American Gods – 1×07 A Prayer for Mad Sweeney 10


American Gods – 1×07 A Prayer for Mad SweeneyLa prima, corta, stagione di American Gods si avvia alla conclusione con il settimo e penultimo episodio per quest’anno, confermando un tipo di narrazione molto particolare e sorprendente per il rapporto tra le numerosissime cose da raccontare e quelle effettivamente narrate. “A Prayer for Mad Sweeney” si prende tutto il tempo per deviare dalla storyline principale, imbastendo un episodio interessante, seppur evitabile, che trova il suo difetto più grande nel fatto che ci allontana ancora una volta dal viaggio di Shadow e Wednesday, cardine di tutta la storia.

Una delle poche critiche al settimo episodio – e più in generale alla stagione – è proprio questa, una mal gestione del tempo a disposizione, che è volato senza aver raccontato una storia che sembri solida e che possa servire da base alle stagioni due e tre, già scelte da Bryan Fuller per narrare gli eventi principali del romanzo di Neil Gaiman. Il focus su Laura, Mad Sweeney e tutto il racconto della Londra del ‘700 è senza dubbio interessante e serve a creare atmosfera più che a rendere più solida la trama, per ora ancora estremamente semplice. D’altronde American Gods è fatto anche di questo, di lunghi flashback che hanno il sapore del racconto di miti e leggende e che servono ad approfondire tutto il discorso sulla guerra degli dei, che nel romanzo era ben distribuita all’interno dei capitoli, al contrario della trasposizione televisiva dell’opera, ancora molto indietro sotto questo punto di vista. Quello che nel romanzo è un botta e risposta efficace tra il presente e un passato che sembra una favola – ma non lo è –, nello show televisivo risulta molto meno incisivo, anche per la scelta di tenere aperte alcune storyline (come per il tassista Salim) e inserirle nello stesso piano temporale del viaggio di Shadow. Anche la storia dell’irlandese Essie segue questo modus operandi, creando un legame nettissimo con Laura e Mad Sweeney, sottolineato dall’utilizzo degli stessi attori per entrambi i ruoli.

American Gods – 1×07 A Prayer for Mad SweeneyIl lavoro di adattamento porta con sé non poche scelte discutibili, che in relazione ai soli otto episodi disponibili per questa stagione ci fanno porre diverse domande sulla necessità di raccontare alcuni eventi trascurabili. Se negli episodi scorsi abbiamo sempre trovato una breve incursione del passato nel racconto del presente, in “A Prayer for Mad Sweeney” ci viene raccontata quasi esclusivamente una storia di ragazze irlandesi, leprecauni e favole tramandate nel tempo: era veramente necessario? Avendo a disposizione più tempo per farlo, avremmo risposto di sì, ma, vista la natura di miniserie dello show, sembra quasi che le cose davvero importanti siano – si spera – rimandate ad un futuro non meglio specificato.

Nonostante il discorso sul metodo di selezione degli eventi, è indubbio che la puntata sia appassionante e completamente in linea con la natura dello show; tutta la parte ambientata nel passato è sorprendente perché riesce a ricalcare in modo fedele le parole scritte da Gaiman e ci trasmette tutta la passione dell’autore per il genere fantastico, con importanti incursioni religiose e mitiche. Le avventure di Essie diventano così un modo per decodificare la vita di Laura, ladra anch’essa punita con con la morte. Entrambe le figure, però, continuano a vivere, la prima grazie alla memoria e alla penna di Ibis – Thot, divinità egizia della sapienza e della scrittura veniva rappresentato proprio con la testa di ibis –, la seconda grazie alla moneta fortunata di Mad Sweeney, incastrata nel suo petto. L’incidente, sapientemente orchestrato da qualcuno che vuole mettere i bastoni tra le ruote a Laura e al suo compagno di viaggio, ci mostra questo tassello del racconto, rispondendo a qualche domanda che ci stavamo portando dietro sin dal quarto episodio. Oltre alla qualità di “A Prayer for Mad Sweeney” – episodio quasi indipendente –, quello che colpisce maggiormente è lo stile del racconto e quello della messa in scena di questo episodio, che vede in Fuller e Gaiman una coppia molto riuscita. La mano dello showrunner si sente forte e chiara e si sposa alla perfezione con i salti temporali e i collegamenti tra passato e presente, tra mito e realtà tipici del romanziere. L’unica arma a doppio taglio nelle mani di Bryan Fuller è la sua voglia di ampliare le storie non originali da lui raccontate (come era successo in Hannibal): è veramente necessario ampliare un romanzo molto dettagliato e approfondito come quello di Neil Gaiman, o si rischia di voler raccontare troppo per poi perdersi le cose più importanti? Era necessario dedicare ben due episodi esclusivamente a Laura, lasciando completamente fermo il protagonista della storia? No, non lo era e si spera che non capiti più in futuro.

American Gods – 1×07 A Prayer for Mad Sweeney“A Prayer for Mad Sweeney” sembra quasi un ottimo episodio filler studiato per rendere questa prima annata una lunga introduzione all’universo di American Gods; sappiamo ancora troppo poco dei protagonisti e di quello che li spinge ad agire come stanno facendo, ma l’abilità di Bryan Fuller stimola continuamente la nostra attenzione, facendoci credere – erroneamente – che potremmo ricevere a breve le risposte alle nostre molteplici domande. L’episodio funziona se letto da questo punto di vista, che lo fa diventare la preparazione ad un finale di stagione che dovrà cambiare totalmente le carte in tavola, facendoci entrare, finalmente, nel vivo della storia.

