Gomorra – 2×11/12 18


Gomorra – 2x11/12Eccoci all’epilogo. Sono state sei settimane intensissime, un’escalation di sangue, terrore, tradimenti che trova il suo apice in questi due episodi finali. Non era facile consolidare il successo della prima annata, ma lo show di Sollima ci riesce e rilancia, intessendo un racconto più cupo e introspettivo, capace di mostrare in maniera ancora più incisiva l’orribile deriva dell’animo umano.

Gomorra rappresenta un unicum all’interno del panorama televisivo italiano: la costruzione del racconto, la caratterizzazione dei personaggi, la bravura degli interpreti, la finezza delle soluzioni formali sono tutti elementi che s’intersecano tra loro creando una narrazione potente e dolente allo stesso tempo, in grado di catturare le più disparate fasce di pubblico. Dopo una prima annata molto più action, dove gli eventi derivanti dalla disgregazione dell’impero Savastano si susseguivano come un vortice asfissiante, in questa seconda stagione – in linea con le tematiche affrontate, ovvero la guerra per la riconquista del potere – le trame del racconto si allargano per inserire uno sguardo più umano e sincero verso le vite distrutte e spezzate dei vari protagonisti. L’universo costruito da Gomorra non ha spazio per veri vincitori: in un modo o in un altro sono tutti dei perdenti, e ciò è oltremodo evidente in queste ultime due puntate in cui il vero vincitore della guerra viene ucciso da colui che ha perso più di tutti.

È la domanda che fa o’ mercato, no?

Gomorra – 2x11/12Il ritorno al potere di Pietro Savastano ci mostra il boss nel suo habitat naturale, che lucido e risoluto impera all’interno di una reggia nascosta nei meandri di una Secondigliano di nuovo sotto le sue mani. Pietro riassapora quel senso di onnipotenza da cui trae la sua linfa più vitale, gli sembra che niente sia cambiato, ma sa benissimo che invece è cambiato tutto e soprattutto non si è giunti alla fine di una guerra che potrebbe ancora annientarlo. Cerlino è bravissimo nel rendere manifesta l’alternanza di queste due emozioni contrastanti: da una parte è come se si sentisse investito da nuova forza e speranza, dall’altra l’ombra di un pericolo incombente crea una sensazione di timore da cui non riesce a liberarsi. In questa situazione di ambivalenza sente il bisogno di appoggiarsi alla forza di Patrizia, quella donna che per mesi è stata il suo unico interlocutore, quella donna che l’ha salvato dall’attacco di Ciro mettendo a rischio la sua stessa vita e quella del fratello, quella donna che l’ha sostenuto e aiutato con consigli spesso risolutivi.
La tensione erotica tra i due, evidente già da qualche episodio, sfocia adesso in un incontro concreto, raccontato con una delicatezza espositiva che rende quasi impercettibile la discesa agli inferi della coscienza di una donna trovatasi quasi per caso all’interno di un devastante gioco di potere.

Don Pie’, io nun sugnu nu suldat’.

Gomorra – 2x11/12Patrizia, uno tra i personaggi più interessanti di questa stagione, ci è stata presentata come vittima innocente del posto in cui si è trovata a vivere. Il suo essere innocua e in un certo senso ‘invisibile’ è stato proprio il motivo che ha indotto suo zio, Malamore, a sceglierla come ambasciatrice del recluso don Pietro. Incontro dopo incontro, l’ingenua apparenza della ragazza si è andata via via disgregando fino ad arrivare a quella fredda espressione con cui, in piedi e a braccia incrociate, ascolta, senza batter ciglio, la lite tra Pietro e Genny sulla decisione di uccidere la figlia di Ciro. L’odio per quel mondo che l’ha lasciata orfana è stato consolato da un amore irrazionale per l’uomo che domina quello stesso mondo.
Senza eccesso di racconto, e grazie alla splendida interpretazione di Cristiana Dell’Anna, la crescita del personaggio è stata fluida e graduale, mostrandoci il passaggio da vittima a donna del carnefice con una naturalezza emozionale che quasi occulta la mutazione radicale del personaggio. Tuttavia, il cambiamento della tipologia di rapporto con don Pietro sminuisce in un certo senso le potenzialità intuitive della donna, finora rivelatesi di vitale importanza. Nella discussione con Pietro che segue alla visita di Genny, Patrizia – pur notando e mettendo in evidenza le criticità del rapporto padre-figlio – si concentra invece sull’ossessivo ricordo di Donna Imma, evitando di perorare un consiglio che, forse, avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.

