Westworld – 1×06 The Adversary 11


Westworld - 1x06 The AdversaryDopo una prima parte per forza di cose cauta ed introduttiva, Westworld è ormai definitivamente nel secondo atto della stagione, la parte dell’evoluzione e dello sconvolgimento di temi, personaggi e del racconto in generale.

Era infatti obbligatorio che una serie dallo spettro così ampio si prendesse del tempo per identificare i numerosissimi ed articolati argomenti che si devono toccare, che si muovesse con calma in modo da non perdersi subito in un sistema di personaggi e linee narrative a dir poco complesso. È per questo che le prime quattro puntate hanno – giustamente – mostrato una certa propensione al quasi-congelamento della narrazione, portando diverse storie a “girare su se stesse” in modo da concentrarsi sulla molteplicità di temi che ognuna di queste mette in scena; ed è per questo che lo scorso episodio e questo “The Adversary” avevano il compito di stravolgere lo status quo, lanciando un macchinario ormai ben costruito verso la storia che la penna di Nolan vuole raccontare.

Westworld - 1x06 The AdversaryÈ con la storia di Maeve che lo show continua a portare avanti le sue riflessioni fondamentali: sulla natura dell’essere umano e quella dell’intelligenza artificiale, sulla coscienza e la memoria, sul libero arbitrio e la possibilità di controllare la propria natura. Maeve è il primo personaggio insieme a Dolores ad uscire da uno schema precostituito per trovare un senso in quello che vede; è il pensiero autonomo ed indipendente il primo atto di ribellione che vediamo compiere, ed in questo episodio tale processo viene portato ad un inevitabile punto di rottura.
Il “difetto” che ha portato a questa situazione sta, come spesso accade, nella scelta di dotare l’host di certe caratteristiche necessarie per lo sviluppo del parco ma anche pericolose per la coscienza dell’androide stesso, che inevitabilmente sfrutta la libertà di pensiero concessagli per esplorare quelle parti della propria esistenza che appaiono scure ed indecifrabili. Il fatto che la serie rimanga ancora così densa di misteri rende difficile arrivare alla causa della ribellione di Maeve (in questo episodio si parla di una riprogrammazione, ma quanto invece è da imputare alla volontà stessa della donna?), ma il significato alla base della vicenda rimane chiaro ed inequivocabile: uno dei segni distintivi dell’essere umano sta proprio nel porsi domande, nel – come viene chiesto a Dolores nel pilot – mettere in dubbio gli aspetti fondamentali della propria esistenza (e Blade Runner rimane sempre il punto da cui partire per riflessioni di questo tipo).

Westworld - 1x06 The AdversaryMa la vicenda di Maeve non si ferma su questo livello: Westworld è una serie così ampia ed articolata anche per la sua capacità di parlare della narrazione stessa, di ragionare sui concetti di finzione scenica, narratore e spettatore senza per questo perdere il contatto con il mondo presentato. In questo senso, la scena dell’esplorazione del quartier generale costituisce forse il punto più alto raggiunto finora dalla serie, nel suo attraversare lo specchio e mostrare con occhio inesperto (nonostante, per lo spettatore, non si tratti di un luogo nuovo) la realtà del dietro le quinte; e quello che sorprende di più è la straordinaria naturalezza con cui questo viene fatto, alternando visioni mostruose e raccapriccianti (i cadaveri sanguinanti abbandonati sul pavimento, i corpi nudi trattati con la massima freddezza) ad altre che invece raccontano la bellezza dell’artificio e della creazione. È in questo gioco di contrasti ed ambivalenze che sta la vera complessità di Westworld, nel dono e nella condanna che vengono concessi ad una macchina quando viene dotata di una coscienza ingabbiata, nel tentativo di costruire un’umanità che proprio per sua natura rischia di diventare pericolosa ed incontrollabile: Maeve (come Dolores nella scorsa puntata) è l’incarnazione perfetta di questa ambiguità, e la sua ricerca della verità riesce a mettere a nudo anche quella del sistema stesso che l’ha creata.

