Se c’è qualcosa di innegabile, quando si parla di Lena Dunham, è la sua capacità di rappresentare gli esseri umani nella loro nudità, in senso letterale ma soprattutto metaforico. In questo quarto episodio di Girls il desiderio di “mettere a nudo” aiuta a portare in scena magistralmente le debolezze, le paure e le sgradevolezze dei personaggi, mai come ora così reali.
Sesso, bugie e costruzione: potrebbe essere riassunto in 3 parole questo “Old Loves”, che torna a New York e al racconto corale ma continua la serie positiva di episodi inanellata da questo inizio di quinta stagione, quasi sempre superiori alle aspettative.
Tre parole di cui due sono molto semplici e sono anche un topic ricorrente in Girls, che ha nel suo DNA non solo la dissacrazione del sesso – che da mito e cliché si trasforma in lente d’ingrandimento dell’identità dei singoli e dei rapporti interpersonali – ma anche lo svelamento delle piccole e grandi bugie che raccontiamo agli altri e a noi stessi.
“Why are you being so mean to me?”
“I’m always mean to you”
“Yeah, but usually it’s nicer.”
Come già accaduto a Shoshanna nel precedente e bellissimo “Japan“, in questo capitolo sono le altre tre ragazze del gruppo a essere messe di fronte a scelte definenti, che tutte hanno a che fare con un qualche tipo, appunto, di “costruzione”.
Il momento della costruzione è arrivato infatti anche per le ragazze della Dunham, che si stanno avvicinando a grandi passi alla fine della serie e alla conclusione di quel viaggio – dai 20 e qualcosa fino ai circa 30 anni – che la serie si era data l’obiettivo di raccontare nel modo meno condiscendente possibile, allontanandosi dal cliché del “periodo più bello della vostra vita” ma, anzi, dipingendolo come un momento di infinite opportunità, pochissime risorse per gestirle e fallimenti abbastanza scontati.
È nel salotto di Jessa che si concentrano i tentativi di costruzione, decostruzione e ricostruzione di questo episodio, espressi attraverso un blog che parla di amori finiti e tre discorsi amorosi che sono anche, ovviamente, tre fallimenti incombenti.
Don’t break up with Fran, okay? Or else you’re just gonna have to start over with somebody new. People who work on things stay together. Otherwise, you’re gonna end up alone. Like Cher.
Costruzione per Marnie significa convenzionalmente (come d’altronde ci si aspetta da lei) il matrimonio e il mantenimento dell’equilibrio di una coppia che al momento offre di certo più sfide che soddisfazioni.
La parte più interessante è però che Desi, eterno bambino da accudire con i suoi capricci e i suoi moti di entusiasmo, sembra essere inaspettatamente lo strumento perfetto per la crescita della moglie, una crescita più personale che di coppia ma che implica una reale e maggiore consapevolezza di sé.
Fintamente ingenua e romantica ma in realtà unica vera calcolatrice del gruppo, Marnie dà spesso voce a quella che per convenzione chiamiamo “maturità”: quell’insieme di scelte conservative e dirette al raggiungimento di uno status sociale che vengono spesso scambiate per segno di una saggezza che arriva con l’età e gli errori. Secondo questa logica di maturità appare quindi giusto tornare dal marito e sistemare tutto con un sesso consolatorio, sentendosi fiera di se stessa e della propria presunta capacità di mettersi da parte in nome di un obiettivo di coppia. Ma questa volta, in questa coppia, la differenza è che Marnie (con le scelte conservative dettate non dalla maturità ma dalla paura e dal desiderio di rassicurazione) sta davvero crescendo, forse non come moglie ma sicuramente come individuo capace di autoanalisi e in grado di ammettere i propri errori.
Se il consiglio dato ad Hannah di non lasciare Fran è un consiglio dato più che altro a se stessa, quasi una pacca sulla spalla per autocomplimentarsi, forse in questo caso c’è davvero un piccolo motivo di orgoglio.
Maybe nothing went wrong. Maybe the relationship just lasted for the amount of time it was supposed to. Maybe all relationships have, like, a finite life span. Like Whoopi Goldberg and Ted Danson. Or Fran and me.
Per Hannah, assolutamente lontana dalla logica delle convenzioni che regolano la vita di Marnie, costruzione di sé ha significato spesso decostruzione di sé, degli altri e dei rapporti. Parlando di bugie, Hannah è l’esempio perfetto di chi mente a se stesso quando si proclama soddisfatto di sé: la bellezza convenzionale, il successo, il riconoscimento del proprio talento sono obiettivi molto radicati in lei ma che per autodifesa ha sempre cercato di non desiderare, arrivando a disprezzarli e scaricando l’energia negativa dell’insoddisfazione sugli altri.
