The Leftovers – 2×10 I Live Here Now 10


The Leftovers - 2x10 I Live Here NowCon questo “I Live Here Now” The Leftovers chiude la sua seconda stagione sacrificando parte del proprio mistero a favore di un buon numero di risposte che, come al solito in casi del genere, accontenteranno alcuni e lasceranno gli altri, detrattori soprattutto, ulteriormente perplessi.

Per quanto la presenza di Tom Perrotta in cabina di scrittura sia importante soprattutto per mantenere unita la coerenza narrativa di queste due stagioni di The Leftovers, l’elemento da sempre più discusso è Damon Lindelof, già autore (con Carlton Cuse) di Lost e del suo tanto chiacchierato finale. Siamo alle prese con uno scrittore che ha dalla sua alcuni punti essenzialmente riconoscibili, alcune tematiche che gli appartengono e che afferiscono alla sfera della spiritualità, dell’interiorità e del confronto tra persone e credenze profondamente diverse. Lindelof, però, è sempre stato piuttosto polarizzante nei confronti dei suoi spettatori: c’è chi lo ritiene una frode, un altezzoso scrittore alla ricerca dell’emozione facile, e chi, invece, ne ama lo stile volutamente misterioso e capace di premere i tasti giusti nel mondo emozionale dello spettatore. Punti di vista profondamente diversi, che non necessariamente si trovano in posizione antitetiche: Lindelof è un artigiano del sentimentalismo e conosce i modi per accendere le reazioni emotive di quella parte del pubblico che, nel momento di approcciarsi al suo prodotto, vuole o riesce a mettere la testa da parte e lasciarsi trascinare dalle sensazioni. Molti di quelli che lo trovano pretenzioso non sono necessariamente hater, così come chi si emoziona di fronte alla sua scrittura è ben lungi dall’essere parte di un fandom acritico, facile preda di violini e lacrime.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowQuando si accostano Lost e The Leftovers si fa un’operazione semplicissima: si pone in primo piano un aspetto che all’autore di entrambe le serie è particolarmente a cuore, ossia la tematica dell’abbandonarsi alla Fede o tenersi ben ancorato alla Realtà – una richiesta che viene estesa anche allo spettatore della serie. Lindelof ha bisogno, per le sue modalità espressive, che lo spettatore voglia farsi trasportare con la promessa che il viaggio sarà uno straordinario percorso emozionale. Chi, tra quelli che hanno apprezzato la serie, potrà mai ascoltare Max Richter senza tutto il trasporto emotivo a cui si rimanda? È chiaro che la serie abbia un discreto numero di difetti (nessuno potrà parlare di grande raffinatezza, per esempio) che renderà il racconto indigesto a chi non è in sintonia con la narrazione molto di pancia e poco di testa che Lindelof porta avanti, ma la forza della serie è tutta in questo: The Leftovers è un prodotto che, per la propria particolarità, non può essere facilmente liquidato nemmeno dai suoi inevitabili detrattori.

Che cosa differenzia, in tal senso, queste due stagioni di The Leftovers? La prima annata della serie ha avuto, soprattutto nella prima parte del proprio racconto, molte difficoltà ad ingranare perché era difficile entrare in sintonia con uno spettacolo che, partendo da presupposti fantascientifici, aveva intenzioni molto più serie, da prodotto “artistico” (detto per amor di chiarezza, mi si passi la categorizzazione semplicistica). Allora si parlava per la prima volta di Guilty Remnants, di gente che pagava le prostitute per farsi sparare pur di sentire il brivido della vita, di drammi familiari che risultavano poco comprensibili o comunque tutt’altro che appassionanti. Poi la narrazione si è maggiormente sciolta, conducendoci ad episodi finali di migliore e più centrata scrittura.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowQuest’anno le cose sono andate diversamente e, pur con i dovuti distinguo, si può legittimamente affermare che questa seconda stagione sia uno dei prodotti più riusciti dell’anno. Una tale affermazione, che sicuramente attirerà le critiche di chi, invece, trova pretenziosa questa serie, è motivabile attraverso vari argomenti, a partire da come la scrittura si sia fatta molto più sicura di sé e, soprattutto, molto più coraggiosa di quanto abbia saputo fare lo scorso anno. Mettendo da parte i Guilty Remnants (che sono in pratica tornati solamente negli ultimi due episodi, forse non a caso i meno potenti di questa stagione), Lindelof ed il team autoriale si sono concentrati con molta più precisione sui personaggi, su due nuclei familiari tutt’altro che perfetti, facendoli incontrare e scontrare di continuo (i pessimi rapporti degli adulti, l’innamoramento dei giovani).

