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Person of Interest - 5x12 .exeA un passo dalla fine Person of Interest avvia un discorso per lungo tempo tenuto da parte ma ora inevitabile per la prosecuzione e quindi l’ultimazione del racconto della grande guerra tra divinità artificiali: il what if di questo episodio viene qui utilizzato in modo perfettamente strumentale a quanto sta accadendo, diventando rappresentativo di un dualismo alla base della serie stessa. 

Cosa sarebbe successo se è uno dei grandi interrogativi dell’umanità relativamente a più o meno qualunque cosa, da questioni personali del singolo fino a grandi cambiamenti sociali, che portano ad immaginare universi alternativi, risoluzioni diverse di eventi storici e tutte le conseguenze che queste avrebbero comportato. Come sarebbe stato il mondo se avessero vinto i nazisti (The Man in The High Castle), cosa sarebbe successo se JFK non fosse stato ucciso (11.22.63), e così molti altri prodotti – di letteratura e anche di serialità televisiva – hanno trattato il what if come strumento rappresentativo di una curiosità umana ancestrale, che vede nel campo delle ipotesi non verificabili un’area fortemente produttiva e ricca di materiale.

Person of Interest - 5x12 .exeL’idea che una serie come Person of Interest utilizzasse uno strumento del genere poteva essere prevedibile (e del resto, abbiamo visto già nello splendido “If-Then-Else” come la Macchina sia in grado di prevedere tutti gli scenari possibili e suggerire le scelte “migliori”, o le meno peggio); ma in questo caso ad essere messa in dubbio come variabile è l’esistenza stessa della Macchina, ossia di quello strumento in grado di simulare e verificare tutti i what if possibili.
È la divinità in contemplazione di se stessa; ma, a differenza di un dio aristotelicamente inteso impegnato nel pensiero di se stesso, la Macchina si rivolge alla sua stessa potenziale inesistenza e mette in scena le simulazioni per aiutare Harold nella scelta più difficile della sua vita, conscia del possibile sacrificio cui dovrà andare incontro.

“Tell me, after it’s eradicated both ASIs, what then?”
Then we go back to letting humanity determine its own fate.”

Person of Interest - 5x12 .exeIl discorso che Nolan ha portato avanti con questa serie ha sempre giocato sui concetti di destino e libero arbitrio, che sono poi i due grandi temi in perenne conflitto quando si parla di religioni e divinità: la capacità della Macchina e di Samaritan di prevedere un crimine, basata sul concetto di inevitabilità di un atto che parte dall’intenzione e si sviluppa nella sua realizzazione, trova nel diverso approccio delle due IA la differenza tra l’essere destinati a qualcosa e avere la possibilità fino all’ultimo di scegliere una soluzione diversa per sé e per gli altri.
Laddove Samaritan si impegna a eliminare i “non adatti” senza possibilità di appello, con un processo alle intenzioni che trova nel “greater good” una giustificazione necessaria e sufficiente, la Macchina fa l’esatto opposto: permette ad altri umani (il, anzi i, Team Machine) di impedire l’atto che sta per accadere, salvando la vittima (e il carnefice) da un destino che tale non è, e che può quindi essere modificato fino all’ultimo.

Nella mente della Macchina coesistono quindi sia il concetto di destino (seppur inteso in un modo diverso da quello canonico) che quello di libero arbitrio: il primo, che la porta a poter prevedere come una variabile possa influenzare le vite ad essa legate; e il libero arbitrio, che si manifesta nella capacità di chiunque di cambiare le sorti di sé e degli altri – di scegliere, insomma, tra più “destini”.
È inevitabile quindi che la Macchina applichi questo stesso discorso a se stessa: tuttavia, proprio per la sua stessa natura, non può essere lei a decidere il suo destino, bensì Harold, grazie all’esercizio di un libero arbitrio che lei non ha mai messo in discussione. E, per farlo, non poteva che mettere in scena le più importanti simulazioni (in una stagione che di queste ultime ha parlato in più di un’occasione) ad un passo dalla fine.

