Marcella – Stagione 1


Marcella – Stagione 1Nata dalla mente di Hans Rosenfeldt (Bron), Marcella è un crime drama canonico in cui la tradizione scandinava si intreccia a quella inglese creando un prodotto equilibrato, interessante, anche se non del tutto originale. Ottime le interpretazioni, molto suggestiva la messa in scena, buona la costruzione del racconto, ma questa stagione d’esordio si porta dietro una forte sensazione di già visto.

La mano di Rosenfeldt dà un sottile tocco noir di stampo nordico che pone lo show in rapporto molto diretto con prodotti come Forbrydelsen, The Killing, Bron, ma non pochi sono anche i riferimenti con la più alta produzione crime inglese come Happy Valley, Hinterland, Broadchurch, The Fall.
L’estrema ambiguità della protagonista – sorretta dall’ottima interpretazione di Anna Friel – è il perno su cui ruota un racconto che condensa su se stesso i topoi classici del giallo tradizionale, tenendo conto delle significativa evoluzione che il genere ha compiuto nel corso degli ultimi anni: l’ossessione per un caso irrisolto, la lotta contro ferite che indicano una condizione psicologica disturbata – che per quanto riguarda la protagonista è legata alla perdita di un figlio –, la difficoltà per un detective di mantenere in equilibrio la propria vita privata, l’utilizzo di metodi investigativi sempre oltre la linea, ma soprattutto la realizzazione di un comparto attanziale che, invece di rappresentare una dicotomia tra buoni e cattivi, ci mostra un magma confuso ed estremamente enigmatico. Tuttavia, nella realizzazione di tali premesse, lo show tende a mettere da parte l’approfondimento dei personaggi per concentrarsi quasi esclusivamente sul dispiegarsi del racconto, che, sebbene sia costruito con grande perizia di contenuti, a volte ci appare ‘vuoto’, privo di un sostegno emozionale capace di contestualizzare le azioni dei vari protagonisti. A ciò fa eccezione Marcella, il cui sostrato emotivo è stato ampiamente analizzato nel corso della stagione; tuttavia la mancanza di spessore del contesto interazionale con cui la donna entra in collisione tende spesso a ridurre le immense potenzialità del personaggio.

«We got him, Marcella».
«But at what cost?»

Marcella – Stagione 1La costruzione dell’intreccio, pur mostrando alcune forzature, si dipana con coerenza e con quella giusta dose di suspense che rende la visione altamente godibile. Lo schema è semplice: una serie di omicidi con una firma ben precisa che richiamano un caso irrisolto di undici anni prima. La stagione si divide infatti tra una prima parte in cui si crede che sia opera dello stesso killer e una seconda (dal quinto episodio) in cui ci si rende conto di essere al cospetto di un copycat. L’evoluzione delle indagini si complica per il coinvolgimento di Marcella in uno dei delitti, l’omicidio di Grace Gibson, amante del marito, di cui ha spostato il cadavere in preda a un blackout mentale.
Nel corso dei primi episodi, l’evoluzione della narrazione si complica di false piste che si sovrappongono l’una sull’altra creando una situazione in cui tutti i personaggi sembrano colpevoli, soprattutto la protagonista; tuttavia questa ambiguità è così dichiaratamente marcata da tradire subito la sua portata ingannevole, tesa solo a confondere ulteriormente le acque.
La costruzione di un racconto di tipo investigativo si dipana quasi sempre secondo due direttive: o indirizzando il focus sulla ricerca dell’assassino, oppure, palesando il colpevole, sulle modalità con cui avverrà l’eventuale cattura. Marcella segue il primo esempio e proprio per questo è quasi obbligatorio costruire il racconto secondo indizi che nello stesso momento in cui si mostrano come risolutivi si disintegrano nella loro fallacia.

Marcella – Stagione 1Ma a ciò lo show aggiunge l’ambiguo coinvolgimento della protagonista-detective, complicando ulteriormente il racconto con buchi narrativi che ricreano i suoi blackout mentali. Per quanto possa essere interessante osservare gli eventi dal punto di vista della protagonista, la perdita di due eventi fondamentali – la timeline che regola l’arrivo di Marcella a casa di Grace, la sua uccisione e lo spostamento del cadavere, oppure la sparizione del tassista senza permesso di soggiorno che aggredisce la protagonista sul finire del sesto episodio – dà al racconto un sapore incongruente, lasciando aperte domande che si spera possano avere una risposta in un’eventuale seconda stagione, soprattutto alla luce del finale, con Tim lasciato solo a decidere come gestire quella scomoda scoperta sulla donna che crede di amare. Tuttavia, quando Marcella capisce di non aver ucciso Grace ma di aver solo spostato il cadavere, cerca di utilizzare questa consapevolezza per trovare il vero killer: è proprio grazie a ciò che avvia i sospetti su Henry Gibson, anche quando tutte le prove sembrano a carico di Matthew Neil.
Nonostante l’impatto imponente che tale evento ha sulla risoluzione del delitto, e sulla caratterizzazione della protagonista, la sua gestione è una delle più grandi debolezze della stagione: ogniqualvolta si è sul punto di scoprire il coinvolgimento di Marcella nella faccenda la cosa si risolve con una facilità che spesso sa di forzatura, anche grazie all’eccessiva morbidezza con cui la protagonista viene trattata dal DCI Laura. Le due donne vengono descritte come amiche di vecchia data, ma niente del loro rapporto viene mostrato con un approfondimento tale da giustificare l’atteggiamento remissivo di Laura nei confronti dell’instabile sergente. Quest’ultima considerazione si lega a un altro dei difetti di gestione di questa annata d’esordio: la mancanza di approfondimento dell’ampio comparto dei personaggi.