Il rapporto con Fran sta facendo emergere questa conflittualità perché lui (pur non essendo davvero così perfetto come sembra) è sicuramente il più equilibrato, “normale” della coppia, dunque teoricamente investito dell’autorità di criticarla facendole notare quando si sta comportando in modo inappropriato. Hannah si ribella a lui come a un genitore, senza capirne l’influenza positiva ma senza neanche ridimensionarne la perfezione, solo limitandosi a sentirsi giudicata e ad alimentare un piccolo litigio fino a trasformarlo in una vera e propria guerra psicologica.
Is this what bad sex is like?
Una carica negativa, questa volta motivata dal senso di colpa, è anche quella che Jessa scarica su Hannah quando ormai la tensione amorosa con Adam ha raggiunto il punto di non ritorno. Ma il litigio che si scatena tra le due amiche ha radici molto più profonde, perché non sappiamo davvero per quanto tempo esattamente Jessa e Adam si sono desiderati alle spalle di Hannah.
Quando si baciano e si dicono “I’ve wanted this for a really long time”, di quanto tempo esattamente stanno parlando? Se guardiamo al ruolo di Jessa nel gruppo e all’evoluzione del rapporto con Adam, probabilmente da molto prima che lui e Hannah si lasciassero, forse anche da prima dell’Iowa. Dunque, è possibile che stiamo assistendo soltanto ai funerali ufficiali di un’amicizia che in realtà è morta da molto prima di quanto l’egocentrica Hannah si sia mai resa conto; questo non rende certo la scelta di Jessa meno difficile o meno definente, anzi ne amplifica la portata, specie in un momento personale di ricostruzione di se stessa che include il desiderio (lodevole, per quanto generico) di comportarsi meglio con chi la circonda.
L’investimento emotivo sul rapporto con Adam è fortissimo e reciproco; il loro desiderarsi da così tanto tempo e le buone intenzioni di entrambi nei confronti di Hannah rendono il tutto ancora più romantico facendo sembrare finalmente tutto perfetto.
Ma la Dunham come sempre non si accontenta degli happily ever after, neanche per un solo episodio, anzi sul finale realizza la paura peggiore dell’amore romantico nel nuovo millennio: in un mondo in cui la gente fa sesso al primo incontro, la scelta di desiderarsi a lungo, arrivare ad amarsi e a creare un rapporto solido “prima” porta con sé sempre la paura che il sesso poi potrebbe non essere all’altezza. Il rapporto tra Jessa e Adam, oltretutto, non è soltanto imbarazzante o poco soddisfacente, è proprio “bad sex”, quasi una punizione divina per aver tradito un’amicizia o un modo di mettere alla prova il coraggio di entrambi nel portare avanti la propria scelta.
“You’re perfect” “No, you’re perfect.”
Questo episodio di Girls trasforma il discorso sul sesso da cartina di tornasole dei rapporti a dinamica centrale degli stessi, non tanto perché elemento prioritario quanto per la sua capacità di cementare o distruggere una relazione; prova ne è la coppia Dill/Elijah, che per quanto isolati nel racconto dal gruppo femminile rappresentano il vero trionfo d’amore dell’episodio come per ironia della sorte: un vero ideale amoroso realizzato da una coppia anticonvenzionale in ogni senso, sia perché omosessuale sia perché sbilanciata per età e posizione sociale, ma forse proprio per questo tanto più libera dalla necessità di cercare conferme.
La serie contrappone due visioni senza prendere davvero una posizione, mostrandoci da una parte l’intimità semplice e naturale di Elijah – che si suppone specchio di una relazione altrettanto semplice e soddisfacente – dall’altra la stratificazione complicata e un po’ infelice delle altre coppie, che presuppone un discorso molto più complesso in cui il sesso è solo un piccolo tassello della costruzione di una relazione.
È un argomento estremamente complesso, che Girls affronta non a caso a questo punto della storia e dell’evoluzione dei personaggi, oggi pronti a gestire una nuova fase di costruzione di sé; anche lo show ha raggiunto la maturità necessaria per iniziare a gestire temi forti e crescere ulteriormente. Un’evoluzione necessaria, che si sta già manifestando in questo inizio di stagione, regalandoci episodi quasi perfetti come il pilot o questo “Old Loves” e facendoci ben sperare per una stagione dai livelli altissimi.
Voto: 9