A un passo dal finale della stagione, la serie di Noah Hawley presenta un episodio dalle mille sfaccettature, in cui chiarificazioni e introduzioni narrative si alternano a un coraggioso ma riuscitissimo virtuosismo visivo, che sembra davvero toccare l’apice.
Se lo scorso episodio ci ha lasciato alcuni dubbi – dovuti a un calo di tensione non bilanciato né giustificato dal lento scorrimento della trama – qui la narrazione riprende la sua corsa, approdando felicemente a due soluzioni: un chiarimento generale della situazione e l’introduzione di un nuovo filone narrativo, potenzialmente fondamentale per la prossima stagione. Ma andiamo con ordine.
He’s very clever, our monster. But it puts all his energy into tricking David.
Fin dai primi minuti, la puntata getta nuova luce sul parassita che avvelena la mente di David. Tramite il dialogo fra Oliver e Cary scopriamo infatti che il mostro dalle innumerevoli facce è l’entità di un mutante molto antico: il Re delle Ombre (Shadow King) o Amahl Farouk, noto personaggio dei fumetti Marvel, dotato appunto della capacità di impossessarsi dei corpi altrui e di manifestarsi sul piano astrale.
Se la rivelazione in se stessa non fa altro che confermare i sospetti di molti spettatori riguardanti l’identità dell’antagonista, è la messa in scena dei suoi subdoli poteri – di importanza primaria fin dai primi episodi – che concorre a dare al mostro interpretato da una sempre perfetta Aubrey Plaza una caratterizzazione unica e mai vista prima. Noah Hawley le ha evidentemente dedicato molto spazio non solo per illustrare l’enorme influenza che ha e continua ad avere sulla vita di David, ma anche e soprattutto per permettere allo spettatore di familiarizzare con gli aspetti più onirici e sperimentali della serie, mantenendo allo stesso tempo molto salde le basi della sceneggiatura e permettendo alla trama di non cadere nel rischio di disperdersi nei numerosi elementi originali caratteristici dello show.
Tuttavia, le novità più interessanti riguardo il parassita riusciamo ad averle grazie a David, o meglio: grazie alla personificazione della sua mente razionale che, accorrendo quando il nostro protagonista è messo ormai sotto scacco, si rivela un ottimo espediente attraverso cui Hawley ne approfitta per chiarire a David – ma soprattutto a noi – il punto della situazione.
“Your power is kicking in to save you. It created me. You did.” “What? And you’re British?” “Like I said, I’m your rational mind.”
Il potere del protagonista si manifesta quindi non solo nella sua rabbia esplosiva, ma anche attraverso la distaccata e ingegnosa calma razionale. Abbiamo visto fin qui come il travagliato percorso di David sia stato una vera e propria ricerca della verità, un difficile e onirico cammino in cui realtà e illusione si sono alternate in una danza disturbante e lisergica.
Una delle mosse più interessanti di Hawley è stata proprio quella di far camminare lo spettatore di pari passo con David, facendo condividere loro gli stessi dubbi riguardanti i numerosi enigmi della serie. Questo ha permesso ad entrambi di avvertire lo stesso tipo di confusione nei riguardi di tutto ciò che accade (o che sembra accadere) e, se ciò si rivela un rischio dal punto di vista della trama – che potrebbe così cadere in un vortice troppo confusionario – allo stesso tempo permette però di rafforzare incredibilmente il legame empatico dello spettatore nei confronti del protagonista; in questo modo David non è più avvertito solo nel suo aspetto di potentissimo mutante, ma è invece percepito innanzitutto come un essere umano che lotta e soffre per liberarsi dei suoi demoni interiori.
È soprattutto per questo motivo che l’utilizzo dell’espediente della mente razionale va a segno: essa arriva esattamente nel posto e nel momento giusto, aiutando noi e David a fare luce sui legittimi dubbi che potrebbero essere sorti in precedenza. A tale scopo, nessuna ambientazione risulta migliore di una vera e propria aula dotata di una grande lavagna su cui riassumere schematicamente – e fumettisticamente – i passi compiuti finora.
