Broad City – Stagione 3 1


Broad City – Stagione 3Non basterebbero pagine e pagine dettagliatissime e ben argomentate per parlare di Broad City. Forse sarebbe più utile una carrellata infinita di gif con i loro momenti migliori o, molto più semplicemente, vedere dall’inizio alla fine la serie nata dalle menti tanto irriverenti quanto geniali delle due protagoniste, Ilana Glazer ed Abbi Jacobson.

La formula adottata da Abbi e Ilana rientra nel macro-genere della comedy pura, con la tipica durata di trenta minuti per ciascun episodio e la volontà di non costruire una vera e propria storia orizzontale, ma di collezionare una serie potenzialmente infinita di accadimenti surreali, improbabili e sorprendentemente divertenti. Nel loro caso, il punto cruciale però è che la formula non è così lineare e semplicistica, e soprattutto a farla da padrona è la capacità travolgente e praticamente unica sullo schermo di essere le due creatrici dello show e allo stesso tempo le due protagoniste ad ex-aequo. Arrivati alla terza stagione, potrebbe ormai suonare come un ragionamento superfluo, perché lo spettatore affezionato sa che l’esistenza stessa di Broad City si regge proprio su questo binomio inscindibile; ma basta pensare in maniera critica e facendo un veloce paragone con le comedy in circolazione per realizzare che invece il loro progetto è quasi unico.

Broad City – Stagione 3
Serie come Louie o Inside Amy Schumer, per quanto diverse tra loro e distanti in moltissime cose da Broad City, sono l’espressione diretta della comicità dell’autore che pensa ed interpreta, che si è costruito uno show proprio. Ilana ed Abbi fanno la stessa cosa puntando al raddoppio: l’armonia e la sintonia nella scrittura come nella recitazione sono impressionanti, e altrettanto impressionante è la capacità di risultare comunque due identità separate, ognuna con precise caratteristiche e peculiarità comiche, quelle stesse che si incastrano alla perfezione tutte le volte. Ripeto: suona quasi inutile parlarne alla terza stagione, ma mai come quest’anno – e soprattutto negli ultimi episodi – ci sono stati momenti in cui le due ragazze hanno giocato sulle loro differenze, facendo quasi sospettare una sorta di virata verso un approfondimento “drama”. Per fortuna (e vedremo anche perché), il pericolo è stato scampato e i picchi emozionali sono stati relegati a pochi ma intensi istanti, giusti in quel frangente ma che forse avrebbero inficiato la purezza e quindi la bellezza dell’intera serie. Può sicuramente sembrare un atteggiamento conservativo nei confronti di uno show, ma sarebbe davvero difficile accettare di veder sacrificata la genialità delle trovate comiche per vederle alle prese con questioni di tutt’altro genere – tipo le pene d’amore.

Broad City – Stagione 3Andiamo con ordine. La stagione è cominciata con un episodio pienamente nel loro stile e che, come sempre, serve per catapultarci nel loro mondo – quello che sembra esistere solo per Abbi ed Ilana, fatto di eventi assurdi e situazioni paradossali. Per quanto non sia la première di stagione più entusiasmante collezionata finora, basta aspettare il secondo episodio, ovvero quella perla di “Co-op”, per vederle davvero in azione e arrivare a scambiarsi di ruolo e di personalità: in questi trenta minuti sono praticamente espresse tutte le potenzialità delle creatrici. Se finora hanno giocato – e continueranno a farlo – con qualsiasi cosa riguardi la quotidianità della nostra generazione, dal mondo pop a quello social, qui giocano su di loro scegliendo come ambiente e cornice un altro nostro pilastro fondamentale: il concetto di slow-food e di pacifica condivisione. Volendo cercare un’etichetta per Ilana ed Abbi ricavata dalle categorie oggi più diffuse, potrebbero essere l’espressione di un certo contro-hipsterismo, un concetto che inevitabilmente fa il giro su se stesso fino a ribaltarsi nel suo contrario e diventarne l’espressione più cristallina. Nella volontà di descrivere un luogo che vorrebbe replicare idee antiche e vagamente hippy, si riversa contemporaneamente il paradosso peggiore, ovvero l’impossibilità di ricostruirle in modo genuino, fino a trasformare il tutto in una sorta di club esclusivo dalle regole ferree.

