Girls – 6×03 American Bitch 4


Girls - 6x03 American BitchChe Lena Dunham sia un’autrice straordinariamente acuta è chiaro ormai da diversi anni, ma non sempre questa sua capacità di (auto)analisi si è accompagnata a risultati brillanti sul piano più strettamente artistico/creativo. “American Bitch”, da questo punto di vista, è innanzitutto un piccolo traguardo.

La puntata rappresenta la prova definitiva che la creatrice di Girls sa come raccontare e costruire una storia, lavorando ad esempio su dettagli all’apparenza marginali – ma in realtà rivelatori – per dar corpo e direzione al racconto, e strutturando il dispiegarsi della narrazione in un vero e proprio percorso non soltanto per i personaggi ma soprattutto per lo spettatore.
In altre parole, questo episodio è il più maturo – e forse anche il più bello – che Girls abbia mai realizzato.

A man whose heart is hollow/take it easy/I’m not tryna go against you/actually, I’m going with you
Rihanna – Desperado

Girls - 6x03 American BitchLa forza di “American Bitch”, ancor prima che nella stratificazione tematica o nell’impatto del twist finale, va ricercata innanzitutto nella cura con cui è stato pensato e messo in scena, soprattutto rispetto a quegli elementi che potrebbero sembrare secondari. Sul piano della caratterizzazione, ad esempio, l’appartamento di Chuck Palmer è quasi più rilevante della stessa, straordinaria, interpretazione di Matthew Rhys – a sua volta una scelta di casting accuratissima.

I quadri alle pareti, che riproducono quasi fedelmente alcuni angoli della casa, ci aiutano ad inquadrare la personalità e le ossessioni di Chuck – la sua produzione letteraria, come quella di Hannah (e della Dunham, ma ne parleremo più avanti), si colloca nella zona grigia della creative nonficition e dell’amplificazione narcisistica del proprio vissuto – ma anche, senza rendercene conto sul momento, ad inquadrare la direzione che sta per prendere l’incontro tra i due: una scena già scritta – o, se vogliamo, immutabilmente impressa su tela – piuttosto che uno scambio di opinioni imprevedibile e sincero (come tutto ciò che è, o dovrebbe essere, vita “vera”).

Girls - 6x03 American BitchE che dire della tazza “I love Chuck”, del ritratto di Woody Allen, dell’abitudine di togliersi le scarpe in casa (e “non toccare gli stivali di camoscio”)? Ci sembra di conoscerlo fin da subito, ed è proprio su questo che l’autrice gioca e sfida lo spettatore. Noi, come Hannah, ci facciamo immediatamente un’idea dell’umanità di Chuck Palmer oltre il personaggio e il fenomeno letterario, della sua arroganza tutta maschile – fin dal primo scambio tratta la donna con sufficienza, non la lascia parlare – e della sua difficoltà a comprendere, dalla propria posizione di privilegio, “the larger significance” delle sue azioni. Nel corso del “dibattito”, però, le cose cambiano: sia l’uno che l’altro paiono ammorbidirsi e trovare più di un punto d’incontro, emergono da entrambe le parti nuove motivazioni e si crea un’intesa dai contorni all’apparenza quasi teneri. A questo punto ci sembra, quindi, di essere di fronte ad una storia edificante sul potere della conversazione, un racconto di scoperta del sé e dell’altro che contiene una preziosa lezione: anche le questioni più controverse sono fatte di sfumature, e i giudizi affrettati e perentori non rendono giustizia alla complessità dei rapporti umani.

Girls - 6x03 American BitchPer quanto sia in parte davvero così – lo vedremo più avanti – l’inquietante sorriso finale di Matthew Rhys ci racconta però un’altra storia ed un’altra verità: quella di Chuck era una trappola, e noi ci siamo cascati tanto quanto Hannah. Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) è che gli indizi per capire cosa sarebbe successo c’erano tutti, ma non siamo stati in grado di coglierli. L’uomo loda continuamente il talento di Hannah – sa che non avrebbe senso puntare sull’aspetto fisico, non è quello il punto, e comunque lo tradirebbe – ma ogni volta che descrive la sua scrittura come acuta e divertente non sembra mai davvero convinto, né tantomeno divertito. Proprio nel momento della “redenzione”, le spiega la sua versione dei fatti dall’alto di un paternalismo sfacciato che la rimette al suo posto, ovvero quello di una ragazza in cerca di approvazione, un’aspirante scrittrice che l’uomo finge di trattare come sua pari ma il cui valore in quanto persona e professionista può essere soltanto validato dall’interesse che lui, Chuck Palmer, ha o non ha nei confronti della sua “storia”. La sua unica colpa, ci dice senza lasciare possibilità di replica, è non aver assolto al dovere di concedere a Denise questo riscatto: è il “fardello dell’uomo bianco”, insomma, declinato nel mondo del post-femminismo.

