The Good Wife – 7×13/14 Judged & Monday 4


The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayConfermato il prevedibile avvio verso il finale di stagione, i coniugi King sfruttano questi due episodi per abbandonare – con una certa velocità – una sezione narrativa che non stava più funzionando e al contempo prepararsi al finale di una serie che, nonostante le fatiche degli ultimi anni, non smette ancora di avere qualcosa da dire.

Due episodi, questi tredicesimo e quattordicesimo, che hanno lo scopo principale di ridare nuova vita ad un percorso che si era fatto stantio ed annoiato. Infatti, sebbene si sia alle prese con una settima annualità e quindi una stanchezza più o meno evidente fosse da mettere in conto, nondimeno la scrittura dei King e dei loro collaboratori si era fatta meno elegante e accurata di quanto ben mostrato in precedenza. In previsione, però, di una chiusura – a cui si è pervenuti attraverso una serie di goffi annunci poi ritrattati – che sembrava inevitabile (nonché necessaria), l’episodio “Judged” chiude con il mood passatista esploso in occasione del winter finale, mentre alla puntata “Monday” è dato il compito di far partire il conto alla rovescia. Gli esiti sono alterni, ma sembra intravedersi la luce.

7×13 “Judged”

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayLa conclusione del winter finale aveva avuto come scopo principale quello di mettere al centro di un racconto affaticato e appesantito dagli anni un po’ più di cuore; e per farlo si era scelto di riportare in auge un evento di sei anni prima, quel mancato messaggio in segreteria cancellato da Eli Gold. Con la confessione dell’uomo e la conseguente reazione di Alicia si era tornati a sentire nuovamente l’anima pulsante di una scrittura autoriale in passato spesso in grado di farci percepire le sofferenze e le emozioni dei protagonisti, Alicia in testa. Quello smalto che era alla base del grande successo di critica di questa serie, e che nell’ultimo anno sembrava essersi oscurato per via di una sequela di scivoloni incomprensibili, è tornato ad attraversare gli episodi successivi, spinto perlopiù dal ricordo che Will ancora serba con sé, al netto del tempo trascorso dalla sua morte.

A che cosa è servito, allora, un episodio come “Judged”? Se ci soffermiamo esclusivamente sul piano narrativo, siamo ad un puro momento di svolta rappresentato dallo sfogo di Alicia a metà racconto: la donna, infatti, viene finalmente a patti con un passato che non può più tornare e con una vita che non la soddisfa certo come un tempo. Allo stesso momento, si apre per lei un nuovo percorso, forse quello della definitiva maturità e del lutto ormai digerito.

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayLa prima parte della puntata non si discosta da quanto abbiamo avuto modo di vedere negli episodi precedenti: Alicia è ancora quella donna ferita a cui è stato ricordato che l’uomo amato è morto e che nulla avrebbe potuto riportarlo indietro. A ben vedere, Eli ha ragione quando sostiene che le conseguenze della sua azione, in fin dei conti, siano state minime: la donna ha avuto modo di vivere la relazione con Will, nonostante quella défaillance. Sarebbe infatti poco accorto ritenere quello il punto focale del dramma intimo vissuto dall’avvocato: Alicia non piangeva un momento che non ha avuto, ma uno che non potrà più riavere indietro. La sua vita, scandita dal passaggio da un bicchiere di vino all’altro, sembra essere scivolata in un’apatia fatta da un matrimonio a dir poco fallito e da un’esperienza professionale che, nonostante le belle speranze, non si è mai convertita nel totale successo che Alicia sembrava augurarsi.

