Fargo – 3×07 The Law of Inevitability 3


Fargo - 3x07 The Law of InevitabilityLe azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine.
Charles Dickens

Il celebre Canto di Natale di Dickens è il sottofondo e l’ispirazione dell’intero “The Law of Inevitability”, la cui narrazione approda a un’atmosfera sempre più cupa, figlia dei terribili ed incontrollabili eventi della precedente puntata.

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And then the jackals, laughing in the dark, trying to pick the meat off your bones.

L’aria macabra che si respira in questo episodio si scontra volutamente con le tenere e confortevoli decorazioni natalizie presenti in St. Cloud, concorrendo alla messa in scena di un certo ossimoro visivo che aumenta la qualità della fotografia – qui ancora più simbolica – e che guida abilmente la narrazione verso gli aspetti più introspettivi delle personalità dei nostri personaggi.
La puntata segue gli eventi immediatamente successivi all’assurda morte di Ray che, seguendo la tipica scia di una crudele e sottile contingenza, prepara gli sviluppi di questa seconda metà della stagione. La maggior parte dei minuti è dedicata infatti alle ripercussioni – soprattutto psicologiche – della dipartita dell’uomo sui principali personaggi di Fargo.
L’episodio (e l’intera serie) continuano a ribadire quanto siano inutili le azioni e i desideri degli uomini di fronte alla grande forza del caso, la cui indifferenza colpisce duro chiunque cerchi di ergersi contro di esso, fino a rendere ben chiaro che nessuno stratagemma, per quanto ben architettato, può proteggere l’uomo dalla perenne caducità della propria vita e dalla confusione che ne consegue.
Un dettaglio minuscolo può cambiare repentinamente il corso degli eventi, e nulla di ciò che gli uomini cercano di fare ha il potere di cambiare gli effetti da esso provocati: ognuno è destinato a piegarsi davanti all’inevitabilità, appunto, di questa crudele condizione esistenziale.
E allora a nulla servono le calde decorazioni natalizie presenti nell’episodio, né le maschere sorridenti e amichevoli dei conoscenti: i protagonisti di Fargo non possono che essere schiacciati dal peso di eventi più grandi di loro, la cui repentina deriva trascina con sé ogni speranza di tornare indietro, costringendoli ad inserirsi in un sistema cupo e crudele – “It looks like my world, but everything is different.

Fargo - 3x07 The Law of InevitabilityI castelli di carte costruiti da Emmit e da Sy vengono quindi abbattuti dal semplice soffio di V.M. Varga, le cui macabre e sofisticate macchinazioni gli permettono di divorare tutto ciò che prima apparteneva ai due. La puntata è infatti costellata di immagini di lupi e di orsi feroci, elemento che sottolinea ulteriormente la gelida “voracità” di Varga e dei suoi uomini nei confronti dei due colleghi, ormai completamente privati della possibilità di scegliere per le proprie vite. Non stupisce, quindi, vederli cadere in una crisi nervosa che rischia ulteriormente di peggiorare la situazione – come dimostra la scena al ristorante in cui Emmit si è quasi messo sotto scacco da solo o lo scoppio incontrollabile del pianto di Sy.
Varga agisce e modifica gli eventi subdolamente, rivelandosi (insieme ai suoi scagnozzi) come una tetra e ironica parodia dei fantasmi del Canto di Natale, pronto a punire severamente l’avarizia e la cupidigia di Emmit e del suo collega, plasmando il loro passato, presente e futuro attraverso una continua manipolazione della verità, i cui contorni non sono mai stati così labili – “You think you see me, but your eyes are lying.
Il villain interpretato da un impeccabile David Thewlis sembra conoscere molto bene il celebre pensiero di Friedrich Nietzsche secondo cui non esistono fatti, ma solo interpretazioni: la percezione della realtà si rivela più importante della realtà stessa; e Varga dimostra di saper ben orchestrare le fila di questa percezione collettiva, cancellando ciò che è stato e sostituendolo con una nuova “true story”, che rende esistente solo ciò che è percepito.

She likes to think she’s a smart one.