Westworld - 1x06 The AdversaryRobert Ford, tra l’altro, è uno dei perni fondamentali attorno a cui tale sistema ruota, il punto di partenza da cui analizzare tutte le implicazioni e le scelte che hanno portato alla costruzione di Westworld. In “The Adversary”, in particolare, parte della nebbia che accompagnava il creatore del parco viene diradata per far luce su alcuni aspetti delle sue azioni recenti, mettendo a nudo la nostalgia e l’attenzione per il reale che, in fin dei conti, permeano tutte le creazioni finora viste di Ford; è in particolare la replica di una vita familiare ormai persa che spiega parte del carattere del creatore, la riproduzione meccanica e volontariamente artificiosa (Ford loda i vecchi modelli, parlando di come quelli nuovi abbiano “perso grazia”) di qualcosa di lontano eppure in qualche modo ancora recuperabile.
Ed ecco appunto che torna il tema della creazione e dell’artificio, il mezzo con cui Robert tiene in vita i suoi legami col passato (e soprattutto con Arnold) e per questo quello che lo rende più pericoloso, incapace di staccarsi da un’opera che non può che identificarsi come qualcosa di intimo e personale.

Westworld - 1x06 The AdversarySi ricollega a tale pericolo la linea narrativa di Bernard ed Elsie, la parte più strettamente funzionale alla trama orizzontale e che vede in questo episodio i passi in avanti più grandi dall’inizio della stagione. Nel ricollegarsi agli aspetti più amministrativi della gestione di Westworld e della questione del corporate espionage, tuttavia, la scrittura porta con sé quelli che sono i punti più deboli finora della serie, fatti di svolte narrative non sempre forti quanto si vorrebbe (il “tradimento” di Theresa, la trappola ad Elsie) e spesso scollegate dalla complessità tematica che accompagna gran parte degli svolgimenti della serie. C’è da dire, in ogni caso, che proprio questa sesta puntata sembra porre il tutto in una direzione molto più convincente, unificando diverse storyline e avvicinandosi a delle risposte per quanto riguarda gran parte dei misteri finora presentati; rimane infatti la sensazione che si tratti di una parte del racconto strettamente necessaria, fondamentale a sciogliere i grandi intrecci posti in essere nella stagione e a collegare alcune linee narrative altrimenti lontane tra loro.

Westworld - 1x06 The AdversaryÈ difficile immaginare un prodotto più ambizioso e potenzialmente immenso di Westworld – in quanto a temi, sistema di personaggi, complessità dell’intreccio; si tratta di un macchinario così denso ed articolato che i livelli di lettura si sovrappongono uno sull’altro, da quello fantascientifico a quello metatestuale, generando una serie di spunti di riflessione e di possibili direzioni per il racconto (le teorie sullo show sono già arrivate ad un numero esagerato) che anche da soli garantirebbero la riuscita della serie. Eppure non è tutto lì, perché la straordinaria ambiguità ed intelligenza degli argomenti trattati e la cura nella messa in scena (dalle interpretazioni al comparto sonoro, fino alle scenografie e alla regia stessa) trasformano un potenziale gigantesco in qualcosa di concreto, di certo non privo di difetti ma capace di lasciare il segno già adesso in un panorama televisivo sempre più ricco e in continua evoluzione.
Lo scorso “Contrapasso” e questo “The Adversary”, in particolare, sono la dimostrazione che la scrittura di Nolan non solo ha qualcosa da dire ma riesce anche a raccontarlo, a portarlo avanti, proiettando la stagione verso la seconda metà con un’intensità per nulla scontata.

Voto: 8½

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11 commenti su “Westworld – 1×06 The Adversary

  • Francis

    Premetto che la serie è stratosferica e non ho veramente nulla da dire, se non applaudire ad ogni puntata. Mi sono solo posto una domanda in questa 1×06: ma perché i due “macellai” eseguono gli ordini di Maeve, sentendosi minacciati, nel migliorare i suoi parametri e non la disattivano?

     
    • Baldo

      E’ stata nella maniera più assoluta una forzatura; i 2 macellai trasformati in 2 bambini senza intelletto che eseguono a bacchetta gli ordini di Maeve, senza porsi la minima domanda riguardo le conseguenze delle loro azioni, bah…
      Peccato perché la serie è stratosferica e la stavo adorando.

