The Americans – 5×03 The Midges 3


The Americans - 5x03 The MidgesUna puntata che si apre e si chiude con la stessa canzone, seppure con un’importante differenza diegetica, offre già nella sua struttura circolare una chiave interpretativa all’intero episodio, al di là di quelli che possono essere gli effettivi collegamenti tra testo e racconto. “The Midges” rappresenta un interessante esempio di questo genere di costruzione.

More Than This”, storico successo dei Roxy Music nei primissimi anni ’80, è la canzone che chiude l’episodio, ma è anche quella che sentiamo nella sala da bowling mentre assistiamo all’ennesimo incontro tra la famiglia di Alexei e quella lavorativa composta dai Jennings e da Tuan; una serata che sembra non apportare nessuna apparente diversità rispetto a quelle già osservate nelle scorse puntate, se non fosse per il racconto di Alexei sulle motivazioni del suo odio nei confronti della Russia e sull’influenza che questo avrà sugli stessi Jennings.

What if we tell her about this operation?

The Americans - 5x03 The MidgesIn gioco c’è molto di più di un semplice traditore della patria, molto più di quello che Tuan (e certamente Elizabeth) vede in lui: forse perché le cose non sono sempre bianche o nere, neanche nella Guerra Fredda – e il rapporto tra Oleg e Beeman, con la riluttanza di quest’ultimo a cedere al piano contro il primo, ce lo ricorda; ma forse soprattutto perché, se è lecito essere fedeli alla propria terra, lo è anche farsi delle domande laddove necessario, mettere in dubbio, fosse anche solo per rimarcare poi con ancor più convinzione le proprie idee.
Lo comprende Philip, e non ci stupisce, quando nel bel mezzo della missione in Oklahoma si pone un’importante domanda e accenna ad un “Alexei… some of what he says…”, prontamente stroncato da Elizabeth e dal suo pragmatismo (“Everybody has problems”).
Ma lo capisce soprattutto quando è disposto a trarre delle lezioni dalla condizione della famiglia di Alexei, se non altro come osservazione in vitro di quello che accade quando le decisioni personali si mescolano a quelle dei figli – se c’è una cosa che la vicenda di Pasha ben dimostra è che il legame di sangue non è necessariamente sufficiente a salvare quello familiare. È di Philip infatti l’idea di parlare con Paige del caso del grano impestato, di coinvolgerla con qualcosa che tocchi le sue ben note corde umanitarie e che al contempo la leghi più alla famiglia che al suo ragazzo: “Compared to this, Matthew Beeman won’t seem so important”, soprattutto perché in gioco c’è molto di più della relazione tra i due giovani.

The Americans - 5x03 The MidgesLe ben note differenze tra Philip ed Elizabeth non si giocano più tanto su una questione di fedeltà nei confronti della madrepatria, e forse non è nemmeno mai stato così, bensì sull’identità personale, come ci ha mostrato ampiamente la scorsa stagione e come anche questo episodio conferma. I flashback della coppia Jennings, infatti, non sono mai stati frequenti, e di sicuro quelli di Philip sono stati i più a lungo attesi; ecco perché ancora oggi che conosciamo decisamente di più del suo passato, colpiscono in particolar modo nella loro presenza, perché rappresentano una spia importante del disagio dell’uomo relativamente a quanto gli sta accadendo. Ecco che allora i ricordi della sua infanzia, alimentati dai discorsi sulla carenza di cibo, assumono una ulteriore lettura grazie al montaggio: Philip riflette sul suo passato, e dunque su se stesso, mentre si guarda allo specchio – un rimando sì al doppio, ma anche e soprattutto alla ricerca di sé e della propria identità – non a caso poco dopo il confronto con Paige, rivelatosi forse più duro per il padre che per la figlia stessa.

È infatti lui a dichiarare a Gabriel la sensazione che la ragazza stia rivalutando “molte cose, inclusi noi”, ed è lui quello che appare più scosso davanti alle eticamente ineccepibili considerazioni di Paige; lo sguardo di quest’ultima, innocente e stupito, sottolinea con allarmante semplicità problemi che i Jennings sono abituati ad affrontare da moltissimo tempo – come non pensare a Kimmy per Philip, o a Young-Hee per Elizabeth davanti alla domanda “Is it hard, pretending to be other people?” –, ma è di nuovo sempre e solo Philip a rispondere (“Yeah. Sometimes it’s really hard”), evidenziando quanto il suo disagio esistenziale sia ben lontano dalla risoluzione.

You don’t share everything. You hold back what you need to.
Everybody does.