Se Emmit e Sy sono costretti a sottomettersi al gioco di V.M., l’unica a tentare il dissotterramento dei fatti è Gloria, uno dei pochi personaggi “buoni” costretti a subire le conseguenze di situazioni surreali innestate da sistemi e/o persone che nulla hanno a che fare con loro.  La narrazione di personalità positive catapultate in un contesto ostile è un tema cardine di Fargo, che concorre a ribadire non solo la casualità del destino, ma anche la pungente e sadica ironia di quest’ultimo, continuando a tingere la serie di un sottile esistenzialismo che rende la narrazione più contemporanea e sofisticata.
I continui tentativi della donna di gettare luce sui collegamenti fra i tre omicidi sono continuamente bloccati dall’ottuso scetticismo dei colleghi, mettendo in scena una situazione dai toni ironici e grotteschi, che ricorda molto quella dedicata a Molly Solverson nella prima stagione, sottovalutata allo stesso modo. Tutto questo alimenta la narrazione di Gloria di un’insopportabile frustrazione, concorrendo ad avvicinarla agli spettatori, i quali troveranno difficile non simpatizzare con un personaggio che, nella sua sfortuna, riesce a rimanere così giusto e determinato.

Follow the money.

Fargo - 3x07 The Law of InevitabilityÈ in questo contesto che la storyline della donna incontra, per qualche momento, quella di Nikki, la vera vittima dell’episodio. Costretta a vedersela con l’improvvisa perdita del promesso sposo e, come se non bastasse, con l’accusa del suo omicidio, Nikki è ormai ben lontana da quel personaggio vivace ed esuberante che abbiamo conosciuto in principio. Abbattuta fisicamente ed emotivamente, la donna si trova ben presto in balia di eventi sempre più catastrofici, che velocizzano repentinamente la narrazione della parte finale della puntata in un crescendo di intensità.
L’intera scena del suo (mancato) trasferimento, oltre ad essere coinvolgente ed esteticamente splendida, permette l’aggiunta di ulteriori eventi tragici e inaspettati – volti ad introdurre la narrazione dei prossimi episodi – e il fugace ritorno di una faccia conosciuta, alimentando la conclusione di ulteriori enigmi e colpi di scena.

“The Law of Inevitability” è quindi un episodio di transizione che rafforza la qualità narrativa ed estetica della serie, permettendoci di indagare sottilmente i repentini cambiamenti interiori dei suoi protagonisti e contribuendo a preparare gli spettatori alla narrazione delle prossime puntate.
La creatività di Noah Howley rende ormai difficile prevedere ciò che avverrà in seguito, ma possiamo ormai affermare che, con questa terza stagione, il suo lavoro continua senza dubbi a meritare la nostra fiducia.

Voto: 8½

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3 commenti su “Fargo – 3×07 The Law of Inevitability

  • terst

    Ciao, complimenti per la recensione e per l’analisi dell’episodio, ma devo dire che il giudizio finale non mi trova del tutto d’accordo. In parole povere, questa stagione mi sta piacendo nettamente meno delle precedenti. I motivi sono molteplici: nelle tre stagioni vi è un ripetersi di temi, di dinamiche, che alla terza iterazione iniziano a dare una sensazione, almeno ai miei occhi, di “già visto”, perché le variazioni aggiunte non mi sembrano essere particolarmente rilevanti; spero di essere smentito nei prossimi episodi. Inoltre, forse per lo stesso motivo (i paralleli tra i personaggi delle diverse stagioni sono molteplici) trovo i personaggi di questa stagione non particolarmente interessanti né originali e poco profondi (con l’unica eccezione di Nikky Swango, ma lì Mary Elizabeth Winstead <3), e trovo difficile immedesimarsi in loro o essere particolarmente colpito dalle loro peripezie.
    Sicuramente il livello tecnico e di scrittura si mantiene altissimo, l'attenzione ai dettagli e tantissime scelte, a cominciare dalle musiche utilizzate, sono davvero illuminanti e hanno pochissimi pari nel ricco panorama delle serie tv odierne, tuttavia mi sembra che manchi un po' il "cuore", per usare un termine stereotipato, e quindi non riesce a coinvolgermi pienamente.
    Per questi motivi non riesco a dare a questa stagione più di 7, forse 7,5, e non mi trovo d'accordo con la tua chiosa, cioè che sia difficile prevedere cosa avverrà in seguito: io spero vivissimamente di essere smentito, ma per ora l'imprevedibilità ai miei occhi è una delle cose che sono più mancate fino ad ora.