A’ fine ro’ juorno sta tutta ca’.

Gomorra – 2x11/12Una cosa però è certa, al di là di ogni consiglio, Pietro non avrebbe mai cambiato idea sulla linea di comando; l’evoluzione del personaggio è così catastroficamente orientata verso un potere assoluto che non sarebbe mutata neanche se gli avessero assicurato che ciò avrebbe decretato la sua morte. Lo scontro tra Pietro e Gennaro è una delle storyline più interessanti dell’intera stagione, che a tratti prende le sembianze di un dramma familiare risolto con uno scontro generazionale in cui il nuovo annienta il vecchio. Per Pietro «‘o sang si mastica ma nun si sputa», per Gennaro invece il sangue s’inghiotte e poi si vomita, in un gesto di virulenta estirpazione di un’appartenenza percepita come impedimento verso un futuro da trascorrere con le redini in mano.
Per le modalità in cui è avvenuta, la morte di Pietro Savastano, uno dei momenti più intensi di questo finale, rappresenta un atto di fortissimo coraggio per la serie che chiude così ogni suo legame con il passato che l’ha generata per proiettarsi verso un futuro – lo show è stato rinnovato per una terza e quarta stagione – dall’apparenza completamente inedita. Con don Pietro se ne va un pezzo di Gomorra, uno dei suoi pilastri più rappresentativi. Pietro Savastano è un uomo tutto d’un pezzo, legato alla vecchia tradizione criminale che non conosce dubbi di coscienza o tentennamenti, un uomo fino alla fine schiavo di una superbia che l’ha reso inabile a guardare le cose attraverso le mostruose conseguenze che possono avere, un uomo che non esita a far uccidere una bambina per poter consolidare il suo potere e che calpesta l’orgoglio del suo stesso figlio per dar voce all’asfissiante rancore per la perdita del suo impero. Pietro Savastano è un personaggio grandissimo, ricco delle contraddizioni emotive e delle mille sfumature che Fortunato Cerlino è riuscito a conferirgli: la dolcezza con cui propone a Patrizia di sposarlo o con cui saluta Imma poco prima di raggiungerla sono i barlumi di un’umanità a cui, per forza di cose, non è mai riuscito a cedere del tutto. Ci mancherà, e tanto.

L’unica cosa che ce po’ fottere è a paura.

Gomorra – 2x11/12Completamente diverso è lo statuto di Ciro Di Marzio, personaggio emblema di una nuova generazione di camorristi che hanno guardato alle colpe dei padri cercando di redimerle; un uomo partito dal basso che pur di raggiungere la cima non ha esitato a uccidere la donna che ama, la madre di sua figlia. Ma una volta raggiunta la vetta Ciro sprofonda nell’abisso della sua fragilità umana. Per dare un senso alla morte di Debora, Di Marzio ha dovuto fare di tutto per arrivare sempre più in alto, ma la morte ha continuato a camminare al suo fianco, sciogliendo quel veleno che si portava in corpo per farlo attecchire anche nella sua anima. La perdita della figlia è l’ultimo atto di cui vuole essere protagonista, il dolore abissale che lo pervade si può solo nutrire di un forte e punitivo senso di sconfitta. Ciro sa benissimo che la vendetta non riuscirebbe a sanare un’anima che resterà spezzata per sempre, ma cede all’invito di Genny perché, nonostante tutto, resta ancorato a quelle leggi di strada che sono l’unico modo con cui riesce a decifrare il reale. Al cospetto di Pietro non c’è nessuna furia, ma una tiepida rassegnazione per la consapevolezza che, nonostante l’immortalità decantata, dentro di lui qualcosa è morto per sempre.

Tu si o’ fij’ di Pietro Savastano, nient’ fori a chest’.