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayQuesto ha avuto come conseguenza per la donna una volontà di rivalsa, una cieca furia che ha trovato nel giudice Schakowsky la sua valvola di sfogo. Se, infatti, Alicia si è lanciata in una missione suicida contro un giudice per vendicarsi dei numerosi dispetti e soprusi da lui perpetrati nei confronti degli avvocati e dei loro assistiti – una moderna eroina senza né piano né forze sufficienti –, lo ha fatto perché aveva bisogno di nuovo di sentirsi viva, di tornare a provare ciò che credeva d’aver perso. Non è un caso che il suo sfogo, che corrisponde al momento migliore dell’episodio e come sempre impreziosito dall’ottima tenuta artistica di Julianna Margulies, sia stato espresso con Lucca, l’unico membro del cast fisso che non ha mai sentito parlare di Will. Il senso di sfiducia nei confronti di una vita che l’ha sempre posta quale “buona moglie” (e come tale impegnata a crescere e ad amare incondizionatamente i propri figli) raggiunge l’apice in una parziale ammissione di sfiancamento: non è solo Lucca ad avere avuto il sentore che Alicia avesse anche meditato gesti estremi. Quell’ultimo grosso sfogo è però mitigato dall’unica vera novità positiva di questa stagione, ossia l’amicizia con Lucca Quinn.

Nato come personaggio per sostituire Kalinda e di cui scimmiotta il carattere in alcuni aspetti, Lucca Quinn ha saputo rapidamente affrancarsi dall’immagine di sostituta ritagliandosi uno spazio tutto proprio nel racconto e forgiando una personalità indipendente e piacevole da seguire. Non solo, quindi, una riuscita caratterizzazione del personaggio Lucca, ma un’azzeccata alchimia con la Margulies per un rapporto d’amicizia tra le due donne che sembra essere la vera punta di diamante di quest’ultima stagione. Lo scambio di sguardi e la capacità di Lucca di saper trovare il modo giusto per affrontare la disperazione dell’amica rappresentano in modo esemplare la scrittura dei King: acuta, precisa e rassicurante.

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayNon sempre questo avviene e se c’è una grossa critica da muovere agli autori – ma questo andrebbe fatto dall’inizio della stagione – è la sensazione che si sia persa la levità di scrittura che li aveva sempre contraddistinti, insieme ad un’attenta aderenza al tessuto reale del racconto dei sentimenti umani: il cambio di umore di Alicia, così indispensabile a livello narrativo per quella che sarà la seconda parte della stagione, è sotto il profilo della sceneggiatura troppo calcata, priva della solita grazia che altrove hanno dimostrato di saper sfruttare. È tutto troppo repentino, al punto da far apparire la donna troppo caricata nella sua volontà di tornare in possesso dei propri desideri e della propria vita. Quel sottile equilibrio, quindi, stavolta non ha funzionato (e questi problemi saranno evidenti anche nella metafora dell’episodio successivo), sebbene si capiscano le ragioni esterne per un’improvvisa accelerazione.

Il nuovo corso di Alicia, però, sembra segnato ed il ritorno alla Lockhart, Agos & Lee diventa la tappa obbligata per proteggersi dagli errori del passato. E, come vedremo, servirà soprattutto alla storyline di Diane e Cary i quali non hanno più avuto modo di vivere situazioni interessanti da troppo tempo, ormai. La vicenda del giornale e dell’università, per quanto sia all’altezza del solito racconto che circonda gli ideali progressisti e liberali di Diane, è in piena evidenza un riempitivo e nemmeno dei più riusciti.

Voto: 6 ½

7×14 Monday

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayChiusa una parte narrativa così rilevante per l’equilibrio generale della storia, si apre una nuova e finale sezione di questo racconto che, attraverso gli evidenti echi del passato, si spingerà in avanti per dare l’addio alle vicende di Alicia Florrick. Il passato, come abbiamo già visto con il ricordo di Will nei precedenti episodi, non avrà solamente una nostalgica volontà di richiamare l’apogeo del successo e della narrazione, ma è un costante specchio in cui riflettere i tanti passi mossi da Alicia (e dai comprimari) in questi lunghi sei anni di storia. Uno specchio distorto, beninteso, in cui le cose sono così cambiate che non possono essere ignorate. Quando, ad esempio, iniziamo l’episodio con il ricordo dello studio legale sin dalla Stern, Lockhart & Gardner, siamo alle prese con un evidente falso storico che serve a coprire una realtà molto più impazzita: quello studio non ha nulla a che fare con quello fondato da Diane ancor prima che la storia di The Good Wife cominciasse; si tratta infatti dell’evoluzione che ha avuto la Florrick-Agos nel corso degli ultimi anni. Un falso racconto che desidera riportare tutto al rassicurante equilibrio di partenza, ad una facciata più accettabile e meglio vendibile (in questo caso da Diane ai nuovi associati), ma che non può non evidenziare quanto la storia sia in effetti cambiata da quel primo giorno di Alicia e Cary nello studio.

