The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst 4


The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst

Questo articolo è già stato pubblicato a luglio 2015 per la rubrica Consigli Estivi.
Ve lo riproponiamo oggi nell’ambito dell’iniziativa “Festivi e Seriali – Rassegne di voracità televisiva“, festival in corso in questi mesi a Bologna (ulteriori informazioni a fine articolo).

.

L’unico modo possibile per iniziare a parlare di The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst è dichiarando, senza mezze parole o misure, che la miniserie ideata e realizzata da Andrew Jarecki per HBO è un capolavoro imperdibile. E per spiegare il perché bisogna partire da una domanda: cosa succede quando la finzione incrocia la realtà fino a cambiarla?

AVVERTENZA!

I fatti che la serie esamina e ricostruisce minuziosamente sono pubblicamente noti. Quotidiani, talk show, cinema: ogni strumento di comunicazione ha trattato, rielaborato e persino ironizzato sul grande paradosso Robert Durst. Per questo la recensione non potrà essere interamente spoiler-free: la miniserie è essa stessa indagine e come tale vuole agire. Non mette in scena gli avvenimenti per raccontare una storia, per darne una nuova versione o svelare delle verità scomode, ma va molto oltre: coinvolto in almeno due omicidi, Bob non era mai stato condannato, finché Andrew Jarecki non ha deciso di vendere il suo lavoro decennale ad HBO. Ma andiamo con ordine.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstIn Europa il nome che dà titolo alla serie non è noto, ma negli Stati Uniti tutti conoscono la dinastia Durst, che ha fondato un impero immobiliare a Manhattan, e le non meno celebri imprese giudiziarie dell’ereditiere Bob Durst. E se è vero che «quando si tratta di lui, niente va come deve andare» e le spiegazioni più improbabili acquistano spessore e credibilità, allora non è da escludere che, dopo trent’anni passati a beffare l’FBI, possa essere davvero una produzione HBO a mandarlo dritto in tribunale, non prima di averlo fatto protagonista di uno show. Andrew Jarecki aveva già diretto nel 2010 “All Good Things“, versione edulcorata della prima vicenda che ha visto protagonista Bob, cioè la scomparsa della prima moglie Kathie, e che la dice lunga sia sull’ossessione che deve aver sviluppato il regista, sia sulla mole di ricerche che ha portato avanti con il suo team in tutti questi anni. Il film non ottiene un grande successo e, complice anche qualche problema della casa di distribuzione, la pellicola passa abbastanza inosservata al grande pubblico; fortunatamente, però, colpisce nel punto giusto e dà così implicitamente avvio al documentario. È infatti Bob in persona a vedere il film e a chiamare Jarecki, dicendosi disponibile per un’intervista e rinunciando al silenzio dietro cui si era trincerato per buona parte della sua vita.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstIl documentario non procede cronologicamente, ma inizia dall’ultimo fatto di cronaca che coinvolge Bob, avvenuto nel settembre del 2001 a Galveston, Texas, dove un corpo smembrato viene trovato sulla riva del fiume, privo della testa. Il modo in cui viene gestito il racconto ha tutti gli stilemi della ricostruzione classica documentaristica, dove, accanto al materiale di repertorio, ci sono le testimonianze dirette di chi ha condotto le indagini, proposte come se le stessero portando avanti in questo preciso momento. Jarecki non tralascia nulla: chiede i ragionamenti, gli agganci, i dubbi e le sensazioni che si sono susseguiti fino alla scoperta del nome di Robert Durst dietro l’omicidio nell’anonimo e trascurabile Morris Black. Il primo episodio scorre così, mettendo insieme i pezzi e illustrando cosa sia e cosa rappresenta il fenomeno del ricco ereditiere, che per anni ha occupato le prime pagine della cronaca statunitense senza finire mai dietro le sbarre.