Vinyl – 1×04 The Racket 4


Vinyl – 1x04 The RacketGiunti al quarto episodio, Vinyl mette da parte flashback e introspezioni e si getta nel pieno del racconto. La forza dell’ambientazione storico-sociale immerge i vari personaggi in una realtà dall’assetto multiforme e sfaccettato, creando un sottotesto in grado di amplificare lo sviluppo di una storyline principale che comincia a prendere forma organica e coerente.

Inseriti in un contesto espositivo volto a delineare ambientazione e personaggi, i due eventi scatenanti l’azione descritti nel pilot – la morte di Buck, il crollo del Mercer e la conseguente decisione di non vendere la casa discografica – cominciano a mostrare la loro reale potenza distruttiva: Richie Finestra si ritrova immerso in un vortice incontrollabile che ha spostato dall’asse di equilibrio tutti quei punti fermi su cui ruotava la sua vita.

Vinyl – 1x04 The RacketRispetto ai precedenti episodi, “The Racket” intreccia in maniera più fluida le tre direttrici su cui si poggia la forza di Vinyl: tracciato sonoro, ricostruzione storica di uno dei periodi cardine della storia della musica e magnetismo di un protagonista che riesce a catalizzare su se stesso l’intero fluire della narrazione.
Per quanto sin dal pilot il sostrato musicale ci si è presentato come elemento attivo dell’azione scenica, nel corso dei vari episodi, e in particolare in quest’ultimo, l’integrazione tra musica e racconto si fa così serrata e potente da creare una sorta di fusione inscindibile tra le due componenti, che si esaltano e sostengono a vicenda – su tutti il montaggio che lega il fuoco, l’urlo di Richie sotto l’idrante antincendio e l’acuto di Janis Joplin che canta “Cry Baby”. Ma la ‘fusione’ tra musica e racconto non avviene solo a un livello superficiale di tipo visivo e scenico: a volte siamo di fronte a un’operazione che utilizza il comparto musicale anche dal punto di vista testuale, impiegando le varie canzoni come una sorta di commento esterno alla particolare situazione tematica che stiamo per osservare, come l’opening con “Please Help Me Find My Way Home” di Otis Blackwell che introduce la sequenza incrociata tra il funerale di Buck e le racchettate di Richie verso il divano; oppure “Money” dei Pink Floyd che accompagna Skip alla consapevolezza di aver perso gran parte dei suoi investimenti. Come nelle migliori esperienze in cui cinema e musica si incontrano, Vinyl riesce a sfruttare il potere dell’armonia musicale per raccontare una storia che ad essa si lega e da essa deriva.

«You never stop hustling, do you?»
«You better hope I don’t».

Vinyl – 1x04 The RacketIl magma convulso su cui ruota la narrazione mantiene in equilibrio le sue mille derive grazie all’azione magnetica di un personaggio come Richie Finestra, sorretto da un sempre ottimo Bobby Cannavale, all’apice di una deriva destabilizzante. La scelta di vendere l’American Records si radicava in un bisogno di cambiamento che riuscisse a consolidare una nuova fase della sua vita, con famiglia a carico e casa in Connecticut. A partire dalla devastante esperienza del crollo del Mercer, avvenuta non a caso dopo la morte di Buck, comincia a prendere piede una sensazione di rivalsa, nonché la percezione di una forza che gli mostra un futuro non necessariamente lontano dal suo passato. La decisione di non vendere più si radica proprio in questa ritrovata potenza: essere sopravvissuti a una tragedia tanto inattesa quanto pericolosa mette Richie in una condizione di superomismo che lo porta a giocarsi tutto in nome di un desiderio che forse non credeva di nutrire ancora. Tuttavia, il peso di questa forza si smorza nell’incubo dell’omicidio di Buck, che come una nota stonata spezza il fluire della ritrovata melodia. Diviso tra due forze contrastanti, Mr. Finestra è come inchiodato in una sorta di limbo in cui è impossibile concretizzare tutte quelle spinte propulsive che scuotono il suo istinto alla ricerca della prossima rivoluzione musicale.