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayTanto, tantissimo è mutato da allora, eppure gli autori scelgono – e se riusciranno a gestirlo per bene allora avranno fatto un lavoro encomiabile – di avviare la stagione alla chiusura con una sequenza di echi del passato che si rincorrono. È evidente che il ritorno di Alicia nello studio che l’ha forgiata – e che l’ha vista uscire da perdente ben due volte – serva a darci un’ultima narrazione corale: eppure l’esito è, al netto di qualche faciloneria di troppo, finalmente riuscito. Senza andare a sottolineare la grossolana metafora della sedia, infatti, il rapporto tra Alicia e la Lockhart, Agos & Lee si è ormai incrinato del tutto: non c’è spazio per lei al piano che conta, c’è subito la volontà di ribadire che è un socio “minore”, non si ha più la fiducia di un tempo nei suoi confronti. Se Cary cerca di mediare ponendosi in una posizione personale complessa, lo scontro tra Diane e Alicia è la summa di questa ipocrita situazione. La loro conversazione, anche a causa degli ultimi trascorsi tutt’altro che amichevoli, è un disastro per i personaggi ma un vero piacere per lo spettatore: due attrici così monumentali impegnate in un duello verbale di ipocrisie e non detti è qualcosa da non perdere. Perché se è vero che Alicia è in una posizione subalterna, non ha però alcuna intenzione di tornare ad essere l’associata che era (e a cui Diane aveva sempre preferito Cary); bisognerà capire in che modo, ma le due donne dovranno smussare le proprie posizioni se vorranno tornare a funzionare insieme.

Il primo e più evidente vantaggio di questo nuovo corso, però, è rappresentato non a caso dall’arrivo di una storyline interessante che riguarda Cary e Diane, immischiati come sono con le vicende generali che riguardano la protagonista. Non uno stravolgimento totale in positivo, però, perché gli autori hanno tutte le intenzioni – e non è chiaro il motivo – di continuare il silente e sotterraneo gioco di razzismo che riguarda i named partner dello studio: in che altra chiave, infatti, leggere l’insistenza con cui Cary e Diane ritengono che Lucca e Monica sarebbero diventate buone amiche se non per la diversità razziale che le accomuna (e, ancora una volta, dobbiamo ricordare che Cary ha avuto una storia con Kalinda, che a quanto ci risulta non era d’etnia caucasica)?

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayUn ritorno al passato è anche la trama verticale di questa settimana che, come al solito in The Good Wife, getta uno sguardo all’immediato presente riportando in auge il concetto di rapporto tra i colossi della Silicon Valley ed il governo americano (curioso che questo episodio sia capitato in onda proprio mentre iniziava la querelle tra Apple e FBI). In un atteggiamento ciclico e in molte occasioni ben riuscito – qui troppo ampio per essere trattato con giustizia –, The Good Wife concentra le sue attenzioni sulla rappresentazione diretta della realtà circostante interiorizzando le preoccupazioni e le ansie di una società americana sempre in bilico tra sicurezza e privacy. Ma questa vicenda diventa anche l’occasione adatta per riportare in primo piano la solita garbata comicità che si esercita nella corte, che non eccede mai i limiti necessari: ecco quindi che la vicenda del giudice alle prese con le formiche o i comportamenti al limite del comico dell’uomo stesso funzionano perché alleggeriscono senza mai ridicolizzare il racconto.
Comicità espressa anche dalla perfetta alchimia tra i personaggi di Eli e Marissa che insieme funzionano in modo perfetto quale coppia diabolica. Marissa è sempre stata sfruttata poco e male, ma riesce ad impreziosire di continuo il racconto, così come Eli, allontanato finalmente il ruolo di amante colpevole, sembra essere rientrato sempre più in un percorso che lo vedrà centrale e messo a fuoco.

