11.22.63 – 1×04 The Eyes of Texas 11


11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasQuando si tratta di portare sullo schermo un romanzo, inevitabilmente ci si trova a dover affrontare il problema del taglio che si intende dare all’operazione: senza scadere nel classico “il libro è sempre meglio” (provocatoriamente detto anche da Sadie nel pilot di 11.22.63), è però necessario riflettere sulla messa a fuoco scelta per il cambio di medium. 

In questi casi generalmente ad essere indagato è il punto di vista del lettore, più portato a evidenziare eventuali errori del racconto televisivo/cinematografico avendo bene in mente la fonte della storia; si dà per scontato, invece, che il non lettore non subirà queste mancanze proprio perché non informato della loro presenza in origine.
La recensione seguirà il punto di vista di una non lettrice (quale sono), cercando di dimostrare come, purtroppo, la presenza di falle e di focus errati sia perfettamente percepibile anche da questa condizione.

I had this friend, Fredo, and his brother Michael had him killed on a fishing trip in Lake Tahoe.

11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasPartiamo dalla sigla: le immagini che vediamo (articoli, foto, luoghi, un fucile) sono tutte collegate attraverso dei fili rossi ad un orologio che segna l’inevitabile scadere dei secondi; una carta con un uroboro passa davanti ai nostri occhi, a simboleggiare nuovamente l’importanza del concetto del tempo, con tutte le conseguenze che questo comporta. E non è difficile intuirne il motivo: se c’è una cosa che il pilot ha reso ben chiaro è stato proprio quanto l’idea di andare nel passato fosse soggetta a delle regole ben precise. Si ritorna sempre nello stesso giorno del 1960; se si torna nel presente si resetta tutto quello che è stato compiuto, e nella realtà saranno passati solo due minuti; ma soprattutto – cosa più importante – il passato non vuole essere modificato.
È questo quello che abbiamo imparato da un Al ormai morente, in quelle condizioni proprio per aver cercato di impedire un evento di portata storica fondamentale come l’uccisione di Kennedy – ma soprattutto per aver cercato di scoprire la verità su uno dei segreti più importanti del secolo scorso.

11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasPiù si va avanti negli episodi, più la sensazione è quella che – complice la difficoltà di riassumere tutto in otto puntate – il focus principale sia stato pensato per essere incentrato sull’evento in quanto tale (il salvataggio di Kennedy) e non sulle implicazioni temporali di cui sopra (non a caso, siamo a metà del racconto e ci troviamo già nel 1963). Questo non sarebbe sbagliato di per sé: trattare un argomento come quello della modifica del passato è materia complessa, e bisogna avere il giusto tempo per affrontare tutte le sue ramificazioni.
È però evidente con questo episodio come trattare il tema solo in modo tangenziale, dopo tutto quello che è stato spiegato fino ad ora, sembri più un escamotage per far procedere rapidamente il racconto che una vera scelta narrativa. Pensiamo a quante ne sono accadute a Jake solo per aver cercato di seguire George de Mohrenschildt nel pilot, ben tre anni prima dell’assassinio di Kennedy: ci si aspetterebbe un inasprimento dell’opposizione da parte del passato una volta arrivati nel 1963. Invece, in un episodio come questo “The Eyes of Texas”, la storia che non vuole essere cambiata si manifesta in una sola scena, fin troppo lunga, come quella del bordello, decisamente annacquata e dimenticabile.
Gli stessi strumenti utilizzabili da Jake in quanto “uomo del futuro” si riducono a scene quasi da comic relief (il riferimento a “I saw her standing there” dei Beatles o quello a “Il Padrino”) e solo in un caso – il confronto con l’ex marito di Sadie (Johnnie, interpretato da T.R. Knight) – manifestano davvero un’utilità concreta.

George is the gun. Lee’s the bullet. CIA’s pulling the trigger.

Mettendo da parte il problema del tempo, sfruttato e accantonato a seconda delle esigenze, possiamo dire che il vero obiettivo sia allora parlare direttamente della questione Kennedy e dei tentativi di Jake e Bill di avvicinarsi alla verità guadagnando quanti più dettagli possibili per scoprire chi sia davvero la mente dietro il braccio col fucile. Il problema tuttavia insorge quando, una volta stabilito il focus, un intero episodio come questo quarto (ambientato solo un mese prima dell’attentato al Generale Walker) decide di concentrarsi quasi prevalentemente su altro, come in questo caso i legami tra i personaggi e le relazioni che intercorrono tra quello che sono e quanto sta accadendo nelle loro vite.
Di nuovo: non è sbagliato focalizzarsi sui personaggi, anzi; eppure c’è qualcosa di stonato nell’attenzione a loro dedicata in un momento come questo, che, se seguiamo con coerenza quanto fatto dopo il pilot, dovrebbe essere più incentrato sul proseguimento delle vicende.