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstIl regista riesce a far passare innanzitutto due concetti difficilissimi: da un lato, dà l’idea della portata mediatica e della risonanza che il nome del protagonista ha negli Stati Uniti, e dall’altro restituisce perfettamente l’ambiguità della verità. The Jinx non è semplicemente una serie o semplicemente un documentario, ma è soprattutto un’indagine giudiziaria. Il fatto di non partire subito, nel primo episodio, usando il nome di Robert Durst, ma scegliendo invece di arrivare allo svelamento del vero protagonista, tradisce subito le intenzioni di Jarecki. Se non si è mai arrivati ad una verità definitiva, se Bob è sempre uscito indenne da qualsiasi accusa a suo carico sebbene l’opinione pubblica lo ritenga colpevole dei tre omicidi, significa che ci sono ancora dei pezzi nascosti e che il mosaico va composto di nuovo. Jarecki quindi non si limita a restituire passivamente la catena degli eventi ma si inserisce in prima persona per inceppare il meccanismo di ricerca imponendosi come protagonista e come interprete.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstIl documentario dovrebbe essere il genere che fa dell’imparzialità la sua carta vincente, la riproposizione più vicina e pedissequa dell’accaduto, del puro fatto, lasciando da parte il giudizio o l’opinione stringente. Ovviamente questa è un’utopia, perché non esiste montaggio o gestione che possano dirsi neutrali: si parte sempre da un’idea, cioè da qualcosa che è implicitamente ed intrinsecamente plasmata e nata dal pensiero, dal ragionamento e quindi da un’opinione. Basta pensare al modello documentaristico di Michael Moore o (ed è forse il più vicino alle modalità di Jarecki) a quello di Errol Morris che, per quanto si sforzino di dare uno spaccato di realtà senza fronzoli, guidano comunque l’opinione dello spettatore. La differenza fondamentale tra i prodotti degli autori appena citati e The Jinx – che per questa ragione diventa più unico che raro – è che il regista è interprete, è detective, è ingranaggio fondamentale che si impegna a trovare una soluzione, o perlomeno si imbatte nella soluzione. Jarecki si mette faccia a faccia con il criminale e diventa suo protagonista alla pari, lasciando che Durst si mostri come vuole, provando ad interferire il meno possibile con la ricezione che ha il pubblico dall’altra parte.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstLa sensazione costante, soprattutto nei primi quattro episodi, è che la docu-serie si tenga sempre un passo indietro rispetto a ciò che mostra, come a non voler entrare nel merito del pregresso perché diventa il quadro generale del lavoro sul presente. Ne consegue quindi un paradosso: le testimonianze, gli indizi, il lungo processo in Texas, le parole degli avvocati che hanno permesso l’assoluzione di Durst, dipingono il ritratto di un colpevole graziato dalle sue circostanze favorevoli. Se non sentissimo parlare Bob in prima persona e ci fermassimo alla sua biografia, rientrerebbe nello stereotipo del ricchissimo ereditiere che può pagare una cauzione di $250.000 sull’unghia, assoldare i migliori avvocati del paese e costruirsi una difesa così solida da scampare la prigione – trasformando automaticamente la serie in un modo per denunciare il fallace sistema giudiziario americano. Ma non sono queste le intenzioni: Bob è infatti lo stesso multimilionario che, mentre si dà alla macchia per il paese, si fa trovare perché ruba un panino da pochi dollari in un supermercato. Pur senza la finzione di una sceneggiatura ben scritta, infonde su di noi, così come su Jarecki (“I liked that guy” – dirà infatti dopo averlo incastrato), la stessa empatia che abbiamo imparato a riconoscere dai tempi di Dexter Morgan o Walter White: il fascino dell’assolutamente cattivo e deprecabile, la quintessenza di un weirdo per cui si prova della genuina simpatia. Non viene mai neanche accennato al fatto che lui possa avere problemi di bipolarismo o sia uno psicopatico, né  viene usato il suo passato ed in particolare una vicenda traumatica legata alla sua infanzia come possibile giustificazione: l’informazione passa semplicemente veicolata, manipolata al minimo.