Girls - 6x03 American BitchSe la rivelazione finale è così efficace, quindi, è perché viene vissuta come un’esperienza umiliante anche per lo spettatore, specie se di sesso femminile. Il piano di Chuck ha funzionato non soltanto su Hannah, ma anche su di noi, che come lei avevamo tutti gli strumenti – teorici, almeno – per sfuggirvi. La realtà, però, è un’altra storia e ogni donna lo ha provato sulla sua pelle. Nell’arco di trenta minuti, Lena Dunham è riuscita a trasmettere questo disagio in maniera straordinariamente dettagliata: ha colorato la zona grigia in cui si collocano i rapporti di potere tra i sessi, riuscendo a darle corpo, definizione, intensità e allo stesso tempo a rendere l’idea di quanto sia in effetti tragicamente sfumata. La violenza che Hannah subisce non va interpretata sul piano puramente sessuale, ma si tratta piuttosto di una sconfitta a livello intellettuale, che sancisce la “superiorità” di Chuck Palmer sull’ennesima sprovveduta con la pretesa di essere diversa. La sequenza in cui la donna è costretta a osservare l’esibizione al flauto della figlia conclude magistralmente la vicenda: lei lo guarda furiosa, vorrebbe replicare, ma lui non se ne cura e sorride, soddisfatto, dell’ironia della situazione.

Girls - 6x03 American BitchCome se non bastasse questo a rendere “American Bitch” un piccolo capolavoro di scrittura, si aggiungono gli altri piani di lettura che arricchiscono ulteriormente l’episodio. Non si può non pensare, osservando il comportamento e le giustificazioni di Chuck, alle vicende personali di Lena Dunham e all’approccio che ha sempre avuto nei confronti della sua produzione. Nel tratteggiare il personaggio interpretato da Matthew Rhys, l’autrice parla anche un po’ di sé – è stata accusata di violenza sessuale ai danni della sorella per via di alcune rivelazioni presenti nella sua autobiografia, e in generale la sua immagine pubblica è molto discussa –, allontanandosi per una volta dallo schema di identificazione diretta con Hannah. Se quest’operazione ci ricorda, da un lato, che l’equazione Horvarth = Dunham non è sempre corretta, dall’altro è una conferma dell’impostazione fortemente autoriale, e vagamente autobiografica, di Girls.

Ma è anche, e soprattutto, una testimonianza del valore della complessità, nella vita come nella finzione: Chuck è un mostro, ma molte delle cose che dice sono tutto sommato condivisibili. Allo stesso modo Lena Dunham è un personaggio controverso, che discute apertamente delle proprie bassezze e delle “zone grigie” dei rapporti umani sia attraverso i suoi personaggi sia attraverso la propria autobiografia, ma che ha molto da raccontare al di là (e in virtù) dei propri sbagli.

Girls - 6x03 American BitchAlla fine dell’episodio Hannah ne esce umiliata, ma anche cresciuta. Non avevamo mai visto sul suo viso un’espressione così adulta quanto quella che ci mostra nelle ultime sequenze. Ha perso, ma non sarà più una di quelle donne senza volto che entrano nella casa di Chuck Palmer (o chi per lui). Dopo “American Bitch”, che rappresenta una tappa importantissima del percorso evolutivo intrapreso già a partire dal finale della scorsa stagione, anche la serie proseguirà il proprio viaggio con una maturità, ed una sicurezza, diverse.

Voto: 10

 

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Informazioni su Francesca Anelli

Galeotto fu How I Met Your Mother (e il solito ritardo della distribuzione italiana): scoperto il mondo del fansubbing, il passo da fruitrice a traduttrice, e infine a malata seriale è stato fin troppo breve. Adesso guardo una quantità spropositata di serie tv, e nei momenti liberi studio comunicazione all'università. Ancora porto il lutto per la fine di Breaking Bad, ma nel mio cuore c'è sempre spazio per una serie nuova, specie se british. Non a caso sono una fan sfegatata del Dottore e considero i tempi di attesa tra una stagione di Sherlock e l'altra un grave crimine contro l'umanità. Ah, mettiamo subito le cose in chiaro: se non vi piace Community non abbiamo più niente da dirci.


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