Twin Peaks – 3×09 The Return Part 9 5


Twin Peaks – 3x09 The Return Part 9Dalla fine dell’ottavo episodio sono trascorse due settimane in cui tra i fan la curiosità è montata a livelli elevatissimi, perché sia l’equilibrio della stagione sia la mitologia della serie non possono che essere influenzati da un capitolo così atipico.

Se “Part 8” costituisce fino ad ora il picco assoluto per quanto riguarda la sperimentazione visiva e la violenza delle immagini nei confronti degli occhi e del cervello degli spettatori, il nono rappresenta senza alcun dubbio il momento narrativamente più intrigante fino ad ora, soprattutto per la quantità di risposte che consegna e le altrettante domande con cui rilancia la narrazione in vista della seconda metà.
Nonostante questo Ritorno stia avendo recensioni ottime sia negli Stati Uniti che all’estero, tra le pochissime perplessità c’è la messa a margine della cittadina che dà il nome alla serie in favore di un ampliamento dell’universo narrativo. In questo modo Lynch è riuscito però da una parte a mantenere la mitologia di partenza riportando alla luce gradualmente le principali caratteristiche della serie, dall’altra, moltiplicando le location e i registri stilistici, a portare avanti un discorso autoriale che ha visto negli ultimi due lavori, Mulholland Drive e INLAND EMPIRE, gli esiti più estremi.
Non è però possibile procedere per semplificazioni e va ricordata la presenza costante di Mark Frost, il quale – condividendo la paternità della serie con David Lynch – ci ricorda che, anche quando ci sembra lontanissima, l’anima della serie originaria è sempre presente. A ben vedere Lynch e Frost hanno realizzato una twinpeaksizzazione degli Stati Uniti d’America, resuscitando lo spirito originario della serie e facendolo diventare una sorta di virus in grado di infettare tutto il resto.

No driver licence. No passport. No social. Class records. Tax records. No birth certificate.

Twin Peaks – 3x09 The Return Part 9Non è un caso che il nono episodio sia quello più corale della serie fino a questo momento, specie se si pensa alla giustapposizione con il precedente e alla necessità di tirare le fila di un racconto che, arrivato al suo giro di boa, ha bisogno di qualche punto d’orientamento in più. A prendere il sopravvento sono, in maniera sempre più incisiva, le caratteristiche primigenie dello show, le quali durante il processo di resurrezione hanno però subito una significativa trasformazione e, grazie anche al quarto di secolo che separa le prime due stagioni da questa, si presentano oggi in una forma più estrema, paradossale e crepuscolare.
La componente soprannaturale ritorna ad essere prepotentemente il cuore pulsante del racconto, il veicolo attraverso il quale Lynch e Frost mettono in scena le paure di una comunità, le tematiche a loro care, le ossessioni più recondite, i desideri nascosti di ciascuno e, in ultimo ma non per importanza, un modo di fare televisione assolutamente unico. A sottolineare questa perfetta integrazione tra il racconto classico e i vari livelli di esplicitazione del soprannaturale e del mystery c’è il ritorno in pompa magna della musica di Angelo Badalamenti, il quale è stato silente per lunghi tratti di questa stagione, ma che in questo caso con le sue pennellate jazzistiche ritorna a puntellare le situazioni narrative maggiormente paradossali così come quelle più disturbanti.

Hey Chantal, give the boss man a wet one.

Twin Peaks – 3x09 The Return Part 9A testimonianza del contagio che da Twin Peaks si muove oltre i confini della città ci sono le sequenze che portano avanti le due metà del fu Dale Cooper, ovvero Mr. C e Dougie (che in realtà è Cooper, sebbene tutti siano convinti si tratti ancora di Dougie)..
Le condizioni fisiche del primo costituivano uno dei principali punti di domanda, soprattutto perché successivamente agli spari di Ray non era chiaro se i Woodsmen avessero portato via o meno Bob dal suo corpo. Sebbene Lynch non chiarisca ancora questo punto, abbiamo però modo di fare conoscenza con una coppia di personaggi spudoratamente lynchiana che, grazie al talento di Tim Roth e di Jennifer Jason Leigh, si rende indimenticabile in pochissimi minuti. Gary e Chantal Hutchens sono due squilibrati che hanno tutta l’aria di essere disposti a qualunque cosa, faccendieri di Mr. C apparentemente senza coscienza e pronti a commettere ogni tipo di omicidio con totale distacco; personaggi pulp al contempo divertenti e spaventosi, due criminali che guardano a Tarantino pur restando autenticamente lynchani.
Sul fronte Las Vegas, invece, abbiamo un esempio di un police procedural in salsa Lynch-Frost, con Dougie/Cooper completamente paralizzato e una squadra di detective che apparentemente brancolano nel buio, ma che, nonostante siano ritratti dagli autori come figure ridicole dalle risate grottesche, si dimostrano tutt’altro che inadeguati nel fare il proprio mestiere. Tra guardie e ladri è una gara a chi alza di più l’asticella della weirdness che conosce nell’assalto a Ike “The Spike”, cullato dalle note di Badalamenti, uno spettacolo di rara comicità. In questo gioco degli equivoci dai toni bizzarri non mancano rivelazioni fondamentali come l’assenza assoluta di informazioni circa l’esistenza di Dougie prima del 1997 (anno di Strade Perdute, IL film sullo scambio di persona per eccellenza, quantomeno della filmografia di Lynch), ma permangono le domande sul ruolo di Ike “The Spike” e sui suoi misteriosi messaggi in codice.