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstE qui arriviamo anche a ricostruire l’ultimo grande paradosso di The Jinx. La finzione incrocia la realtà fino a cambiarla perché, mentre in televisione andava in onda il quinto episodio della serie, la polizia visionava il materiale del sesto e ultimo, cioè dove si svela l’indizio trovato dal regista e dal suo gruppo, facendo così scattare l’arresto immediato di Bob. Ma dall’altro lato, la finzione ha cambiato anche il nostro modo di concepire la realtà, confondendo (a quanto pare irrimediabilmente) i confini tra dentro e fuori lo schermo. Non ci stupisce che la giustizia si possa ottenere con un prodotto televisivo che è spettacolo, intrattenimento e quindi con qualcosa che ha un’identità totalmente diversa; così come non ci stupisce percepire empatia per un assassino così stralunato. Siamo figli della finzione, dei modelli televisivi e cinematografici; siamo abituati a filtrare l’eccezionalità di un omicidio con le categorie di un mondo che è invece creato, inesistente, fino a ritenere “normale” che delle persone siano morte. Nessuna attenzione o tristezza per le vittime, ma la sadica ed intrigante fascinazione del male. E anche se grazie alla serie potrà essere fatta giustizia, quanto si è probabilmente sacrificato, anche solo in termini di tempo, per arrivare all’arresto?

The Jinx: The Life and Deaths of Robert DurstUna teoria che si sta facendo largo sul web parte da un’osservazione molto semplice: in alcune scene delle prime puntate, in cui il regista e Bob si incontrano e vagano per New York, i due sono vestiti uno con una felpa blu e una camicia, l’altro con un abito scuro e una camicia chiara. Nell’ultimo episodio, quando Bob viene messo davanti alla prova definitiva della sua colpevolezza, entrambi sono vestiti nello stesso identico modo. Tuttavia, teoricamente, tra questi due momenti dovrebbe essere passato molto più di un anno. Quando esattamente Andrew Jarecki e i suoi hanno ottenuto la prova schiacciante? Quando lo hanno messo esattamente di fronte a ciò che sapevano? Sapevano di poter far riaprire subito le indagini, già dal loro primo incontro, ma hanno preferito girare tutto il documentario, venderlo ad HBO e solo allora dare il materiale alla polizia? Ciò significherebbe che Bob è rimasto a piede libero per altro tempo, consapevole della prova, tranquillamente capace di uccidere ancora. Sono ipotesi, sono congetture, e non ha senso cercare qui una spiegazione logica partendo da un dettaglio circostanziale; ma credo dia la misura di come la liquidità famosa che contraddistinguerebbe la contemporaneità travolga davvero tutto: spettacolarizzazione del male, spettacolarizzazione della giustiziano matter what.

Per tutte queste ragioni The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst è una serie imperdibile, un tassello di ultra-realtà come quella inventata e messa in scena, ad esempio, da Black Mirror, mentre qui si va ancora più avanti. La realtà, il paradosso e la metafora coincidono e convivono incastrati e irriconoscibili l’uno dall’altro.

Nota:
Questa serie sarà trasmessa integralmente nel terzo appuntamento del Festival “Festivi e Seriali – Rassegne di voracità televisiva” che si terrà a Bologna presso LOFT Kinodromo (Via San Rocco 16, Bologna). La data per The Jinx è domenica 14 febbraio 2016: alle ore 14.00 ci sarà la presentazione della serie e la proiezione inizierà alle 14.30. Qui trovate tutto il calendario.
Il Festival è presentato da Serial K – Le serie TV in radio e Kinodromo
In collaborazione con Radio Città del Capo e Seriangolo

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

4 commenti su “The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst

  • Bregs993

    È solo grazie a voi se quest’estate ho scoperto l’esistenza di questo prodotto rivoluzionario che è The Jinx! Un capolavoro assoluto! Mi fa davvero piacere che venga proiettato a questo festival e mi dispiace molto non poter essere presente alla proiezione, ma cercherò in tutti i modi di esserci almeno il 13 marzo per Generation Kill!