11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasIn questa puntata, invece, le evoluzioni della storia sono davvero poche (per essere una miniserie di otto puntate) e il resto sembra finalizzato a raccontare le vite dei personaggi presentati fino ad ora, con una profondità che tuttavia mal si accorda con il fatto che in realtà di questi Jake, Bill e Sadie conosciamo davvero troppo poco. Ecco che quindi è facile capire perché Bill si senta in dovere di aiutare Marina, ed è anche giusto rappresentare la difficoltà del dover stare fuori da una situazione senza poter intervenire perché c’è qualcosa di più importante in gioco; ma al contempo, l’interesse del ragazzo ci è stato mostrato (nonostante quasi tre anni di pedinamento) tutto in questo episodio, con uno sguardo dalla finestra, una bambola restituita, una sigaretta offerta.
Anche lo sviluppo di Sadie (che lascia intravedere alle spalle un personaggio probabilmente meglio strutturato nel libro, viste le caratteristiche di base così particolari rispetto all’epoca in cui vive) è condensato in una puntata in cui le accade praticamente di tutto: dall’approfondimento della relazione con Jake, al ritorno dell’ex marito, alla quasi scoperta della verità su Jake nel bungalow fino alla scena finale, con il ritrovamento dei nastri di registrazione.
Non c’è nulla di davvero sbagliato in quello che si sta vedendo: il problema sembra essere legato alle tempistiche con cui il tutto viene rappresentato. L’episodio infatti manifesta anche dei discreti pregi sul piano narrativo, che sarebbe scorretto sottovalutare.

When you refuse to tell people the truth, Mr. Amberson, you deny them their dignity.
And for some of us, dignity matters.

11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasTante sono le richieste di verità in questa “The Eyes of Texas”, sia tra un personaggio e l’altro che quelle di ciascuno con se stesso; la persona che si nasconde dietro un paio di occhi – Every pair of eyes you see, there’s two pairs you can’t see – è spesso legata ad un’altra identità, ricca di segreti irrivelabili (Jake, Bill), di un carico di vergogna troppo pesante da sopportare (Sadie, Johnnie) o di enigmatiche follie che possono condurre ai gesti più disperati (Lee). La presenza degli specchi nella puntata è fondamentale in questo senso, proprio per la sua capacità di mettere l’uomo davanti ad un altro da sé, identico eppure diverso (per una questione di simmetria) da ciò che gli altri possono vedere. E non va dimenticato nemmeno il ruolo delle foto, che, se da un lato – con quella di Lee col fucile – rappresentano un modo per ricollegarsi in modo diretto alla Storia (si tratta infatti delle celebri “foto in cortile” con l’arma del delitto), dall’altro incarnano le verità nascoste e al contempo la paranoia dell’essere perseguitati per quello che si rappresenta: le foto di Jake con Sadie, ad opera di Johnnie, sono infatti inizialmente scambiate per una mossa della CIA.
Suscita ancora più interesse infine il personaggio di Mrs. Mimi, che non solo si sta avvicinando alla verità su Jake, ma che sembra manifestare i primi sintomi di una malattia grave, che ci ricorda quella di Al: cosa dobbiamo aspettarci? Possiamo supporre qualche tipo di coinvolgimento della donna nel piano?
Il fatto stesso che la puntata faccia porre domande di questo tipo è la misura di come qualcosa stia comunque andando per il verso giusto.

11.22.63 - 1x04 The Eyes of TexasÈ difficile trasportare sullo schermo un romanzo, soprattutto quando si tratta di un autore conosciuto come Stephen King e di una storia che va a toccare contemporaneamente un nervo ancora scoperto (la verità sull’assassinio Kennedy) e un tema così complesso come quello della modifica del passato. La serie pare non aver prestato sufficiente attenzione al peso da dare a ciascuno degli elementi, e ora si trova a navigare tra troppi punti aperti in cerca di un equilibrio che non sembra raggiungere – non in questo episodio, almeno. Il risultato non è negativo, ma di sicuro più avvincente per chi ha letto il libro, e sa quindi come andare a riempire quelle mancanze, che per un non lettore, privo di qualunque altro riferimento.