Gomorra – 2x11/12Il vero erede di Pietro Savastano è colui che avrebbe da tempo dovuto prendere il suo posto, colui che l’impero l’ha gettato in pasto ai cani di Ciro e Salvatore Conte: Gennaro Savastano. La sua è la parabola meglio riuscita della stagione, un’evoluzione lenta e tutta agita sottocoperta, lasciando presagire ben poco del grande disegno che gli sorvolava la mente già quando decise di disobbedire al padre lasciando in vita Ciro. Genny ha previsto tutto, e ha guardato dall’alto della sua casa romana lo scorrere imperterrito del sangue partenopeo. Conteso dai due padroni, non ha ceduto a nessuno dei due, perché, forte dell’esempio del padre, lui il potere non vuole dividerlo con nessuno. Non è possibile nessuna alleanza nel mondo di Gomorra, lo sapeva Pietro e lo sa anche Genny, che imprigionato da sempre in ruoli da subalterno ha deciso di venire allo scoperto solo adesso che può regnare da solo.
Il bambino è cresciuto, non ha più bisogno di padri da cui prendere ordini né tantomeno di amici con cui allearsi. Gennaro demolisce poco alla volta il suo ruolo di figlio – come fa materialmente in chiusura dell’undicesimo episodio quando distrugge la sua immagine tra Imma e Pietro – per prepararsi al suo ruolo di padre, poggiando le fondamenta di un impero basato, come quello in cui è cresciuto, sulla solidità familiare. Allontana don Giuseppe e poi elimina il suo stesso padre, che rinasce al suo cospetto sotto forma di figlio. Se in questa seconda stagione di Gomorra c’è un vincitore, è sicuramente Genny: ma fino a che punto può essere considerato davvero un vincitore colui che sfrutta il dolore di un amico per uccidere il suo stesso padre? La metamorfosi è in atto, don Pietro non c’è più, ma la sua spietata freddezza rivive nel figlio, diventato uomo e padre a sua volta. La famiglia Savastano si è ricomposta, e partirà dal basso Lazio per tornare a regnare tra le rovine di una Secondigliano completamente allo sbaraglio.

L’aggia scassà subito.

Gomorra – 2x11/12All’interno di questa violentissima faida, si colloca una delle scene più atroci dell’intera serie, una scena difficile da sopportare, da digerire, da metabolizzare. Rapportarsi a un atto così mostruoso, come l’uccisione di una bambina, ci proietta con una violenza spiazzante verso i crateri più infimi che può raggiungere l’animo umano alla ricerca di potere. Ci racconta sfumature sull’ampio concetto di ‘guerra’, allargandosi a quello di vendetta, qui chiamato in causa solo come giustificazione di un atto che non ammette giustificazione alcuna.
La regia di Cupellini abbraccia la scena trasformando la sua crudezza in tragicità: non è l’atto in sé che ci viene mostrato, ma la tragica, orribile, mostruosa deriva dell’uomo. Il talento di Fabio De Caro, perfetto nell’interpretazione di una delle azioni più ignobili che un uomo possa compiere, fa il resto: l’andatura cadenzata quando scende dall’auto, lo sguardo sgomento con cui osserva la piccola, la forza che insieme al perdono chiede a quel crocifisso che tiene in petto, la mano tremante con cui impugna l’arma e poi la risolutezza con cui spara, come a ribadire che la sua fedeltà incondizionata a don Pietro non gli lascia alcuna via d’uscita.

Gomorra – 2x11/12Non sono mancate le critiche alla scena – arrivate perfino a colpire anche l’attore, ricoperto di insulti e minacce – che si vanno sommando alle critiche che l’intera serie ha da sempre riportato in patria.
L’Italia è un paese che è abituato a una televisione edulcorata, scanzonata, una tv vista come svago e intrattenimento. Gomorra propone un altro tipo di partecipazione, chiede ai suoi spettatori di scuotere i propri animi, di guardare dentro se stessi per riappropriarsi di quelle emozioni che se ben stimolate possono diventare un importante medium per una migliore decifrazione del reale. Scagliarsi contro gli scrittori, o addirittura contro l’attore, è la classica manifestazione di uno stadio di arretratezza percettiva nei confronti dell’opera d’arte tout court, che purtroppo in Italia dilaga ancora.
Lo spettatore medio italiano preferisce confrontarsi con qualcosa che possa offrirgli una quieta immedesimazione, vuole ritrovare sullo schermo una parte di sé in cui riconoscersi in maniera semplice e lineare. Il pubblico italiano non è abituato a confrontarsi con il male assoluto, e spesso rifiuta di andare oltre l’apparenza delle cose, lasciandosi andare a un disgusto fine a se stesso, quando invece sarebbe più costruttivo attingere a quel disgusto provocato dalla visione per generare una serie di riflessioni sulla deriva dell’umanità tutta.