Vinyl – 1x04 The RacketProprio a rigore di ciò, Richie non riesce a emanare nessun tipo di fiducia in chi lo circonda, incarnando troppo spesso un’immagine insana, scostante e completamente alla deriva. È questa la sensazione che distrugge Devon, che segue l’instabilità del marito scadendo in una prolungata nevrosi; è questa la percezione che ne hanno Julie, Skip, Zak e Scott, che manifestano tutto il loro disappunto per essere stati catapultati in una situazione di cui non riescono a vedere nessun vantaggio, né professionale, né tantomeno economico.
L’assetto già spasmodico dell’episodio – Robert Goulet che vuole incidere una nuova traccia, i Nasty Bits in attesa del contratto, Hannibal e i corteggiamenti di Jackie Jervis, la rabbia di Lester Grimes – si complica ulteriormente con la visita dei due detective: Richie non può più temporeggiare, deve fare qualcosa per risolvere la situazione, deve trovarsi un alibi.  Il fatto che tale alibi venga chiesto a quel padre più volte dato per morto (interpretato da David Proval, Richie Aprile di The Sopranos), potrebbe aprire scenari molto promettenti per la caratterizzazione trasversale di un personaggio che presenta già un alto grado di spessore e complessità.

He’s ruining my life! I’m not hitting the fucking couch with a tennis racket!

Vinyl – 1x04 The RacketPer quanto in questo episodio il suo ruolo sia marginale, la figura di Devon funge da nevrotico amplificatore delle convulse azioni e re-azioni di Richie. Il rifiuto di lasciarsi andare alla terapia di coppia, la visita dall’avvocato e la scena finale in cui spacca una finestra a suon di padellate sono espressioni del suo trovarsi completamente scardinata da quelle consuetudini elevate a ‘regole’. Nel suo astio verso Richie è facile vedere tutto il risentimento per la perdita di ciò che era, rinnovata dalla perdita di ciò che sarebbe voluta essere, e forse anche una punta di rimpianto dovuta alla sensazione di non avere più un’esistenza autonoma. Nel dolore di Richie, Devon intravede lo scorrere di una realtà da cui è esclusa, e non può non proiettare in quel dolore una sorta di desiderio represso per tutto quello che si è lasciata alle spalle. La costruzione di una nuova vita era il presupposto su cui doveva radicarsi il loro matrimonio, e molto probabilmente la vendita della casa discografica doveva essere il suggello di tutto; adesso Devon si sente come tradita e si ritrova sola all’interno di quel progetto che avrebbe dovuto condividere insieme al marito. Proprio per questo desidera vedere il marito soffrire – «I don’t want him to feel better. I want him to feel worse», urla al terapista –, perché ha bisogno di scrollarsi di dosso quella sensazione di empatia verso un dolore che forse vorrebbe provare anche lei.

I’d offer you a drink, but you’re an asshole.

Vinyl – 1x04 The RacketQuando si intende attuare una svolta radicale alla propria vita, spesso la prima sensazione con cui scontrarsi è quella di riassettare ciò che si è sbagliato in passato. È proprio per questo che Richie torna da Lester, senza tuttavia considerare quanto possa essere doloroso per l’uomo porsi di fronte a quel sogno svanito e a quella passione che nonostante tutto pulsa ancora forte. Sebbene il gesto di dar fuoco a quelle registrazioni fosse dettato dall’input viscerale di chiudere una volta per tutte con la musica, Lester si lascia cullare dal desiderio di risalire sul palco, anche se da dietro le quinte. Scontrarsi con l’ingenua euforia dei Nasty Bits, in procinto di firmare il tanto agognato contratto, infiamma l’uomo dalla voglia di confrontarsi ancora una volta con Richie, nella speranza di evitare a qualcuno ciò che è successo a lui.
L’aver unito queste due storyline potrebbe portare a grandi risultati, soprattutto in caso di un eventuale confronto tra le specificità artistiche agli antipodi di Lester e dei Nasty Bits, senza escludere un coinvolgimento di Kool Herc, quel DJ in grado di “suonare due dischi insieme”.