Voto: 6½

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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11 commenti su “11.22.63 – 1×04 The Eyes of Texas

  • Eugenia Fattori

    Secondo me Federica qui tocchi proprio il nervo scoperto della serie (ma che un po’, è il problema di qualsiasi trasposizione di King), ovvero che King è lento e prolisso e racconta in un modo che rende molto difficile tenere alta la tensione. Da lettrice, ti posso dire che l’aggiunta del personaggio di Bill a mio parere è una debolezza, che toglie profondità al protagonista; ovviamente, funzionale al concentrare la narrazione e dire più cose alla volta, ma che indebolisce il racconto in termini molto complessi, sia nell’interazione tra jake e sadie sia nella sua devozione alla missione con tutti i contro che questa comporta. Nel complesso io la sto comunque seguendo con interesse e la trovo qualitativamente alta, forse avrei dato anche un 7, però i difetti che sottolinei sono reali e spero che nei prossimi episodi trovino una soluzione, altrimenti resterebbe una scommessa vinta a metà.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Pensa, da non lettrice l’aggiunta di Bill all’inizio mi era parsa una cosa naturale, proprio per non lasciare da solo il protagonista, che si sarebbe trovato a fare molta più fatica a gestire sia la sua vita a scuola che questa missione. Però è vero che Jake non è che lo veda poi così preso da tutto quello che deve fare.. sarà colpa delle faccette buffe di James Franco? 😀

       
  • skuby

    Si, concordo, al momento non c’è ancora un focus preciso e sembra essere tutto ancora in alto mare (per una serie da 8 soli episodi), tuttavia vi sono ottimi spunti che giustamente sono stati segnalati nella recensione.
    La cosa che colpisce è sempre lo spaccato inquietante delle cittadine di provincia americane.
    Interessante anche il nuovo villain (l’ex marito) che sembra altrettanto pericoloso quanto il padre di Harry.
    Puntata da 7 secondo me.

     
  • magicblack

    Recensione perfetta, analisi impeccabile. Il viaggio nel tempo, a mio avviso, è trattato così male e in modo così superficiale che già mi sono scordato che Jake viene dal 2016. Per me (non lettore) un’occasione persa. Vediamo se si riscattano un po’ con le ultime quattro puntate, ma ormai la “frittata” è fatta.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie! È vero, si fa fatica a ricordarsi che Jake è un uomo del futuro, se escludiamo quelle tre o quattro battute a episodio che però appunto fanno più da contorno che altro. Non perdo le speranze, però ammetto che mi aspettavo altro

       
  • Davide Tuccella

    Secondo me, il problema principale della serie in questi ultimi due episodi è proprio il personaggio di Jake, in quanto protagonista assoluto del racconto. Il libro è scritto in prima persona non per niente, King scrive la sua storia, quello che lui vede, pensa e fa; è lui il centro di tutto, e secondo me questo si è decisamente perso nella serie fin dal suo arrivo a Dallas. Oltre al fatto che mi stupisco sempre di più di quanto l’abbiano reso stupido, commette errori banalissimi e poco credibili, considerato tutto quello che ha già passato a Derry.

     
  • Birne

    Penso proprio tutto quello che dice Federica Barbera, solo che lei lo dice molto meglio di me. Di più aggiungerei che la regia si è rivelata proprio banale, povera di idee e di immagini.
    All’inizio 11.22.63 non mi dispiaceva affatto, anche se mi sembrava poco originale, ma adesso che siamo a metà prevale la delusione e la sensazione che si arriverà alla fine tirando via, appunto, su parecchie cose. Peccato.
    Anche io, se dovessi dare un voto, mi terrei con sforzo sul sei e mezzo ma solo perché mi affeziono alle serie che vedo.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie Birne 😉 sì, è vero, non mi sono soffermata sulla regia ma di fatto perché è talmente piatta che non c’è davvero nulla da dire. A me il primo episodio era piaciuto, certo, senza grandi entusiasmi, però puntavo tanto su questo “passato che non vuole essere modificato”, forse perché è un argomento che mi affascina moltissimo. E invece.. peccato davvero.

       
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Allora… clothespin è letteralmente la molletta da bucato. Ho fatto un po’ di ricerca a riguardo (ammetto che aveva lasciato perplessa anche me, anche se avevo dedotto che fosse qualcosa di lievemente perverso) ed è emerso questo (insieme a un milione di altre persone che se lo sono chiesto).
      A quanto pare in tempi addietro alcune madri non esattamente moderne cercavano di impedire che il figlio maschio si masturbasse mettendo una molletta da bucato sulle parti intime del ragazzo. Questo avrebbe (ovviamente) causato disagi psico-emotivi, andando a mescolare cose come impulso sessuale, senso di colpa, mother issues e robe varie.. al punto da far portare avanti questa pratica anche da adulti (la questione genitoriale la si coglie anche da questa battuta di Jake: “Did your daddy put that on you? Oh, no, that was your mommy.”)
      Da quello che ho trovato in giro (non ho letto il romanzo) la cosa non è presente in questo libro ma in altre storie di King.