Gomorra – 2x11/12Perché Gomorra mette in scena il dramma del mondo che continua a ripiegarsi sui suoi errori primordiali. Far finta che atrocità come quelle raccontate in questo finale non siano possibili è come rifiutare che l’animo umano possa avere innumerevoli declinazioni diverse. Purtroppo, questi atti mostruosi fanno parte del nostro tempo, così come fanno parte del passato dell’intera umanità. Cosa fare per combatterli? Nessuna azione è concretamente risolutiva, ma renderne manifesta la possibilità, analizzarne il sostrato emozionale, instillare una serie di riflessioni è un tassello importante verso una necessaria consapevolezza, elemento indispensabile per riuscire a vivere la tragicità della nostra contemporaneità senza preconcetti e false ipocrisie.
Quando la realtà si specchia nella sua rappresentazione appare ai nostri occhi più limpida, sia nella sua bellezza che, soprattutto, nella sua mostruosità.

Due episodi stupendi chiudono una altrettanto splendida stagione. Gomorra si riconferma come la migliore serie italiana e può a ragione essere annoverata tra le migliori serie dell’anno, a fianco di produzioni che hanno alle spalle una tradizione ben più consolidata. Aspettiamo con ansia la terza stagione, nella speranza che le voci per un ritorno già la prossima primavera risultino veritiere.

Voto Episodio 11: 9
Voto Episodio 12: 9½
Voto Stagione: 9

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18 commenti su “Gomorra – 2×11/12

  • Firpo

    Non so se Genny consideri Ciro un amico. Penso lo abbia solo usato nel suo piano per ribaltare il padre e mi chiedo se non abbia aspettato fino alla fine non solo per veder cadere il padre ma anche lui.

     
    • Francesca Gennuso L'autore dell'articolo

      Ciao Firpo, sicuramente adesso Genny non considera amico nessuno, ma un tempo lui e Ciro erano amici, un’amicizia che comunque si era rotta nel momento in cui lui ha ucciso sua madre e ha tentato di eliminare anche lui. È Ciro che più volte in questa stagione fa appello a quel legame quasi fraterno che li ha legati un tempo, confondendo la decisione di non ucciderlo come un residuo d’affetto. Invece Genny, secondo me e come sottolinei tu, voleva la caduta di entrambi, di colui che aveva considerato come un fratello e di quel padre da cui si è stancato di richiedere attenzione e approvazione.

       
  • Genio in bottiglia

    Prima di tutto, Francesca, complimenti sinceri per la bella recensione. Il livello di Gomorra è stato altissimo nel corso di questa stagione, che in certi momenti speravo anche fosse l’ultima, così da non dovermi staccare da una versione depotenziata della stessa. Era evidente che qualcuno dei tre a fine stagione doveva morire e, dato che Genny era rimasto fuori dai giochi, era o Ciro o Don Pietro. Alla fine, in qualche modo, sono morti entrambi: Ciro con la figlia e Don Pietro, beh, in quel modo. Mi pare che su di lui si sia abbattuta la maledizione di Stannis Baratheon, in GoT: [edit]
    Non ho idea di come gli autori sapranno concepire altre due stagioni dopo aver abituato gli spettatori ad un livello del genere, ma intanto non posso che essere lieto e persino orgoglioso del fatto che per una volta assisto ad un prodotto seriale made in italy che posso onestamente ritenere di un livello eccelso.

    [Commento modificato dalla Redazione: evitiamo riferimenti a eventi importanti di altre serie, anche se di stagioni passate! Grazie]

     
  • Teresa

    Solo un piccolo appunto linguistico alla bellissima recensione:
    in napoletano si dice “je nun song” e non “io nun sugnu”. “Sugnu” è siciliano.
    Così come è siciliano “fori”, mentre in napoletano si dice “for(a)”
    Comunque, questa stagione 2 mi è piaciuta anche più della 1. La serie ha retto benissimo la perdita di Donna Imma, così come sono certa che reggerà altrettanto bene la perdita di Don Pietro.
    Mi sono piaciuti in particolare gli episodi che si sono focalizzati sul residuo di umanità dei personaggi, come quelli incentrati su Salvatore Conte, sul Principe, su Scianel.
    Genny finora è il personaggio più disumano e calcolatore. Uccide il padre alleandosi con chi gli ha ucciso la madre. Forse solo per il figlioletto proverà un vero sentimento, perché credo che non ami davvero neanche Azzurra.
    E niente, al di là di tutto, Gomorra ci ha mostrato che ci sono tanti attori validissimi in Italia, al di fuori del solito giro che monopolizza ogni film.
    Chi lo conosceva Fortunato Cerlino prima, se non come attore teatrale?
    E la formidabile Cristina Donadio? E anche la giovane Cristiana Dall’Anna, una vera scoperta.
    Le possiamo fare le belle serie, in Italia, con bravi attori. Si era già visto con “Romanzo criminale”, e con Gomorra ancor di più.
    Ancora complimenti Francesca, e non vedo l’ora che arrivi la stagione 3.