Have you ever been replaced, Marcella? Given someone everything only to find out that someone else can do it better, so they just throw you away?

Marcella – Stagione 1L’aver scelto di mettere in relazione un così alto numero di attanti ne rende quasi impossibile l’approfondimento, tuttavia alcuni dei caratteri messi in gioco sono di notevole interesse, a partire dall’algido Henry Gibson, fino all’ambiguo Stuart, l’inquietante Cullen o il nevrotico Yann. Ma sono pochi i personaggi a cui, a parte Marcella, è stata concessa un’attenzione tale da poter creare un sostegno narrativo all’evolversi degli eventi, dando vita a una narrazione che spesso si dipana con eccessiva freddezza. Lasciando da parte i personaggi di contorno, tirati in ballo da collegamenti con l’indagine, il problema più grande sta nella rappresentazione asettica degli ambienti privati e professionali con cui si trova a interagire la protagonista, ovvero la sua famiglia – e Jason in particolare – e l’intero team investigativo, che si staglia sullo sfondo senza consistenza alcuna. Il legame con Laura, la presa su Mark, il conflitto con Rav e Alex sono solo accennati, finendo per veicolare la protagonista attraverso una prospettiva carente di un confronto attivo e dialettico.

Marcella – Stagione 1Tra i personaggi che invece hanno avuto una buona caratterizzazione, vale la pena di soffermarsi su Peter Cullen e Yann Hall coinvolti nelle indagini in modo completamente diverso, ma entrambi dotati di una discreta forza da risultare ottimi mezzi di interrelazione per la percezione delle controversie della protagonista. Yann ha avuto un impatto leggero, quasi impercettibile; il suo ruolo all’interno del racconto è minimo, ma il lavoro fatto su di lui, per quanto breve e fulmineo, serve da esemplificazione per far notare come, anche con pochi accenni, si possa dare consistenza a un personaggio marginale. L’arresto di Yann è il primo che risulta minimamente credibile, nonostante non ci sia nulla a supportarlo, perché l’ambiguità con cui ci è stato veicolato il personaggio, incastonato sin da subito in una rabbia repressa, l’ha marcato di un alone di colpevolezza che riesce davvero a confondere la percezioni degli eventi. Nel rapportarsi a lui, Marcella ci mostra una lucidità investigativa che esula dal coinvolgimento emotivo con cui invece l’abbiamo vista interagire con Cullen, il personaggio che ha avuto la migliore caratterizzazione dopo la protagonista. Ambiguo e inquietante, Peter Cullen si è mosso lungo i primi cinque episodi della stagione come un fantasma atto a concretizzare tutte le inquietudini del sergente Backland; in lui si è condensato il presente e il passato, riportando Marcella lungo meandri della sua vita che non era pronta a ricordare.

I don’t know what I’ve become.

Marcella – Stagione 1Nonostante i limiti nella costruzione del racconto e nell’articolazione del comparto interazionale, il personaggio di Marcella presenta una complessità di base che di per sé giustifica la visione dello show. L’esordio ce la mostra come una donna dilaniata dalla perdita del marito, incapace di affrontare in silenzio una rottura di cui non riesce a capacitarsi. Ma subito, come in suo soccorso, arriva l’eco di un passato che finora aveva tentato di mettere da parte: questo riporta Marcella a confrontarsi con un’identità che esula dall’etichetta di moglie e madre che si è cucita addosso con forza negli ultimi anni. Il cambiamento però riporta a galla numerose ferite, prima fra tutte la morte di Juliet, quella perdita che l’ha segnata così profondamente da condizionare la stessa percezione che la donna ha di se stessa. A questo confuso insieme di impulsi si lega anche il ritorno dei blackout, manifestazione di quell’inquietudine rinchiusa nella sua mente che viene fuori attraverso una violenza con cui è orribilmente difficile mettersi in relazione.

Marcella – Stagione 1Marcella si presenta come un carattere sdoppiato, che tenta continuamente di interrogarsi per comprendersi, o meglio, per riuscire a ritrovarsi. Numerose sono le inquadrature in cui la donna si pone davanti allo specchio come alla ricerca di un’essenza in cui riconoscersi. Lo fa quando tenta di ricordare i frammenti persi durante i viaggi attraverso il suo inconscio più cupo, ma lo fa anche quando tenta di ritrovare lucidità, quando cerca di lasciare da parte quell’inquietudine psichica per riafferrare l’acuta intuizione con cui è sempre riuscita ad andare al di là delle apparenze. Ma questa condizione di disequilibrio tra uno stato e l’altro, per quanto possa essere devastante psicologicamente, è la matrice di una forza che la rende uno dei migliori investigatori della squadra: proprio a causa della sua instabilità, Marcella riesce ad avere un canale di comunicazione privilegiato con il killer, un varco che a volte sembra, pericolosamente, empatia.

Marcella non è certo un capolavoro, considerando anche il grado di evoluzione che il genere ha avuto negli ultimi anni, ma resta comunque un prodotto godibile e ben costruito, che presenta delle potenzialità di sviluppo non irrilevanti, soprattutto a rigore della complessa stratificazione della protagonista, che, con una migliore costruzione dell’impianto narrativo, potrebbe anche ergersi tra le eroine del crime.

Voto Stagione: 7+

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