       
      • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

        Nell’episodio si parla spesso di come esistano dei permessi necessari per accedere alle funzioni più fondamentali degli host; i “macellai”, quindi, penso che abbiano la possibilità di modificare solo alcuni parametri base, senza riuscire a disattivare totalmente Maeve!

         
      • Giacinto Portato

        I “macellai” sono stati inseriti per esigenza di trama, telefonatissima ahime’. Certo e’ che questa 6a puntata contiene delle grandissime Thandie e Newton (Maeve). Molto belli gli effetti grafici (il liquido/sangue iniettato nel corpo dell’androide, la faccia del piccolo Robert che si apre) e interessanti sviluppi della teoria della bicameral mind e della trama (la casa con la famiglia di Ford, la posizione di Theresa ecc.)
        Felix e Sylvester sono dei personaggi assolutamente ridicoli e privi di qualsiasi spessore. Felix è una specie di paramedico che oggi riesce appena a far volare un passerotto e domani riprogramma gli androidi. Sylvester è un dottore “dai, modificami per farmi diventare un androide superintelligente, che non sente il dolore e privo di scrupoli” “ma sei pazza? Se lo faccio mi licenziano” “se lo fai te la do” “ok, lo faccio”). Felix e Sylvester sono Stanlio e Ollio che non fanno ridere. Gli autori andrebbero fustigati per aver messo lì due personaggi incomprensibilmente idioti. La scena di Elsie che va nel lugubre teatro abbandonato, di notte, da sola, alla luce di una torcia a cercare il dispositivo con cui una geniale mente criminale sta contrabbandando dati dal valore milionario fuori dal parco, con Bernard che le dice “stai atten… click” è talmente prevedibile da superare ogni limite. Non si può. Non si può più neppure nei film parodia del thriller tipo scary movie! Peccato perche’ la serie fin qui era stata davvero stellare.

         
        • claudio1987

          Le serie che non usano espedienti inflazionati sono spesso tacciate di prolissità. Trovare un modo plausibile per potenziare Maeves avrebbe richiesto tempo e pazienza.
          Sono invece pienamente d’accordo sulla scena del teatro DI Elsie, lì avrebbero potuto perderci una mezz’oretta in più per trovare qualcosa di sensato e non scontato.

           
        • Zozo

          A dire il vero c’è un punto che non mi convince per niente, e che mi stupisco nessuno abbia menzionato: possibile che non ci sia una telecamera che sia una nelle zone dove i “macellai” lavorano? A me questo sembra un dettaglio inspiegato abbastanza grave…

           
  • Boba Fett

    Appurato che può succedere ancora tutto e ancora tanto oppure niente, apprezzato lo stile dickiano del racconto dove il reale e il non reale giocano a scambiarsi i ruoli gettando noi spettatori nel dubbio perenne su “cosa” sia vero o no, quello che (on my opinion) continua a latitare in questo show è l’empatia e, a tal proposito, questo episodio rappresenta una involuzione rispetto al precedente.
    I replicanti, i Cylons, il piccolo David di A.I., solo per citare alcuni androidi recenti, emozionavano e ancora lo fanno a distanza di tempo, mentre Dolores, Maeves, Teddy e co. sono “freddi” e tristi, suscitano pena, ma senza emozionare.

     
    • claudio1987

      Gli esempi che hai dato rappresentano come nel caso di blade runner e Battlestar Galactica esempi di pura “fantascienza” e non sci-fi, dove la differenza sostanziale sta nella plausibilità di una tecnologia avanzata all’interno di un’umanità più o meno attuale.
      Lo show è proprio questo, la transizione da semplici androidi senza emozioni, allo sviluppo di autocoscienza e libero aribitrio, ciò che è successo a Maeves proprio in questa punta.

       
  • Boba Fett

    Il problema non è l’aspetto ovviamente ben studiato e interpretato dei robot, fra parentesi, piuttosto fedele al film di partenza, ma che, arrivati al sesto di soli dieci episodi (e, ahimè, una seconda stagione non è ancora stata annunciata) manca quel pugno emotivo che mi aspettavo da una presa di coscienza di quella portata (e il mio pensiero corre sin dal primo episodio a Deckard che senza troppi giri di parole “smonta” la falsa vita di Rachael; avrò visto quel film decine e decine di volte ed ogni volta si piange, cavoletti se si piange!).