But the world without you wasn’t definitely better or worse than the one we currently inhabit. It was just… different.”
Are you sure, Harold?”

Person of Interest - 5x12 .exeA differenza di tutte quelle situazioni immaginate (letterarie e non) in cui, tolta una variabile, si viene a creare un’evidente alternativa distopica – quasi un memento, come a dire “non si gioca con il passato” –, qui gli scenari che si presentano sono una mescolanza di elementi positivi e negativi: Carter e Nathan sono vivi, ma Reese è morto; nessuno avrebbe dato la caccia a Shaw, ma non avrebbe mai conosciuto Root – e certo, non l’avrebbe neanche mai persa, come puntualizza Harold in una chiara sovrapposizione della sua situazione con Grace nella realtà e nella simulazione.
Fusco, a cui è dedicata una sezione della puntata slegata da tutto il resto, è quello che forse più di tutti rappresenta un cambiamento “puro”, non tanto per una questione di differenze qualitative più importanti, quanto perché fino a pochissime puntate fa ha sempre lavorato senza sapere per conto di chi stava agendo. Ha quindi deciso da che parte stare, dopo un’opportuna spinta iniziale, in modo però assolutamente autonomo scegliendo tra bene e male fini a se stessi, ed è forse per tale motivo che in questa stagione ha assunto quella centralità che da tempo meritava: ed è soprattutto in quella scena finale, con il dubbio su cosa fare con l’agente LeRoux, che si concretizza nel modo più evidente la capacità tutta umana di riflettere e prendere decisioni non perché imposte dall’alto ma perché siamo esseri dotati di raziocinio e, in ultimo, di libero arbitrio.

Person of Interest - 5x12 .exeCiò che la Macchina fa durante tutta la puntata, tra cui portare Reese e Shaw a Fort Meade, non è per far sì che Harold compia effettivamente un’azione o un’altra, ma al contrario è per dare la possibilità al suo creatore di scegliere, di esercitare quell’incredibile facoltà grazie alla quale da sempre l’uomo è riuscito ad autodeterminarsi. La prova è proprio in quella password che, a differenza di quanto pensava Greer ma anche lo stesso Finch, la Macchina conosce perfettamente e che non utilizza perché la scelta non è sua: Dashwood, in riferimento a quel “Ragione e Sentimento” con cui Harold chiede a Grace di sposarlo; ma anche a quella ragione e a quel sentimento che da sempre sono stati i due poli della vita di Harold, costretto fino a questo momento a combatterli entrambi per prendere la scelta più giusta.

They’ll never truly appreciate all that Samaritan’s given them.
They’re not capable. They’re just bad code.

Person of Interest - 5x12 .exeLa Macchina ha modificato le vite di tutti i nostri protagonisti, ma l’incarnazione del cambiamento è ovviamente Root, inizialmente avversaria di Finch e infine sua salvatrice, a discapito della sua stessa vita. L’ultima simulazione riguarda quindi ovviamente lei ma in funzione di qualcos’altro: l’assenza della Macchina, infatti, non impedisce la presenza di Samaritan, che anzi viene intuita sin dal primo what if – quell’accenno agli “omicidi in calo” e alle sparizioni in aumento nella simulazione su Fusco ne era un evidente segnale. È quel cambiamento mai avvenuto in Root, quel suo vecchio riferimento alle persone come a un bad code, che fa capire ad Harold come il mondo possa esistere sia senza che con la Macchina, ma non con Samaritan: perché mentre la prima aiuta l’umanità a esprimere la propria capacità di scelta, la seconda la sopprime, impedendone lo sviluppo e in definitiva la stessa autodeterminazione.
Non è un caso che proprio in questa puntata muoia Greer, un uomo disposto a sacrificarsi per il suo dio (e di questi tempi l’argomento assume un valore ancora più profondo) davanti ad un altro uomo, Harold, che invece sacrifica il suo dio per l’umanità intera. Una differenza sostanziale nel greater good, che non poteva che portare a queste due decisioni, così opposte e così inevitabilmente legate una all’altra.

