Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie Dearest


Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie DearestDopo quattordici anni di presenza ininterrotta sugli schermi televisivi e otto show – che sono andati in onda anche in contemporanea –, possiamo dire di conoscere abbastanza bene lo stile e la poetica di Ryan Murphy, uno degli autori più brillanti e intelligenti della TV moderna. 

L’autore è brillante per il suo stile, estremamente personale e definito, che firma ciascuna serie a cui dà vita, inclusa Feud, e rende riconoscibile – forse anche troppo – i suoi lavori; il termine intelligente, invece, è da attribuire a Murphy per la capacità di creare delle serie molto stratificate, adatte a molteplici chiavi di lettura e quindi per un pubblico molto vasto, partendo da coloro che vogliono solo una storia accattivante, a chi si aspetta spunti di riflessione più profondi. Bette and Joan sta riuscendo a soddisfare entrambi questi pubblici in modo ottimo, come raramente la produzione di Murphy aveva fatto in passato, optando per delle scelte non particolarmente coraggiose, ma di sicuro impatto. Accanto alla ricostruzione storica – che è abbastanza verosimile da risultare soddisfacente per una serie che non ha mai rivendicato nessuna ambizione documentaristica –, abbiamo il racconto di due donne con un passato del tutto divergente e con un presente che, al contrario, le assimila in modo inaspettato.

Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie DearestLa forza dello show risiede proprio in questa dicotomia narrativa e nell’attenzione che ogni livello del racconto riesce a catalizzare: i continui botta e risposta delle star protagoniste e la messa in scena delle fasi produttive di Baby Jane basterebbero da soli a creare una serie cult, ma è solo quando Bette Davis e Joan Crawford aprono il loro cuore che le cose iniziano a farsi davvero interessanti. I primi due episodi dovevano far venire l’acquolina in bocca, settando lo stile e il ritmo di tutta la stagione e iniziando a fare qualche promessa su quello che avremmo potuto vedere nelle settimane a venire; “Mommie Dearest” invece inizia a mantenerne qualcuna, regalandoci un po’ dell’intimità delle due protagoniste, che incominciano a raccontarsi attraverso il loro rapporto con le figlie e con le madri. Feud ha cambiato livello perché non sono più le star a parlare, ma due donne che hanno avuto un passato – più o meno prossimo – fuori dalla norma e lo stanno raccontando con la dignità che solo due personaggi del genere avrebbero potuto avere.

Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie DearestIl titolo dell’episodio la dice tutta: “Mommie Dearest” rimanda in modo inequivocabile al film biografico ispirato al romanzo sfogo della prima figlia di Crawford, in cui viene mostrata una Joan madre, prima che attrice di Hollywood. Il suo rapporto con i figli è al centro del lungometraggio e della puntata che ne condivide il titolo, anche se non viene mostrato con la stessa forza dirompente dell’opera dell’81; in questo caso la severità dell’attrice è smussata dal raccontarsi della donna, che prima con Davis e poi con la sua Mamacita ci svela il perché dell’intransigenza nei confronti dei figli e tutte le paure che ne derivano. La sequenza che vede Crawford e Davis al tavolino di un locale è il fulcro della puntata e il momento in cui le due attrici capiscono di essere entrambe madri single alle prese con un compito – quello di essere genitore – che nessuno ha insegnato loro e che riescono a portare avanti collezionando una sconfitta dietro l’altra. L’infanzia tragica di Crawford l’ha portata ad essere un generale di ferro e la sua carriera da attrice le ha insegnato a mantenere le apparenze anche quando la sua vita è andata a rotoli; Davis invece cerca di essere la madre migliore che può, ma non è comunque in grado di gestire i problemi delle figlie – la scarsa attitudine alla recitazione di Barbara e il ritardo mentale di Margot –, così come sua madre non era stata capace di gestire i suoi.

Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie DearestL’intelligenza di Murphy sta soprattutto nel saper alternare la giusta dose di questo tipo di racconto introspettivo ad altre questioni altrettanto universali: l’inadeguatezza delle due star nel loro ruolo di madri e di attrici – per via dell’età – si fondono, creando un malessere che è il fulcro della faida che le vede protagoniste. Crawford e Davis, nonostante il loro passato glorioso, devono crearsi da sole l’opportunità di tornare sulla cresta dell’onda  e devono comunque eclissare l’altra per avere pieni riconoscimenti – l’Oscar in questo caso. Mettendo in scena una storia del genere nel 2017, Murphy è riuscito non solo a raccontarla, ma a ricrearla, grazie al contributo di Jessica Lange e Susan Sarandon, che, superati i settant’anni, per avere delle parti rilevanti in TV o al cinema devono lottare e competere (non avendola sempre vinta) con attrici notevolmente più giovani e con un decimo del loro talento. Questo tipo di stratificazione su più livelli di Feud la rende una serie memorabile, perché consegna tanti messaggi al suo vario e vasto pubblico con un grande esperimento che ha risvolti metatelevisivi inaspettati.

Feud: Bette and Joan – 1×03 Mommie DearestQuello che poteva essere uno show della nostalgia (per il grande cinema e le grandi star), con una componente voyeuristica nel seguire la leggendaria inimicizia tra Bette Davis e Joan Crawford, fatta di frecciatine dietro le spalle e pugnalate in pieno petto, si sta rivelando molto di più: Feud è una rappresentazione sincera della donna americana – e dei suoi problemi – negli anni ’60, divisa tra la modernità e la tradizione (incarnate dalle protagoniste), ma anche un modo efficace di mostrare la situazione attuale – diversa, ma non troppo – e i problemi da affrontare, che sono tristemente sempre gli stessi.

Voto: 8

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Informazioni su Davide Canti

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)

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