     
  • Birne

    Spesso parlando di The Jinx, come fa anche la recensione, si evoca il cinema di Michael Moore secondo me giustamente. Come Moore “usa” il cinema da esperto, abile e impegnato performer, così mi sembra che questa docu-serie “usi” il mezzo televisivo e in particolare l’esperienza seriale. Quello però non è proprio veramente cinema come questa non è proprio veramente una serie. Considerazione ovvia ma necessaria in partenza.
    In The Jinx l’idea-base, mezzi e linguaggio sono spiazzanti, il risultato è notevole. Lievemente noioso, se posso dire, forse perché l’ho recuperato tutto in una volta (io di Seriangolo mi fido …) e mi sono sorpresa a sperare che prima o poi spuntasse il ghigno feroce dell’iconica Leosini a movimentarmi la visione.
    A parte tutto, qualità innegabile, piacere e peculiarità di nicchia a non finire, però mi sembra strano che in una scala valoriale condivisa lo si collochi subito alla sommità pretendendo il capolavoro assoluto.
    Penso questo anche e proprio perché credo che ormai siamo tutti d’accordo nel ritenere che l’epoca dell’epica sia finita quanto meno con Mad Men e che il presente ci proponga altri punti di vista, un’attitudine alla fruizione decisamente diversa, ecc. ecc. Ho capito e condivido.
    Però vedo che c’è un sacco di roba in giro – che mi sto disciplinatamente recuperando – sicuramente caruccia e comunque parecchio sostenuta dai premi e dalla considerazione generale, per la quale mi orienterei su un registro più moderato e variegato che preveda “l’originale”, il “buono”, il “molto buono” e naturalmente lo “stiamo a vedere”. Non tutte le epoche sono uguali, magari la graaande serie sta in incubazione.

     
  • Ellis

    Anche io ho recuperato questa serie grazie ai vostri consigli.
    Non so se è un capolavoro, ma innegabilmente mi ha molto preso.
    Ci sono serie che affascinano di più. Questa è scarna e sobria ma si ha un senso di normale realtà che avvince, ed in questo è unica. E’ impressionante vedere l’omicida Durst che passeggia con il regista per new york. Vien la pelle d’oca immedesimandoci con lui che deve intervistare Durst cercando di incastrarlo… La tensione sale alle stelle senza bisogno di vedere sangue, senza effetti speciali e persino senza efferatezza, ma alla fine è la realtà dei fatti a impressionare.
    Prendo ad esempio il racconto di Durst della morte della madre. E’ raccontato con voce ferma, come se la cose fosse assolutamente normale, una cosa qualunque. Una povera psicoterapeuta come me sente invece la perversione del padre fino nella profondità delle ossa. E’ terrificante il significato che sottende. In questo senso, nell’impressione della normalità, tiene incollati senza respiro.

     
  • Tommaso

    Grazie mille a Sara De Santis e a Seriangolo per questa bellissima recensione di The Jinx. Noi di Serial K – Le serie tv in Radio l’abbiamo senza dubbio definita più volte una delle poche novità della stagione televisiva 2015se non altro per il linguaggio innovativo e per il nuovo approccio al mondo procedural che apre, si spera visto anche il grande successo di Making a Murderer, una nuova era di un genere che stava un po’ mostrando la corda. Vi aspettiamo tutti il 14 Febbraio a Festivi e Seriali, presso il Loft di Kinodromo in Via San Rocco 16 a Bologna, per la visione integrale di questa serie. Ovviamente in lingua originale (con sottotitoli in italiano) perchè la voce di Durst è parte integrante della narrazione e soprattutto del brivido. Ingresso gratuito con tessera Aics, un bar a vostra disposizione per bere e mangiare e un pomeriggio insolito da trascorrere in foga di Binge Watching!