Person of Interest - 5x12 .exeÈ difficile capire cosa succederà nel series finale, ora che la decisione è stata presa e che – a scanso di modifiche dell’ultimo – entrambe le IA sono state condannate all’oblio; quello che è certo è che una serie come Person of Interest è stata in grado (tra puntate filler, la sua natura di procedurale e un inizio che ha scoraggiato parecchie persone) di parlare di temi universali e vecchi come il mondo in un modo così innovativo che forse non siamo ancora in grado di comprenderne interamente la grandezza. Questo non implica che la serie non abbia avuto difetti, anzi; ma da uno show in onda su un canale generalista come CBS era davvero difficile aspettarsi questo tipo di esito. E, se è vero che la componente action e fumettistica ha sempre contribuito ad alleggerire un discorso di gran lunga più complesso, quest’ultimo sta arrivando alla fine in tutta la sua piena potenza.

Voto: 8½

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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13 commenti su “Person of Interest – 5×12 .exe

  • Un fan deluso

    Devo dire che, rispetto ai due episodi precedenti, questo mi è piaciuto di più e mi fa sperare che il finale di questa serie alla quale rimarrò sempre legato, nonostante il suo declino nella quarta e soprattutto nella quinta stagione, sarà quantomeno dignitoso.

    In ogni caso, devo però constatare che anche in questa puntata il profondo messaggio filosofico viene svilito da una resa infarcita di plothole imbarazzanti. Quanto rimpiango le prime tre stagioni e la prima metà della quarta, dove forma e contenuto erano quasi sempre di grande livello.

    1) La morte di Greer è probabilmente la cosa più ridicola di tutta la serie, peggiore perfino di quelle di Elias e Root. Che senso aveva per Samaritan ammazzare Greer, quando Greer avrebbe potuto tranquillamente sparare a Finch oppure uscire dalla stanza? Assurdità totale è anche il modo in cui Finch riesce a salvarsi, ovvero grazie a un messaggio con la password della porta inviato dalla Macchina tramite un telefonino che si trova all’esterno per una clamorosa botta di fortuna. E quel che è peggio è che Samaritan aveva tutto il tempo per intervenire bloccando l’apertura della porta in qualche modo o inviando altri agenti, e invece lascia che Finch si liberi. Una cosa davvero demenziale.

    2) Come nell’episodio precedente Finch non viene minimamente braccato da Samaritan e si introduce nella base dell’NSA abbastanza facilmente. La cosa viene spiegata con il fatto che Samaritan voleva che arrivasse lì per essere preso da Greer. È una spiegazione un po’ forzata, ma ci può stare. Però, una volta che Finch si libera, Samaritan non fa praticamente nulla per impedirgli di lanciare il virus. Manda giusto qualche agente che viene fermato senza troppa difficoltà da Reese e Shaw, e basta! Dopo Finch si può permettere senza problemi di fare una chiacchierata sia con la Macchina che con Samaritan, mentre la Macchina fa evacuare l’edificio come se fosse lei a comandare lì e non Samaritan. Dimenticavo: anche Reese e Shaw si introducono nella base con una facilità irrisoria.

    3) Negli ultimi episodi Finch è stato in God Mode più di quanto lo sia stato Root nelle ultime due stagioni. E nonostante ciò, sembra che Samaritan si sta dimostrando ancora incapace di localizzare La Macchina, quando nella quarta stagione era stato spiegato che ogni minima azione della Macchina (a parte i numeri) avrebbe potuto farla trovare. Boh!