I am not your foot.

Twin Peaks – 3x09 The Return Part 9Nella rete di linee narrative sempre più fittamente intrecciate, la cittadina di Twin Peaks si impone progressivamente come il cuore generativo del racconto, diventando il centro dell’attenzione generale in modo magnetico e affascinante. A collegare in maniera definitiva le storyline è una delle figure di culto della serie, il Maggiore Briggs, misteriosamente scomparso alla fine della seconda annata.
Nonostante la sua parziale assenza corporea il Maggiore fa sentire la sua presenza sin dall’inizio di questa terza stagione, costituendo il simbolo per eccellenza della convivenza tra reale e soprannaturale che, soprattutto nelle scene ambientate a Twin Peaks, si fa sentire in tutta la sua contraddittorietà. Lynch e Frost infarciscono la città e i suoi personaggi della classica aria di mistero, solo più estrema e disperata, che si traduce nel nonsense (si veda l’esilarante e romantica scena tra Andy e Lucy) ma soprattutto nella paura dell’ignoto e nella difficoltà a non riuscire a decrittare un mondo dalle regole sempre più indecifrabili. La famiglia Horne è un esempio perfetto di questo spaesamento con la folle corsa verso l’autodistruzione di Johnny Horne, l’inspiegabile e per certi versi alieno rumore sentito da Benjamin e Beverly (che ricorda loro il suono di una campana tibetana, rimandando alla Loggia Bianca) e, soprattutto, il disagio provato da Jerry, convinto che la propria gamba destra non gli appartenga, sintomo della presenza nella serie di un’entità inspiegabile, malvagia e indecifrabile che arriva a contagiare i corpi fino a pervaderli (e il pensiero non può che tornare, ancora una volta, a Bob).
Più ci si avvicina al Maggiore Briggs e più questa compenetrazione tra il reale e il soprannaturale assume una forma affascinante e al contempo spaventosa. Attraverso il racconto della moglie e soprattutto la scoperta del misterioso biglietto, Lynch e Frost ribaltano quello che era apparentemente un episodio “terreno” (specie in confronto alla natura spiccatamente cosmica del precedente) riportando al centro della discussione la soggettività del tempo e la sua alterazione. Garland Briggs ha già vissuto tutto questo, sa che a un certo punto sarebbero arrivati lo sceriffo Truman, Hawk e Bobby a chiedere di lui e Cooper, tanto che ha predisposto venticinque anni prima un messaggio in codice comprensibile solo al figlio. Il rapporto tra Bobby e Garland è sempre stato struggente e anche in questo caso Frost e Lynch sono molto abili nel collegare il discorso sui sentimenti purissimi che legano il rapporto tra padre e figlio con la storyline che dal reale porta al soprannaturale, fatta di sparizioni, corpi improvvisamente ricomparsi, viaggi nel tempo, coordinate e sdoppiamenti.

We used to smoke together, way back when.