It poisoned me, my entire life. It made me… It made me crazy.
Come pezzi di un puzzle, l’unione dei vari elementi della trama scopre il movente fondamentale che guida le subdole azioni del Re delle Ombre; movente scatenato dalla sete di vendetta nei confronti del padre di David, un altro potentissimo mutante, la cui semi-vittoria nei confronti del parassita ha posto le basi per la possessione, da parte di quest’ultimo, del corpo del nostro protagonista. Ci viene quindi chiarito che David era effettivamente malato proprio a causa del continuo e ostinato avvelenamento della sua mente ad opera del parassita.
Non sappiamo ancora nulla di certo riguardo l’identità del padre del ragazzo ma, tenendo in conto la storia dei fumetti e la fugace immagine di una “X” proprio quando Lenny interroga Amy per saperne di più sui genitori biologici di David, non si può fare a meno di pensare al famoso Charles Xavier, la cui figura sarà probabilmente di grande importanza per la prossima annata.
We are just minds, after all.
Quello di Legion non è però un lavoro indirizzato unicamente al suo protagonista: grande attenzione è dedicata infatti ai personaggi secondari – e Syd in particolare (“Then Syd came. She woke me up”) –, le cui storyline sono a dir poco fondamentali nell’indirizzare lo sviluppo interiore di David e l’andamento complessivo della trama.
Non a caso, quindi, è stata proprio la messa in scena del loro tentativo di protezione/fuga dal piano astrale a regalarci i momenti più belli della puntata, dotati di un virtuosismo visivo curato fin nei minimi dettagli che ha permesso lo sfociare di un’originale estetica dai toni onirici e disturbanti.
Quanto è stata bella, infatti, la sequenza scandita dalle splendide note del Boléro di Maurice Ravel?
L’intreccio dei piani narrativi ha trovato qui un equilibrio perfetto, in cui è stato protagonista il grande tema della riconquista di se stessi attraverso, in questo caso, la riconquista della realtà e l’abbandono del mondo illusorio creato dal Re delle Ombre. Mondo rappresentatoci qui, con una Lenny ancora più subdola e crudele, attraverso la geniale intuizione di utilizzare gli elementi dei film muti, che concorre ad accentuare ancora di più il carattere di finzione associato alla malvagia realtà astrale in cui i personaggi sono rimasti intrappolati.
In un crescendo di intensità, l’intreccio narrativo è riuscito a rappresentare e a concludere alla perfezione il cerchio di tutte le situazioni lasciate in sospeso, approdando a due importanti conclusioni: il ricongiungimento dei protagonisti nella realtà e il ribaltamento “mentale” fra David e il parassita che, grazie allo strumento creato da Cary, è ora relegato nei meandri dell’inconscio di David.
Difficile, durante la visione di questo montaggio musicale, non restare quindi col fiato sospeso nell’osservare il coraggio del grande sperimentalismo visivo e narrativo di una serie che, soprattutto qui, ha dimostrato di soddisfare e di superare ogni aspettativa.
Il finale, con l’irruzione di un significativo cliffhanger, rimescola di nuovo le carte in gioco, concorrendo ad alimentare la tipica imprevedibilità della sceneggiatura.
Per concludere, questo Chapter 7 dimostra quindi che l’enorme potenziale di Legion continua ad essere sfruttato nel migliore dei modi, forte di un’estetica unica e di una forte sceneggiatura che permettono di posizionare subito la serie di Noah Hawley nel novero dei prodotti televisivi attualmente più innovativi.
Voto: 9
Prima volta in assoluto che, nella trasposizione di un fumetto, mi trovo dentro il fumetto osservando lo scorrere delle immagini di un prodotto televisivo. Wow.
Davvero bellissima puntata, non nutro più i dubbi che nutrivo dopo la scorsa puntata, questa mi ha tenuta davvero col fiato sospeso. E poi ormai io adoro David, posso dire di volergli già bene! Aspettiamo trepidanti il finale di stagione ora.