sopra, è un punto di arrivo che si ottiene solo essendo coraggiosi. Ma quello che lei vorrebbe è essere desiderata davvero: se nella parte di Noah infatti Alison si commuove per le promesse tipiche del matrimonio, nella sua, invece, non si emoziona, ma rimane profondamente turbata dai voti personali, che infatti parlano di sostegno per le aspirazioni dell’altro e soprattutto di fiducia.

I’m guilty.
I killed Scott Lockhart.

The Affair - 2x12 12Torniamo quindi alla domanda iniziale, quella sul focus della serie. Se nella prima annata la novità era indubbiamente rappresentata dai dubbi sulle versioni rappresentate, mentre la questione dell’indagine era quasi tangenziale, qualcosa che funzionava più per il suo effetto di flashforward che per un’effettiva spinta investigativa, questa seconda stagione ha deciso di puntare moltissimo sulla parte thriller, e purtroppo non si può dire che questo abbia condotto a risultati soddisfacenti. Il motivo forse va ricercato proprio nella diversità di approccio nelle due annate, che hanno visto una sottotrama come quella investigativa, funzionale inizialmente ad altro, diventare quest’anno di primaria importanza ma senza un’adeguata costruzione – per dirne una, dello stesso Scotty, le cui vicende hanno pochissimo minutaggio – e senza un corretto bilanciamento. Al contrario, l’ambiguità dei punti di vista è stata sia esaltata, con l’inserimento di Cole e Helen, che sottovalutata, preferendo sacrificarla in nome della vicenda legale.
Rimane, al centro e come costante, una costruzione dei personaggi molto valida, non sempre calibrata e riuscita, ma con picchi interessanti e non scontati. Questa puntata, pur con i suoi difetti (non ultima l’eccessiva frammentarietà e alcuni paralleli scontati, come i discorsi sulla spiaggia delle vecchie coppie), ne è un esempio. E forse dovrebbe far riflettere come al mistero dell’omicidio di Scotty, a cui quest’anno è stata data così tanta importanza, venga trovata una soluzione che, da un punto di vista investigativo, racchiude fin troppe coincidenze, e che riguadagna un minimo di credibilità solo quando la si mette in relazione con il mondo interiore dei personaggi – a dimostrazione che forse sarebbe stato meglio continuare a puntare su questo invece che su altro. La speranza è che ora che i colpevoli sono ormai chiari, si torni ad occuparsi della natura della serie, quella che l’ha resa nella prima stagione una novità originale e inaspettata.

Voto puntata: 7 ½
Voto stagione: 7 ½

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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7 commenti su “The Affair – 2×12 12

  • Travolta

    Io sarei un poco piu’ generoso ma sono comunque quisquiglie visto che 7,5 e’ gia’ un ottimo voto. L’ho vista terminare oggi e vorrei che la settimana prossima iniziasse gia’ la terza stagione.

     
  • Davide Tuccella

    Bellissima recensione!
    Mi è piaciuta molto anche l’analisi di Alison che, se ben ricordo, mantiene questa impostazione fin dall’inizio della serie: la Alison dei ricordi di Noah è una donna molto più forte e sicura di sè rispetto a quella delle sue versioni degli stessi eventi. Basta citare l’ormai storica scena del corteggiamento sulla spiaggia della prima stagione.
    Purtroppo in questa seconda stagione, come hai ben sottolineato, è un personaggio pressochè immobile, le cui azioni non sono quasi mai dettate da una vera evoluzione ma da scelte fatte da altri.

     
  • Federica Barbera L'autore dell'articolo

    Grazie Davide! Sì, è vero, Alison nella sua stessa percezione è molto più vulnerabile rispetto a quella di Noah, ma trovo che in questi ultimi episodi sia stato ancor più sottolineato dalle sue scelte molto “di pancia”, che dal suo punto di vista sembrano quasi una fuga da qualcosa che non riesce mai a soddisfarla, un vuoto interiore da colmare in continuazione. Per questo sembra avere poca evoluzione in modo indipendente dagli altri, perché non avendo lei un baricentro stabile ogni pressione dall’esterno la fa muovere in direzioni che non sono sempre frutto delle sue decisioni.