Home, where my thought’s escaping. Home, where my music’s playing. Home, where my love lies waiting silently for me.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowDelle due famiglie, quella che già conoscevamo – i Garvey – si è profondamente complicata: una figlia adottata, un trasferimento, il ritorno della parola, gli abbracci, le visioni. Tutte conseguenze di quel 14 ottobre che ha stravolto l’esistenza del mondo intero, anche di coloro (come i cittadini di Miracle) che non ne sono direttamente stati influenzati. Se negli scorsi episodi è stato dato enorme spazio a Nora (che rimane uno dei personaggi più riusciti della serie) e Laurie, da “International Assassin” il focus principale è stato il personaggio di Justin Theroux che ha dovuto affrontare gli aspetti più “metafisici” della serie. In quell’episodio ci si è ritrovati in pieno in quello che sembra essere una sorta di limbo e attraverso questo discorso Lindelof ha scelto di mettere da parte le titubanze che finora avevano accompagnato il suo racconto. Al mistero, che aveva caratterizzato la visione fino a questo episodio, gli autori tolgono la maschera, prendendo la coraggiosa decisione di rendere il proprio mondo reale e non più sul precario equilibrio tra sogno e realtà. Con il ritorno di Garvey nell’hotel e con la sua incapacità di morire – possibile solo perché aveva avuto il salvataggio di Virgil due episodi fa – The Leftovers abbraccia appieno la propria natura, ritenendo che lo spettatore che ha seguito quest’onda emozionale fino a questo momento potrà facilmente adattarsi anche a quest’ultimo, necessario, “salto di fede”.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowCome si inserisce in tutto questo il finale positivo che ci viene presentato? Le soluzioni a questa questione sembrano essere due, che potranno essere chiarite solo nel corso della terza confermata stagione. La prima è legata a Kevin e alla sua voglia di non arrendersi, di opporsi alla morte per ben due volte: la canzone di Simon & Garfunkel urla la sua voglia di tornare dalle persone amate ed è proprio quello di cui ha bisogno. Anche colei che viene rappresentata come la Nemesi della stagione, ossia Megan, rende le cose quanto più esplicite possibili: “la famiglia è tutto”, dice a Tommy – il quale l’ha seguita fin lì solo perché è da tempo arrabbiato con la madre ed il patrigno. La famiglia è tutto e l’esito finale della strenua lotta contro la morte è, appunto, il luogo in cui si radunano le persone amate (e non è un caso che, dopo tutto quello che è successo, Kevin sia comunque propenso ad invitare John ad unirsi a lui). C’è un’altra possibilità, invece, dannatamente più cruda e che non potrà essere smentita per il momento: e se quel finale positivo fosse, in realtà, ancora parte del “limbo” nel quale si trova Kevin? La canzone chiede di tornare a casa “where my love lies waiting silently for me” ed è esattamente quello che gli accade, con una boccata di ottimismo a cui non siamo certo abituati nella serie. Una chiusura del genere, che pure ben si adatterebbe alla narrazione di The Leftovers, ci lascerebbe chiaramente con l’amaro in bocca, ma sarebbe l’epilogo di un percorso, quello affrontato da Kevin, che, partendo dall’incertezza più totale a causa della sua “follia”, raggiungerebbe la serenità tanto agognata.