The Good Wife – 7x13/14 Judged & MondayC’è un ultimo ritorno, ma indubbiamente il più importante dell’intero episodio, e vede coinvolto l’impianto stesso della serie: con l’indagine dell’FBI ai danni di Alicia/Peter e la riproposizione di un attacco diretto al governatore, Alicia si ritrova nella stessa situazione in cui questa serie aveva iniziato la primissima stagione: quella di una  moglie nell’occhio del ciclone alle prese con un nuovo scandalo che potrebbe investire il marito. Con le parole di Ruth che la invitano a riflettere, The Good Wife decide di preparare per il gran finale il definitivo ritorno al passato, la chiusura di un cerchio cominciato ben sei anni fa e che ora si avvia sempre più verso una propria definizione. Non siamo più alle prese con l’Alicia Florrick di un tempo e come reagirà questa “buona moglie” è difficile ancora da prevedere, così come non è detto che la trama investigativa sia del tutto sciolta: ma ciò che è chiaro è che ormai il finale non è più evitabile. Stiamo per chiudere un percorso lungo e a tratti affaticato – ma non è certo facile, dopo centocinquanta episodi, mantenere la stessa qualità dei primi anni –, che ha saputo regalare momenti estremamente intensi. Se questi ultimi episodi si manterranno all’altezza delle promesse, allora potremo salutare nel migliore dei modi una serie che non sempre ha ricevuto i riconoscimenti pubblici che meritava.

Voto: 7 ½

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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4 commenti su “The Good Wife – 7×13/14 Judged & Monday

  • Genio in bottiglia

    Pur avendo letto la recensione, non comprendo il voto a Judged, per me il più bell’episodio da due anni a questa parte.