Broad City – Stagione 3Pur deridendo qualunque cosa e ribaltando ogni tipo di regola – dalla monogamia in “Co-op” al lavoro in “Game Over” – Broad City mette comunque in scena certi argomenti, ma li spezzetta e li trasforma in semplici passatempo senza alcun significato, o perlomeno ad una prima occhiata è quello che sembra. In un certo senso, nella critica allo stereotipo non c’è critica, non c’è nessun tipo di finalità dichiarata o di riflessione amara sulle loro esistenze precarie, ma solo la messa a berlina della normalità, la sua ridicolizzazione che sovrasta qualsiasi situazione e le porta verso il surreale. Ilana ed Abbi non sono il racconto di niente e nessuno se non di loro stesse: sono la versione estremizzata di una comicità che non vuole prendersi sul serio, totalmente sovraesposta e scaricata in modo diretto sul pubblico, per il quale non è riservato alcun filtro o trattamento di favore. Ma è proprio in questa non ricerca di un’utilità o di una riflessione che la serie invece ne diventa un ottimo veicolo: è tutto nelle mani del pubblico, se vuole provare a leggere o interpretare certe situazioni, se andare oltre il visivo e provare a dare una sorta di significato alle varie situazioni. Nello scarto che si viene a creare tra la visione e il pensiero del pubblico sta la bellezza e la capacità di far ridere, sempre e comunque, anche quando certi frangenti arrivano fino all’inverosimile e non c’è davvero nulla da elucubrare, se non il semplice godimento delle loro assurde vite. Esempi di questo genere sono episodi come “Rat Pack” o “Philadelphia”,  ovvero episodi dove si susseguono una serie infinita di sfortunati eventi, fatti di incontri con personaggi assurdi e alla continua scoperta l’una dell’altra, cui si aggiunge il sottile legame pseudo-lesbo con l’attrazione di Ilana per Abbi.

Broad City – Stagione 3Un’altra cosa a loro favore è che sono in grado di inventare sempre momenti straordinariamente divertenti, anche quando gli episodi non sono indimenticabili. Certo, poi arriva una quinta puntata come “2016” dove Alan Alda (E.R., ma soprattutto Horace and Pete) diventa un massaggiatore professionista e Hillary Clinton in persona fa uno dei cameo più strepitosi dell’anno, ed ecco che l’episodio non potrà che rimanere negli annali. Inoltre la serie torna a fare quanto visto nel già citato “Co-op”: prende la realtà e la rende orribile fino a portarla all’assurdo, giocando quindi con l’esagerazione narrativa e visiva e riuscendo, allo stesso tempo, sia a catturare la percezione del pubblico che si reca in un luogo oscuro come la motorizzazione o qualsiasi di ufficio pubblico, che a criticare il pessimo e superficiale utilizzo del web. Ad un certo punto della stagione, però, ed esattamente con “B&B-NYC” e “Burning Bridges”, Abbi ed Ilana firmano due episodi inediti per loro, soprattutto nella parte finale di entrambi, pur mantenendo il solito svolgimento esagerato e surreale.
Quando si parla di Broad City, uno degli aggettivi più usati per descrivere la serie è “anarchica”: se le due protagoniste non conoscono regole, o limiti, o un minimo senso di pudore, di conseguenza la serie sarà esattamente così. Poi però si arriva ad un momento di rottura, dove la facilità di certe decisioni praticamente insensate presenta il conto e quindi delle conseguenze, come accade in “B&B-NYC”, ovvero dopo aver architettato l’ennesimo modo per tirare su dei soldi in modo facile. Per la creatura di Comedy Central è una ventata di realtà fin troppo forte: ma la serie non demorde e decide di portarla ad un compimento persino migliore nell’episodio successivo.

Broad City – Stagione 3Infatti, in maniera ancora più potente, assistiamo all’unico momento di sconforto di Ilana, che finalmente piange l’assenza di Lincoln, tra le braccia della sua migliore amica. La costruzione di “Burning Bridges” è inoltre una delle cose più belle della stagione, dove la tecnica della sovrapposizione degli accadimenti vede per la prima volta coinvolte Abbi, Ilana e la loro amicizia: mentre pensiamo che la gelosia di Ilana per Abbi stia per prendere il sopravvento ed un’omissione di quest’ultima possa rovinare il loro rapporto, ci rendiamo conto che Broad City non potrebbe mai essere così scontata e ci regala un momento davvero commovente. La virata drammatica e realistica si ferma però qui ed è infatti seguita da una doppietta finale bellissima, dove tornano le caratteristiche primigenie della serie, soprattutto grazie all’ultimo geniale episodio, “Jews On A Plane” che, dopo averci regalato, nell’ordine, i pantaloni-ciclo di Ilana, un cameo di Adam Levine ed una spregiudicata risata per un finto attacco terroristico, non può che meritare una visione a reti unificate.

Si chiude qui la terza stagione di Broad City, una delle commedie migliori in circolazione e per la quale è difficile parlare di annata migliore o peggiore rispetto alla precedente: finché Ilana ed Abbi continueranno ad essere così affiatate e a sorprenderci ancora, dieci episodi da soli trenta minuti saranno sempre troppo pochi.

Voto stagione: 8

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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Un commento su “Broad City – Stagione 3

  • Genio in bottiglia

    Finita solo ora. Grande serie, grande stagione, grande recensione. Ultima puntata da morire (dal ridere). Ilana ed Abbi for President(s)!