Nobody disappeared from here on October 14th four years ago. But they did before. And after. We are the 9,261. We are not spared.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowMichael non è stato un personaggio molto sfruttato quest’anno, eppure è dal suo discorso in chiesa che si può evincere il motivo per cui gli autori abbiano voluto spostare il proprio focus narrativo sulla famiglia Murphy al centro del primo episodio della stagione. La scomparsa di Evie è stata vissuta, da un padre che ha sempre in tutti i modi rifiutato la possibilità di un qualcosa di non razionale, come un momento di pura disperazione, di negazione fino all’ultimo istante che quanto accaduto potesse essere inspiegabile. Non che John avesse torto: Evie non era stata “presa”, non c’è stato un nuovo 14 ottobre e nessuna forza misterica è intervenuta ma solo qualcosa di molto più umano; Evie era “rotta” e lo era anche per colpa di quanto era accaduto al padre anni prima.
Maybe she didn’t [love you]” detto da Kevin non è così distante dalla realtà, ed è chiaro che sia l’unica risposta che quest’ultimo può immaginare per sé e per gli altri, avendo lui stesso subìto lo straziante abbandono della moglie per i Guilty Remnants. Il 14 ottobre, che per il resto del mondo ha rappresentato qualcosa di inspiegabile che ha sconvolto l’esistenza di tutti, ha minato alle fondamenta anche coloro che ne sono stati colpiti solo tangenzialmente. La donna che indossa ancora il suo vestito di nozze, l’uomo che sgozza le capre, tutti feticci che vogliono nascondere sotto il tappeto la verità: non è un ponte, non è un’acqua miracolosa ciò che può salvare i cittadini di Miracle dall’affrontare la realtà per quella che è. La scoperta di Evie come membro dei Guilty Remnants è una delle scelte più intelligenti fatte dagli autori, perché va ad indicare quanto le paure dell’ignoto e dell’abbandono non siano qualcosa di avulso alla nostra realtà quotidiana.

The Leftovers - 2x10 I Live Here NowChe cosa vuole Meg, che ora guida il gruppo più “interventista” dei Guilty Remnants? Non ci sono eletti, non c’è nessun miracolo a Miracle. La sua “bomba” non è fisica, ma è la destabilizzante realtà: anche una ragazza della società perfetta può entrare a far parte di coloro che vogliono lanciare il chiaro e tremendo messaggio. Non si può dimenticare e non ci sono pareti dorate dentro le quali proteggersi: Meg non vuole isolare Miracle dal resto del mondo, vuole svegliarla definitivamente dalla falsa sicurezza nella quale si è rinchiusa. Non si sa per quanto durerà questo assedio alla città, ma ormai il messaggio è chiaro e rientra alla perfezione nel grande piano che i Guilty Remnants hanno già palesato dallo scorso anno.

Valutare questo episodio in quanto tale significa anche evidenziare come alcune scelte siano state un po’ anticlimatiche: il ritorno nell’hotel, per esempio, o la frettolosità (ed apparente casualità) con cui si è trattato il risveglio di Mary, che conferma la realtà del concepimento consenziente. Lindelof preferisce dare molte risposte – di alcune delle quali ne avremmo anche fatto a meno, per lo stile della serie – e per questo il coinvolgimento nella prima parte ne risulta parzialmente compromesso. Ciò detto, però, siamo di fronte ad un altro ottimo episodio che conclude una stagione straordinaria, ben oltre le più rosee aspettative. The Leftovers è riuscita a costruire una seconda stagione di altissimo livello, con un grado di immersione nei sentimenti umani vissuto con puro trasporto emotivo, anche a costo di sacrificare una partecipazione più analitica. La notizia del rinnovo per un’ultima stagione è un vero regalo dalla HBO (considerando obiettivamente gli ascolti pessimi), ma permetterà a Perrotta e a Lindelof di chiudere il cerchio e di condurre questo enorme e potente viaggio fino in porto.