     
  • Birne

    La bella recensione di Federica Barbera esaurisce tutto quello che penso di questa serie e del suo episodio finale molto meglio di quanto non sappia dire io.
    A me era piaciuto tantissimo, all’inizio, il nuovo corso dei quattro punti di vista ma poi, appunto, la gestione dell’intreccio non è stata all’altezza del congegno.
    E’ vero che alla fine il personaggio di Noah è quello meglio definito, che ha più spessore e autenticità e io devo dire che l’ho sempre pensata così pur constatando che invece non suscitava simpatia. Sarà che ho un debole per la bella maschera di Dominic West sin dai tempi dell’indimenticabile The Wire e che penso che anche in questa circostanza si sia rivelato un interprete sensibile e intenso (ah che forza la scena dall’analista, entrambi formidabili!)… Scusate l’attacco di fanboysmo.
    Di mio vorrei dire solo che – posto che la mescolanza dei quattro specchi riflettenti, i molti salti temporali, le forzature nelle diversità di rievocazioni dell’uno e dell’altro non hanno dato l’esito auspicato – trovo che la preminenza della parte crime avesse una necessità non evitabile quest’anno, poiché uno dei difetti della passata stagione mi pare fosse proprio la poca fluidità dell’evento/misfatto, che risultava “appeso” allo sviluppo diegetico [si può ancora usare questo aggettivo?] ma non suscitava particolare mistero (veniva rivelato tutto un po’ a cavolo ad un certo punto, se ricordo bene) e non si intersecava con i fatti narrati. Adesso siamo di fronte ad un plot pieno, non ben riuscito, ma che ci fa attendere con interesse la terza serie. Almeno a me.
    Buon Anno e buone serie a tutti.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Innanzitutto grazie 😉 Per quanto riguarda la parte thriller, hai ragione, era prevedibile e anche necessario che diventasse una parte più consistente quest’anno, ma quello che contesto è il “come” e “a che prezzo”: poteva di sicuro essere scritta con maggior accortezza, attenzione e meno coincidenze figlie del caso; dall’altra parte, poteva essere trattata senza obbligatoriamente mettere da parte il lavoro fatto sui punti di vista, che, come dico nella recensione, è stato approfondito con l’inserimento di Cole e Helen e al contempo messo da parte. Penso a tutti i dubbi, ai “ma sarà la verità o questa versione è in realtà il libro?”, ai motivi di queste discrepanze, e mi chiedo se fosse necessario abbandonare tutta l’ambiguità lasciando “solo” (benché ben fatta) la comparazione tra i punti di vista come approfondimento psicologico di entrambi.
      Ciò non toglie che anche io attenda la terza stagione, anzi, forse più di quanto ho aspettato la seconda, proprio per vedere che direzione verrà presa

       
  • svinzo

    Per quanto mi riguarda la seconda stagione era partita bene, in particolare l’idea dei 4 punti di vista. Alla fine però mi ha deluso sia perché ha virato sull’aspetto del crime, cosa trita e ritrita, sia per certe situazioni troppo superficiali e frettolose che a volte mi hanno fatto pensare più a una soap-opera. Che dire? L’originalità della prima stagione era dovuta proprio alla scelta stilistica più che alla storia. Per la terza stagione non so cosa aspettarmi ma se punteranno tutto sul processo non credo che sarò stimolato a seguirla.

     
  • antonio

    Io condivido in pieno l’analisi fatta… però sono riuscito a seguirla perchè ho appena seguito tutti gli episodi dal pilot al clou finale in un giorno e mezzo.. questo credo influisca molto..
    mi spiego meglio: Se nella prima stagione le persone che hanno visto una o due puntate a settimana sono(forse) tranquillamente riusciti a seguire la serie grazie al suo ritmo elevato (grazie alla genialità del doppio punto di vista.. e alla suspence che si creava attorno alla tentata comprensione della versione veritiera) nella seconda stagione, essendo molto più legata al giallo, credo che chiunque la guardasse (sempre nell’appuntamento settimanale) si perdesse un pò nel tentativo di aggrapparsi alle varie versioni di helen e cole che sono incomprensibilmente diverse da quelle dei rispettivi compagni. Insomma se grazie alla cena di ringraziamento di alison siamo riusciti a capire che la versione di noah era quella del libro (che però riusciva a farci comprendere le emozioni di Lui ed i suoi desideri) e quella di Alison è la vita realmente vissuta (con rispettivi stati d’animo) non si capisce effettivamente a cosa si volesse puntare mostrando le differenze, non tanto quelle di noah ed helene in quanto si può sempre supporre che sia da una parte la versione del libro di Noah e dall’altra l’effettiva verità, ma la differente versione dei fatti tra cole e alison.
    E per finire, una domanda la pongo volentieri: Nella versione di Alison, Cole punta una pistola contro la famiglia di noah….. Nella versione di Cole, whitney tornando in città accompagnata da Cole l’accusa di averle puntato una pistola contro… Perchè al processo Cole conferma la versione di Noah????? (quella di aver pestato il fratello e gli viene puntato la pistola contro)????? vorrei solo qualcuno riesca a sciogliere il mio rompicapo.