Voto: 7+

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Informazioni su Davide Canti

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)


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10 commenti su “American Gods – 1×07 A Prayer for Mad Sweeney

  • ozzy

    Quando hai nel cast Ian Mcshane, Gillian Anderson e Crispin Glover e dedichi due puntate su otto a Emily Browning beh, c’è qualcosa che non va…

     
  • Zozo

    Da spettatore che non ha letto il libro, questa PENULTIMA puntata è stata semplicemente *orrenda*. Noiosa, sterile di significati profondi e non si capisce minimamente dove vuole andare a parare. E proprio quando sembrava che si stesse entrando nel vivo del racconto (la 6a puntata è stata un’ottima puntata, a mio parere).

     
  • Francesco

    Deludente questa trasposizione del capolavoro di Gaiman, peccato. Questa settima puntata mi è piaciuta più delle ultime due, ma secondo me siamo su livelli bassini. La Browning poi non mi piace in nessun modo.
    Peccato per quello che poteva essere e non è stato.

     
  • Michele

    Dissenting opinion: l’episodio a me è piaciuto. Bello, poetico, delicato che fluttua tra passato e presente: insomma una favola.

    E chi se ne frega se non porta avanti la trama! Qua stiamo parlando di Dei in un universo animista: non c’è ordine in questo universo, è normale che non ci si capisca niente, è normale che la storia prenda e parta per la tangente!

    Per cui bravo American Gods, questa è una puntata da 9!

     
  • Teo Lametta

    Io non vorrei andare contro corrente ma l’ho trovata una delle puntate più belle!
    Parla uno che non ha letto il romanzo ma che anzi, dopo questa puntata ha deciso di leggerlo.
    Questa serie è ben raccontata, ogni episodio è una perla a se, e per quelli che si lamentano che la storia non va a vanti, o che procede lenta, vorrei far notare che il 90% delle serie tv è composta da story line incrociate e raramente si arriva subito al dunque.
    Questa puntata è stata una parentesi molto gradevole che mi ha catturato dall’inizio alla fine e mi ha fatto scordare che stavo guardando una serie TV. Poteva essere tranquillamente un colosso del grande schermo per come è stata girata e raccontata. Meritava un 9 pieno.
    Sinceramente penso che se uno deve piagniucolare perché la main story è stata sospesa un attimo per portare avanti intrecci narrattivi che sicuramente avranno peso in futuro nella trama principale, faccia prima a non seguire serie TV.
    Chi si è lamentato per questa puntata mi ricordava un po’ Milhouse dei Simpson quando frignava guardando Grattachecca&Fichetto perché non raggiungevano più la fabbrica dei fuochi d’artificio 😀

     
    • Zozo

      Attento con le parole. Se proprio vogliamo essere violenti io potrei dirti che un episodio non può essere definito “bello” solo perché c’è qualcuno (Toth) a raccontarti la storiella della buonanotte dietro con la sua bella voce profonda, ma so che sarei stupido a pensarlo, perché immagino che hai avuto anche altri motivi per apprezzare l’episodio. Lo stesso vale per chi non l’ha apprezzato e preferirebbe un andamento un po’ più spedito. Sopratutto considerando che stiamo parlando del *penultimo* episodio, e non di uno qualunque tra quelli di passaggio (dove una parentesi può essere legittima o necessaria, addirittura).

       
    • Davide Canti L'autore dell'articolo

      Il problema è che non c’è più tempo per raccontare nient’altro. La stagione è finita e le cose davvero importanti sono rimaste fuori. In questo caso si doveva scegliere una cosa o l’altra, l’ideale era entrambe, ma il tempo non lo avrebbe permesso.

       
      • Michele

        Nell’ottica di concludere la serie e nell’ottica di chi ha letto il libro, capisco il tuo punto, Davide, e hai ragione.

        Io non sono un lettore del libro, per cui non ho in mente un’idea su dove la serie debba andare e non penso di termini di “hanno aggiunto questo rispetto al libro o tolto quest’altro”. Per me è tutta una scoperta. Per cui, se penso agli dei americani, mi sembra perfettamente ragionevole che la storia sia raccontata a pezzi e bocconi e che ci possa essere un’intera stagione che serva soltanto a definire il contesto e le regole del gioco. Dico questo perché il tema è uno di quelli che non necessariamente si presta bene a razionalizzazioni e schematizzazioni. Già solo il modo di raccontare la storia mi fa capire che il mondo degli dei non è così facilmente semplificabile e comprensibile come altre cose.

        In tutto questo, la storia di Mad Sweeney, non chiude nessun punti aperto, ma aggiunge profondità a un personaggio che ha sia qualcosa di umano (si è sbagliato e ha dato via la *sua* moneta fortunata) che di divino (da quanti secoli è in giro nel mondo?). Ci lascia dubbi e indizi, tipo se Laura sia una reincarnazione di Essie oppure se le scelte che fa la (ex?) moglie di Shadow siano libere e dovute a lei oppure se seguano le leggi del caso.

        Insomma, capisco il punto di non contribuire alla trama della stagione, ma la puntata decisamente contribuisce al tema della serie e lo fa molto bene.

         
  • Christian

    Amo Gaiman, ho letto più o meno tutto quello che ha scritto, compreso American Gods oltre 15 anni fa. Questa serie me la sto gustando come se fosse un altro progetto suo, collegato a qualcosa di già presente ma al tempo stesso nuovo. Gli episodi, 8, non possono contenere tutto il libro, e non stanno nemmeno provando a farlo. Non ho ancora visto l’ultimo episodio ma questo settimo è FAVOLOSO, il classico racconto del bardo al fuoco caro alla cultura di Gaiman. Perfetto. Non rientra nei canoni dello show? pace. E’ comunque perfetto così.