Voto episodio: 8+
Voto stagione: 9

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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10 commenti su “The Leftovers – 2×10 I Live Here Now

  • Writer

    Ho seguito questo season finale di Leftlovers con sensazioni contraddittorie, con una forte ambivalenza. In alcuni momenti, l’ho trovata una puntata di un’intensità emotiva eccezionale. Per esempio, il risveglio di Mary e il suo incontro con Matt mi è sembrato commovente e molto coinvolgente, anche se non sembra correlato ad eventi particolari. In altri momenti, tuttavia, ho fatto molta fatica a seguire l’episodio e alcuni passaggi mi sono parsi forzati e bruttarelli. John spara a Kevin perché Kevin mette in dubbio l’amore di sua figlia, Kevin muore, si ritrova (per la seconda volta) nell’hotel davanti ai 4 vestiti. Ha già preso quello dell’assassino, sceglie quello del poliziotto. Canta una canzone e ritorna nel mondo dei vivi, torna a casa. Ora, può essere benissimo che il ritorno a casa sia un’allucinazione di Kevin, che lui in realtà sia ancora tra vita e morte, però entrambe le ipotesi (gli restano due morti e due vestiti da indossare, tutta la rappresentazione è un’elaborata immagine mentale di lui in punto di morte) mi sembrerebbero deboli e, soprattutto la seconda, disoneste nei confronti degli spettatori. Se si vuole produrre un “salto di fede”nei confronti dello spettatore, la prima regola è quello di non imbrogliarlo. Ma temo che questo principio non sia condiviso tanto da Lindelof che ci ha abituato ai trucchi e alle trappole ( la falsa resurrezione di Locke, tanto per citare un esempio conosciuto). In ogni caso, nonostante gli appunti sulla parte finale dell’episodio, ho trovato quest’ultima puntata coinvolgente, un punto di sintesi tra le differente storie che hnno animato la stagione. Stagione molto interessante, che polarizza le valutazioni, così come l’autore (probabilmente) desiderava.

     
  • Filippo

    Bellissima recensione per il finale di una grande, grandissima stagione.
    Le fastidiose sottigliezze colte da Matteo che impediscono di fornire un voto completo alla puntata sono proprio quelle che ritrovo io stesso.
    Ciò non toglie che si trattino di macchioline nell’oceano di maestosità che sono state queste dieci puntate.
    E GRAZIE A DIO HBO CHE CI HAI CONFERMATO UNA TERZA STAGIONE SUBITO, PERCHE’ AVREI VISSUTO NELL’ANSIA PER NON SO QUANTO.
    Anche se, ammetto, mi spiace davvero tanto che sia l’ultima.
    Spero che almeno allunghino la stagione di qualche puntata – anche se trovo più facile che la accorcino -.
    In ultimo, chiedo se, secondo voi, un ipotetico rialzo degli ascolti in questo terzo arco di serie porterebbe la HBO a considerare l’idea di un’ulteriore rinnovo, considerando che la serie sarebbe dovuta svolgersi in cinque stagioni. Bah, non penso, eh, ma spero davvero.
    Concludo dicendo che, per me:
    VOTO EPISODIO: 9 (anche se, davvero, ogni puntata mi fa venir voglia di dare un dieci, mamma mia).
    VOTO STAGIONE: 9+.

     
  • Michele

    Bella stagione sono d’accordo.
    Questo episodio, però, mi è piaciuto meno, come pure quello precedente. Sono d’accordo è un anti-climax e sono d’accordo che sia richiesto allo spettatore un leap of faith. Il tutto, èerò, risulta confezionato in maniera forzata. Che ne dite?

     
    • Filippo

      Io sono convinto che le ultime due puntate siano state un filino più simili a un episodio-tipo della prima stagione, cosa che ha lasciato lo scontento ai molti a cui i primi dieci episodi non sono piaciuti.
      Personalmente, ho trovato queste due puntate spettacolari come il resto della stagione, ma c’è anche da dire che io sono un fan assurdo della prima stagione. Ora, la mia domanda è, per capire meglio, perché può benissimo essere che mi sbagli: che impressioni hai avuto sulla prima stagione?