“The Racket” è un episodio importante per l’economia della serie: il flusso del racconto ingrana la marcia e i vari personaggi cominciano a sviluppare un’identità più concreta. Nonostante l’utilizzo di una struttura classica, che si dispiega senza eccessive innovazioni, la puntata raggiunge picchi di ottima fattura, confermando la forza di uno show che si sta dimostrando all’altezza delle elevatissime aspettative.

Voto: 8+

Condividi l'articolo
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

4 commenti su “Vinyl – 1×04 The Racket

  • Birne

    A parte il fatto che volevo fare un figurone mostrando di aver riconosciuto il Richie Aprile dei Soprano e che invece e purtroppo Francesca Gennuso mi ha levato il giochino di mano; a parte il montaggio da applauso in piedi sull’urlo di Richie Finestra che si prolunga nell’acuto di Janis Joplin; a parte qualche godibile e sfiziosa presenza, come quella di Andy Warhol e della Factory o la precedente apparizione di Alice Cooper (e magari anche altro che adesso scrivendo di getto non mi ricordo) e a parte la sopraffina scorpacciata di musica, a me Vinyl non piace. Ah, a parte anche il bel Pilot che comunque è uno Scorsese decisamente minore, naturalmente.
    Vorrei dirlo meglio, usando un linguaggio più specifico, ma in buona sostanza così è.
    Per quanto mi sforzi e per quanto sia intimidita da una produzione che ha come numi tutelari Scorsese e Jagger che sono quanto di meglio mi possa venire in mente (oltre tutto vengo da un ambiente familiare di solida fede rollingstoniana alla quale aderisco senza riserve), trovo tutto – trama personaggi e resa generale – abbastanza stereotipato e alla fine, anche e proprio perché stiamo parlando di un periodo che è stato un’esplosione continua (in tanti sensi) di creatività, cambiamento e cronaca, abbastanza poco interessante. Non è l’assenza di contenuti che lamento, è il modo in cui sono raccontati.
    Personalmente – limiti miei, si capisce – temo di essermi addormentata qua e là e non solo per la stanchezza e l’ora tarda e temo di non aver capito o di non ricordarmi tanti passaggi che dovrebbero risultare decisivi di qui alla fine. Pertanto non riesco a percepire i sintomi di miglioramento che la recensione, che pure apprezzo per la sua competenza e completezza, ci indica.
    Spero che i due anziani meravigliosi signori e i loro compagni di impresa si siano anche divertiti un bel po’ ma io, che speravo in una visione di quelle che dato il periodo e il soggetto sono capaci di rosicchiarti un po’ l’anima, non tanto.

     
  • Setteditroppo

    Recensione perfetta. Gran bella serie fin qui. Cannavale è semplicemente strepitoso e si sta guadagnando il suo posto nella tradizione di grandi attori italoamericani che conosciamo. A lui va soprattutto il merito di creare empatia ed emozione nello spettatore a fronte di un impianto narrativo che privilegia volutamente altro. Sono convinto che, con il passare degli episodi, questa storia e questi personaggi prenderanno il sopravvento sull’estetica e sulla musica extradiegetica. Ho letto nel primo commento di stereotipi…mah, non so… so di certo che un Richie Finestra felicemente sposato, che va a messa tutte le domeniche, che è astemio e vegano sarebbe stato veramente originale…beh, io mi tengo gli stereotipi

     
  • Angela

    Sono d’accordo su tutto quanto afferma l’ottima recensione. Da questo episodio la storia decolla e ora che conosciamo meglio i vari personaggi, spero che da qui in avanti sia tutto un crescendo. Personalmente, uno degli aspetti che trovo più interessante di questa serie è la possibilità di conoscere il dietro le quinte dell’industria discografica. Sono una grande appassionata di musica in generale e di questo periodo in particolare, ma confesso di non conoscere quasi nulla dei meccanismi commerciali/promozionali del settore musicale.