     
  • Writer

    Secondo la psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross, sono cinque le fasi di elaborazione del lutto:
    1. Negazione/Rifiuto (si nega il lutto come naturale meccanismo di difesa);
    2. Rabbia (rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta);
    3. Negoziazione (si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto);
    4. Depressione (ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente);
    5. Accettazione (si accetta l’accaduto, riappacificandosi con esso, spesso sperimentando fasi di depressione e rabbia di natura moderata, volte a riconciliarsi definitivamente con la realtà).
    La rivelazione di Eli ha riaperto in Alicia una ferita che pensava di aver superato. La morte di Will, ai suoi occhi, non è più solo la perdita di una persona amata, ma un’occasione mancata di cambiare la propria vita, riappropriarsi di una nuova identità. Alicia passa rapidamente dalla negazione alla rabbia, fino ad approdare alla depressione. E’ assente, avverte il suo mondo andare in pezzi, cerca di fronteggiare la perdita simulando distacco (come in “Iowa”), prova a reagire in modi rischiosi e azzardati, propri di chi sente di non aver più nulla da perdere.
    La sua decisione di fare causa al giudice Schacowsky che avrebbe abusato del suo potere per tenere in carcere in attesa di processo un imputato di un crimine minore per otto mesi, diventa comprensibile alla luce di questo tentativo estremo, in cui Alicia mette a repentaglio la propria credibilità professionale. Senza entrare nel merito del sistema giudiziario americano, è evidente che un’iniziativa di questo tipo costituisce una scommessa persa in partenza, che contraddice un caposaldo dell’immunità giudiziaria. Appare altresì, da un punto di vista narrativo, come una reazione eccessiva che sposta il conflitto personale della “good wife” dalla sfera delle relazioni affettive al terreno delle battaglie legali, quasi un desiderio di suicidio professionale.
    Questa dinamica, rappresentata in modo non del tutto convincente, si accompagna a una gestione dei personaggi poco efficace. Eli, ridotto per tutta la stagione a una specie di macchietta interessata solamente a contrastare Ruth e recuperare una posizione centrale nei confronti di Peter, viene descritto
    come una persona affetta da forti sentimenti di colpa, che vuole farsi perdonare, che soffre per il torto
    inflitto ad Alicia, mentre aveva dato il meglio di sé in passato interpretando il ruolo di cinico e abile problem solver.
    Sul versante Agos&Lockhart, lo screntime concesso all’ex studio di Alicia appare più dettato da necessità contrattuali interne al rapporto con gli attori che da un’effettiva pregnanza narrativa. Il caso della settimana (al di là del tema, rilevante, della libertà di espressione) è poco interessante e, soprattutto, mal collegato con gli altri filoni dell’episodio. Siamo anni luce distanti dall’integrazione tra le diverse sottotrame e l’efficacia della scrittura che ha costituito, da sempre, uno dei punti di forza dei King.
    Anche il ritorno di Jason dalla California appare come un escamotage che serve a far avanzare la trama orizzontale. Jason, pur essendo il collante tra i due studi, rientra in gioco per consentire ad Alicia di superare lo stallo emotivo che la sta asfissiando, con un rovesciamento poco plausibile della relazione tra cause ed effetti. In altri termini, per permettere alla “good wife” di passare dalla depressione all’accettazione
    Infatti, proprio nel momento in cui la vita di Alicia si appresta a diventare un campo di rovine (la causa contro il giudice è stata archiviata, deve affrontare un processo per negligenza dalle conseguenze potenzialmente disastrose), succede qualcosa che modifica il quadro e che prepara la parte finale di questa ultima stagione. Alicia, supportata da Becca, (che la riconosce come un’amica e non solo più una collega in un universo dominato dalla concorrenza spietata e dalla solitudine) dà sfogo al suo dolore in una scena di grande intensità, uno dei momenti migliori della puntata, scioglie il groppo che l’ha tenuta inchiodata troppo a lungo, accetta di ripartire.
    Ora, anche se i fan dovrebbero salutare questo cambiamento a braccia alzate, la transizione appare un po’ frettolosa e dettata dal desiderio di uscire dal pantano narrativo in cui gli sceneggiatori si sono arenati. E’ da almeno un anno che i King sembrano aver perso la bussola e procedere a vista, non hanno avuto il coraggio di proporre un futuro politico per la “good wife”, hanno sostanzialmente reso irrilevante tutta la seconda metà della sesta stagione e vanno avanti a zig zag, in modo casuale.
    Anche i “colpi di scena” finali (Alicia che bacia appassionatamente Jason, Cary che le propone di tornare alla Agos&Lockhart) appaiono motivati più dall’esigenza di ricostituire per il finale di serie un ambito unitario dove lavoro e amore possano coesistere, sul modello delle stagioni precedenti, piuttosto che da un’evoluzione sensata e convincente dei personaggi.
    Questo andare e venire da uno studio all’altro, in cui i nomi sono sostanzialmente sempre gli stessi, assomiglia un po’ alla performance di un trasformista che interpreta personaggi diversi cambiando parrucca e cappello. Soprattutto non se ne capisce la finalità, il senso. Non serve a rendere più dinamica la narrazione e i personaggi tendono a sclerotizzarsi, nonostante i numerosi spostamenti,
    “The good wife” si sta preparando al finale di serie. La speranza è che riesca a ritrovare lo smalto delle stagioni migliori e la scrittura impeccabile che le caratterizzavano, anche se gli episodi iniziali di questa seconda parte non appaiono particolarmente promettenti. In altre parole, ci si augura che l’accettazione da parte di Alicia della sua nuova condizione (non più “good wife”, “non più “single” depressa che tende a bere troppo, ma persona in grado di riprendere in mano la propria esistenza dandosi obiettivi e significati nuovi) si riverberi sull’impianto generale della fiction e generi un’unità di scrittura e una maggiore efficacia realizzativa.
    Sarebbe un peccato se una fiction così brillante (almeno fino alla fine della quinta stagione) chiudesse in modo dimesso e incolore.

     
  • Birne

    Sono d’accordo con la recensione, anche se pure a me Judged è piaciuto abbastanza, molto più di tutti i precedenti se non altro perché ha, appunto, il merito di introdurre – sia pure frettolosamente – un cambio di passo quanto mai necessario. E sono d’accordo con tutte le considerazioni che fa Writer nel suo argomentatissimo post e perciò non mi inserisco con un commento anche perché nel frattempo ho visto l’episodio n. 15 il che influenza decisamente ogni altra osservazione.