    4) Veniamo alle simulazioni: sono un grande fan dei “what if”, perciò da tale punto di vista questo episodio ha esaudito un mio grande desiderio. Il problema, però, è che queste simulazioni “ucroniche” sono troppo irrealistiche per la serie. Neanche Samaritan, che è un’IA molto più potente della Macchina (sebbene gli sceneggiatori la facciano rincretinire per convenienze di trama) avrebbe potuto effettuare un calcolo così complesso come quello di un mondo senza Macchina (stiamo parlando di una simulazione che copre eventi di una decina di anni e le vite di miliardi di persone). Tra l’altro, attualmente la Macchina è ridotta ad avere solo 64 server, quindi mi è ulteriormente difficile credere che il calcolo sia preciso addirittura al 96%.

    5) Diamo pure per buono che le simulazioni siano affidabili: la simulazione su Reese, secondo me, rovina in maniera gravissima lo sviluppo narrativo del personaggio, già fortemente danneggiato dall’episodio 5×03. In pratica, scopriamo che se Reese fosse riuscito a salvare Jessica, avrebbe comunque tentato il suicidio perché sarebbe stato respinto. Insomma, tutti i rimpianti di Reese sul non essere riuscito a salvare la vita di Jessica nelle prime stagioni e il suo progressivo percorso di “apertura alla vita” che raggiunge il culmine nella seconda metà della quarta stagione con la visione della Carter nella puntata 4×20 e la relazione con Iris sono sostanzialmente inutili, perché Reese è destinato in entrambi gli universi a non poter avere una vita normale e probabilmente morirà per questo motivo nell’ultimo episodio. Per lui non c’è mai stata speranza, il suo essere in vita è soltanto “tempo preso a prestito” (cit.) Alla faccia del libero arbitrio e della possibilità di redenzione!

     
    • Un fan deluso

      Dimenticavo: la parte di trama dedicata a Fusco è praticamente inutile, mette nuovamente in luce la stupidità di convenienza di Samaritan (i cadaveri delle persone uccise da Samaritan vengono ritrovati un paio di mesi dopo essere stati nascosti) e l’ennesimo inefficiente agente di Samaritan non si accorge che Fusco ha un giubbotto antiproiettile. Ma cosa è successo a Nolan per ridurre così il livello delle sceneggiature?

       
    • Dave

      Premetto che a me è piaciuta comunque molto la quinta stagione, però è vero: le affermazioni che hai detto in buona parte le condivido anche io.
      La sospensione di incredulità in quest’ultima stagione è stata richiesta molto di più rispetto al passato.
      La CBS non ha aiutato. Gli sceneggiatori alla fine della quarta stagione avevano già una storia da sviluppare (nella quinta stagione, all’inizio, era previsto rivedere controllo per esempio), ma hanno dovuto rivederla sotto pressione della CBS perché voleva ancora i numeri della settimana.
      Io un’idea per spiegare queste stranezze ce l’avrei, ma visto che la serie è finita mi devo “accontentare” di come stanno le cose così come sono.

       
    • Rita

      Condivido quasi tutti i punti, fan deluso, meno uno: il cellulare non era li a caso, perché era stato tolto a Finch, insieme al suo auricolare, appena prima di farlo entrare nella stanza insieme a greer. Come si vede, appena sbloccata la stanza e riuscito ad uscire, lo risistema sull’udito.
      Tra l’altro, per lo stesso motivo che hanno tolto auricolare e cellulare a Finch, forse hanno dovuto togliere la pistola a Greer, boh. (Non lo so come funzionerebbe una stanza pressurizzata così, non conosco dettagli tecnici)…

       
      • Un fan deluso

        Non mi sono spiegato bene. Di regola, il cellulare non sarebbe dovuto essere lì per due motivi:

        1) Gli agenti di Samaritan avrebbero dovuto toglierlo a Finch molto prima, non appena lo hanno catturato. Che senso aveva lasciarglielo tenere?