Twin Peaks – 3x09 The Return Part 9Se da una parte Garland Briggs conduce alle vicende tutte interne a Twin Peaks, dall’altra rappresenta il nucleo centrale della detection in cui sono coinvolti Gordon, Albert, Diane e Tammy. I quattro infatti decidono di deviare verso il South Dakota per andare a vedere di persona il corpo del Maggiore e avere una controprova circa le parole del Pentagono che, nonostante l’autorevolezza della fonte, appaiono incredibili.
La prima grande rivelazione – che come sempre comporta ulteriori interrogativi – riguarda il legame sempre più stretto tra Diane e Mr. C: è la donna la destinataria del messaggio inviato da quest’ultimo a inizio episodio (“Around the dinner table, the conversation is lively”) e dall’espressione ambigua di Laura Dern si fa molta fatica a capire se tra i due ci sia una complicità nascosta o, più probabilmente, un rapporto di potere dovuto a un trauma passato (“I’ll always remember that night”).
Il corpo di Garland Briggs, sparito venticinque anni prima e apparentemente non invecchiato di un giorno, nasconde numerosi indizi nonché altrettanti misteri irrisolti (tra cui un anello con i nomi di Dougie e Janey-E) e conduce direttamente a William Hastings.
È questo collegamento a far impennare il grado di rivelazioni soprannaturali dell’episodio: l’interrogatorio è eseguito da Tammy con Gordon, Albert e Diane a fare da spettatori di un vero e proprio one man show. Secondo la disperata confessione, William e Ruth (la bibliotecaria la cui testa è stata trovata sul corpo del Maggiore nella première) dopo ricerche su una fantomatica Zona di alterazione spazio-temporale riescono a incontrare il Maggiore Briggs, il quale chiede loro delle coordinate precise; dopo averle ricevute di lui rimane solo il corpo. Una teoria convincente è che quelle coordinate si riferiscano alla Loggia Bianca e che siano servite a destare Dale Cooper ricordandogli del caso Blue Rose, come si vede durante il terzo episodio nella meravigliosa citazione di Eraserhead.

“The Return Part 9” è uno dei tasselli maggiormente corali della serie fino a questo momento, che regge perfettamente il peso delle aspettative dopo il folgorante episodio precedente e si pone come un acceleratore narrativo di grande importanza, grazie alle abilità nell’intreccio di Frost e al rigore stilistico di David Lynch.
Oltre alle tante risposte questo episodio ci lascia altrettanti interrogativi: il ruolo del personaggio di Ella (con Sky Ferreira che in pochi secondi buca lo schermo), l’interpretazione del biglietto lasciato da Garland Briggs, il legame tra Mr. C e lo studio di New York (a cui è collegata anche la Glass Box), la presenza fantasmatica di Phillip Jeffries e infine l’attesissimo ritorno di Audrey Horne, rispetto al quale sono state disseminate tantissime tracce – come le scarpe rosse fissate da Dougie in questo episodio.

Voto: 8½

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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5 commenti su “Twin Peaks – 3×09 The Return Part 9

  • Son of The Bishop

    Scusatemi io ho seguito la puntata in diretta alle quattro di notte, quindi forse non ero lucidissimo, ma ho notato ch era per me fila assolutamente tutto quanto è stato scritto nella recensione, tranne due cose, delle quali sono una realmente relativa all’episodio. Dato che l’avete anche citata volevo chiedervi se per caso voi, sicuramente più esperti, avete saputo interpretare in qualche modo la scena del piede; e poi inoltre non ho capito bene quanto hai detto su Dale Cooper, il caso Blue Rose e la terza puntata, mi sfugge proprio tutto ciò

     
  • Genio in Bottiglia

    La questione delle scarpe appare interessante: da un lato c’è il richiamo ad Audrey, ma lui l’aveva mai vista con le decolté rosse? Dall’altro lato, credo abbia a che fare con le sue scarpe rimaste nella Loggia. È divertente notare come su questa faccenda delle scarpe si sia sollevato un nugolo di opinioni sui siti di mezzo mondo. Solo con David Lynch …

     
    • Federica Barbera

      Ciao! Le scarpe rosse sono proprio un tratto distintivo di Audrey, in questo video su youtube puoi notare (intorno a 0.47) che si vedono durante uno dei suoi incontri con Cooper https://www.youtube.com/watch?v=ShycrIvUzew

      La storia delle scarpe in generale ha sollevato le teorie più disparate su internet, è vero! Chissà come la risolverà Davidone nostro 😀

       
      • Genio in Bottiglia

        Ciao Federica. Grazie della dritta. Però, quando Cooper/Dougie si era fermato accanto alla statua, dopo i primi istanti si era concentrato sulla parte bassa e, sempre in rete, qualcuno ha fatto notare come le scarpe della suddetta fossero dei mocassini, scelta effettivamente anomala. Questa storia delle scarpe rischia di rivelarsi come il cubo blu di Mulholland Drive 😉

         
  • Fabrizio

    Volevo segnalare, come se mai le sorprese fossero finite con questo Lynch “vecchietto” che farebbe mangiare la polvere anche al più giovane e gagliardo regista indie di qualsiasi scena, il sito di cui parla Hastings: thesearchforthezone.com/ che esiste ed è pieno di piccoli regalini…