     
    • Francesca Gennuso L'autore dell'articolo

      Grazie mille per i complimenti Teresa! Anche a me questa stagione è piaciuta quasi più della prima. Per quanto mi dispiaccia perdere Fortunato Cerlino, così come mi era dispiaciuto per Maria Pia Calzone, la sua dipartita è coerente a un ottimo sviluppo della storia. Non vedo l’ora che arrivi la terza stagione anche per poter continuare a essere orgogliosa di un prodotto squisitamente italiano, con attori semisconosciuti che danno una prova migliore di molti soliti noti, in tv come al cinema.
      P. S. Mi hai scoperta! Sono siciliana e quel “sugnu” è proprio una disgrafia del cuore, perché ero davvero convinta di aver scritto “song” – una delle poche cose che so tra le differenze tra i due dialetti! Invece “fori” l’ho preso da una citazione on line che mi sembrava attendibile, perché anche in siciliano diciamo “fora”.

       
  • Rorschach

    Come al solito ottima recensione.
    Io già penso alla prossima stagione. Spero di vedere un allargamento degli orizzonti, dato che Genny è a Roma si potrebbero vedere i rapporti della Camorra con la criminalità romana e con i calabresi già introdotti nella seconda puntata. Magari ci starebbe anche un punto di vista delle forze dell’ordine, con carabinieri corrotti o semplicemente che hanno paura di affrontare la mafia e le difficoltà nella lotta al crimine causate da politica e questioni di soldi. Questo potrebbe essere l’opera di denuncia sociale più forte mai fatta in Italia, spero non restino ancorati a Scampia e Secondigliano

     
  • Angela

    Scrivo solo a conclusione della stagione e non posso che spendere elogi per questa serie. Regia, fotografia e interpretazioni tutte di altissimo livello e mi piace moltissimo il fatto che le storie trattino di temi d’attualità del nostro paese. Anche la recitazione in dialetto stretto è una scelta coraggiosa secondo me, che alla fine si è rivelata un valore aggiunto. Belle anche le musiche… difficile insomma trovare difetti. Bravi tutti e alla prossima!

     
  • sixfeet

    Complimenti Francesca per la splendida recensione. Seriangolo si conferma tra i pochissimi (forse l’unico?) che fa delle autentich recensione di qualità del mondo seriale.
    Passando a Gomorra, che dire, continua a essere una serie eccezionale che non teme confronti con le migliori serie internazionali. Tuttavia avrei dato dei voti un pelino inferiori in particolare confrontando con la prima stagione, non dimentichiamoci il climax pazzesco degli ultimi quattro episodi della prima serie che a mio parere non è stato raggiunto da questi ultimi della seconda. Comunque straordinari i nuovi personaggi introdotti nella serie, in particolare la mia preferita Patrizia (che fantastica attrice Cristiana Dell’Anna!). Personalmente avrei preferito che la tensione sessuale con Don Pietro restasse sino alla fine, non ho apprezzato molto la sua conclusione.
    A questo punto ho solo un grosso timore: Sollima ha confermato che non parteciperà alla terza e quarta stagione. Ce la farà la serie a mantenere i suoi elevatissimi standard di qualità senza il suo grande show runner?

     
  • Rand

    Per me questo è un finale di stagione da sufficienza, come da sufficienza piena o poco più è tutta la seconda stagione di Gomorra. Peraltro hanno ucciso il personaggio interpretato dal miglior attore di questa serie per distacco. Come al solito la trama scorre troppo velocemente, la ricerca della scena “a effetto” è estremamente insistente anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Lati positivi: tutto è ben girato e ben realizzato, la sceneggiatura nel complesso regge anche se, come detto, di scene nonsense ce ne sono diverse (vedi la scena dei killer che fingono di sostituire la lampadina dal lampione stradale). Ancora una volta se guardo Gomorra come una produzione italiana e basta, penso sia qualcosa di eccezionale. In senso assoluto è una serie godibile e nulla più, che paga l’inesperienza della produzione e un cast con svariati attori mediocri (ma anche tanti capaci). Il mio voto è 6 al finale di stagione (avevo già capito a metà del penultimo episodio dove si andava a parare), e 7 alla stagione nel complesso.