The Americans - 5x03 The MidgesArrivati alla quinta stagione, sappiamo benissimo che anche Elizabeth ha le sue fragilità, anche se la sua dedizione alla Causa è sempre stata di gran lunga più ferma, perfino più ostinata, di quella del marito. “The Midges” non fa altro che confermare questa sua posizione, prima nelle considerazioni su Alexei, poi nel confronto con Paige e infine con lo stesso Philip in Oklahoma, come prima accennato. Il quadro che ne emerge è tuttavia profondamente diverso da quello che avremmo colto se queste stesse scene fossero andate in onda nella prima o seconda annata: alla luce del percorso della donna, sappiamo infatti quanto la sua apparente freddezza sia in realtà un costante lavoro di razionalizzazione delle emergenze, di normalizzazione della realtà, di pragmatismo sopra ogni cosa.
È interessante a questo proposito proprio il discorso con Paige e l’incapacità della madre di confrontarsi con l’ambivalenza delle sue reazioni: la figlia trova sorprendentemente semplice mentire, e, nonostante (o proprio per) questo, percepisce la cosa come disgustosa, perché ne coglie la contraddizione – minimo sforzo nella bugia, massimo risultato ed effetti collaterali nei rapporti umani. Elizabeth riporta tutto sul piano più pratico (“non sarebbe giusto dargli un tale peso”, laddove il peso equivarrebbe ad una condanna a morte) e soprattutto normalizza una questione che è tutto fuorché normale, equiparando gli inevitabili e necessari “non detti” in una qualunque relazione a bugie di tale portata. Non è cattiveria quella di Elizabeth, non è un tentativo di circuire la figlia con false retoriche, ma una cosa – ormai lo sappiamo – a cui lei si è convinta di credere, perché forse è il solo modo per vivere tutto questo senza sdoppiarsi definitivamente, perdendo così tutta la propria umanità.

More than this – there is nothing.

The Americans - 5x03 The MidgesDel resto non sono poche le sfide che la famiglia Jennings si deve preparare ad affrontare, senza nemmeno che queste siano ancora visibili sui loro radar: seguiamo infatti anche in questa puntata le vicende di Misha, che si prepara ad arrivare da suo padre, e soprattutto ritroviamo – in una breve ma attesissima scena – la povera Martha, esiliata in Russia ma soprattutto ancora viva, e quindi pronta a rientrare nei giochi ideati da Weisberg, Fields & co. In questo quadro si inserisce forse l’unica vera critica alla stagione fino ad ora, ossia alla spasmodica necessità di raccontare ogni tipo di avanzamento delle storyline in contemporanea, senza omettere alcun dettaglio; e, se in quest’ottica almeno le gestioni di Oleg e di Misha risultano ben dosate e calibrate, di ben altra natura appaiono quelle di Beeman e Aderholt, che con i loro inconcludenti tentativi non fanno che rallentare l’andamento di una puntata già di per sé sufficientemente frammentata.

The Americans - 5x03 The MidgesÈ ad ogni modo il finale a riguadagnare tutte le attenzioni, e soprattutto ad inquadrare nuovamente quanto visto fino a questo momento secondo quella logica strutturale di cui si parlava all’inizio. L’incursione del laboratorio si macchia di sangue nell’istante in cui l’agente all’esterno avvisa i Jennings dell’ingresso di qualcuno, che ha la condanna a morte sulla testa nel momento stesso in cui inserisce la chiave nella porta dello studio. Non c’è modo di sopravvivere ai Jennings in una situazione come questa, lo abbiamo visto moltissime altre volte: ma possiamo davvero dire che le cose non siano cambiate, di missione in missione? Se all’apparenza è tutto lavoro, con gli “effetti collaterali” che ne derivano, quanto di ciò che accade va reinquadrato nell’ottica di quello che Elizabeth e Philip, in un modo o nell’altro, sono diventati? Lo si capisce dai loro sguardi e soprattutto dalla consapevolezza che, ora che Paige rappresenta una sorta di bussola morale dei loro stessi comportamenti, ci sono cose che non possono passare il test della normalizzazione neanche volendo; non possono essere contestualizzati in un’ottica umanitaria, non possono essere declassati a crimini minori: “Should we tell Paige about this?” è domanda retorica e al contempo riflessione etica, relativa al fatto che non c’è niente di peggio (“più di questo – non c’è nulla”) e di più ingiustificabile di quello che hanno appena compiuto.

La canzone dei Roxy Music chiude in modo magistrale anche quest’ultima sequenza, regalandoci un ulteriore tassello della vita dei Jennings, resa ancor più complicata dal coinvolgimento della figlia che, se qualche tempo fa si poteva considerare come tappa pressoché obbligata del suo percorso, ad oggi continua a manifestare tutte le sue contraddizioni, e la consapevolezza che non per forza il futuro sarà quello che ci immaginiamo.
Al netto di qualche dubbio sulla gestione contemporanea di tutte le storyline, questa terza puntata dimostra tutta la capacità di The Americans di raccontarci la metamorfosi della famiglia Jennings: se all’apparenza hanno a che fare con le solite missioni ad alto tasso di rischio, sono invece loro ad essere in costante evoluzione e ad osservare la realtà che li circonda con occhi diversi, seppur di pochi millimetri per volta.

Voto: 8-

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

3 commenti su “The Americans – 5×03 The Midges

  • Genio in Bottiglia

    The Americans parte sempre come un diesel ma poi non si ferma più. E sarei onestamente stupito se Oleg venisse dismesso alla stessa maniera di Nina. Complimenti, Federica, per aver raccolto in poche righe le numerose ragioni per le quali questa serie va ancora vista.

    PS: ho l’impressione che con questa terza puntata The Americans sia davvero tornata in programmazione!

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie mille! Sì, credo anche io che ci si stia dirigendo verso una stagione molto interessante… vedremo come convergeranno tutte le storyline!