     
    • Denise Ursita L'autore dell'articolo

      Ciao! Innanzitutto, grazie per i complimenti 🙂
      Per quanto riguarda ciò che hai scritto, non condivido la sensazione di “già visto” e di prevedibilità, o meglio: lo stile della stagione certamente segue quello delle precedenti, ma il fatto che quest’ultima sia ambientata in un contesto più contemporaneo e si appropri di temi squisitamente attuali, rende la narrazione più particolare e raffinata, a mio parere.
      Sui personaggi, invece, ho notato anch’io una certa mancanza di spessore in Emmit e in Ray – specialmente nelle prime puntate -, ma non per quanto riguarda gli altri (ad esempio, credo che V.M. Varga sia uno dei personaggi più riusciti e interessanti in assoluto). È probabile che, in questa terza stagione, gli autori abbiano voluto “sacrificare” (solo in parte) la caratterizzazione individuale dei protagonisti a favore di un quadro d’insieme narrativo e tecnico decisamente più sofisticato; motivo per cui molte persone apprezzano l’indubitabile qualità della serie, ma si sentono un po’ meno “coinvolte” rispetto alle stagioni precedenti, esattamente come è capitato a te.
      Ai miei occhi, non si tratta di un difetto, ma piuttosto di una determinata scelta narrativa e stilistica che, ovviamente, non può incontrare i gusti di chiunque. Il voto che ho scelto di dare all’episodio (un mero numero teso semplicemente a sintetizzare determinate considerazioni), quindi, per quanto si sforzi di essere il più obiettivo possibile, resta sempre il risultato di un parere personale che, in questo caso, non ha incontrato la tua stessa delusione 😉

       
  • Michele

    Fargo è una sicurezza. Quando la guardi, sai che ti puoi mettere comodo sulla poltrona, perché quell’episodio bucherà lo schermo e creerà quella willing suspension of misbelief che è molto utile quando si ascolta una storia. Tutto contribuisce. I dettagli sono molto curati. Le scenografie, il trucco, la musica addirittura ci è stato spiegato in che modo fa parte della storia, gli attori e il modo in cui recitano, la storia. E’ tutto un bell’insieme.
    C’è di più, però, perché a ben vedere ciascuno di questi elementi ha più di una chiave di lettura, che è una cosa notevole. Gli ambienti raccolgono la storia, ma ci parlano anche di grandezza e squallore e sottolineano quanto l’uomo possa essere solo in una miriade di situazioni diverse. Il modo di vestire dei personaggi spesso richiama il passato, le giacche di Emmit e Sy ricordano i film degli anni ’70 e in questo modo sottolineano come questo spicchio di Minnesota sia una bolla che vive fuori dal mondo. La storia, a pensarci, è strano che faccia ascolti. Certo, ci sono momenti più classici di suspense, tipo quando parte di furgone coi detenuti e lascia lo spettatore nella sua poltrona a domandarsi se arriverà mai. Fargo, però, non è un’opera commerciale, facilmente inquadrabile. E’ roba che scuote, che fa pensare, ma non ti da chiaramente una spiegazione. Da questo punto di vista, ci sta che non sia un’opera ripetitiva, perché il bacino dei temi a cui attinge riguarda tutta l’umanità e c’è un ventaglio di opzioni e di combinazioni così ampio che è facile trovare angoli diversi che continuano a rendere la storia interessante.
    Faccio un esempio e spezzo una lancia in favore di Emmit. A questo punto, chi empatizzerebbe e si identificherebbe con questo confuso pasticcione che ha preso una brutta strada? Eppure Emmit è un esempio lampante di uomo comune. E’ una persona che ci mette del suo e agisce secondo sue scelte, ma che dipende molto da cosa succede intorno a lui. In condizioni normali, nel suo ambiente, è stato una persona ben voluta da quasi tutti, ha messo su famiglia, ha creato un business che ha avuto successo. Chi non direbbe che Emmit non sia un role model prima che succedano i fatti di Fargo? Ora ce lo ritroviamo come un assassino manipolato da Varga, incapace di riconoscere gli amici e di capire quando è ora di dire basta. Qual è il vero Emmit? Quello dell’inizio o quello che è diventato nell’ultimo paio di episodi? La verità è che anche i male, come il bene, è banale. Emmit è tutte e due le cose, così come ogni persona è allo stesso tempo buona e cattiva e se diventa più l’una o l’altra dipende sia da se stesso che dall’ambiente circostante e dai casi concreti che capitano nella vita. Come è arrivato a essere così? Un mix tra i casi della vita e l’arrivo di uno shock esterno, sotto forma di Varga, che ha dimostrato di avere valori e convinzioni più saldi.
    Io gli avrei dato anche 9 🙂