        2) Anche tralasciando quanto ho detto sopra, rimane il fatto che fra tutti i posti dove lo potevano mettere, perché proprio davanti alla porta (ovvero nell’unico punto da dove la Macchina avrebbe potuto salvare Finch)? Oppure, perché non lo hanno distrutto e basta?

        Non avrei mai potuto pensare che Jonathan Nolan potesse raggiungere un tale livello di sciatteria nella scrittura di quella che un tempo era una delle migliori serie sci-fi del nuovo millennio, ma tant’è.

         
  • annamaria

    Che bella recensione, Federica, proprio bella bella!
    Sarò tristissima senza POI ma sono contenta che stia finendo bene (bene?)
    Amo profondamente Finch, come personaggio ma anche come persona (per me lo è, è un amico).
    E amo The Machine soprattutto adesso che parla con la voce di Root.
    Spero che almeno qualcuno del team si salvi ma non ci conto molto.
    Mi dispiace che POI finisca ma preferisco così che lo svacco di certe serie (non dico Dexter per non farti star male dato che è amico tuo)
    Dovresti però, chiarirmi un punto, tu che evidentemente ne sai (!)
    Come fa The Machine a comunicare con Finch dandogli il codice per aprire a porta se tutto l’edificio era una gabbia di Faraday?

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Ahahah Dexter era un mio amico prima che la serie svaccasse, nella mia presentazione è rimasto in memoria dei bei tempi andati 😉
      Innanzitutto grazie per i complimenti! Dunque, la struttura di Fort Meade impediva qualunque accesso dall’esterno, quindi la Macchina non poteva comunicare con Harold. Ma! Ha fatto in modo che Shaw e Reese trovassero un modem wireless direttamente all’interno della struttura che, una volta attivato, ha permesso alla Macchina di bypassare il sistema e ha funzionato da collegamento tra fuori e dentro (purtroppo a livello di specifiche tecniche non so dirti molto! Probabilmente il fatto che non fosse inserito nel sistema di Fort Meade in quanto indipendente e al contempo all’interno dell’edificio ha permesso di superare il problema)

       
    • sixfeet

      A questo posso rispondere io. The machine all’inizio come prima cosa ha fatto montare a John e Sameen un ripetitore wifi all’interno dell’edificio proprio per poter comunicare con Finch

       
  • sixfeet

    Opps…spiegazione di Federica decisamente tecnicamente più precisa della mia. Ottima recensione comunque si nota come stiano cercando di chiudere tutto un po frettolosamente. L’espediente forzato del virus continua a non convincermi.

     
    • annamaria

      Io invece credo che sia l’unica soluzione possibile.
      Cos’altro potrebbe uccidere Samaritan, se non un virus?
      Mica le puoi sparare.
      E’ un super-virus della Nasa, no? (o qualcosa del genere, non ho capito bene, perdona l’ignoranza).
      Samaritan la puoi solo far ammalare e, si spera, morire, non potrai mai disattivarla perché non potrai mai andarle così vicino da poterlo fare.
      Credo che il virus sia una scelta obbligata.

       
      • sixfeet

        Mah…io speravo che alla fine Finch decidesse di liberare The Machine che così avrebbe affrontato Samaritan ad armi pari.

         
        • annamaria

          Ma non sarebbe ma ad armi pari.
          Anche libera da vincoli The Machine avrebbe comunque una coscienza, una morale che Samaritan non ha.
          E’ per questo che sono contraria ad armare i cittadini contro i delinquenti come fanno in America perché il delinquente avrà sempre una libertà d’azione che il semplice cittadino non ha, o almeno si spera se non ne vien fuori un società di tutti delinquenti.
          The Machine libera magri potrà difendersi ma non avrà mai la forza di distruggere Samaritan (ricordi le simulazioni a camera chiusa?) e Samaritan va distrutta o distruggerà l’umanità.
          Anzi si sta già preparando a farlo, progetta di lasciare la terra e vorrebbe portarsi dietro The Machine per avere un po’ di compagnia “intelligente”.