       
  • Giovanni

    Anch’io non sono propriamente soddisfatto della doppia resurrezione di Kevin e il ritorno all’hotel è stata la parte più debole dell’episodio e forse dell’intera stagione; per il resto puntata mozzafiato, a essere sincero a me mancavano i Guilty Remnants e sono contento della piega che hanno preso grazie alla leadership di Meg (personaggio totalmente rivalutato, quando ha cantato a Kevin la musica di Miracle ammetto di aver cominciato ad amare questa donna e ad assecondare i suoi propositi); un po’ scontata la conquista della città (sole 3 guardie a proteggere l’ingresso, really? Oltre alla sua trasformazione imminente in città peccaminosa, metafora un po’ sempliciotta dal buon Lindelof). La puntata è quella che mi è piaciuta di meno della stagione dopo quella dedicata a Laurie e Tommy, personaggi che proprio non mi dicono niente malgrado lei abbia molto potenziale dato la sua storia drammatica il giorno della Dipartita, ma nonostante tutto ci sono stati dei risvolti molto interessanti e nel complesso non inficia sul mio giudizio assolutamente positivo a questa stagione, a mio avviso la migliore del 2015:
    Voto episodio:7+
    Voto stagione:9+

     
  • Birne

    Proprio così: i detrattori sono ulteriormente perplessi, come dice Mario Sassi nella sua bella recensione. Che è la cosa che mi è piaciuta di più a proposito di questo episodio. La recensione, voglio dire.
    Ho trovato questo finale di rara bruttezza e va bene che è finita (e da un pezzo) la Renaissance, ma la poca cura nella scrittura, le trovatine, le semplificazioni registiche, il tirar via su scene e personaggi che hanno afflitto tutta questa seconda serie ci dovrebbero far storcere il naso. Invece pare che non sia così. Vabbè.
    Confesso che avendo visto tutte insieme le puntate della prima stagione, per poi seguire la seconda con la regolare scansione, ero molto intrigata da questa serie, che non mi sembrava eccelsa ma sicuramente migliore di tante altre tipo Wayward Pynes o che so io. Il “recuperone” di una serie intera in un colpo solo è un metodo che ti fa perdere molte sfumature, ma al tempo stesso ti da quella giusta distanza sull’insieme che aiuta a formare un giudizio. Pertanto di Leftovers mi sembravano interessanti il plot (non nuovissimo, eh) e l’umanesimo che ne derivava, gli interrogativi non banali, i drammi intensi certamente confusi ma non portati avanti a colpi di machete immaginifico.
    Magari mi sbaglio, anzi di sicuro, ma ero rimasta con questa curiosità positiva su un prodotto di intrattenimento niente male, ma neanche troppo bene.
    La seconda serie mi sembra totalmente dominata dal “lindeloffismo” (chi ci vede un corrivo gioco di parole ha ragione) all’ennesima potenza, senza più alle spalle un monumento quale è stato e ancora è Lost. Certo, nelle corde di Lindelof ci sono queste tematiche misticheggianti e furbine che essendogli consone sa trattare con mestiere adeguato, però è come se non se le potesse permettere. Novello apprendista stregone, solleva una caciara che non sa più dominare.
    Mi piacciono i finali positivi, “si parva licet” penso allo strabiliante Mad Men ma, appunto, bisogna saperli fare e dar loro, come dire, una ragione sociale e una veste appropriata. E spero proprio che non ci troviamo di fronte al continuum onirico di Kevin, un po’ vivo, un po’ morto, oppure boh.
    Ah, scusate, ma la prima scena del primo episodio che cosa era?

     
  • Ste Porta

    Grande recensione Mario, per una puntata che anche a me come molti ha lasciato un po’ affascinato e un po’ deluso.
    Non mi è piaciuto molto il fatto che Kevin possa essere resuscitato un’altra volta: se la 2×08 rimane per me una delle puntate più belle del 2015, la scelta di questa mi è sembrata un po’ fuoriluogo. MA – come dici tu – c’è l’altra possibilità, quella più amara ma che forse si adatta meglio a Lindelof e alla serie: che Kevin sia morto e che questo finale perfetto (che si adatta perfettamente alla canzone) sia nient’altro che la liberazione definitiva di Kevin da quel fardello che si porta dietro. Questo sì che mi convincerebbe e che mi farebbe rivalutare questo finale che mi è piaciuto ma mi ha lasciato un po’ deluso.

     
  • davidebene

    A mio parere una delle stagioni più belle di tutte le serie tv che abbia mai visto! Spettacolare, sorprendente spiazzante!
    Buon finale!
    Contentissimo per l’annuncio della 3^stagione!